10 metodi per promuovere un libro e vendere di più
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Era un normale mercoledì pomeriggio quando tornando a casa dalla cassetta della posta tirai fuori alcune buste.
Bollette, pensai.
Infatti due su tre lo erano. Ma l’ultima non era una bolletta e non era nemmeno pubblicità, era una lettera. Il nome del destinatario (il sottoscritto) era stato scritto a mano: alla cortese attenzione di Donato Corvaglia e famiglia.
In che senso “e famiglia” ? Pensai ancora.
Sopra aveva il francobollo e il timbro di affrancatura.
Leggermente confuso e abbastanza incuriosito decido di aprirla subito: dentro ci trovo una lettera scritta a mano e una piccola rivista.
Chi scrive ancora lettere a mano di questi tempi?
Ancora più incuriosito ho proseguito e leggendo mi è venuta in mente una cosa. Questa persona è un genio del marketing.
Così ho pensato di buttare giù degli appunti, dei consigli di marketing che ho appreso da questa avventura, perché sono sicuro che possono tornare utili a tutti noi, che ogni giorno ci facciamo in quattro per elemosinare briciole di attenzione dal prossimo.
A quanti verrebbe in mente di scrivere una lettera a mano oggi? Non molti.
Ma allo stesso tempo siamo ossessionati dall’efficienza. Come possiamo essere più veloci?
L’efficienza è la parola d’ordine del secolo e ha senso. Se puoi essere efficiente puoi ottimizzare il tempo facendo le cose che ti piacciono.
Scrivere a mano una lettera e spedirla è probabilmente tanto inefficiente quanto è vero che siamo nel 21° secolo. Non trovi?
Fortunatamente, la tecnologia ha spianato la strada per aumentare la nostra produttività. Queste soluzioni sono onnipresenti:
Tutte le opzioni di cui sopra avrebbero aiutato l’autore della lettera a svolgere prima il suo compito.
Eppure non riesco a ricordare l’ultima volta che un annuncio (di Facebook?) ha attirato la mia attenzione e infatti, non li guardo.
A volte la comunicazione più semplice può essere anche la più intrigante.
Quando ci troviamo di fronte ad un’attività da fare ci concentriamo su quanto tempo impiegheremo a realizzarla. Anche a lavoro, noi ci gestiamo in questo modo.
Tempo totale: quattro ore e mezza e assolutamente non di più!
A causa della pressione, ci sentiamo obbligati a lavorare rapidamente, ma perdiamo di vista il punto principale.
Cioè, arriveremo a concludere l’operazione, a raggiungere l’obiettivo di scrivere l’articolo (per esempio) ma, l’obiettivo qual è? Scrivere l’articolo? O scrivere un ottimo articolo?
In relazione agli step che ci siamo dati non c’è nessuna differenza fra un ottimo articolo e un articolo spazzatura, purché sia uscito.
In pratica avremo sì, messo la spunta su fatto. Ma a che prezzo?
Una versione ad alta qualità vale 10 volte quella di un pezzo scritto male. Eppure è maledettamente facile cadere in tentazione da un punto di vista puramente produttivo, i due articoli sono esattamente gli stessi.
La qualità è il nostro vero proiettile d’argento.
Questa lettera scritta a mano ha un totale di circa 15 righe. L’ho appena cronometrato e mi ci sono voluti circa 6 minuti per ricopiarla, forse qualche secondo in più per scrivere l’indirizzo sulla busta, quindi diciamo 7 minuti in totale.
Non sembra male. Otto minuti non sono molti nel grande schema della nostra vita lavorativa, no?
Poi mi sono chiesto da quanti minuti è composta una giornata lavorativa tipo? Circa 500 minuti?
Ok allora facciamo finta che l’autore della lettera abbia impiegato un suo giorno lavorativo per manoscriverle tutte, quante ne ha scritte? Circa 80. Facciamo che abbia voluto arrotondare a 100 lettere.
Un giorno di lavoro usato per scrivere 100 lettere in cui questo signore (Antonio) non chiede nulla in cambio. Non vuole soldi o aiuto e nemmeno parte del mio tempo, mi ha scritto per darmi lui qualcosa.
Delle 100 lettere diciamo che 80 non aprono proprio e cestinano (sebbene la scrittura a mano invogli maledettamente ad aprire), e supponiamo che 20 la aprono.
Il 20%.
Il 20%, percentuale di cui felicemente faccio parte, leggerà questa lettera e cosa Antonio aveva da dire.
Catturare profondamente l’attenzione di 20 persone con 500 minuti di lavoro, ne vale la pena? Per me si.
Nella quarta riga, siamo nel punto focale della lettera. Non c’è tempo per perdere tempo nei dettagli: se qualcuno sta leggendo la nostra missiva, dobbiamo subito entrare nel vivo entro le prime righe. Altrimenti il cestino è dietro l’angolo, (o in basso a destra sul desktop).
Allora Antonio scrive: non trovi, come me, che l’attuale incertezza e isolamento stiano minacciando il tuo benessere mentale?
Sì, Antonio, sono d’accordo.
Come possiamo ristabilire la nostra pace mentale?
Non Ti conosco Antonio, ma sono sicuro che me lo dirai.
E proprio così, sappiamo perché stiamo leggendo la lettera. Siamo stati preparati per capire qual è il problema, ci sentiamo rassicurati che non siamo solo noi a lottare con i mostri interiori, ed eccoci qui, pronti a trovare la risposta. (Ossitocina nel nostro sangue)
Coinvolgere emotivamente il lettore è una regola fondamentale di ogni buon narratore.
Far sentire le altre persone capite è un talento che molti di noi desiderano affinare, e qui Antonio lo fa con facilità. Metterci nei panni del lettore lo fa sentire vicino, compreso.
Visto che ci siamo, vale la pena leggerla fino alla fine. Dopotutto, il nostro Antonio ha fatto lo sforzo di scrivere a mano per un giorno intero quasi 100 lettere. Quindi potremmo fargli la cortesia di leggerlo fino in fondo.
Antonio continua raccontandoci del beneficio della Bibbia, a quali versetti prestare attenzione, del beneficio della preghiera, e allega anche una rivista che si intitola “Perché pregare?“
Se c’è mai stato un esempio di lavoro completo e ben fatto, è proprio questo. Abbiamo i suoi dati nel caso volessimo metterci in contatto, abbiamo un sito web che possiamo visitare, abbiamo una rivista a cui fare riferimento.
Cos’altro potremmo volere?
RICORDA CHE L’attenzione riguarda il dare.
Cosa puoi dare al tuo pubblico che dia loro valore? Dopo averlo fatto, pensa a cos’altro potrebbero volere.
Nonostante la modalità atipica con cui ha raggiunto i suoi potenziali lettori, quali errori o problemi possiamo ravvisargli?
Nessuno.
Ha scritto una lettera ordinata, con la giusta struttura, educata e con tutti i riferimenti di contatto.
Non mi ha chiesto niente. Niente. Si è fatto sentire vicino, ha condiviso i miei stessi timori, mi ha offerto delle soluzioni.
Sai, a volte confondiamo le cose. Se vogliamo attirare l’attenzione della gente presumiamo che sia impossibile, sosteniamo che il mercato è troppo saturo.
Ma qui, nella forma più semplice di sempre, Antonio ha attirato la mia attenzione. Niente campanelli, niente like, niente influencer ne condivisioni, solo pura perfezione vecchio stile, un foglio e una penna.
se vuoi l’attenzione degli altri non parlare di te, ma dimostrati aperto a comprendere e risolvere i loro problemi o bisogni.
Non c’è niente di sbagliato nel voler/dover riuscire a catturare l’attenzione della gente, ma a volte è evidente che rendiamo la procedura più difficile di quanto dovrebbe essere.
Forse c’è un modo più semplice.
Forse devi dedicare 500 minuti a scrivere 100 lettere per attirare l’attenzione di 20 persone.
Forse dobbiamo abbassare le nostre aspettative anzi, forse dovremmo aspettarci zero. Forse dobbiamo dare senza scuse e chiedere nulla in cambio.
Forse sarà allora che otterremo l’attenzione che desideriamo.
Forse queste lezioni di marketing del passato sono più presenti di quanto pensiamo.
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Ma quindi immagini che un autore possa scrivere a mano le lettere da inviare, ognuna e personalmente, ad ogni ipotetico lettore ????!!!!!!!
Ciao
No, immagino che trovare nuovi modi per distinguersi dalla massa è diventato necessario per attirare l’attenzione….
Condivido il pensiero di Donato e penso a quel termine che si usa qui in Francia per descrivere chiunque sia caduto nel mare delle disillusioni : il termine é “blasé.(cercatevelo tranquillamente;ci fa bene cercare!) Penso che il suo non sia un invito a distinguersi dalla massa (snob) ma un invito a farsi notare in questa massa distrattissima per storia e per dimostrare infine chi siamo e cosa vogliamo dire, tutto quà.
Buongiorno Donato, ti dico subito che la lettera, qualsiasi lettera a patto che non abbia una calligrafia molto chiara, non mi appassiona. Non mi piace dover decifrare parole contorte, mezze parole senza contare i verbi e la punteggiatura. A parte la mia opinione personale, il “nuovo” modo di attirare l’attenzione distaccandoci dall’abusato metodo digitale può sicuramente fare un certo effetto. Esulando dal contenuto su cui avrei da ribattere, sono cattolica praticante che interpreta il Vangelo e non solo la Bibbia come lo scrivente, pone le domande che ognuno di noi si fa, consiglia ciò che il buon giudizio consiglia, dà risoluzioni su cui molti di noi potrebbere dissentire. Concludendo: la tua euforia non è condivisa da me. Forse sono troppo prosaica ma non ho nostalgia per le vecchie abitudini, probabilmente, contrariamente a te, le ho usate troppo e mi sono venute a noia. Scusa se ti ho deluso ma sono sincera.
ciao Daida, evviva la sincerità! Il mio entusiasmo invece è tanto. Il mio pezzo è un voler dire che bisogna in un modo o nell’altro provare a distinguersi dalla massa
Buongiorno Donato,
Mi è piaciuta molto la storia che hai raccontato e le tue riflessioni. Spesso siamo così presi dal misurare tutto in termini di resa e guadagno da aver completamente messo da parte il motivo per cui facciamo qualcosa. Qualsiasi cosa.
Considero una fortuna non dover scrivere per mestiere. Non fraintendetemi – adoro scrivere – ma facendolo solo per hobby, so che lo faccio per amore: mio, dei miei lettori, dei miei personaggi, del meraviglioso processo creativo che mi permette di trasformare il lampo di un’idea in una storia. E senza aspettarmi un profitto, resto piacevolmente sorpresa quando uno sconosciuto, magari all’altro capo d’Italia, acquista il mio libro e il report delle vendite mi segnala un nuovo fan, qualcuno che ha scommesso su di me.
Sì, sarebbe bellissimo poter creare un contatto diretto con chi legge per dirgli: “ehi, questa storia l’ho scritta anche per te, per regalarti un posto in cui vivere un’avventura, per farti conoscere nuovi amici, per mostrarti un pezzo del mio mondo. Spero sia stato un bel viaggio!”
Giusto per ricordare a chi legge che non lo consideriamo solo uno che paga per le nostre storie.
Buona fortuna a tutti gli scrittori .
ciao 🙂 non riesco a risalire al tuo nome, grazie per il tuo splendido contributo … queste parole dovrebbero essere scolpite nella mente di ogni scrittore.
adoro scrivere – ma facendolo solo per hobby, so che lo faccio per amore: mio, dei miei lettori, dei miei personaggi, del meraviglioso processo creativo che mi permette di trasformare il lampo di un’idea in una storia. E senza aspettarmi un profitto, resto piacevolmente sorpresa quando uno sconosciuto, magari all’altro capo d’Italia, acquista il mio libro e il report delle vendite mi segnala un nuovo fan, qualcuno che ha scommesso su di me.
Solo con questo approccio e con il passar del tempo è possibile che quest’hobby possa trasformarsi in qualcosa di diverso… 🙂
Ciao Donato, vorrei scriverti un pensierino ma mi riservo motivazione: il mondo è una matassa ingarbugliata troppo ombre e poca luce. Ci sono pupi e pupari sparsi in tanti regione del mondo. L’utilizzo della tecnologia nata per una cosa è cresciuta per altre cose, l’utilizzo: il profitto. Povero me che non ho mai fatto nulla per interesse.F
ciao Francesco, grazie per il tuo intervento 🙂
Sì Donato ho compreso la motivazione ma obietto: perchè bisogna distinguersi dalla massa? Possibile che tutti oramai scriviamo qualsiasi cosa venga in mente, possibile che non è il testo o il contesto a doversi diversificare dal resto, possibile che tutto è mercerizzato da non riconoscere più il talento o l’emozione di una lettura? Che annientamento, che qualunquismo, che decadenza. Sono sicura che i grandi scrittori e poeti si rivolteranno nella tomba.
Eccoti il commento. Nelle campagne elettorali vi so o candidati che spediscono migliaia di volantini a colori stampati. Altri, molto pochi, anzi pochissimi, si li.itano a scrivere a mano poche centinaia di brevi lettere a persone selezionate. E spesso vincono. Io ne so molto.