
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
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Intreccio, trama, fabula, personaggi, dialoghi, incipit, finale, sono solo alcuni degli elementi che compongono la scrittura di un romanzo.
Scrivere un romanzo richiede tanta pazienza e organizzazione, e tanta forza di volontà. È un po’ come correre una maratona, si inizia con il primo passo, ma ci vuole costanza e impegno per arrivare alla fine.
Se scrivere un romanzo è il tuo sogno nel cassetto allora inizia a tirarlo fuori, perché questa guida ragionata ti prenderà per mano e ti accompagnerà piano piano verso la realizzazione del tuo sogno.
Tanto per cominciare iniziamo col porci queste domande:
Io credo davvero di sì, altrimenti per il sol fatto di saper tenere in mano un pennello e di riconoscere i colori dovremmo essere dei pittori? O se sappiamo leggere le note dei musicisti?
Non voglio banalizzare.
Il contenuto che segue è la summa ordinata e ragionata ma non definitiva, dei migliori contenuti che ho prodotto, con cui cercherò di rispondere alle domande che ho posto prima e ad una in particolare: come si scrive un libro?
Iniziamo con 10 Consigli per scrivere un buon romanzo, prima di addentrarci nello specifico e analizzare punto per punto come si fa e quali siano le procedure per poter realizzare il proprio sogno di scrivere un libro.
“Non c’è mai stato un complotto sul tenere oscure e segrete le verità dell’arte della narrazione. Da ventitré secoli, da quando Aristotele scrisse “La Poetica” i misteri della narrazione sono pubblici come una biblioteca di quartiere”.
Robert McKee
Ogni capitolo deve essere come una piccola storia a sé stante, che cerca di catturare l’attenzione del lettore. Ogni capitolo deve contenere un piccolo conflitto, certamente secondario rispetto a quello principale della storia, ma che sia comunque integrato e funzionale all’evolversi della narrazione. Deve praticamente essere un gancio efficace per il capitolo successivo: il tuo lettore girerà pagina e continuerà la lettura, garantito.
La suspense, a prescindere dal tipo di storia che stai scrivendo, è uno degli ingredienti principali e la puoi creare solo attraverso questi due specifici sentimenti: la paura e l’amore. La paura scaturisce, per esempio, dal male e bisogna raccontare un male semplice, perché non è l’ignoto che ci incute timore, bensì quello che già conosciamo e che si trasforma sotto i nostri occhi
Qui vale una regola su tutte: il buono vince sempre ma è il cattivo che fa la storia. Pensaci, quante volte hai visto o letto una storia in cui muore uno dei personaggi buoni? Con Il trono di spade vediamo che George R.R. Martin è un maestro in questo. Il cattivo non (può) morire (subito) perché è lui che innesca il conflitto e dà slancio al racconto. Qui ti suggerisco la lettura di questa interessante intervista a Jeffery Deaver che parla proprio di come crea i suoi personaggi cattivi. La trovi cliccando qui.
Tutto parte dalla Premessa. Cosa vuoi dimostrare con la tua Storia? Devi darti un obiettivo, per esempio con la tua storia vuoi dimostrare che non è la vendetta a pagare ma il perdono? Oppure che l’amore vero vince sempre su tutto? Qualsiasi premessa sarà sceglierai, fallo perché credi ciecamente in essa, solo così ti sarà “facile” dimostrarla con la narrazione.
Abbiamo già parlato approfonditamente di Premessa, ecco alcuni dei nostri contenuti più rilevanti sull’argomento:
Scrivere un libro: l’importanza della premessa narrativa
La premessa drammaturgica, cos’è e perché è così importante
Cerca di raccontare cose forti, crude o anche pesanti, ma non dimenticare mai di farlo con delicatezza e leggerezza, quasi con ironia (che mi rendo conto essere molto, molto difficile).
Per evasione intendo sospensione dell’incredulità del lettore. Scrivi pensando di creare un mondo che non esiste, che però sembra esistere e ti fa comprendere il mondo in cui vivi.
Se scrivi un libro devi convincerti che è necessario prima di tutto saper comunicare, crea empatia, non arroccarti in costruzioni linguistiche complesse: scrivi semplicemente e non perché devi dimostrare qualcosa a qualcuno, la noia non è intellettuale. Troppi aggettivi, troppe descrizioni e passaggi sdolcinati: ti può andar bene nelle prime pagine ma poi il lettore scopre il gioco e chiude il libro pensando di aver contratto il diabete. Hai appena perso la fiducia del tuo lettore, credo per sempre.
Quanti libri hai letto che ti hanno veramente sorpreso? Io pochi. Non intendo sorpreso nel finale (e non intendo il classico finale a sorpresa). Se leggi un thriller lo sai che alla fine l’eroe risolve il mistero, io intendo che devi sorprendere il lettore proprio con la tua scrittura.
Hai mai letto Scritti Corsari di Pasolini o Cecità di Saramago? Questi sono due libri di autori che certamente sanno come sorprendere il lettore.
Scrivi dando forza alla tua narrazione partendo da elementi potenti quali i desideri dei personaggi, le forze degli antagonisti, le svolte, la spina dorsale della storia.
Oggi e nella maggior parte dei corsi di scrittura creativa si insegna a scrivere non più dall’interno della storia, ma dall’esterno badando più alla struttura che alla sostanza. Per assicurarti di porre attenzione prima alla sostanza che alla forma, prima di iniziare a scrivere rispondi a queste domande: chi sono i miei personaggi? Cosa vogliono? Perché lo vogliono? Cosa fanno per ottenerlo? Cosa glielo impedisce? Quali sono le conseguenze?
Trovare le risposte a queste domande è fondamentale e trasformarle in storia è il tuo compito! Leggi anche Scrivere dall’interno verso l’esterno
Prima di iniziare a scrivere un libro la domanda principale che ti devi porre è: sapresti racchiudere la tua storia in una frase?
Beh, dovresti saperlo fare.
Dovresti farlo.
Fallo ora.
Fatto?
Spero di si.
Non hai ancora scritto un libro ma vorresti farlo?
Allora devi partire da qui: dalla Premessa.
Come si fa?
E’ facile, devi partire da questa domanda:
Cosa accadrebbe se… Cosa succederebbe se…
Esempi:
Continuo?
No basta così, sono sicuro che il concetto ora è chiaro.
Adesso provaci tu.
Se hai in progetto di scrivere un libro allora prima di farlo devi assolutamente sederti e ragionare bene sulla premessa drammaturgica.
Come vedi negli esempi che ti ho proposto, le premesse sono tutte semplici, racchiudibili in una frase, in un concetto.
Eppure sono esempi lampanti di best seller mondiali.
Questo è un ottimo insegnamento, secondo me.
Poi ancora, potresti trarre la tua premessa drammaturgica da qualsiasi dettaglio o aspetto della tua vita.
La fase di elaborazione della premessa drammaturgica è un momento di verifica del tuo progetto narrativo, per valutarne il quadro d’insieme.
Hai in mente una premessa narrativa che credi possa funzionare?
Bene, vediamo come verificarla.
Uno dei principali motivi per cui molti scrittori falliscono nella premessa drammaturgica è che non sanno individuare le potenzialità della propria storia.
Dove per potenzialità intendiamo riferirci alla direzione che potrebbe prendere l’idea narrativa.
Valuta le alternative in questa fase, è importante metterne diverse a confronto e per farlo devi continuare a chiederti: cosa accadrebbe se?
Pensa agli esempi che ti ho fatto prima, prova a continuare a domandarti, cosa accadrebbe se, per esempio, Frodo col tempo diventasse sempre più dipendente dall’anello del male e facesse addirittura fatica a separarsene?
Cosa accadrebbe se a un certo punto del viaggio uno dei suoi amici più forti morisse?
Il segreto è lasciare la mente libera di vagare, non porti limiti e non giudicare mai la tua idea come poco realizzabile o strampalata. In questa fase porta avanti tutte le idee più strampalate chiedendoti sempre “cosa accadrebbe se” e prosegui avanti fin quando ti rendi conto che la storia possa funzionare, possa generare le giuste aspettative nel lettore, e riesce a toccare temi specifici.
In conclusione è importante rendersi conto di quale che sia stata l’ispirazione che ti ha portato alla tua premessa drammaturgica, se questa concorre alla crescita organica della storia tienila, altrimenti scarta a ricomincia da capo.
Narrare è dimostrare la verità in modo creativo, la storia è la prova vivente di un’idea che si mostra al lettore.
Infatti, il più delle volte dovrai mostrare non spiegare.
Non devi spiegare le tue idee nei dialoghi o nella narrazione, ma le devi mostrare attraverso la dinamicità degli avvenimenti.
Il problema non è iniziare a scrivere, ma continuare a scrivere e continuare a rinnovare entusiasmo ed ispirazione. Scrivere è una scoperta.
Scrivi solo ciò in cui credi.
Lo so, stai pensando alla parte preliminare, alle prime battute di un libro, magari all’incipit, sbagliato.
Ho fatto anch’io lo stesso errore la prima volta che mi sono dedicato a lei, alla premessa.
Me la immagino una signora d’altri tempi, sobria ed elegante.
La premessa di una storia, della tua storia magari, è il poterla riassumere in una frase, avere chiaro il suo obiettivo, il suo scopo, quello di cui parla, il tema, l’idea centrale, il proposito, il soggetto, il piano.
Qual è la premessa della tua storia?
Vediamo subito alcuni esempi concreti:
Romeo e Giulietta.
Premessa: un grande amore vince anche la morte.
Macbeth
Premessa: l’ambizione sfrenata porta all’autodistruzione.
La cruna dell’ago
Premessa: l’ostinazione vince su tutto
La metamorfosi di Kafka
Premessa: ogni essere vivente ha bisogno d’amore per sopravvivere.
Doppia verità
Premessa: la giustizia e l’integrità morale trionfano sempre.
Il canto di Natale
Premessa: anche il più burbero degli uomini fa sempre in tempo a redimersi.
Ora pensa al tuo libro, oppure alla prossima storia che hai in mente, oppure, ancora meglio, se non ne hai una in mente e non sai da dove iniziare, puoi farlo da qui.
Inizia dall’identificare una premessa, e fallo senza aver paura di sembrare ripetitivo.
Esempio: l’amore vince anche sulla morte.
Quante storie d’amore si sono ispirate a questa premessa?
Tantissime.
Una su tutte Romeo e Giulietta, ma tutte le altre (impossibili da contare) scritte dopo Romeo e Giulietta sono state tacciate di plagio?
No. Perché?
Perché ciascuno interpreta la stessa premessa in modo diverso e le possibilità di creare storie differenti, pur usando la stessa premessa, sono infinite come infinite sono le possibili esperienze umane.
Aristotele parlava di piacere pertinente, puoi approfondire leggendo questo articolo: Scrivere un libro: cosa sono il piacere ricorrente e l’errore tragico?
È la stessa cosa: mia moglie Ilaria ama leggere romanzi rosa, non perché è incuriosita da come finiscono (bene), ma perché vuole lasciarsi coinvolgere dalle dinamiche della storia stessa, dal cambiamento dei personaggi, che alla fine, in un modo o nell’altro, porteranno al lieto fine la storia convolando a nozze o avendo dei figli ecc.
Il piacere nella lettura di un romanzo è legato al come non al cosa.
Un’altra cosa importante da tenere a mente, cercando la propria premessa narrativa, è che bisogna esserne concretamente convinti.
Cioè se la premessa della tua storia è l’ambizione spietata porta all’autodistruzione, io potrei non essere d’accordo ma tu devi esserlo al 100%. Devi esserlo talmente tanto da convincere chiunque dopo aver letto la tua storia, che non c’è dubbio sul fatto che l’ambizione spietata, alla fine, porta all’autodistruzione.
Quindi, nessuna premessa deve necessariamente essere una verità universale.
L’ambizione a tutti costi non sempre porta all’autodistruzione, ma se scegli questa premessa, nel tuo caso, deve essere così.
La premessa è un seme e diventa la pianta contenuta in quel seme originario e niente di diverso.
La premessa non dovrebbe essere troppo evidente, trasformando i personaggi in burattini e le forze in conflitto in qualcosa di meccanico.
In una storia ben scritta è impossibile accorgersi dove finisce la premessa e dove cominciano storie e personaggi.
Nessuna parte deve prevalere sulle altre, il tutto deve fondersi in un insieme armonioso.
Lo sai perché la statua di Balzac a Parigi è senza mani?
Il grande scultore francese Rodin aveva appena terminato la statua di Honoré de Balzac. La statua aveva un abito lungo con le maniche ampie e aveva le mani giunte. Rodin fece un passo indietro, esausto ma trionfante, aveva creato un capolavoro!
Emozionato il maestro mandò a chiamare i suoi studenti per avere subito le loro impressioni. Gli studenti, in coro, acclamarono: “che lavoro superbo e…quelle mani! Quelle mani da sole valgono tutto il capolavoro, quanto sono sublimi, perfette e stupende, sembrano vive”
A quel punto nella testa di Rodin scattò qualcosa, perché in un gesto d’ira prese una mazza e distrusse le mani della statua di Balzac!
I suoi studenti cercarono di fermarlo ma non ci fu nulla da fare. Allora chiesero spiegazioni al maestro che così rispose: “Sono stato costretto a distruggere quelle mani perché avevano una vita propria, nessuna parte deve essere più importante del tutto”.
Cosa ci insegna questa storia? Che né la premessa, né alcuna altra parte della storia hanno una vita propria. Tutto deve fondersi in un insieme armonioso.
Una volta stabilita la premessa narrativa del tuo romanzo, ovvero cosa vuoi dimostrare con la tua storia, esattamente come abbiamo visto nel punto precedente, passiamo alla costruzione della trama, attraverso quello che dai massimi studiosi della narrativa viene definito: il viaggio dell’eroe.
Dobbiamo considerare che ogni storia, indipendentemente dal genere o dalla trama, presenta un personaggio principale che inizia un’avventura o una ricerca, superare degli ostacoli e finisce il percorso trasformato.
In sostanza, ogni storia raccontata include almeno alcune delle fasi che stiamo per vedere di seguito!
Nel 1985, lo sceneggiatore Christopher Vogler scrisse un promemoria per la Disney intitolato The Practical Guide to Joseph Campbell’s The Hero with a Thousand Faces che condensava in nove passaggi il viaggio dell’eroe: il viaggio del nostro protagonista.
Pensa all’ultimo libro che hai letto, ma anche al penultimo… quanti passaggi di quelli che stai per leggere ritrovi famigliari?
L’eroe è costretto a lasciare il suo mondo, quello ordinario, quello che lo scrittore ci fa conoscere all’inizio.
Esempio: hai letto o visto il Signore degli Anelli? Harry Potter? Joker? O Parasite? Potrei continuare a lungo, ma pensa ai loro incipit: tutti i protagonisti si trovano nella loro “zona di comfort” e sono chiamati per un motivo o per l’altro ad allontanarsene… È qui che inizia l’avventura.
Di tanto in tanto, un eroe si ferma prima che inizi l’avventura. Di fronte alle avversità, esita o è insicuro.
Si trova a dover affrontare le sue più grandi paure o avversità esterne che gli impediscono di dire sì alla chiamata.
Il mentore può essere un individuo più anziano che offre saggezza, un amico o anche un oggetto, come una lettera o una mappa.
Qualunque sia la forma, il mentore fornisce al tuo eroe gli strumenti di cui ha bisogno per il viaggio, ispirandolo o spingendolo nella direzione di cui ha bisogno.
Esempio: Gandalf per Frodo ne “Il Signore degli Anelli”.
Il mentore rappresenta la parte “saggia” che può essere, però, già insita nel protagonista o esterna appunto come nell’esempio appena sopra.
Avvertenza: non in tutti i romanzi è presente il mentore come figura ben delineata ed esterna, il mentore può essere anche una voce interiore che guida e supporta il protagonista.
Il protagonista raccoglie tutto il suo coraggio e decide di partire per la sua avventura.
Non si torna indietro.
A questo punto, hai presentato il tuo eroe e dato ai tuoi lettori un motivo per preoccuparsi di ciò che gli accadrà.
Perché è importante che il tuo eroe porti a termine questo compito?
Quali sono le poste in gioco?
Cosa la spinge?
Avvertenza: il tuo romanzo può anche iniziare “in medias res” cioè ad avventura già iniziata, pensa a La metamorfosi di Kafka: Gregor Samsa si sveglia quando è già trasformato in scarafaggio, oppure pensa a La Strada di McCarthy che inizia mentre l’uomo e il bambino dormono nel bosco, mentre il mondo è già in rovina…
Dall’inizio in media res, puoi intrecciare la storia in modo tale che il lettore scopra cosa è accaduto durante la lettura.
Seconda avvertenza: nessuno di questi punti deve per forza essere presente nel romanzo nell’ordine citato da Vogler, devono solo essere presenti.
Il pericolo è in arrivo. Si formano alleanze, nasce il caos.
Il tuo protagonista potrebbe fallire riguardo gli obiettivi che si è preposto all’inizio, ma la sua trasformazione comunque è iniziata.
Ha capacità e conoscenza per portare a termine i suoi compiti, ma ci riuscirà?
Il tuo eroe si avvicina al pericolo, spesso nascosto, a volte più mentale che fisico. Deve affrontare di nuovo le sue più grandi paure e potrebbe anche essere tentato ad arrendersi. Deve scavare in profondità per trovare il coraggio.
Il momento in cui il tuo eroe si trova di fronte alla più grande sfida, e deve trovare un modo per resistere fino alla fine.
La prova centrale è il punto nevralgico del racconto, molti fili della storia confluiscono in esso.
La prova centrale nello schema narrativo
Una crisi è il punto di una storia in cui le forze ostili si oppongono nel modo più intenso. Le cose a volte devono andare per il peggio prima di poter migliorare, la crisi della prova prova centrale è l’unico modo per dare al protagonista modo di riscattarsi.
Superato il climax e quindi la prova centrale, i nostri protagonisti incontrano le conseguenze di essere sopravvissuti, per esempio in un romanzo rosa ci può stare benissimo una scena d’amore: finalmente i due innamorati possono lasciarsi travolgere dalla passione.
Dal punto di vista psicologico questa fase rappresenta la determinazione dell’Eroe a tornare nel Mondo ordinario e a mettere in pratica le lezioni imparate
Il nostro protagonista ritorna cambiato e tutto questo ha un impatto sulla sua nuova vita.
Puoi riconoscere Il viaggio dell’eroe in molte storie famose, inclusa la mitologia greca e persino la Bibbia. Altri esempi:
e tantissimi altri.
La struttura appena riportata non deve essere rispettata alla lettera, Vogler stesso più volte argomenta a riguardo sostenendo che sebbene esista una struttura con dei punti comuni in tutte le storie, nessuna storia è uguale all’altra.
Questo punto è molto importante: se Vogler ci ha regalato uno schema quasi universale a cui possiamo attenerci, gli elementi che lo costituiscono possono essere liberamente (ma con efficacia e attenzione) organizzati e riposizionati.
Cosa ne pensi? Sei alle prese con la scrittura di un libro? In quale punto del “viaggio” ti trovi?
Il protagonista: individuazione dei personaggi dei protagonisti e dei loro desideri.
Esistono due tipi di scrittura e di conseguenza due tipi di architettura del romanzo: plot Driven o Character Driven, ovvero un tipo di romanzo in cui a guidare è il protagonista e l’altro in cui a guidare è la trama.
Chi guida la tua Storia? I personaggi o la trama?
Pensa ai libri che più ti sono piaciuti, pensaci davvero perché è molto probabile che ti vengano in mente direttamente i personaggi: con loro ti sei connesso e per loro hai fatto il tifo per tutta la storia.
Ma, è anche probabile che ti venga in mente prima di tutto la storia, la trama che ti ha incuriosito e appassionato fino alla fine.
Le storie migliori sono quelle che hanno trame interessanti e personaggi coinvolgenti con i quali i lettori si connettono a livello personale.
Come scrittore, le tue preferenze di scrittura influenzeranno il tuo equilibrio tra trama e personaggi della tua storia.
I due principali stili di scrittura sono basati o sulla trama o sui personaggi.
Che tu lo sappia o meno, è un fatto del tutto naturale propendere per uno o per l’altro stile.
Uno stile non è migliore dell’altro, ciò che conta è che tu sappia in quale direzione tendono naturalmente ad andare.
Fra poco vediamo come capirlo.
In alcune storie si verifica un evento esterno che costringe il personaggio ad agire e fare qualcosa che normalmente non avrebbero fatto: definiamo questa storia come una storia guidata dalla trama.
In altre storie, il personaggio fa delle scelte e in base a queste si determina quale direzione prende la storia: queste storie sono storie guidate dal personaggio.
Ciò significa che tutte le storie devono rientrare in queste due strutture?
Certo che no.
Direi che le storie migliori saranno una combinazione di entrambi i tipi di azione.
Questo porta al mio punto precedente.
Identificare le tue preferenze di stile ti aiuterà a bilanciare questi due componenti critici della trama e potresti capire in quale direzione lavorare. Per esempio, facciamo finta che preferisci storie guidate dalla trama.
In questo caso cercherai di risolvere ogni singolo punto della trama, e ogni grande evento che deve accadere per completarla. Si, dedichi tempo alla creazione di personaggi, ma questa attività è sempre un po’ marginale rispetto alla precedente.
Quale sei tu?
Preferisci costruire mondi elaborati incentrati interamente sull’azione? O preferisci immergerti in profondità nella psiche umana e andare a fondo allo stato emotivo del tuo personaggio?
Non esiste una risposta giusta o sbagliata.
Ciò che conta è conoscere l’esistenza di questa propensione naturale e lavorare molto per equilibrare le due parti del processo.
Se non sei sicuro di quale azione della storia guida il tuo processo di scrittura, ecco un piccolo test che ho trovato.
Questo test potrebbe aiutarti a scoprire i punti di forza della tua storia e dove devi concentrarti per completarla al meglio.
Potrebbe interessarti anche:
Scrivere un libro: l’arco di trasformazione del Personaggio
Il ruolo del Messaggero nella scrittura di un libro
Di seguito è riportato un breve elenco di elementi: compila questo profilo per i tuoi protagonisti.
Sentiti libero di aggiungere realizzarlo per qualsiasi altro personaggio importante, in particolare l’antagonista e come influenzano lo stato emotivo e il processo decisionale del tuo protagonista (abbiamo ampiamente parlato di Antagonista qui)
Rispondi a ogni domanda il più rapidamente possibile.
Se non sai come rispondere salta.
I risultati ti aiuteranno a migliorare la tua storia.
Ora che hai avuto la possibilità di pensare a queste domande e inserire le risposte nel miglior modo possibile, vediamo cosa possono significare.
Questa è semplicemente una linea guida per aiutarti a capire meglio di cosa ha bisogno la tua storia!
Ripeto che uno stile non è migliore dell’altro, ciò che conta è che tu sappia in quale direzione tendi naturalmente ad andare, e sapendolo puoi riequilibrare il tutto rendendo la tua Storia molto, molto più efficace!
Ora vediamo 9 passaggi fondamentali per creare personaggi memorabili!
Due cose controllano il coinvolgimento emotivo dei lettori: l’empatia (l‘identificazione con il protagonista) e la credibilità (della storia e del protagonista).
Le storie più belle ci presentano, quindi, personaggi credibili e riconoscibili, ed è per questo che sviluppare correttamente l’arco di trasformazione del personaggio è cruciale.
Sì, lo è anche se scrivi di Fantasy o di Distopico, il tuo personaggio* deve essere reale e riconoscibile.
[*Uso i pronomi maschili in modo inclusivo per rappresentare entrambi i sessi solo per evitare la scomoda ripetizione lui/lei, riconoscendo pienamente che molti personaggi principali sono donne, così come lo sono la maggioranza dei lettori.]
Se il tuo personaggio principale non si sviluppa e non cresce, in pratica se non esiste nessun arco di trasformazione del personaggio, allora non hai un personaggio.
Abbiamo due opzioni.
Possiamo adottare la strategia che consiglia Stephen King, ovvero scrivere per processo di scoperta: “Metti personaggi interessanti in situazioni difficili e scrivi per scoprire cosa succede“.
Oppure possiamo pianificare il carattere dei nostri Personaggi, descriverli prima, compilare una scheda ben definita della sua vita e delle sue attitudini, i suoi hobby ecc…
Per facilitarti il compito ne ho creata apposta una per te, la trovi qui sotto.
In questo modo sapremo moltissimo sui nostri personaggi prima di iniziare a scrivere.
A quale “famiglia” appartieni? Sei fra gli improvvisatori o fra pianificatori?
Indipendentemente dalla tua famiglia di appartenenza, lo sviluppo del personaggio – l’arco del personaggio – può dare forza oppure distruggere il tuo romanzo.
Clicca sull’immagine per scaricare gratis e senza richiesta di email una comoda scheda di lavoro: compilandola approfondirai nel modo giusto la conoscenza dei tuoi personaggi.
Considera alcuni dei personaggi più memorabili della letteratura: Jane Eyre, Ebenezer Scrooge, Harry Potter, Eleanor Oliphant ecc…
Cosa hanno in comune?
Personaggi avvincenti come questi fanno la differenza tra un romanzo memorabile e uno decisamente meno.
Allora, quali sono le chiavi per rendere indimenticabile un personaggio?
Hai bisogno di aiuto per creare i tuoi personaggi?
È il modo in cui il tuo personaggio risponde agli ostacoli, ai conflitti sia interni che esterni, e quale cambiamento egli completa alla fine della storia.
Nei classici più memorabili, specialmente quelli con lieto fine, il personaggio sviluppa abilità e punti di forza che lo rendono eroico.
Più sfide affronta, meglio è per la tua storia e per il tuo arco narrativo.
Resisti alla tentazione di semplificargli la vita.
Solo le sfide più difficili trasformano i personaggi.
Uno degli errori più grandi che si possono fare è quello di introdurre il personaggio principale troppo tardi. Di regola dovrebbe essere la prima persona sul palco e il lettore dovrebbe essere in grado di associarne nome e sembianze.
Dare un nome al tuo personaggio può essere stressante.
Il tuo obiettivo è connettere subito lettore e personaggio, quindi il nome dovrebbe riflettere la sua eredità e forse anche accennare alla sua personalità.
Ne Il miglio verde, Stephen King ha chiamato il suo personaggio più debole e codardo Percy Wetmore. Naturalmente, trattiamo gli eroi con più rispetto.
Assicurati che il nome sia storicamente e geograficamente accurato.
Magari nella tua mente hai un’immagine chiara tuo personaggio, ma non commettere l’errore di costringere il tuo lettore a vederlo esattamente come lo vedi tu. Certo, l’altezza, il colore dei capelli e degli occhi e la fisicità (atletica o meno) sono importanti.
Ma è davvero importante che il tuo lettore visualizzi la tua eroina bionda come Gwyneth Paltrow o Charlize Theron? O il tuo eroe dai capelli scuri come George Clooney o Ben Affleck?
È importante che la descrizione del tuo personaggio ci sia, ma che non sia resa come un elemento separato dall’azione, per questo ti consiglio la lettura di questo articolo: Come creare l’ambientazione giusta in un romanzo
Basta un accenno per attivare la mente del lettore e fare in modo che si formi la propria immagine personale nella mente.
Migliaia di lettori potrebbero avere altrettante migliaia di immagini leggermente diverse del tuo personaggio, il che va bene, a patto che tu gli abbia fornito informazioni sufficienti per sapere se il tuo eroe è grande o piccolo, attraente o meno, atletico o meno.
In pratica che tu sia un improvvisatore o un pianificatore, più conosci del tuo personaggio e meglio racconterai la tua storia.
Ti consiglio a tal proposito di scaricare la scheda tecnica già citata.
Certamente non userai tutte le informazioni che conosci su di lui, ma più sai, più idee per la trama ti verranno in mente.
Più conosci il tuo personaggio, meglio i tuoi lettori lo conosceranno e si interesseranno a lui.
Il passato è tutto ciò che è accaduto prima del Capitolo 1. Scava in profondità.
Cosa ha plasmato il tuo personaggio nella persona che è oggi?
Ecco un elenco di cose che dovresti sapere, che tu le includa o meno nel tuo romanzo:
Anche i supereroi hanno difetti e debolezze. Per Superman, c’è la kryptonite. Per gli spadaccini come Indiana Jones, ci sono i serpenti.
È impossibile identificarsi con un personaggio principale senza qualità umane. Ma assicurati che i suoi difetti non siano troppo complicati. Dovrebbero essere perdonabili, comprensibili, identificabili.
Fai attenzione a non rendere il tuo eroe ridicolo – per esempio, un buono a nulla, un gatto spaventato, uno sciattone, uno stupido, (come un poliziotto che dimentica la sua pistola o le sue munizioni).
Se vuoi un personaggio con cui il tuo lettore possa relazionarsi allora deve essere vulnerabile.
Crea eventi che mostrano sottilmente forza di carattere e spirito. Ad esempio, il tuo personaggio mostra rispetto per una cameriera e la riconosce per nome? Tratterebbe un cassiere nello stesso modo in cui tratta il suo collega amico a lavoro?
Se è in ritardo, ma è testimone di un’emergenza, si ferma e aiuta?
Questi sono dei momenti chiave, che fanno capire al lettore di che pasta è fatto il protagonista.
Mentre ti sforzi di rendere il tuo protagonista reale e umano, assicurati anche di renderlo eroico o di impiantare in lui almeno il potenziale per esserlo.
Può avere un debole per i cioccolatini o paura dei serpenti, ma deve presentarsi e saper affrontare i conflitti quando sarà il momento.
Un personaggio ben sviluppato dovrebbe essere sì straordinario, ma anche riconoscibile. Non permettere mai che il tuo protagonista sia la vittima. Va certamente bene permettergli di affrontare ostacoli e sfide, ma non dipingerlo mai come un debole o un codardo.
Dai al tuo personaggio qualità che affascinano e costringono il lettore a continuare. Per esempio:
Rendilo eroico e lo sarò indimenticabile.
Il nostro protagonista ha bisogno di guai, un problema, una ricerca, una sfida, qualcosa che possa guidare la storia.
Ma è altrettanto importante il conflitto interno del personaggio. Questo determinerà il suo dialogo interiore.
La crescita interna del personaggio di solito contribuirà di più al suo arco di sviluppo rispetto a ciò che accade all’esterno.
Chiedilo a te stesso:
Mescola e abbina i dettagli per esempio delle persone che conosci o di te stesso per creare sia il personaggio interiore che quello esteriore. Quando affronta una situazione di vita o di morte, saprai come dovrebbe reagire.
Il divertimento di essere uno scrittore sta, anche, nell’incarnare i personaggi di cui scriviamo. Possiamo essere una giovane ragazza, un vecchio, un padre, una nonna, ecc… La lista potrebbe continuare e le possibilità sono infinite.
Il modo migliore per sviluppare un personaggio è, in sostanza, diventare quel personaggio .
Immagina di trovarti in ogni situazione in cui lui si trova, affrontando ogni dilemma, rispondendo a ogni domanda: come reagiresti se fossi il tuo personaggio?
Se il tuo personaggio si trova in pericolo mortale, immagina di trovarti in quella situazione. Forse non hai mai sperimentato una cosa del genere, ma puoi evocarla nella tua mente. Ripensa all’ultima volta che ti sei sentito in pericolo, moltiplicalo per mille…
Cosa ti è passato per la mente quella volta che eri in casa da solo e ti è sembrato di sentire dei passi?
Ti è mai capitato di perdere di vista tuo figlio in un negozio affollato?
Hai mai dovuto farti coraggio per dire a qualcuno la tua opinione?
Non c’è niente di meglio dell’esperienza personale per aiutarti a sviluppare i personaggi.
Ne abbiamo già parlato prima e lo sentirai di nuovo. Se c’è una regola fondamentale in narrativa, è proprio questa. Show don’t tell, mostra non dire.
Si applica anche allo sviluppo del personaggio.
Dai credito ai lettori affidandoti a loro per capire le qualità dei tuoi personaggi da ciò che vedono nelle tue scene e sentono nei tuoi dialoghi.
Il tuo lettore ha una mente, un’immaginazione. Fargliele usare fa parte della gioia di leggere.
Man mano che la vita del tuo personaggio si svolge, mostra chi è il tuo personaggio attraverso ciò che dice, il suo linguaggio del corpo, le sue azioni e i suoi pensieri.
Per ulteriori informazioni puoi vedere questo mio contenuto sul blog: mostra non raccontare, la regola “show don’t tell“.
Resisti alla tentazione di scrivere di qualcosa che non hai prima sperimentato o non accuratamente approfondito.
Il tuo personaggio è un insegnante? Un ufficiale di polizia? Un CEO? O di un’altra professione con cui non hai avuto esperienza personale?
Trascorri del tempo in classe, intervista un insegnante, trova il modo di parlare con un poliziotto, intervista un CEO. Non basare il tuo eroe su immagini di film, serie o programmi TV.
L’ultima cosa che vogliamo e adeguarci ai cliché.
La maggior parte delle persone ama parlare delle proprie vite e professioni, sfruttiamo questo nostro lato edonistico.
Abbiamo tutti un libro, un personaggio televisivo o cinematografico preferito.
Un romanzo ben scritto che segue la struttura della storia classica fa precipitare rapidamente il suo personaggio principale in guai terribili. Quindi alza l’asticella e favorisce il cambiamento e la crescita del personaggio dall’inizio.
Questa è la definizione stessa di Arco del Personaggio.
Un classico esempio è Ebenezer Scrooge in A Christmas Carol di Charles Dickens. Il ritratto di questo personaggio da parte dell’autore è stato così perfetto che il nome stesso “Scrooge” è diventato sinonimo di burbero egoista, avaro e miserabile.
Abbiamo dedicato un contenuto all’arco del personaggio di questo capolavoro letterario, che puoi leggere qui.
Come creare un protagonista efficace per il tuo Romanzo
Eppure, quale lettore non si è entusiasmato per il brillante arco di trasformazione che porta Scrooge, a diventare un uomo completamente nuovo – gioioso, generoso e amorevole – e che impara ad amare di nuovo?
Breaking Bad, celeberrima serie sempre disponibile su Netflix, dove il protagonista, Walter White: inizia come un insegnante di scienze un po’ nerd, ingenuo, gentile e premuroso e che scopre di avere il cancro.
Non avendo il denaro sufficiente per curarsi e per non mandare in bancarotta la sua famiglia, usa le sue capacità di chimico per sviluppare e vendere metanfetamine di qualità, il che gli consente di permettersi le cure mediche…
Anche dopo aver scoperto che il suo cancro è in remissione, abbraccia la cultura della droga e alla fine in qualche modo arriva lo stesso a distruggere la sua stessa vita, la sua famiglia e molte altre vite.
Uno degli errori più comuni, che mi è capitato di notare leggendo i romanzi per le mie consulenze, è questo: rendere perfetto un protagonista.
Quale lettore può identificarsi con un protagonista perfetto?
Potenzialmente eroico, sì. Onorevole, certo. Con la tendenza a fare la cosa giusta, sì!
Ma perfetto, no.
Alla fine il tuo eroe sarà all’altezza dell’occasione e vincerà contro ogni previsione. Ma deve crescere e prima di arrivare alla sfida finale, al climax, deve partire da una posizione di svantaggio, realistica ed estremamente umana.
In questo modo l’arco di trasformazione del personaggio diventa anche l’arco di trasformazione del lettore.
Puoi farlo.
Sviluppa un personaggio che si percepisca reale e potrebbe diventare indimenticabile.
Il canto di Natale di Charles Dickens ed il suo personaggio Scrooge ci offrono del materiale di altissimo livello per affrontare l’affascinante argomento del Protagonista in un Romanzo.
Di solito il protagonista è un solo personaggio, una storia però, potrebbe essere mossa da un duo o da un trio di personaggi, la condizione necessaria e sufficiente affinché nella Storia ci siano dei personaggi plurimi che funzionano è che tutti i protagonisti devono condividere lo stesso desiderio (conscio oppure inconscio).
In generale dobbiamo tenere a mente un assunto importante e cioè che il Protagonista deve essere un personaggio volitivo (di volontà forte e risoluta).
Altri personaggi possono essere tenaci, persino inflessibili, ma il protagonista lo deve essere ancora di più.
La differenza non sta nella quantità della volontà ma nella sua qualità.
L’importante che sia sempre abbastanza potente da sostenere il desiderio attraverso il conflitto e, alla fine, fargli compiere azioni che determinano un cambiamento significativo ed alla fine della storia, irreversibile.
La vera forza di volontà del protagonista può nascondersi dietro una caratterizzazione passiva, all’apparenza priva di volontà di cambiare e desiderosa solo di mantenere il suo status quo e vivere nella realtà.
Tuttavia, dietro questa caratterizzazione all’apparenza debole il personaggio può possedere una volontà potente che guida il suo desiderio inconscio.
Scrooge rappresenta pienamente queste dinamiche: vediamo come.
Vecchio egoista ed avaro oltre che uomo burbero.
Vediamo un pezzo della memorabile descrizione di Scrooge nell’opera di Dickens.
Aspro e tagliente come una pietra focaia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un’ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli facea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio né giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.
Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens
Il vecchio Scrooge sembra non abbia nessuna voglia di cambiare il suo modo di essere e di fare…
Non siate così di malumore, zio – disse il nipote.
– Sfido io a non esserlo – ribatté lo zio – quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!
Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens
I protagonisti più efficaci oltre ad un desiderio conscio ne hanno anche uno inconscio, ed il caso di Scrooge è proprio questo: il desiderio inconscio contraddice quello conscio.
Sebbene questo genere di protagonisti complessi siano inconsapevoli del proprio bisogno inconscio, il pubblico lo avverte in quanto percepisce in loro una contraddizione interna.
I desideri consci e inconsci di un protagonista a più dimensioni si contraddicono fra loro; ciò che crede di volere è l’antitesi di ciò che realmente vuole.
E come viene fuori in Scrooge questo desiderio inconscio di cambiare? Di diventare persona buona di cuore ed amata?
Proprio alla vigilia di Natale si presentano inaspettatamente a Scrooge i tre fantasmi del Natale (passato, presente e futuro).
Questi gli fanno ripercorrere la sua esistenza fino al suo presente e gli mostrano anche ciò che accadrà in futuro. L’essere spettatore della sua vita gli fa capire che il suo egoismo e la sua indifferenza hanno causato solo tristezza e odio e l’unico modo di liberarsi del peso è prendere coscienza di tutto questo, pentirsi e cercare di rimediare.
Scrooge nel corso del racconto e guidato dagli spiriti del Natale, vive forti mutamenti interiori, è chiamato a compiere scelte che piano piano gli fanno buttare via la maschera della caratterizzazione iniziale (burbero e avaro) facendogli vivere quella evoluzione, quella trasformazione profonda che alla fine della storia diventa irreversibile e che il lettore vede ormai come unica soluzione possibile.
Leggiamo direttamente dalla penna di Dickens il risultato finale dell’evoluzione di Scrooge a fine racconto:
Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente. Poiché ciechi avevano da essere, meglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilarità, anziché essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch’egli, in fondo al cuore, rideva: e gli bastava questo, e non chiedeva altro.
Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens
Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se ne rifece con gli uomini. E di lui fu sempre detto che non c’era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale.
Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens
La rivelazione del protagonista, quella di Scrooge nel nostro esempio, ha contraddetto la caratterizzazione iniziale: la contraddizione fra caratterizzazione e rivelazione è uno degli elementi fondamentali della buona narrazione.
Prendiamo questo principio dalla vita stessa: ciò che sembra non è mai ciò che è.
Le storie migliori non soltanto rivelano il vero personaggio, ma ne ribaltano o modificano la natura interiore in meglio o in peggio nel corso della storia ed in modo irreversibile.
Trovi il Racconto completo e gratis qui:
Dickens – Cantico_di_Natale Download
Leggi anche:
I 7 tipi di personaggio che puoi includere nella tua storia
Che tu sia un improvvisatore o un pianificatore, hai bisogno comunque di una struttura di base per sapere dove stai andando!
Se per esempio provassi a chiederti:
Una cosa è certa, se vuoi scrivere un buon romanzo hai bisogno di una struttura di base e la buona notizia è che ce ne sono diverse tra cui scegliere.
Di seguito te ne condividerò 7, che hanno funzionato per molti autori best seller.
Ma ciò che funziona per un autore potrebbe non funzionare per te. Quindi esaminali e cerca di capire qual è quella che più si confà al tuo stile.
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La struttura sta a una storia come lo scheletro sta al corpo umano.
La struttura che scegli per la tua storia dovrebbe aiutarti ad allineare e mettere in sequenza:
L’ordine in cui racconti la tua storia determina quanto efficacemente crei drammi, intrighi e tensioni, tutti progettati per attirare l’attenzione dei lettori dall’inizio fino alla fine.
In giro troverai nomi diversi per i vari elementi, ma in realtà sono i medesimi concetti.
Tutte le storie includono versioni diverse degli stessi aspetti.
Inizia con un incipit efficace per la tua storia e stabilisci il problema, la sfida, la ricerca, il viaggio o il dilemma che deve affrontare il tuo protagonista.
Il tuo obiettivo qui è quello di coinvolgere il tuo lettore nel personaggio principale e in ciò che deve realizzare: empatia e credibilità.
L’incidente scatenante è l’avvenimento che tende a sconvolgere l’equilibrio iniziale delle prime pagine e che introduce a breve termine conflitti e tribolazioni e sul lungo termine lascia presagire inevitabili sviluppi.
Cosa genera l’atto di decidere?
Cosa ci porta a dire “ok, lo faccio”!
In genere l’essere umano è di per sé tendenzialmente pigro e conservatore, ora non voglio addentrarmi nei meandri delle motivazioni psico-socio-culturali che portano a questo, prendiamolo come dato di fatto, quindi cosa porta l’uomo a decidere per un cambiamento o a intraprendere delle azioni nuove?
Nella maggior parte dei casi una crisi.
Crisi lavorativa, sentimentale ecc… Qualcosa che minaccia di alterare il nostro status quo. E come reazione per evitare che questa forza antagonista ci cambi la quotidianità, facciamo delle scelte, prendiamo delle decisioni.
Spesso istintive. A volte ragionate, ma al 100% specchio della nostra personalità.
Come nella nostra vita, anche nei nostri romanzi accade questo.
Non confondere il Climax con la Fine del romanzo. È qui che il tuo personaggio sembra aver fallito e fatalmente tutto sembra senza speranza, ma non è così.
Ci sono i Climax delle scene e il Climax della storia, ognuno a suo modo e con la sua importanza è sempre risolutivo e di svolta. Qui trovi un ottimo esempio di Climax che avviene già nelle prime pagine di un romanzo.
La risoluzione conclude la tua storia. Il tuo protagonista deve avere successo o fallire, in base a ciò che ha imparato dalle crisi e ciò che ha affrontato nei Climax. Questo è anche il punto in cui risolvi le questioni in sospeso, soddisfi e appaghi il tuo lettore.
Questa struttura è adatta a chi appartiene più alla famiglia degli improvvisatori, che non amano quindi pianificare (anche se una struttura di base ed una direzione la devono avere per sapere dove stanno andando).
L’efficacia di questa struttura è nella sua semplicità e consiste in questi quattro passaggi:
Naturalmente quei guai dipendono dal tuo genere letterario, ma per farla breve, dovrebbe essere il peggior problema possibile a cui puoi pensare.
Per un thriller, potrebbe essere una situazione di vita o di morte.
In un romanzo rosa, potrebbe significare che una giovane donna deve decidere tra due pretendenti – e poi la sua scelta si rivelerà un disastro.
E questo problema deve avere una posta in gioco abbastanza alta da reggere per l’intero romanzo.
Un avvertimento: qualunque sia il dilemma, significherà poco per i lettori se prima non trovano ragioni per preoccuparsi del tuo personaggio.
Evita la tentazione di rendere la vita facile al tuo protagonista. Ogni complicazione deve avere un collegamento logico con quella precedente e le cose devono peggiorare progressivamente fino a quando…
La situazione è così disperata che il tuo protagonista deve usare ogni sua risorsa e tecnica acquisita per superarla, diventare eroico e dimostrare che le cose non erano così irrimediabili.
Qui devi decidere tu se ricompensare i tuoi lettori con il finale che si aspettano, oppure no…
Inizia il romanzo mentre gli avvenimenti sono già in corso. La cosa importante è che il lettore deve avere la sensazione di trovarsi già nel mezzo degli accadimenti quando inizia a leggere.
Guarda questo bellissimo inizio In Media Res di La Strada di Cormac McCarthy.
Incipi in media res tratto da LA STRADA di Cormac McCarthy
Cosa fa funzionare l’inzio In Medias Res?
È tutto nel gancio.
In genere dopo un inizio in media res l’autore durante la narrazione racconta gli accadimenti precedenti, a ritroso.
È proprio quello che accade in La Strada, per esempio.
Il resto della struttura In Media Res è costituito da:
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Chi utilizza questo tipo di struttura consigli di iniziare con la risoluzione e poi di viaggiare a ritroso.
Ciò garantisce un efficace arco di sviluppo dei personaggi.
La Rowling ha utilizzato la struttura dei 7 punti per il suo Harry Potter e la pietra filosofale.
I sette punti
In La Pietra filosofale, questo è quando incontriamo Harry Potter che vive nel sottoscala.
Harry scopre di essere un mago.
Quando i troll attaccano, Harry ed i suoi amici si rendono conto di essere gli unici che possono salvare la situazione.
Harry ed i suoi amici vengono a conoscenza della Pietra Filosofale e decidono di trovarla prima che lo faccia Voldemort.
Harry deve affrontare il cattivo da solo dopo aver perso Ron ed Hermione durante la loro ricerca per trovare la Pietra.
Quando lo specchio capisce che le intenzioni di Harry Potter sono pure, gli viene data la Pietra Filosofale.
Harry sconfigge Voldemort.
Se sei un Pianificatore allora ti piacerà il metodo Fiocco di neve.
Abbiamo già parlato di questo metodo qui.
Il metodo Fiocco di Neve in 9 fasi
Inizia con un’idea centrale e aggiungi sistematicamente più idee per creare la tua trama, falla cresce proprio come farebbe una palla di neve che cade da una montagna.
Questa formula si rifà direttamente ad Aristotele e all’antica Grecia, puoi trovare moltissimo nel libro “La Poetica” e paradossalmente oggi è Hollywood ad usarlo di più.
È il più semplice che puoi usare.
Atto I: il set-up
Presenta i tuoi personaggi principali e crea l’ambientazione .
Robert McKee, (story consultant di fama mondiale) suggerisce di sbloccare questa fase iniziale con il cosiddetto “incidente scatenante” – un problema che fa uscire il protagonista dalla sua zona di comfort e stabilisce la direzione della storia.
Atto II: la fase centrale e il conflitto
Crea un problema che inizialmente può sembrare di trascurabile importanza ma che via via diventa più complesso. Più il tuo protagonista cerca di ottenere ciò che vuole, più sembra impossibile per lui raggiungerlo.
Atto III: la risoluzione
Un buon finale ha:
Qual è l’ultimo libro o film che hai visto con una struttura a tre atti? A me viene in mente Jurassic Park e a te?
Nel suo popolare libro Plot and Structure, Bell introduce questo concetto.
The Umbrella Academy di Gerard Way utilizza questa struttura della storia.
Dopo aver sentito che il loro padre adottivo è morto (elemento disturbante), i sei fratelli tornano nella loro casa d’infanzia.
Qui apprendono che il mondo finirà tra pochi giorni (Porta 1). Mentre i fratelli provano tutto ciò che è in loro potere per fermare la potenziale apocalisse globale, creano inconsapevolmente un’altra minaccia tra di loro.
Questo porta a una battaglia finale (Porta 2).
In definitiva qualsiasi sia la strada che sceglierai per il tuo romanzo, sappi che devi usare quella che più senti congeniale al tuo modo di essere.
Spesso faccio riferimento a due diverse modalità di approccio di scrittura: pianificatore e improvvisatore proprio per questo motivo, ma ogni volta però, ci tengo a precisare che nessuno dei due approcci può comunque prescindere dalla una strutturazione anche minima.
Abbiamo appurato ormai a questo punto che per scrivere un libro devi pensare a queste tre principali componenti:
1. L’avvenimento o l’incidente scatenante
2. l’evoluzione che porta a risolverlo e il conseguente conflitto generato
3. la risoluzione.
L’avvenimento scatenante è importante, perché si verifica nella prima parte del tuo libro e quindi influenza pesantemente tutta la storia. Un lettore deciderà se continuare a leggerti soprattutto in base a come prevede che la storia evolverà.
Prima di iniziare a scriverlo però, devi esaminare i tuoi personaggi e determinare quali sono i loro obiettivi e motivazioni, specialmente sul tuo personaggio principale, una volta fatto questo sei pronto a pensare all’avvenimento scatenante.
L’incidente scatenante è l’evento che tende a sconvolgere l’equilibrio iniziale delle prime pagine e che introduce a breve termine conflitti e tribolazioni e sul lungo termine lascia presagire inevitabili sviluppi.
È di fondamentale importanza perché si pone un ostacolo iniziale che impedisce lo svolgimento della normale routine del tuo protagonista, che, quindi, è chiamato a risolvere il problema: senza l’incidente scatenante non esiste una reale motivazione per proseguire la storia.
Esempio: Il Metodo Catalanotti il nuovo romanzo del Commissario Montalbano nato dalla penna di Andrea Camilleri.
La storia inizia con Mimì Augello, braccio destro di Montalbano e inguaribile sciupa femmine, che è a casa dell’ennesima amante con la quale ha appena trascorso la notte.
Ma l’incidente scatenante è in agguato.
Ecco che rientra inaspettatamente il marito della donna e Mimì è costretto a fuggire dalla finestra per non farsi vedere.
Nell’appartamento al piano di sotto nel quale entra per nascondersi però trova una pessima sorpresa: un cadavere sul letto.
Potremmo continuare con decine di altri esempi, molti tratti anche dagli spettacolari incipit del maestro Camilleri, ma spero che questo sia stato sufficiente a chiarire il concetto di: avvenimento/incidente scatenante.
Il tuo incidente scatenante deve avere lo stesso effetto dirompente e sconvolgente per le vite dei tuoi personaggi, così con una serie di eventi a catena puoi proseguire la storia.
Se il tuo avvenimento/incidente scatenante non si verifica entro le prime 50 pagine della tua storia allora probabilmente stai rischiando grosso.
È molto probabile che il lettore abbandoni il tuo libro prima di arrivare al dunque.
Ricorda: l’incidente scatenante catapulta la tua storia all’azione.
Approfondisci leggendo: L’incidente scatenante: la rottura dell’equilibrio e come iniziare a scrivere il tuo libro
1. Chi è il mio protagonista e qual è il suo obiettivo?
2. Cosa fa nella vita di tutti giorni qual è la sua routine?
3. Cosa succede al protagonista dopo l’incidente scatenante?
Le risposte a queste tre domande ti aiuteranno ad iniziare perfettamente la tua storia.
1. Non iniziare scrivendo troppi preamboli e retroscena, per un lettore medio ci vogliono meno di due pagine per decidere se continuare a leggere un libro o meno.
Un buon modo per evitare questo è concentrarsi sulla regola “mostra non raccontare” (show don’t tell).
Mostra non raccontare, la regola “show don’t tell”
In altre parole se vuoi dire che il tuo personaggio ha paura dell’acqua non spendere tre pagine per raccontare quando da bambino è quasi annegato durante le vacanze con i genitori, poni invece il lettore davanti una scena in cui mostri il tuo personaggio che cammina vicino ad un lago e d’un tratto subisce un attacco di panico, devi far sentire il tuo lettore come se fosse lì in quel momento e fargli vedere quanto stia soffrendo il tuo personaggio…
2. Evita di iniziare la tua storia con un cliché, ci sono migliaia di altri libri lì fuori che iniziano con un personaggio che si sveglia da un sogno, o al suono di una sveglia ecc…evita le aperture più usate.
3. Non usare trucchi. Per trucco intendo un falso inizio.
In genere ci sono uno o due capitoli o un prologo, ma che sono niente di più che falsi inizi e che in generale includono: sogno, allucinazioni o flashback. Questo genere di inizio si chiamano esca o interruttori, ma sono trucchi passati di moda e oggi al contrario generano irritazione il più delle volte il lettore abbandona la lettura.
Il miglior modo di iniziare la tua storia è con la vera storia del tuo protagonista, e come detto sopra chi è o chi sono, quali sono i loro obiettivi ecc…
Ricorda che la chiave è coinvolgere il lettore, non ingannarlo.
Dopo aver analizzato a fondo tutti gli aspetti principali per la scrittura di un romanzo, veniamo al dialogo, che deve essere un aspetto assolutamente da non trascurare, come spesso invece avviene.
Abbiamo già parlato in questo contenuto (molto apprezzato) di dialoghi e dei tre generi di dialoghi più importanti e meno conosciuti (suspense, accumulazione, bilanciato).
Ti consiglio di dargli uno sguardo sono certo che li troverai interessanti per il tuo lavoro.
Vediamo adesso altre due qualità che un dialogo ben scritto dovrebbe avere: l’economia: dire il massimo nel minor numero di parole possibili e la credibilità.
Questo non vuol dire che uno scrittore debba realizzare frasi brevi, che debba evitare i dettagli e trattare i suoi temi come in una bozza, ma che deve fare in modo che ogni parola dica qualcosa.
Che ogni parola dica qualcosa.
Non vuotezza ma economia.
Strunk e White in questo libro dicono fondamentalmente una cosa: evita parole inutili.
Prendo da questo libro una frase che mi ha colpito molto e che vorrei condividere con te:
“Evita parole inutili, fai un favore alla tua scrittura e attacca questa frase allo schermo del tuo computer poi esegui. Nessun discorso, non importa quanto sia lungo, dovrebbe prendere dal lettore di assorbire una sola parola in più di quelle necessarie. Il linguaggio inutile ci annoia. Evitalo”.
Le scene scritte per i romanzi e i racconti devono permettere al lettore di immaginare comportamenti credibili dei personaggi letterari. Perciò non importa quanto complessa o stringente sia la loro psicologia, non importa quanto il disegno della tua storia sia significativo ed emozionante, se i tuoi personaggi non sembrano veri quando parlano, veri per quello che sono e per l’ambientazione in cui si svolge la vicenda, il lettore non crede più a quello che sta leggendo.
Dialoghi poco convincenti distruggono l’interesse più velocemente di quanto non facciano delle note stonate.
I dialoghi falsi e vuoti non possono essere aggiustati, vanno riscritti.
La differenza decisiva fra le conversazioni reali e i dialoghi non risiede nella scelta o nella composizione delle voci.
La differenza la fa il contenuto.
Nei dialoghi i significati sono concentrati; nelle conversazioni sono diluiti.
Per questo motivo anche nei generi e nelle ambientazioni più realistiche, i dialoghi credibili non imitano la realtà.
La credibilità non ha nulla a che vedere con la realtà.
I personaggi che vivono in mondi impossibili, come Alice nel paese delle meraviglie, dicono battute che on verrebbero mai pronunciate da una persona reale, ma sono vere in se stesse e rispetto all’ambientazione.
I dialoghi devono suonare plausibili e linguisticamente adatti al contesto della storia, adatti al loro mondo e genere.
Vediamo questo esempio di dialogo tratto da 1Q84 di Murakami (hai letto il libro?)
In questo dialogo ci sono Tengo uno dei protagonisti, ed il suo editor Komatsu.
Tengo è un giovane docente di una scuola privata ed ama la scrittura, vive solo ed è molto intelligente, non ama le relazioni stabili e impegnative, la sua infanzia e la sua gioventù non sono stati periodi felici.
Komatsu è un agente letterario perennemente a caccia del best seller mondiale.
1Q84 – Murakami Haruki
Chi conduce il dialogo in questo esempio?
Riesci a delineare le personalità dei personaggi già da questo dialogo?
Noti la sua credibilità?
I dialoghi devono suonare plausibili e linguisticamente adatti al contesto della storia, adatti al suo mondo e genere, questo dialogo mostrato nell’esempio è, secondo me, è estremamente plausibile.
La personalità diretta e sicura di Komatsu emerge subito in contrasto con quella più guardinga e pigra di Tengo, che in qualche modo attende e subisce con una certa ansia l’idea del suo editor.
Magistrale l’inciso a sottolineare quanto sia corretta l’impressione che il lettore si fa dei due personaggi: “Lo sguardo di Komatsu si addolcì. come quello di un professore che si trova davanti a un allievo molto capace. Poi annui lentamente”.
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Bene, dopo aver analizzato a fondo ognuno dei principali aspetti che riguardano la scrittura di un libro, dopo aver visto le strutture principali di una storia, i personaggi, gli antagonisti, l’incidente scatenante e i dialoghi, possiamo finalmente dire che non esistono regole ferree nella scrittura, ma esistono dei princìpi che è bene, anzi fondamentale conoscere, perché solo così si può scegliere se attuarli o meno.
Durante le mie consulenze il consiglio che più spesso mi trovo a dare è questo: scrivi solo in ciò cui credi.
Usa tutte le tecniche i principi mostrati in questo contenuto e approfondiscili ancora se lo ritieni opportuno anche su tutti i manuali che ho via via citato, ma non scrivere nulla di cui non sei convinto, o di cui non sei profondamente innamorato.
Se, per esempio, ami il noir scrivi di noir, non seguire il mercato, segui le tue passioni e le tue inclinazioni: la scrittura è prima di tutto introspezione, è sapere guardarsi dentro, è conoscersi, perché sei tu il dio del tuo romanzo.
Parte tutto da te.
Buona scrittura!
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ciao Daida, no, non sono gli stessi argomenti sono tutt’altra storia. PEr le altre richieste dovresti scrivere a [email protected] grazie!