Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Tanto per cominciare ricorda sempre che devi usare il se seguito dal congiuntivo quando dopo trovi una condizione Esempio: Sarei molto felice se tu...
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Il saggio di Umberto Eco “Come si fa una tesi di laurea” (Bompiani, 1977) parte dai fondamentali, spiegando che cos’è una tesi di laurea. Ma, se sei qui, probabilmente sai già cos’è una tesi di laurea e sai anche che puoi stamparla e pubblicarla grazie a Youcanprint.
Quello che non sai, forse, è se stai lavorando bene – se già stai lavorando alla tua tesi – e come non cadere negli errori più comuni.
Perciò, ecco di seguito alcuni dei consigli più preziosi che lo scrittore ha lasciato in eredità agli studenti, che si accingono ad affrontare questa tappa fondamentale della loro carriera.
“Una tesi di ricerca è sempre più lunga e faticosa e impegnativa; una tesi di compilazione può anche essere lunga e faticosa (ci sono dei lavori di compilazione che hanno preso anni e anni) ma di solito può essere fatta in minor tempo e con minor rischio.
Non è neppure detto che chi fa una tesi di compilazione si precluda poi la strada della ricerca; la compilazione può costituire un atto di serietà da parte del giovane ricercatore che, prima di iniziare a ricercare in proprio, vuole chiarirsi alcune idee documentandosi bene.
Quindi la scelta tra tesi di compilazione e tesi di ricerca è legata alla maturità, alla capacità di lavoro del candidato. (…)
Si può fare in modo serio anche una raccolta di figurine: basta fissare l’argomento della raccolta, i criteri di catalogazione, i limiti storici della raccolta.
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Diciamo subito: non più di tre anni e non meno di sei mesi. Non più di tre anni, perché se in tre anni di lavoro non si è riusciti a circoscrivere l’argomento e a trovare la documentazione necessaria, questo significa solo tre cose:
(…) le fonti bisogna avvicinarle direttamente. Piuttosto che commettere imperdonabili leggerezze è meglio scegliere un’altra tesi.
Quando si lavora sui libri, una fonte di prima mano è un’edizione originale o una edizione critica dell’opera in questione.
Una traduzione non è una fonte.
Una antologia non è una fonte.
I resoconti fatti da altri autori, sia pure integrati da ampissime citazioni, non sono una fonte.
(…) nei limiti fissati dall’oggetto della mia ricerca, le fonti devono essere sempre di prima mano.
Lo studioso potrà andare talvolta in biblioteca a cercare un libro di cui conosce già l’esistenza, ma spesso va in biblioteca non con la bibliografia ma per farsi una bibliografia. Farsi una bibliografia significa cercare quello di cui non si conosce ancora l’esistenza.
Il buon ricercatore è colui che è capace di entrare in una biblioteca senza avere la minima idea su di un argomento e uscirne sapendone un po’ di più.
(…) Per cercare quel di cui ancora si ignora l’esistenza, la biblioteca ci offre alcune facilitazioni. La prima è naturalmente il catalogo per soggetti. (…) È lì che una buona biblioteca mi dice tutto quello che posso trovare nelle sue sale, poniamo, sulla caduta dell’impero romano d’occidente.
La prima cosa da fare per cominciare a lavorare sua una tesi di laurea è scrivere il titolo, la introduzione e l’indice finale, e cioè esattamente quelle cose che ogni autore, invece, fa alla fine. Il consiglio sembra paradossale: cominciare dalla fine? Ma chi ha detto che l’indice vada alla fine?
(…) stendere subito l’indice come ipotesi di lavoro serve a definire subito l’ambito della tesi. Si obietterà che, a mano a mano che il lavoro va avanti, questo indice ipotetico sarà costretto a ristrutturarsi più e più volte e magari assumere una forma del tutto diversa. Certamente. Ma lo ristrutturerete meglio se avrete un punto di partenza da ristrutturare.
(…) State attenti, perché sino a che non sarete in grado di scrivere un indice e una introduzione non sarete sicuri che quella è la vostra tesi.
A chi si parla scrivendo una tesi? Al relatore? A tutti gli studenti o studiosi che avranno occasione di consultarla in seguito? Al vasto pubblico dei non specializzati? La si deve pensare come un libro, che andrà nelle mani di migliaia di persone, o come una comunicazione dotta a una accademia scientifica? Sono problemi importanti perché riguardano anzitutto la forma espositiva che darete al vostro lavoro, ma riguardano anche il livello di chiarezza interna che volete raggiungere.
(…) Se leggete i grandi scienziati o i grandi critici vedrete che, salvo poche eccezioni, sono sempre chiarissimi e non hanno vergogna di spiegare bene le cose.
(…) Non siete Proust. Non fate periodi lunghi. Se vi vengono, fateli, ma poi spezzateli. Non abbiate paura a ripetere due volte il soggetto, lasciate perdere troppi pronomi e subordinate.
L’importante è fare le cose con gusto. E se avrete scelto un argomento che vi interessa, se avrete deciso di dedicare veramente alla tesi il periodo anche breve che vi siete prefissato, vi accorgere allora che la tesi può essere vissuta come un gioco, come una scommessa, come una caccia al tesoro.
Se giocherete la partita con gusto agonistico farete una buona tesi. Se partite già con l’idea che si tratta di un rituale senza importanza e che non vi interessa, siete battuti in partenza.”
Andiamo al sodo, innanzitutto diventa un vero e proprio libro. Pensateci, gran parte del lavoro lo avete già fatto scrivendola. Avete raggiunto il grande traguardo della laurea grazie anche ad essa e pubblicarla sarebbe la chiusura del cerchio.
Ovviamente pubblicandola avrà un codice ISBN, quindi sarebbe ufficialmente registrata nel catalogo delle opere pubblicate in Italia.
Il vostro lavoro, quindi, verrebbe nobilitato dalla pubblicazione e potrebbe iniziare a fruttare anche un guadagno in alcuni casi più semplicemente che con un romanzo.
Una tesi, infatti, riguarda un argomento ben preciso, specialistico, per il quale esiste un target di lettori ben definito rispetto a quello di un romanzo. La tesi affronta un problema e ne presenta le soluzioni, così come un qualunque testo scientifico o saggio.
Ti faccio un esempio.
Se hai scritto una tesi sugli effetti dei disastri petroliferi sugli ecosistemi marini, sai già che il tuo pubblico potrebbe essere composto da biologi marini, da ingegneri specializzati nella sicurezza di stazioni petrolifere e così via. Sono tutte persone ben definite a cui potrai indirizzare le tue strategie di marketing saltando a piè pari il lunghissimo processo di definizione del target che ha l'autore di un romanzo generico che, al contrario, si rivolge alla quasi totalità del genere umano.
Pubblicare la tesi, quindi, è come partecipare con un'auto sportiva ad una gara per Go-Kart.
Una tesi di compilazione si basa sull’analisi e la sintesi di materiali e fonti già esistenti, organizzati in modo originale e critico dall’autore. È spesso meno complessa da realizzare e richiede un impegno di tempo più ridotto.
Una tesi di ricerca, invece, implica un contributo originale dell’autore, che esplora nuovi ambiti o approfondisce aspetti poco trattati. Richiede più tempo, risorse e una maggiore maturità accademica.
La tempistica dipende dalla complessità del lavoro e dall’argomento scelto. Umberto Eco consiglia di non superare i tre anni, ma neanche di scendere sotto i sei mesi. Per una tesi circoscritta e ben organizzata, con documenti facilmente reperibili, sei mesi possono essere sufficienti.
Partire dal titolo e dall’indice permette di delineare chiaramente i confini del lavoro e stabilire una struttura logica. Anche se queste sezioni verranno modificate in corso d’opera, avere un piano iniziale ti aiuterà a mantenere il focus e a gestire meglio il tuo tempo e le risorse.
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