Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Tanto per cominciare ricorda sempre che devi usare il se seguito dal congiuntivo quando dopo trovi una condizione Esempio: Sarei molto felice se tu...
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John Dufresne è uno scrittore americano.
È professore del Master in “Scrittura Creativa” presso l’Università Internazionale della Florida.
In questo intervento davvero unico, ci spiega come si sviluppa una trama ad alto impatto narrativo.
Fra gli altri libri è autore di “Flash!: Writing the Very Short Story”
Dufresne identifica nella storia breve, un nuovo modo di fare narrativa.
Il libro identifica le caratteristiche per creare narrativa breve: è una guida per gli scrittori con esercizi ed esempi sul mondo della scrittura breve, ma è anche un ottimo strumento di studio per capire come si sviluppa una trama ad alto impatto narrativo.
Come fa in un video, che abbiamo tradotto per te.
Il primo comandamento è: rimanere incollati con il “sedere” sulla sedia (Dufresne dice letteralmente “ass“).
Tu sei seduto comodamente sulla tua sedia, ma il tuo personaggio principale si deve districare in una storia complicata e dovrà fare scelte disperate.
(Sul discorso “sedia” siamo in linea con il 2° dei 14 consigli di Jenkins.)
Per il lettore, il tuo lettore, i problemi, i travagli risultano interessanti.
Fai accadere al tuo personaggio principale tutto ciò che non vorresti mai accadesse ai tuoi famigliari, ai tuoi amici.
Scrivere una storia ha tutti i connotati di una resistenza.
In fondo sai che ogni storia può essere un fallimento, ma sai anche che lo scrittore è colui che il fallimento lo sfida, e questo ti rende senza paura: lo so, inizi la storia senza sapere dove davvero finirai, ma confidando nella tua immaginazione e nella tua abilità di scrittura sei sicuro di arrivare alla fine e inizi a scrivere di quello che sai e di cosa attira il tuo senso di meraviglia.
Ti siedi ed inizi a scrivere, ma il punto non è saper rispondere alle domande che ti fai, ma è di porle a te stesso le domande.
Non importa quanto bene sia descritto il tuo personaggio principale se non hai una trama che si sforza di realizzare qualcosa di significativo, allora il lettore metterà molto presto da parte il tuo libro.
La trama di ogni storia è questa: hai un personaggio principale che vuole qualcosa intensamente e lo insegue nonostante tutte le traversie e gli ostacoli che gli metti davanti, lui alla fine deve raggiungere l’obiettivo.
Per esempio:
Cominciamo da una coppia sposata, con un problema: la perdita della loro figlia, e proviamo a vedere se il matrimonio sopravvive a questa straziante perdita.
Il giorno del funerale della ragazza c’è Alice. La madre.
Alice è seduta sul divano e Grady, il marito, è seduto sulla poltrona poco distante e mentre guarda per terra, Grady crede che se fosse stato ascoltato adesso ci sarebbe ancora speranza per loro, adesso vuole che Alice riconosca il suo ruolo in quello che è successo; cosa è successo?
Quando scrivi una storia hai due scelte che puoi percorrere:
1. Puoi Mostrare al lettore.
2. Puoi Raccontare, riassumere quello che stai vedendo nella tua mente.
Raccontare la scena è un riassunto intimo anche se è efficiente spesso risulta distante.
Mostrare, far vedere, invece, impegna di più l’immaginazione e le emozioni del lettore.
Il risentimento di Grady è certamente un inizio che avvicina il più possibile il lettore al personaggio, non hai quindi bisogno di scrivere degli anni passati della famiglia pieni di felicità e prosperità.
Ti basta iniziare da questa scena.
Avvicinati alla loro casa entra nella stanza dove si trovano Gary e Alice, si sentono le campane che suonano in lutto dal loro salotto, devi saper riconoscere il potenziale della stanza e ogni dettaglio di questo soggiorno, per questo dirai al lettore: “Ti racconterò tutto delle persone che vivono lì”.
Ogni dettaglio ti permetterà di comprendere meglio i personaggi, li rende vivi e significativi.
Quindi ora che conosci meglio i tuoi personaggi ti senti più sicuro di tornare sulla scena.
Vedi la cravatta blu infilata nel taschino della sua giacca (Grady), noti che ha una cicatrice sul polso sinistro, e sai che ogni cicatrice racconta una storia!
Ha un anello di Milagro, che ha un fascino religioso ed è usato per scopi curativi appuntato al bavero.
Lo comprò da una donna anziana fuori da una chiesa in New Mexico. Lo ha ricevuto quando ha chiesto alla donna che voleva un Milagro per sua figlia e allora la donna gli ha detto: Cosa c’è che non va in lei? E lui ha risposto: Tutto.
Ora se ti sei soffermato ad osservare bene la scena non ti sei reso conto che stai già scrivendo sulla morte, sul matrimonio, sul dolore, sulla perdita e non hai nemmeno iniziato!
Ti riporto al principio quando Grady ha pensato che fosse tutto sbagliato? Ricordi? Decidi di scoprirlo per approfondire il tema della speranza (e te lo appunti sul tuo taccuino).
Torniamo in salotto. Guardi Alice e vedi che il maglione le scivola leggermente giù dalla sua spalla e noti un tatuaggio con un cuore fiammeggiante.
Sul tavolino da caffè l’emblema del loro dolore, una foto con una bimba sulla spiaggia, se guardi oltre Alice vedi la scala che porta su nella zona notte e sai che presto salirai quelle scale per guardare nelle stanze e scoprire di più sulla loro vita…
Sul davanzale vedi un giglio in un vaso che ti dice che è Pasqua, e così hai introdotto anche i temi del rinnovamento e della rinascita che devi iniziare a considerare nel tuo romanzo.
Grady ricorda ad Alice che era contrario a perdere la speranza dopo l’ultima ricaduta, come se Alice, invece, l’avesse persa, e sente questo come un pugno in faccia.
Cosa fa Alice?
Cosa dice Alice?
La guardi e aspetti, con la penna in mano.
Fracassa la tazza di tè per terra, piange fino a perder fiato, Grady sa che deve andare da lei ma è come paralizzato, sopraffatto dalla colpa, quando Alice corre verso la porta lui la segue e cerca di calmarla, lei lo spinge via e corre fuori per il vialetto urlando, i vicini sbirciano dalle loro finestre, lei corre, la tua storia è in corso, ma di quale storia parlerai? Quella di Grady o quella di Alice?
Scegli un personaggio centrale e ricorda che la decisione che prendi dipenderà dai temi che desideri esplorare.
Scegliamo Grady.
Grady ama Alice con tutto se stesso, non può vivere senza di lei e vuole a tutti i costi il suo perdono, adesso sai che cercherà per questo motivo di salvare il matrimonio a tutti i costi, ed ogni volta che lo fa tu scriverai una scena, una bellissima scena.
Chi racconterà la storia?
Concentrati a mostrare come Grady si sforzi a salvare il matrimonio e lascia ad un narratore esterno l’incombenza di dire che vuole farlo e perché, il raccontare, insomma.
Ora hai un personaggio centrale. Sai cosa vuole e perché lo vuole, e deve lottare contro tutti gli ostacoli che puoi scrivere, quindi vai avanti.
È sera e quando Grady va dalla sorella di Alice per chiederle di tornare a casa, lei dice che ormai a casa non c’è più speranza che è stata buttata via quando lei, (la figlia) aveva più bisogno di noi e la discussione si anima e così Grady ottiene l’effetto opposto, Alice si allontana invece di avvicinarsi.
Scrivere una storia implica lotta, sforzo prolungato, e conflitto appassionato.
La tua prossima scena: Alice accetta di andare a pranzo Grady.
Sono di nuovo entrambi a lavoro, lui è uno stimato professore, al ristorante Alice dice:
Ho trovato un appartamento e vado ad abitarci presto.
Grady cerca di persuaderla, anche se gli rimangono poche chance.
Grady e a casa guarda le foto della sua famiglia andata a pezzi, adesso dobbiamo lottare con la nostra penna contro la sua disperazione e così decidiamo che Grady non cede e fa un ultimo tentativo: chiama Alice, lascia un messaggio nella segreteria chiedendole di venire ad un consulto matrimoniale, e ora conosci la scena successiva.
Grady si chiede se Alice è li ad ascoltare, o se sia sola o con qualcuno…la trama si infittisce…
Il Dottor Stroud chiede ad Alice cosa vuole lei risponde: un divorzio una nuova vita, lei dice a gran voce che ama Grady ma non vuole più vivere con lui.
A questo punto hai due scelte:
Grady può perdere, Alice andrà via.
Alice torna a casa, dopo 23 anni di matrimonio, non se la sente di rompere tutto.
Puoi terminare la tua storia con una scena: Alice è sul divano a leggere un libro ma è sulla stessa pagina da un ora, quando Grady la guarda si accorge che la foto della loro figlia è sparita dal tavolino e capisce che lei non sta leggendo ma sta guardando quella foto e continua a punirsi e soffrire.
Grady capisce che il tempo guarirà alcune ferite, ma mai quella più grande.
Ma la sistemerai con la seconda revisione, perché la verità è che le storie non sono scritte, ma riscritte.
Se non sei soddisfatto della prima bozza, riscrivila, in fondo sei solo al primo tentativo.
La trama ti ha guidato e ora hai in mano la tua sequenza causale di event.-
Hai il tuo essenziale inizio, metà, (su questo punto puoi leggere anche la teoria della maratona di mezzo di Jenkins, punto 12) e fine.
Ora puoi tornare indietro e aggiungere tessuto connettivo, aggiungere storie ed elementi alle scene.
Probabilmente dovresti fare qualcosa con quel tatuaggio meraviglioso di Alice…
Ma cosa?
Beh lo capirai mentre scrivi, perché il tuo “sedere” è ancora su quella sedia ed hai appena iniziato a scrivere, hai appena creato un mondo e inventato queste persone che non sono mai esistite prima e sei cosi eccitato che non puoi alzarti.
Video integrale qui.
Libro: https://amzn.to/2WLR83G
Fra gli altri libri è autore di “Flash!: Writing the Very Short Story”
Dufresne identifica nella storia breve, un nuovo modo di fare narrativa.
Il libro identifica le caratteristiche per creare narrativa breve: è una guida per gli scrittori con esercizi ed esempi sul mondo della scrittura breve, ma è anche un ottimo strumento di studio per capire come si sviluppa una trama ad alto impatto narrativo.
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Caro Donato, veramente illuminante il percorso di Mr.Dufresne ma capisco serva una dose di concentrazione scevra dai rumori del mondo e lo stare on the back richiede una schiena forte e giornate serene. Se chi scrive rimane ancorato al mestiere di umano non esce granché. Occorre essere capaci di andare oltre la propria esistenza ed essere consapevoli della propria capacità di raccontare cose che altri non scorgono. Ci proverò
Ciao Maria Grabiella, grazie per il tuo commento, certamente non c’è dubbio, scrivere è un lavoro, se si vuole vuole farlo al 100% c’è bisogno di tantissimo impegno e tempo e serve riuscire a “teletrasportarsi” suoi luoghi che vogliamo mostrare al lettore!
Ciao Donato,
ho letto (e riletto) sia Jenkins che Dufresne e per alcune difficoltà trovo risposte luminose.
Però a me non è mai successo di “inventare ” di sana pianta una storia. Ogni racconto che ho scritto, ogni personaggio che mi è nato sono sempre state necessità. Qualcosa che mi era accaduto e che per anni era rimasto in silenzio…e ad un certo punto chiedeva di essere visto. Oppure qualcosa che era accaduto ad altri e di cui un giorno capivo il motivo o il senso. Ho quasi sempre scritto racconti brevi, per cui partivo sapendo bene cosa volevo raccontare. Voglio dire che non sarei capace di inventare una storia perché sono immersa in tutte le storie che ci sono da raccontare e queste storie contengono tutte molte sfide, ostacoli, ingiustizie e lotta dura.
E’ chiaro che poi ci vuole arte, studio, allenamento, mestiere, tecnica e tantissima fatica ma perché disperdersi a cercare di creare strade, coincidenze, combinazioni quando la vita e le persone sono piene di romanzi, di storie d’amore, di orrori, di ingiustizie e di avventure? Sono grata per l’articolo di Dufresne e farò tesoro dei suoi insegnamenti per cercare di raccontare meglio le storie che ci sono già e che aspettano.
Grazie , a rileggerti!
Un caro saluto
Sabina