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Si scrive ognuno oppure ogniuno?
La versione corretta dei vocaboli di etimologia incerta costituisce uno dei maggiori dilemmi per chi si accinge scrivere un testo di qualsiasi genere. Questo problema riguarda anche le due parole “ognuno” e “ogniuno”.
Il termine in questione appartiene alla categoria dei pronomi indefiniti singolari, in quanto indica appunto una sola persona di genere maschile (al femminile infatti si utilizza “ognuna” o “ogniuna”).
Dal punto di vista fonosintattico è chiaro che, nella quasi maggioranza dei casi, viene usato “ognuno” che, secondo autorevoli fonti linguistiche, deriverebbe dalla forma più arcaica “ogniuno”.
Proprio per questo motivo non si può dire che “ogniuno” sia del tutto sbagliato, anche se foneticamente risulta decisamente dissonante e quindi poco consigliato per la scorrevolezza del testo.
Anche nel linguaggio parlato la forma maggiormente impiegata è quella senza la “i” dato che il suo suono risulta più armonioso e corretto.
La forma corretta è “ognuno”.
Anche se “ogniuno” era utilizzato in passato, oggi è considerata una forma arcaica e non più in uso. La regola grammaticale attuale prevede che la “i” di “ogni” venga elisa quando si unisce a “uno”, formando così “ognuno”. Questo vale anche per il femminile, quindi si scrive “ognuna” e non “ogniuna”.
Ecco alcuni esempi di come utilizzare “ognuno” in diversi contesti:
Secondo l’autorevole parere dell’Accademia della Crusca, il dubbio principale relativo a questo vocabolo si ricollega a tutte le parole che al loro interno contengono la sillaba “gn”.
Le due lettere “g” ed “n”, che unendosi formano un unico grafema (“gn”) generalmente non prevedono la “i” tranne che per le forme verbali, come ad esempio “guadagniamo”, dove la vocale “i” è consentita.
“Ognuno” è un pronome derivante dall’unione di “ogni” e “uno”, che accostandosi subiscono l’elisione della “i”, trasformandosi dunque nella versione corretta del termine.
Tuttavia anche “ogniuno” non può essere considerato completamente sbagliato, ma piuttosto una versione arcaica e quindi dissonante rispetto alla lingua Italiana di oggi.
In alcune opere antiche, come ad esempio il famoso Decamerone di Boccaccio, la parola “ogniuno” è di uso comune e pertanto non viene valutata come errore, ma ci si riferisce a testi che non rispecchiano l’attuale linguaggio parlato.
La parola “ogniuno” infatti è ormai totalmente desueta, al punto che il Vocabolario della Lingua Italiana la considera fuori dall’uso comune.
A seconda della forma verbale a cui viene associato, questo pronome indefinito può indicare “alcuni” oppure “tutti”: infatti analizzando le seguenti frasi:
“Ognuno faccia il suo dovere”
“Ognuno ha fatto il suo dovere”
Si evince che nel primo caso il termine significa “qualcuno” mentre nel secondo caso indica la totalità delle persone.
Una regola generale della grammatica Italiana dice che, quando il fonema “gn” è seguito dalle vocali “A,E,O,U”, non deve mai frapporre la “i”, tranne i seguenti casi:
In simili situazioni sarebbe un errore la versione senza la “i” che quindi deve essere inserita tra la “n” e la successiva vocale.
Molti studi etimologici concordano sull’ipotesi che, dopo una prima versione “ogniuno”, la grammatica Italiana abbia concesso una soluzione intermedia con la parola “ogn’uno” dotata di apostrofo, termine ormai superato e valutato non corretto.
I principali dubbi sorgono perché nel vocabolo “ognuno” la consonante “n” viene definita “palatale” e pertanto non prevede la “i”, a differenza di altri casi in cui invece la impone.
Concludendo si può affermare con certezza che, pur tenendo conto che “ogniuno” non deve essere considerato un vero e proprio errore, tuttavia la forma corretta e di maggiore impiego rimane “ognuno”.
Chi si appresta a scrivere un libro deve curare in modo particolare l’esattezza grammaticale dei termini perché, oltre alla creatività e all’estro personale, il successo di un testo dipende moltissimo anche dal modo in cui viene scritto e dalla mancanza di errori.
Per avere la certezza di raggiungere questi obiettivi è necessario procedere a un’attenta revisione degli scritti, curando in particolare l’ortografia e la sintassi.
L’autore che ha completato il suo lavoro di scrittura spesso ha esaurito le forze psico-fisiche e si trova quindi in una fase di demotivazione personale e di stanchezza mentale.
Proprio per questo motivo l’importantissima correzione delle bozze viene trascurata e il testo rischia di non essere corretto.
È sempre consigliabile pertanto rivolgersi a professionisti del settore, come i consulenti di Youcanprint, che da anni supportano gli scrittori soprattutto nelle ultime fasi di realizzazione di un libro, procedendo a un’attenta lettura e correzione delle bozze prima della sua stampa.
Scrivere un libro è un’impresa decisamente impegnativa poiché implica un impegno su vari settori (creatività, consequenzialità, conoscenza della sintassi e della grammatica, coerenza stilistica) che possono rivelarsi superiori alle previsioni.
Tuttavia, proprio perché scrivere è un vero lavoro, dovrebbe essere impostato in maniera ordinata e logica, avendo cura di seguire alcune tecniche collaudate da tempo.
Innanzitutto è necessario che l’autore sia in grado di definire con chiarezza le tematiche di cui vuole occuparsi, che possono essere collegate alla narrativa (romanzi o racconti), alla poesia, alla saggistica e alla manualistica (testi scientifici).
Dopo aver definito il suo campo, egli può impostare un lavoro servendosi di una scaletta di argomenti, un mezzo quasi indispensabile per poter procedere con sequenzialità e senza perdere il filo.
Gli scrittori sanno bene che uno dei principali rischi del loro mestiere è la dispersione di idee che può derivare sia dai temuti blocchi creativi, che dalla progressiva perdita d’interesse per il testo.
Una regola sempre valida prevede di organizzare al meglio il proprio lavoro, definendo ad esempio il numero di pagine da completare ogni giorno e rileggendole con attenzione prima di metterle da parte.
Infatti una rilettura immediata permette di scoprire la maggior parte delle imprecisioni grammaticali in quanto la mente dell’autore è ancora fresca e quindi capace di identificare refusi ed errori.
Man mano che l’opera procede, lo scrittore si trova sempre più coinvolto nella stesura del testo e quindi non ha tempo né voglia di correggere una mole imponente di pagine che, inevitabilmente, si accumulano.
Anche se la revisione definitiva è fondamentale per il successo del libro, l’insieme di quelle parziali è altrettanto importante e utile.
Uno dei fondamenti necessari per scrivere bene un libro è la scelta dello stile che deve essere nello stesso tempo personale e comprensibile.
Questo significa che l’autore può lasciare libero sfogo al proprio estro senza tuttavia creare un’opera incomprensibile e di difficile interpretazione.
Lo stile dipende da differenti fattori, tra cui soprattutto un’accurata selezione di termini appropriati e corretti sia grammaticalmente che dal punto di vista lessicale.
Sarebbe sempre consigliabile non servirsi di vocaboli arcaici, stranieri e gergali, in quanto non sempre corrispondenti alle aspettative del pubblico.
Ragionare sul linguaggio da scegliere presuppone inoltre semplicità e chiarezza, che rimangono le più valide chiavi di lettura per qualsiasi pubblico.
Anche l’originalità è un fattore di estrema rilevanza dato che riportare immagini, personaggi e trame già utilizzate da altri scrittori contribuisce a generare sconcerto e poco apprezzamento.
La punteggiatura poi dovrebbe essere usata con estrema attenzione, evitando frasi troppo corte (che interrompono il ritmo narrativo), ma anche troppo lunghe (che potrebbero apparire noiose).
Attenendosi a queste semplici regole è possibile scrivere un libro di successo, anche se si tratta di un’opera prima.
Nella scrittura di qualunque testo, letterario oppure scientifico, la correttezza grammaticale è il principale fondamento per realizzare un’opera di valore, che possa quindi riscuotere il meritato apprezzamento da parte del pubblico.
Per raggiungere un obiettivo del genere bisogna conoscere la struttura delle parole appartenenti alla lingua Italiana, facendo riferimento (in caso di dubbi e incertezze) a fonti autorevoli, come ad esempio l’Accademia della Crusca e il Dizionario della Lingua Italiana.
Bisogna poi tenere conto del fatto che alcuni vocaboli possono avere versioni dissimili, consentite ma non ugualmente scorrevoli.
Numerosi arcaismi, infatti, non vengono considerati veri e propri errori (come appunto nel caso di “ogniuno”), ma contribuiscono ad appesantire la lettura del testo.
In simili condizioni può succedere che lo scrittore in fase di correzione delle bozze si affidi a sistemi automatici digitali, che non sono in grado di rilevare tutte le imprecisioni del manoscritto.
L’intervento umano è quindi indispensabile per redigere un testo perfetto sotto tutti i punti di vista, sia lessicale che grammaticale e sintattico.
Inoltre un professionista che si occupa di queste operazioni riesce a individuare eventuali ripetizioni, refusi, imprecisioni logiche e consequenziali, contraddizioni e molto altro ancora.
Si tratta di problematiche che, nella maggior parte dei casi, sfuggono a una rilettura effettuata dall’autore stesso che generalmente tende a concentrarsi soprattutto sulla trama.
Nella fase conclusiva di scrittura di un libro è molto frequente che subentri una certa sfiducia e che lo scrittore si senta demotivato a causa della sua pregressa fatica intellettiva.
Ecco perché è sempre consigliabile rivolgersi a esperti competenti e qualificati che, per lavoro, supportano gli autori nelle fasi finali di produzione del manoscritto.
Durante una correzione di bozze, infatti, soltanto un estraneo ha la facoltà di scoprite tutti gli errori (anche quelli minimi) che potrebbero penalizzare la resa finale dell’opera.
Il team di Youcanprint è formato da professionisti selezionati che offrono una consulenza completa e di alto livello a tutti gli scrittori alla ricerca di un aiuto finale.
In questo modo l’autore può arrivare alla fase di editing potendo disporre di un manoscritto perfetto sotto tutti i punti di vista.
I quattro presupposti indispensabili (oltre ovviamente all’arte creativa) sono i seguenti:
L’editing non è soltanto una semplice rilettura, ma prevede un’analisi approfondita dei contenuti e della struttura del testo, con particolare attenzione alla coerenza (di spazi e tempi) e alla fluidità.
Grazie a un attento esame si devono eliminare:
È chiaro che un lavoro di questo tipo richiede tempo, pazienza, competenza e motivazione. Per approfondire questo tema, leggi anche:
Se vuole sempre il congiuntivo?
La forma corretta è “ognuno”. “Ogniuno” è considerata una forma arcaica e non è più in uso nella lingua italiana moderna.
“Ognuno” è la forma corretta perché la “i” di “ogni” viene elisa quando si unisce a “uno”. Questa elisione rende la parola più scorrevole e armoniosa.
Sebbene “ogniuno” non sia considerato un errore grave, è una forma arcaica e non viene usata nella lingua italiana contemporanea. È meglio usare “ognuno” per conformarsi agli standard moderni.
Sì, questa regola si applica anche ad altre parole composte con “ogni”. Ad esempio, si scrive “ognuna” e non “ogniuna”.
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Articolo interessante.
A me capitò, per un mio libro pubblicato con YCP, di aver scritto ripetutamente il termine “spiazzale”. Un conoscente che lesse il libro mi disse che era errato e si scrivesse “piazzale” ma io, anche nel mio paese di origine, ho sempre sentito e detto “spiazzale” che quindi riportai senza pensare fosse errato.
Messa la pulce nell’orecchio cercai in web e scoprii che è un termine di origine proprio meridionale, e che non è un errore di scrittura. È persino registrata dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia oltre che in testi dell’800.
Ciao a voi di Youcanprint!