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Se hai deciso di scrivere un romanzo o lo stai già facendo, che tu sia un improvvisatore o un pianificatore, hai bisogno comunque di una struttura di base per sapere dove stai andando!
Se per esempio provassi a chiederti:
Una cosa è certa: se vuoi scrivere un buon romanzo hai bisogno di una struttura di base e la buona notizia è che ce ne sono diverse tra cui scegliere.
Di seguito te ne condividerò 7, che hanno funzionato per molti autori best seller.
Ma ciò che funziona per un autore potrebbe non funzionare per te. Quindi esaminali e cerca di capire qual è quella che più si confà al tuo stile.
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La struttura sta a una storia come lo scheletro sta al corpo umano.
La struttura che scegli per la tua storia dovrebbe aiutarti ad allineare e mettere in sequenza:
L’ordine in cui racconti la tua storia determina quanto efficacemente crei drammi, intrighi e tensioni, tutti progettati per attirare l’attenzione dei lettori dall’inizio fino alla fine.
In giro troverai nomi diversi per i vari elementi, ma in realtà sono i medesimi concetti.
Tutte le storie includono versioni diverse degli stessi aspetti.
Inizia con un incipit efficace per la tua storia e stabilisci il problema, la sfida, la ricerca, il viaggio o il dilemma che deve affrontare il tuo protagonista.
Il tuo obiettivo qui è quello di coinvolgere il tuo lettore nel personaggio principale e in ciò che deve realizzare: empatia e credibilità.
L’incidente scatenante è l’avvenimento che tende a sconvolgere l’equilibrio iniziale delle prime pagine e che introduce a breve termine conflitti e tribolazioni e sul lungo termine lascia presagire inevitabili sviluppi.
Cosa genera l’atto di decidere?
Cosa ci porta a dire “ok, lo faccio”!
In genere l’essere umano è di per sé tendenzialmente pigro e conservatore, ora non voglio addentrarmi nei meandri delle motivazioni psico-socio-culturali che portano a questo, prendiamolo come dato di fatto, quindi cosa porta l’uomo a decidere per un cambiamento o a intraprendere delle azioni nuove?
Nella maggior parte dei casi una crisi.
Crisi lavorativa, sentimentale ecc… Qualcosa che minaccia di alterare il nostro status quo. E come reazione per evitare che questa forza antagonista ci cambi la quotidianità, facciamo delle scelte, prendiamo delle decisioni.
Spesso istintive. A volte ragionate, ma al 100% specchio della nostra personalità.
Come nella nostra vita, anche nei nostri romanzi accade questo.
Non confondere il Climax con la Fine del romanzo. È qui che il tuo personaggio sembra aver fallito e fatalmente tutto sembra senza speranza, ma non è così.
Ci sono i Climax delle scene e il Climax della storia, ognuno a suo modo e con la sua importanza è sempre risolutivo e di svolta. Qui trovi un ottimo esempio di Climax che avviene già nelle prime pagine di un romanzo.
La risoluzione conclude la tua storia. Il tuo protagonista deve avere successo o fallire, in base a ciò che ha imparato dalle crisi e ciò che ha affrontato nei Climax. Questo è anche il punto in cui risolvi le questioni in sospeso, soddisfi e appaghi il tuo lettore.
Questa struttura è adatta a chi appartiene più alla famiglia degli improvvisatori, che non amano quindi pianificare (anche se una struttura di base ed una direzione la devono avere per sapere dove stanno andando).
L’efficacia di questa struttura è nella sua semplicità e consiste in questi quattro passaggi:
Naturalmente quei guai dipendono dal tuo genere letterario, ma per farla breve, dovrebbe essere il peggior problema possibile a cui puoi pensare.
Per un thriller, potrebbe essere una situazione di vita o di morte.
In un romanzo rosa, potrebbe significare che una giovane donna deve decidere tra due pretendenti – e poi la sua scelta si rivelerà un disastro.
E questo problema deve avere una posta in gioco abbastanza alta da reggere per l’intero romanzo.
Un avvertimento: qualunque sia il dilemma, significherà poco per i lettori se prima non trovano ragioni per preoccuparsi del tuo personaggio.
Evita la tentazione di rendere la vita facile al tuo protagonista. Ogni complicazione deve avere un collegamento logico con quella precedente e le cose devono peggiorare progressivamente fino a quando…
La situazione è così disperata che il tuo protagonista deve usare ogni sua risorsa e tecnica acquisita per superarla, diventare eroico e dimostrare che le cose non erano così irrimediabili.
Qui devi decidere tu se ricompensare i tuoi lettori con il finale che si aspettano, oppure no…
Inizia il romanzo mentre gli avvenimenti sono già in corso. La cosa importante è che il lettore deve avere la sensazione di trovarsi già nel mezzo degli accadimenti quando inizia a leggere.
Guarda questo bellissimo inizio In Media Res di La Strada di Cormac McCarthy.
Cosa fa funzionare l’inzio In Medias Res ?
È tutto nel gancio.
In genere dopo un inizio in media res l’autore durante la narrazione racconta gli accadimenti precedenti, a ritroso.
È proprio quello che accade in La Strada, per esempio.
Il resto della struttura In Media Res è costituito da:
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Questa struttura è stata elaborata da Christopher Vogler ed è spesso usata per strutturare romanzi rosa, fantasy, fantascienza e horror.
Per esempio Tolkien ha utilizzato la struttura Viaggio dell’eroe per Lo Hobbit.
Bilbo vive una vita serena e tranquilla nella sua Contea, scandita dai ritmi della campagna ed è per questo che inizialmente rifiuta la prima chiamata all’avventura.
Il mago Gandalf (che presto diventerà il suo mentore) lo convince ad accettare la chiamata.
Bilbo lascia la sua sua vita tranquilla, confortato da Hobbit, e si imbarca in una pericolosa ricerca attraverso la Terra di Mezzo, trovandosi lungo la strada in tutti i tipi di guai possibili.
Bilbo riesce a mettere su una squadra, insieme a nani ed elfi per sconfiggere nemici come draghi e orchi.
Lungo la strada affronta una serie di prove che spingono il suo coraggio e le sue capacità oltre ciò che riteneva possibile.
Alla fine, contro ogni previsione, Bilbo raggiunge la caverna più profonda, (altro step scandito da Vogler nel Viaggio dell’Eroe) la tana del temibile drago, Smaug, dove si trova l’obiettivo finale della sua ricerca. Bilbo ha bisogno di rubare il tesoro dei nani da Smaug.
Passaggio 3: Bilbo vuole tornare alla sua vita di prima
Smaug è stato sconfitto, ma i nani affrontano un’altra battaglia contro un esercito di orchi. Bilbo viene colpito alla testa durante la battaglia finale e si presume morto, ma non lo è. Riesce a tornare nella Contea, ma non più lo stesso Hobbit che odiava l’avventura.
Chi utilizza questo tipo di struttura consigli di iniziare con la risoluzione e poi di viaggiare a ritroso.
Ciò garantisce un efficace arco di sviluppo dei personaggi.
La Rowling ha utilizzato la struttura dei 7 punti per il suo Harry Potter e la pietra filosofale.
I sette punti
In La Pietra filosofale , questo è quando incontriamo Harry Potter che vive nel sottoscala.
Harry scopre di essere un mago.
Quando i troll attaccano, Harry ed i suoi amici si rendono conto di essere gli unici che possono salvare la situazione.
Harry ed i suoi amici vengono a conoscenza della Pietra Filosofale e decidono di trovarla prima che lo faccia Voldemort.
Harry deve affrontare il cattivo da solo dopo aver perso Ron ed Hermione durante la loro ricerca per trovare la Pietra.
Quando lo specchio capisce che le intenzioni di Harry Potter sono pure, gli viene data la Pietra Filosofale.
Harry sconfigge Voldemort.
Se sei uno Pianificatore allora ti piacerà il metodo Fiocco di neve.
Abbiamo già parlato di questo metodo qui.
Inizia con un’idea centrale e aggiungi sistematicamente più idee per creare la tua trama, falla cresce proprio come farebbe una palla di neve che cade da una montagna.
Questa formula si rifà direttamente ad Aristotele e all’antica Grecia, puoi trovare moltissimo nel libro “La Poetica” e paradossalmente oggi è Hollywood ad usarlo di più.
È il più semplice che puoi usare.
Presenta i tuoi personaggi principali e crea l’ambientazione .
Robert McKee, (story consultant di fama mondiale) suggerisce di sbloccare questa fase iniziale con il cosiddetto “incidente scatenante” – un problema che fa uscire il protagonista dalla sua zona di comfort e stabilisce la direzione della storia.
Crea un problema che inizialmente può sembrare di trascurabile importanza ma che via via diventa più complesso. Più il tuo protagonista cerca di ottenere ciò che vuole, più sembra impossibile per lui raggiungerlo.
Un buon finale ha:
Qual è l’ultimo libro o film che hai visto con una struttura a tre atti? A me viene in mente Jurassik Park e a te?
Nel suo popolare libro Plot and Structure, Bell introduce questo concetto.
The Umbrella Academy di Gerard Way utilizza questa struttura della storia.
Dopo aver sentito che il loro padre adottivo è morto ( elemento disturbante), i sei fratelli tornano nella loro casa d’infanzia.
Qui apprendono che il mondo finirà tra pochi giorni (Porta 1). Mentre i fratelli provano tutto ciò che è in loro potere per fermare la potenziale apocalisse globale, creano inconsapevolmente un’altra minaccia tra di loro.
Questo porta a una battaglia finale (Porta 2).
In definitiva qualsiasi sia la strada che sceglierai per il tuo romanzo, sappi che devi usare quella che più senti congeniale al tuo modo di essere.
Spesso faccio riferimento a due diverse modalità di approccio di scrittura: pianificatore e improvvisatore proprio per questo motivo, ma ogni volta però, ci tengo a precisare che nessuno dei due approcci può comunque prescindere dalla una strutturazione anche minima.
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Ciao Donato, alla tua domanda rispondo di essere una pianificatrice, o almeno ci provo. Si certo perchè, cerco di dare molto spessore ai miei protagonisti, infarcendoli di stima, risolutezza e con un forte potere decisionale. Mi diverto a scrivere perchè invito i personaggi a far parte della mia storia, portandoli ad una fine non calcolata; ma dove ognuno ne saprà tracciare il personale epilogo.
Grazie sempre per il tuo ottimo supporto.
Ciao Claudia, grazie per il tuo commento! Hai senz’altro arricchito il mio contenuto con la tua ottima testimonianza!
Grazie Donato per sapere spiegare sempre con semplicità dei concetti per nulla facili. Scrivere non è difficile, ma sapere emozionare con la scrittura non é facile.
Non mi vedo in nessuna delle due categorie perché penso di prendere da entrambi in base a dove mi porta la storia.
Se posso approfittare per farti una domanda: quanto è corretto inserire un punto interrogativo nel titolo di un libro? Grazie ancora per tutti i consigli e i suggerimenti che ci dai ogni volta
ciao Ivan, grazie a te! E’ esattamente come dici, la differenza sta tutta lì, fra scrivere per scrivere e scrivere per emozionare! Rispondo volentieri alla tua domanda: a meno che non si tratti di Manuale te lo sconsiglio fortemente. Potresti pensare ad una forma passiva senza punto int. e comunque sempre da mettere in un eventuale sottotitolo… fammi sapere!
Grazie Donato per il consiglio. Appena sistemo il titolo pubblicherò sicuramente il racconto, ovviamente con voi!!!
perfetto Ivan! Grazie ancora!
Mi definirei un pianificatore che improvvisa, nel senso che non so dove andrò a parare, ma questo lo decido progressivamente. È come se pianificassi di srotolare un gomitolo un po’ alla volta nel giro di alcuni mesi, durante i quali avviene il travaglio creativo. Per quel che riguarda i vari tipi di struttura narrativa che hai elencato, non saprei proprio in quale di essi identificarmi. Grossomodo la struttura classica come è stata definita, potrebbe essere quella nella quale identificarmi maggiormente. Gli altri tipi mi sembrano troppo complicati.
ciao Gianfranco, grazie per il tuo contributo!