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Utilizzate come sinonimi per esprimere sostanzialmente lo stesso concetto, etica e morale presentano delle differenze nell’uso. Per comprendere quella sottile asimmetria tra i termini ho preso spunto dall’Accademia della Crusca, fonte molto attendibile in fatto di grammatica italiana.
A partire dalle origini per poi passare alle caratteristiche principali, vorrei guidarti in questo viaggio per comprendere insieme le eventuali discrepanze e magari trovare qualche interessante spunto di riflessione.
Saper utilizzare le parole, inserendole in modo corretto in un testo che si tratti di un romanzo rosa, un giallo oppure un documento storico, è importante per mostrare agli altri le tue capacità. Fughiamo ogni dubbio e concentriamoci sul significato dell’una e dell’altra parola, in modo da poterle contestualizzare senza cadere in errori grossolani.
La lingua italiana ha diverse eccezioni e sfumature. Etica e morale non sono da meno. Abbiamo potuto appurare che i due termini vengono spesso utilizzati come sinonimi, ma mai contrapposti. Tuttavia, esistono alcune differenze anche se non troppo marcate, appena percettibili. In definitiva, etica si usa con riferimento al ramo della filosofia che studia i problemi morali, mentre morale è più frequente riscontrarlo nel settore religioso.
La maggior parte degli studiosi moderni concorda con questa tesi, anche se non mancano quei grammatici che non condividono il pensiero, proponendo i termini come intercambiabili. Nell’uso comune dell’italiano contemporaneo, etica e morale sono state accolte dalla maggioranza.
Le differenze sostanziali tra etica e morale possono essere riassunte nei seguenti punti:
Tra etica e morale esiste qualche differenza? Anche se per molto tempo i due termini sono stati utilizzati come sinonimi, in realtà, non sono la stessa cosa. Per comprenderne la diversità partiamo dalle origini: etica deriva dal greco èthos che significa dimora, sede, abitazione, soggiorno, ma anche abitudine, consuetudine, costume, uso, istituzione o ancora indole, carattere, inclinazione e stato dell’animo.
Per addentrarci nel nostro quesito è fondamentale soffermarci sul concetto di abitudine, inteso nel senso più ampio come consuetudine e attitudine psicologica, comunitaria oppure personale. Per etica, infatti, si intende quel ramo della filosofia che analizza il comportamento corretto di una persona, il suo modo di pensare e il suo bagaglio di valori. Ma il termine indica anche il percorso di ricerca condotto dall’uomo al fine di gestire nel modo più consono la propria libertà senza distruggere e sminuire quella altrui. In sostanza, l’etica ha come oggetto i valori morali alla base del comportamento di un individuo. Pertanto, riguarda il senso dell’esistere dell’uomo.
Da qualche tempo, però, il termine viene esteso ad altri settori. Non a caso, infatti, avrai sentito di certo parlare di etica dell’ambiente, di etica dei media e della comunicazione, nonché di neuro-etica.
Morale, inteso come aggettivo femminile e non come sostantivo maschile (con significato di stato d’animo), deriva dal latino moralis, una parola ricca di tante sfumature che può essere tradotta sia in senso positivo come modo d’agire, costume, abitudine, usanza, modo di comportarsi che in quello negativo come malcostume o corruzione. In determinati contesti, il termine può essere interpretato come legge, norma, guida, regola.
Quando la morale assume il significato di studio dell’etica, ha perlopiù due connotazioni. Parliamo di morale cristiana o religiosa quando l’efficacia delle regole dipende dal decalogo fornito da Dio (il buon comportamento del cristiano è dato dal rispetto dei dieci comandamenti, regole fornite dal Padre per guidare il suo popolo verso la luce eterna divina). Esiste poi, la morale laica regolata da norme stabilite direttamente dall’uomo.
In Parole d’autore (onomaturgia) di Bruno Migliorini, il termine moralis è stato coniato ricalcando quello greco.
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Secondo lo Zingarelli, edizione del 2022, i termini etica e morale hanno definizioni pressoché sostituibili l’uno con l’altro ma non interscambiabili. Il primo è strettamente legato al campo filosofico mentre il secondo a concetti metafisici, come lo spirito e la coscienza.
Non a caso ritroviamo la parola morale affianco a senso (il senso morale è la capacità, innata oppure acquisita di saper scegliere tra bene e male), vittoria (anche se sconfitto, un individuo risulta vincitore per questioni di ordine morale), responsabilità, riarmo, autorità, ma anche schiaffo (inteso come profonda delusione o umiliazione cocente) e danno (le sofferenze psichiche patite da un individuo a causa di un illecito commesso da altri).
Lo stesso vocabolario della lingua italiana dispone di una sezione definita Sfumature di significato, in cui vengono approfondite delle questioni come quella che stiamo trattando. In particolare, la riflessione che ne consegue mettendo a confronto i due termini, stabilisce che etica fa riferimento a una dimensione teorica più astratta, mentre morale dà valore a ciò che è giusto e sbagliato. Tuttavia, il concetto di etica si pone il problema non tanto di comprendere se qualcosa è giusto ma cosa è giusto e cosa si può fare per agire correttamente.
La sottile differenza tra i due termini la si può notare anche analizzando quello che definiamo la morale di una favola (espressione utilizzata ancora oggi). A partire da un racconto di fantasia, in genere a lieto fine, l’autore intende invogliare il lettore alla riflessione, fornendo un insegnamento allegorico indirizzato al Bene.
Cosa possiamo dedurre da queste osservazioni? I termini non vengono mai contrapposti, a volte vengono alternati per evitare ridondanze e usati come sinonimi (il Garzoni). In più, etico viene impiegato con frequenza maggiore rispetto a morale perché ha un registro un po’ più colto ed elevato, lo si preferisce a morale quando si parla di norme e di doveri di comportamento di una professione con significato di deontologia. Una frase che esprime il concetto in pienezza potrebbe essere: “L’etica professionale impone al capitano di abbandonare per ultimo la nave in caso di naufragio”.
Giusto per comprendere queste sottili differenze, facciamo qualche esempio: dire la verità è morale; aiutare una signora anziana visibilmente in difficoltà ad attraversare la strada è anche questo morale. La riflessione di un individuo su ciò che è giusto o sbagliato, invece, appartiene all’etica.
Etica e morale vengono spesso utilizzati come sinonimi: l’una sostituisce l’altra per evitare di ripetere la stessa parola, ma è davvero corretto? Per buona parte degli studiosi sì, ma per i restanti grammatici esistono delle differenze, seppur sottili, che le differenziano.
Comprendere le più piccole asimmetrie è fondamentale per poter scrivere e poter avere successo in questo settore. A meno che tu non voglia affidarti alla professionalità e alla competenza di un correttore di bozze, devi avere padronanza della grammatica e conoscere il corretto significato delle parole, come nel caso di etica e di morale.
In ogni caso, se i dubbi dovessero persistere o per essere certo di pubblicare un libro di qualità, ti invito a consultare il sito di Youcanprint.it e i servizi che siamo in grado di offrirti, tra cui il correttore di bozze. I nostri esperti forniranno una consulenza professionale e umana per supportarti in tutto l’iter di auto pubblicazione.
La principale differenza tra etica e morale risiede nelle loro origini e nei loro usi: etica deriva dal greco èthos e si riferisce alla filosofia che studia i comportamenti umani, mentre morale deriva dal latino moralis e riguarda i valori e le norme di comportamento di una società.
Il termine etica è generalmente preferito per descrivere i valori e i doveri di una professione, come in “etica professionale”.
Non necessariamente. Esiste sia una morale religiosa, basata su principi divini, sia una morale laica, regolata da norme stabilite dall’uomo.
Etica si usa principalmente in contesti filosofici e teorici, mentre morale si trova più frequentemente in contesti pratici e religiosi.
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D’accordo fino ad un certo punto. Ma la questione non è semplice e si attorciglia sovente.
Morale ha un sottofondo strettamente personale, ovvero legato all’essere singolo della persona singola, che sarebbe dotata di certi principi. Con la morale ci sono Io.
Etica ha un significato di vita di relazione fra le persone, ovvero legata al rapporto fra le persone, entro una comunità, o polis (da cui Aristotele dice che siamo animali politici, che viviamo in una polis, una comunità, siamo, si potrebbe dire, gregari, come gli storni e non il passero solitario), rapporto regolato da certi principi. Con l’Etica c’è l’Altro.
Le parole di Gesù sono etiche, “non fare all’altro ciò che non vorresti fosse fatto a te” (che poi è la cosiddetta regola d’oro presente in tutte le civiltà).
I dieci comandamenti, sono etici: non rubare (si ruba all’Altro), non uccidere (si uccide l’altro). Quindi non ci si basa su valori trascendenti, non il Bene e il Male ma su valori immanenti, io e l’Altro.
A ben guardare ogni morale è etica, perché se non si esplica con un Altro, come fa ad esplicarsi? Non a caso Spinoza titolò Etica e non Morale quella meravigliosa opera che è il massimo della cultura filosofica (con buona pace dei cattivi insegnamenti che vengono nelle scuole, dove Spinoza, il “principe della filosofia” è trattato alla stregua di un minore).
Nondimeno la morale qualche rivincita se la prende.
Kant fece una distinzione fondamentale fra “il dovere secondo il dovere” e “il dovere per il dovere”. Esempio pratico: io non parcheggio mai in divieto di sosta. Il mio comportamento è eticamente corretto. Ma lo è anche moralmente? Non è detto. Se io non parcheggio mai in divieto di sosta perché non voglio rischiare una multa, certo, il mio comportamento è eticamente corretto, perché rispetto le leggi della polis, e il rapporto con gli Altri. Ma se lo faccio solo per questo, ovvero “secondo” il dovere, non sono morale, Per esserlo dovrei farlo non solo per il mio interesse di non pagare una multa, ma per il mio desiderio, il mio amore per gli Altri per cui mai farei questo, indipendentemente dal problema di avere una sanzione. O, come diceva Salvemini, non basta non fare il male, bisogna fare il bene. E’ quell’in più che allora è morale, per quanto, si torna al paradosso, quel bene non si può fare se non nei confronti dell’altro.
Si può essere immorali e non etici anche non facendo il male. “Io non feci nulla” dice il protagonista di quello scritto di Brecht, quando vennero a prendere i comunisti, e poi gli omosessuali, e poi gli ebrei. Lui non fece nulla, lui non perseguitò i comunisti, gli omosessuali, gli ebrei. Ma non fece nulla per difenderli, ergo, contribuì, dunque. Anche lo zero, che non è ne positivo né negativo, può essere negativo.
Come, altro paradosso, si può essere immorali ed essere etici. Se il comandamento morale, ed etico) dice “non uccidere” eppure occorrono persone che uccidano, se un nemico ci invade e ci vuole sottomettere. Sono gli anti-coccodrilli contro i coccodrilli di cui parlava Fourier. Necessari nella società.