
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
Segue da questo contenuto: “Il divario da cui nasce la Storia”
La differenza che esiste fra la previsione e il risultato; fra il mondo così come lo percepisce il personaggio prima di agire e la verità che scopre nel corso dell’azione, crea una sorta di divario, ed in questo divario un personaggio volitivo e capace avverte o comprende di non poter ottenere ciò che vuole, agendo al minimo e con parsimonia.
Deve farsi forza e lottare per colmare questo divario intraprendendo una seconda azione…
Questa azione successiva è qualcosa che il personaggio non avrebbe mai fatto prima: deve prendersi dei rischi.
Dobbiamo metterci in testa che a volte è necessario uscire dalla nostra zona di comfort. Dobbiamo mettere in gioco qualcosa per ottenere qualcos’altro che desideriamo.
Questo in genere è un dilemma che cerchiamo di evitare con tutte le nostre forze, nella vita reale.
Ma noi dobbiamo abitare i nostri protagonisti, e spingerci oltre.
Ecco un test che possiamo applicare a qualsiasi storia.
Chiediti: “Cosa rischia di perdere il protagonista? Qual è la cosa peggiore che può succedere al protagonista se non riesce a soddisfare il proprio desiderio?”
Se questa domanda non trova una risposta convincente significa che la storia è concepita male nel suo nucleo centrale.
Per esempio se la risposta è: “Se il protagonista dovesse fallire la vita tornerebbe quella di prima”, vuol dire che non vale la pena di narrare questa storia.
La vita insegna che il valore di qualsiasi desiderio umano è direttamente proporzionale al rischio corso per soddisfarlo.
Più alto è il valore, maggiore è il rischio.
Noi diamo il massimo valore a quelle cose che esigono il massimo rischio: la nostra libertà, la nostra vita, la nostra anima.
Tuttavia l’imperativo del rischio è ben più di un semplice principio estetico: è insito nella fonte più profonda della nostra arte.
Noi infatti, non creiamo storie in quanto metafore di vita, ma le creiamo in quanto metafore di un’esistenza significativa e vivere in modo significativo vuol dire essere in pericolo continuo.
Siete disposti a rischiare il vostro denaro per il vostro libro?
Siete disposti a rischiare l’affetto delle persone?
Scrivete per ore e ore cercando di entrare nel mondo dei vostri personaggi, poi spegnete il computer e vi fa male la testa, vi restano poche energie da dedicare al resto, e mentre parlate con il vostri cari pensate al libro e non siete mai realmente presenti…state rischiando.
Rischi tempo, denaro, affetti perché la tua ambizione è forte.
Ciò che è vero per te, è vero di ogni personaggio che crei.
Adesso riscrivo la frase di prima cambiando “umano” con “personaggio” e quindi viene fuori che:
Il valore di qualsiasi desiderio di un personaggio è direttamente proporzionale al rischio che è disposto a correre per soddisfarlo, maggiore il valore, maggiore il rischio.
Aiutaci a migliorare: cosa pensi dei nostri contenuti?
Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
Il saggio di Umberto Eco "Come si fa una tesi di laurea" (Bompiani, 1977) parte dai fondamentali, spiegando che cos'è una tesi di laurea Ma, se sei qui,...
L'incipit di un romanzo è davvero una delle cose più difficili da scrivere In quest'epoca di gratificazione istantanea, brevi momenti di attenzione e...
Hai deciso di scrivere un libro o lo stai già facendo Ecco 5 step, fra cui la Piramide di Freytag, che ti aiuteranno a farlo senza perdere altro tempo 1...
Quante volte sentiamo parlare di "genere letterario" Forse è un concetto poco conosciuto da chi non ama scrivere o leggere, ma che rappresenta un argomento...
Scegliere il font migliore per scrivere un romanzo non è così semplice Nel self publishing, la libertà di non avere un editore alle spalle consente agli autori...
Introduzione e consigli utili Intreccio, trama, fabula, personaggi, dialoghi, incipit, finale, sono solo alcuni degli elementi che compongono la scrittura di...
Scrivere un libro per bambini spesso viene considerato un compito meno impegnativo che scrivere un libro destinato ai grandi, ma le cose non stanno così Per...
Hai finito di scrivere il tuo libro finalmente Dopo mesi e mesi di fatica è arrivato anche il momento di scegliere il titolo giusto e questo è un compito che...
La prefazione di un libro rimane sempre un elemento misterioso: è necessaria È utile Ma soprattutto cos'è e come si scrive la prefazione di un...
Che tu sia o meno uno scrittore emergente o professionista, oppure un semplice appassionato di scrittura creativa e desideri cimentarti in questo campo,...
Come è nato il genere giallo Il genere giallo è riconducibile con ogni probabilità a quello poliziesco; ad ogni modo, recentemente, sono nati filoni...
L’importanza della scrittura creativa Quante volte ti è capitato di andare in libreria e comprare un libro solo perché ti hanno colpito le prime tre o...
Interessante Donato… il personaggio del libro che ho appena pubblicato è una scrittrice che dopo essere stata convinta a tornare a scrivere, decide di incontrare di persona i personaggi che animeranno il nuovo romanzo. Cosa rischia? Oltre alla vita, sopratutto mette in gioco se stessa, perché l’idea di per sé originale sembra una follia. Lei non ama la banalità, perché è sempre in ricerca…
Ciao Gianmarco, bella idea! Molto originale, sarei curioso di leggerne un’estratto…grazie e continua a leggerci!
“Qual è la cosa peggiore che può succedere al protagonista se non riesce a soddisfare il proprio desiderio?” Bella domanda. A uno dei due personaggi co-protagonisti del mio romanzo sembrerebbe muoversi nel buio, con crescita di ansie, paure, dubbi e barriere. Il fatto solo di credere di riuscire ad appagare quel suo desiderio lo rende (apparentemente) più sicuro di sè, più vicino all’ “altro” e con maggiori certezze. Come se entrare nell’animo altrui, rilevarne, scoprirne e capirne le proprie intimità, livellasse ogni rapporto ponendolo su una base di parità (siamo tutti uomini con stesse debolezze, dubbi e timore di scoprirsi).
Ciao Ciro, si porsi queste domande fa bene alla propria scrittura, allo svolgimento del proprio romanzo, la tua risposta mi fa capire che all’interno dell’impianto della tua narrazione, il protagonista, si muove con un senso ben preciso.
Continua a seguirci!
Cosa rischiava il mio personaggio ai suoi tempi? Rischiava tutta la sua carriera, la credibilità e una vita di studi.
Cosa rischio io oggi raccontando anche l’uomo, cosa che sino ad oggi nessuno ha fatto? Rischio di vanificare il suo lavoro, di farlo passare in secondo piano.
Ma il fatto é che quando leggevo di lui, su ogni testo, era che l’uomo mi mancava … ed é per questa ragione che ho scritto il romanzo.
ciao Valeria, piacere di averti nel nostro blog, non ben capito questo dualismo personaggio-uomo, scusami vorrei poterti rispondere in maniera corretta e così rischio di non soddisfare la tua aspettativa, potresti darmi qualche elemento in più?
Il rischio sta a monte: in una scelta di vita in cui hai rischiato tutto e hai perso tutto. Dopo non ti resta altro che scrivere nello sforzo di capire che cosa accade nell’esistenza. Ma per questo non bastano le storie e i personaggi. Occorre quindi rischiare una solitudine senza fine davanti alla tastiera. Per fortuna ci sono Domenico Scarlatti e una dolce micina.
Ciao Donato, anche questa volta la reazione a tutti gli input contenuti nel tuo articolo non è una sola, cerco di dare un po’ di ordine al commento. Sono d’accordo quando dici che il personaggio, se vuole davvero ottenere ciò che desidera deve correre dei rischi ma secondo me non è sufficiente. Per poter correre dei rischi, prima è necessario prendere atto delle abitudini che lo hanno portato al punto di crisi e cambiare questi schemi. E’ il cambiamento degli schemi comodi e conosciuti che gli dà nuovi punti di vista per capire cosa davvero vuole e solo allora diventerà capace di rischiare. A volte, la vita stessa gli impone una scelta. Ad esempio in “on writing” Stephen king si trova a dover scegliere se continuare a strafarsi e perdere oltre la salute anche la sua famiglia oppure affrontare tutti i suoi mostri e disintossicarsi, è tanto stanco e inizia a combattere non per coraggio perché non è sicuro di farcela ma per salvare ciò che ama, compresa la scrittura. Questo secondo me è il passaggio più difficile: cambiare abitudini e punto di vista. Come tu dici: uscire dalla propria zona di confort. Il secondo punto che mi ha colpito è dove dici “Vivere in modo significativo vuol dire vivere in pericolo continuo” A me sembra che si è continuamente in pericolo quando si ha paura di rischiare. Se non si passa mai a prendersi la responsabilità di agire in prima persona per ciò che si ama, allora si vive continuamente nel pericolo di restare in un certo senso un passo al di qua della vita e questo comporta il pericolo costante di essere depressi. Voglio dire, credo che solo assumendosi dei rischi si può dare un significato alla vita e smettere di restare nel costante pericolo di non vivere. Grazie per l’opportunità di questi scambi interessantissimi A rileggerci,
Un saluto
Sabina
Ciao Sabina, grazie per il tuo commento, come sempre molto molto stimolante. Hai rovesciato lo schema, ed è bello oltre che illuminante. Hai ragione si rischia anche se non si prendono rischi, si rischia di non vivere di non vivere a pieno l’unica vita che ci è stata data, questo però vale nel quotidiano, nella realtà. Quando invece siamo alle prese con la scrittura del nostro libro o quando guardiamo un film (un bel film) allora il personaggio è chiamato a correre rischi, ad uscire dalla sua comfort zone, perché alla base il lettore/spettatore non deve avere pretesti per annoiarsi…
Grazie ancora Sabina e alla prossima!
Ciao Donato, si è vero, credo di aver mischiato un po’ le cose nel mio commento “quel rischio che dà senso al personaggio” In effetti sono partita dalla scrittura e scivolata nella vita reale e forse non sono riuscita a spiegarmi come avrei voluto. Credo di aver fatto questo miscuglio perché mi sono un po’ innamorata del mio personaggio. Un piccolo transfert Grazie,
a rileggerti
Sabina
ciao Sabina, che tu abbia miscelato le cose è un ottimo segno, stai abitando i tuoi personaggi…è questo l’obiettivo!
Ciao Donato, è bellissimo quello che dici. La tua risposta mi dà più sicurezza. Grazie, sei gentile.
A rileggerti
E’ insito in tutti gli umani la volontà di tentare… Ciò implica sempre il rischiare. In relazione alla scrittura, l’autore rischia fin da quando sceglie di mettersi in gioco. Ciò, però, non esclude l’idea nascosta di speranza.
Io scrivo soprattutto poesie. (Ho pubblicato otto libri )
ma anche racconti, e personalmente, cerco sempre di dare un senso alle azioni dei personaggi che li animano. Prima o poi, cercherò di pubblicare una mia raccolta di racconti, attualmente pubblicati qua e là,convinta di rischiare ancora il mio orgoglio di autrice e i miei soldi…Perché? Perché la speranza è l’ultima a morire. Non aggiungo altro che puremi andrebbe di aggiungere… Grazie dell’invito a dire la mia.Cordiali saluti.
Gentile Maria grazie per il tuo commento, io credo che tu debba continuare su questa strada, qualcosa ai posteri tu lascerai, di scritto e di tangibile, lascerai dei libri che magari passeranno anni e anni chiusi a prendere polvere ma quando verranno aperti, letta ed apprezzata anche solo una pagina ne sarà valsa la pena…
(si scrive comfort)
, è un termine entrato in voga nel linguaggio comune da quello della psicanalisi, che intende mostrarci quanto perdiamo della curiosità del bambino che eravamo, per non lasciare le nostre abitudini e rassicurazioni, tipo casa, lavoro, etc)
Ma il mio commento è chiederti se rileggendoil prorio testo, u autore non dovrebbe tagliare le frasi che ripetono un significato già indicato, rischiando di non essere compresi pur di di essere ridondanti.
Comunque, complimenti per il tuo lavoro e il tuo spirito. è eccezionalmente moderno, e, seppur di nicchia, mi ricorda l’ entusiasmo che suscitavano le prime radio libere. Con siti come questo state cambiando la società, tu, altri bloggers e youtubers.
Speriamo bene per la molteplicità delle opportunità, che ci liberino della necessità di essere in un determinato giro di conoscenze, di essere un signor nessuno e comunque pubblicarsi.
Cordialissimi saluti, con ammirazione.
Ciao Claudio, grazie abbiamo sistemato!
Rispondo alla tua domanda: secondo me dipende molto dal contesto, se avresti un esempio da farmi vedere sarebbe ottimale, in generale posso dire che preferirei ripetere senza dare all’occhio rischiando un attimo di rindondanza che non farlo e rischiando di non essere chiari.
Grazie infine per il tuo apprezzamento, sono parole davvero preziose le tue.
Possiamo invertire per una volta i nostri ruoli?
Io faccio la domanda e tu puoi rispondere o sorvolare.
Abbiamo parlato di racconti, di protagonisti e di personaggi.
Ma quando si tratta di poesia, quando questa irrompe all’improvviso nella tua vita, e ti chiede di essere pubblicata perché “freme”. Cosa si deve fare?
Ignorarla? Oppure “liberarla” e proporla a un mondo a cui non interessa? Rischiando anche di essere criticati?
Grazie per la pazienza.
Buongiorno Enza grazie per il tuo commento, rispondo molto volentieri alla tua domanda, conosco quel fremito di cui parli e senza ombra di dubbio ti dico che deve essere liberata, anche se non interessa a nessuno o quasi, è giusto che sia liberata, prima di tutto nei confronti di noi stessi
Grazie.
Gentile e comprensivo.
Buona giornata.
Enza S.
Buongiorno a tutti, queste conversazioni mi piacciono e mi migliorano, perciò spero di dare il mio contributo, quando scrivo mi immedesimo in un set dov ei personaggi si esprimono dando loro libertà, senza particolari forzature, vero è che la penna la muovo io, anche vero che quando scrivo mi rilasso mentalmente e cerco di capire il valore del personaggio all’interno di un contesto quindi da li do più o meno forza e passione nella narrazione, io scrivo storie fantasy e gialli avventura, nel fantasy sono più forte, sarà anche la mia grande passione in tutto ciò che è fantasy, i personaggi, i colpi di scena le idee vengono fuori prepontemente, ma devo ponderare e dargli una cronologia, quì è importante fare degli studi approfonditi su un eventuale pubblico, cosa cerca e perchè, il valore aumenta il rischio in alcuni casi però ne avvalora il contenuto dando vita a qualcosa di materiale, è come vivere quella scena, come se lo scrittore fosse realmente all’interno di quel libro, prende vita e da luogo ad una storia reale, quasi un sogno lucido, io scrivo così, questo mi piace mi regala sensazioni incredibili, voi mi date maggiori spunti di riflessione ed aumentate la sinergia costruttiva interiore, quindi una spinta propulsiva, perciò continuiamo queste conversazioni, senza dubbio costruttive ed interessanti da leggere, la rilfessione è l’inizio del mio viaggio spero anche del vostro, grazie a tutti.
ciao Dario grazie per essere qui, hai dato un bel contributo al valore che ci stiamo scambiando anche in questi commenti e nelle risposte. Hai raccontato quello che è il tuo processo creativo, cosa ti spinge a scrivere ed una parte in particolare mi interessa quando scrivi: cerco di capire il valore del personaggio all’interno di un contesto, mi piacerebbe capire meglio questo passaggio.
a presto Dario e continua a seguirci!
Caro Donato,
Mi sono persa nel blog e come Sabina non riuscivo a capire se i commenti fossero partiti e dove ritrovare le risposte. Poi quasi per caso, navigando in rete, ho ritrovato tutto ed ho ripreso a leggerti.
Devo controllare la registrazione!
Tu affermi che “vivere in modo significativo vuol dire essere in pericolo continuo”. Dovremmo intenderci su cosa intendiamo per significativo, perché poi aggiungi che non vale la pena narrare una storia in cui il fallimento del protagonista lo farebbe tornare alla vita di prima.
Perché no? La vita é fatta anche di sconfitte, di fallimenti, di desideri irrealizzabili,… le vite distrutte sono tante. Non dobbiamo dare spazio ad esse nelle nostre narrazioni?
A Sabina Cumani colgo l’occasione per dire che anche se non avesse fatto riferimento al titolo del suo libro la curiosità ci spinge a cercarlo subito. E poi è anche interessante conoscere le pubblicazioni di chi scrive e se ci va recensirle.
Grazie Donato.
ciao Maria Teresa, mi fa piacere vuol dire che era destino che dovevi continuare a seguire il nostro blog, ora però non perderci più! Se hai difficoltà a visualizzare i commenti scrivimi una mail mi trovi su: [email protected] …
Veniamo a noi: fai bene a fare questa precisazione evidentemente non sono stato abbastanza chiaro nell’esposizione del mio concetto, in realtà intendevo dire che se la sconfitta per il protagonista genera il ritorno alla vita di prima non vi nulla di male, ma, secondo me, nello schema narrativo di un libro (romanzo o racconto) genererebbe un problema di “appeal” con il lettore, il lettore vuole vedere l’evoluzione (positiva o negativa) dei protagonisti, un ritorno indietro potrebbe essere visto da parte del lettore come uno spreco di tempo (ho letto 50 pagine e ora siamo punto e a capo…) in questo senso narrare una storia che torna al punto di partenza potrebbe essere quanto meno rischioso…
Spero tu non sia d’accordo…così da continuare questo appassionante dialogo…
a presto.
Ciao Maria Teresa, mi piace il tuo commento perché sei riuscita ad andare più addentro nel tema del rischio e della possibilità di fallimento…argomento interessantissimo. io ieri mi ci ero un po’ ingarbugliata. Ti ringrazio per avermi nominata a proposito della curiosità per gli altri autori. La condivido molto. Un saluto, a rileggerci
Ho apprezzato le comunicazioni che hai avuto con i vari scrittori.
Sono ancora un po’ impegnato in
attività di volontariato ma penso continuerò a seguirti ed a fare qualcosa anch’io.
Ciao Riccardo grazie per il tuo commento, il nostro e il mio intento è quello di dare più valore possibile. Non solo nei contenuti che cerco di pubblicare con cadenza settimanale, ma anche nelle risposte ai commenti o alle mail che mi inviate, è un circolo virtuoso, voi date tanti spunti, valore e idee a me io cerco di fare altrettanto per voi, continua a seguirci Riccardo.
a presto
il rischio che si corre è quello che non siamo abbastanza forti per affrontare il dolore, la sofferenza e ci rifugiamo spesso nel silenzio, in quell’isolamento dell’anima che da risposte fine a se stessi. Ciao Donato vorrei stampare il mio libro e non so come comunicare con te.
ciao Giancarlo grazie per il tuo commento, devo dire per certi aspetti molto intimo, quindi un doppio grazie per il tuo sforzo nel condividerlo.
Per il libro ti scrivo una mail dal mio indirizzo.
grazie e continua a seguirci!
E’ già una impresa mantenere il personaggio in equilibrio tra azione e conseguenza.Penso che tener conto del rischio pregiudichi la spontaneità dell’azione ,nella vita del romanzo.Nella vita vera è un’altra storia.
Il rischio o le cause di rischio , come la concorrenza, o il Rischio di un dolore sono fatali nell’esposizione di un racconto, certamente possono essere esposte in modo più o meno intrigante.. meritano l’attenzione.