Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Tanto per cominciare ricorda sempre che devi usare il se seguito dal congiuntivo quando dopo trovi una condizione Esempio: Sarei molto felice se tu...
Spesso rimandiamo il più possibile di fare qualcosa e poi, quando finalmente prendiamo una decisione ed entriamo in azione, ci sorprendiamo della relativa facilità, e ci chiediamo perché temevamo così tanto.
Gran parte delle azioni umane rientrano nelle nostre possibilità, ma le decisioni richiedono tanta forza di volontà.
Cosa genera l’atto di decidere?
Cosa ci porta a dire “ok lo faccio”!
In genere l’essere umano è di per sé tendenzialmente pigro e conservatore, ora non voglio addentrarmi nei meandri delle motivazioni psico-socio-culturali che portano a questo, prendiamolo come dato di fatto, quindi cosa porta l’uomo a decidere per un cambiamento o ad intraprendere delle azioni nuove?
Nella maggior parte dei casi una crisi.
Crisi lavorativa, sentimentale ecc…qualcosa che minaccia di alterare il nostro status quo. E come reazione ad evitare che questa forza antagonista ci cambi la quotidianità, facciamo delle scelte, prendiamo delle decisioni.
Spesso istintive. A volte ragionate, ma al 100% specchio della nostra personalità.
Come nella nostra vita, anche nei nostri romanzi accade questo.
Il nostro protagonista non fa altro che reagire continuamente a forze antagoniste che tendono a schiacciarlo, modificarlo, annientarlo.
Ma se stai scrivendo un libro, la crisi nel romanzo, più che nella vita, è la scelta obbligatoria della storia, ci deve essere e non puoi prescinderne.
Facci caso, pensa all’ultimo libro che hai letto.
Pensa all’incidente scatenante, ne abbiamo parlato qui.
A partire da esso, il pubblico di lettori prevede con sempre crescente chiarezza la scena in cui il protagonista si troverà faccia a faccia con le forze antagoniste.
Ti è mai capitato?
Cosa porta il protagonista a questo faccia a faccia?
La crisi, che deve essere un vero dilemma, deve essere la scelta fra beni inconciliabili, fra il minore dei due mali, o un insieme delle due cose che pone il protagonista sotto il massimo della pressione.
Esempio!
Qui di seguito riporto l’esempio tratto dall’ultimo libro di Michael Connelly: Doppia Verità.
Il detective Bosch (protagonista) si trova a tu per tu con i suoi nemici, quelli che lui crede essere gli assassini del duplice omicidio in una farmacia di San Fernando, California, al quale Bosch sta indagando.
La scena è questa.
Ecco il detective Bosch di fronte alle sue forze antagoniste, faccia a faccia, chiamato a prendere una decisione rapida!
Hai letto come reagisce?
La scelta che il protagonista compie in questo momento ci fornisce la visione più penetrante della sua personalità più profonda: la massima espressione della sua umanità.
Ma perché Connelly decide di mettere la crisi proprio ora e proprio in questo punto?
Non esiste una regola aurea, ma in generale dobbiamo sapere che la collocazione della crisi è determinata dalla lunghezza dell’azione.
Di solito crisi e climax si verificano nella stessa scena di svolta, come questa appena mostrata da esempio (non inserisco la pagina successiva per non spoilerare), ma ovviamente la colluttazione fra l’uomo e il detective Bosch continua e culmina in un climax che deve evidentemente essere a favore di una dei due.
Ora supponendo che ad averla vinta sia stato Bosch, ritorniamo alla nostra domanda: perché Michael Connelly ha messo il climax qui? E non in un altro punto della storia?
Rispondere non è facile anche perché non esiste una risposta univoca o una regola unica, quello che possiamo dire con maggiore certezza, invece, è che per arrivare a questo importante climax ci abbiamo impiegato 248 pagine e che in generale quindi è bene collocare crisi e climax principali non troppo vicini all’incidente scatenante, per evitare problemi relativi alla varietà di sviluppo e di ripetitività della storia.
Ora potrei mettere a supporto di quanto scritto un’altro passo del libro di Connelly, ma facendolo (parlando di climax crisi e punti di svolta) rischierei di rovinare la sorpresa a chi ha intenzione di leggere questo avvincente romanzo.
Per questo motivo prendo una scena tratta dalle prime battute, ma allo stesso modo molto efficace ed esplicativa.
Siamo a pagina 25, il romanzo è appena iniziato, il detective Bosch riceve dei colleghi in visita e gli portano brutte notizie: sembra che una delle sue passate indagini (20 anni prima) abbia avuto delle falle e portato un uomo innocente alla pena di morte.
Una notizia devastante.
Come se questa non bastasse, mentre Bosch cerca di riflettere su come reagire, arriva un’altra notizia.
Vediamola direttamente dalla pagina del romanzo.
Come abbiamo potuto leggere Bosch è chiamato a compiere una scelta, restare e discutere sul primo evento o andare con Lourdes e affrontare questo nuovo caso di duplice omicidio?
Decide di andare. (climax risolutivo della scena).
La scelta che il protagonista compie anche in questo momento ci fornisce la visione più penetrante della sua personalità più profonda: la massima espressione della sua umanità.
Nulla avviene per caso.
Approfondimento.
Su come Connelly apre il suo nuovo romanzo Doppia Verità, potremmo restare a discutere ancora a lungo; quello che vorrei saltasse all’occhio è che già nelle prime 14 pagine avviene questo:
Incidente scatenante principale.
Presentazione delle forze antagoniste.
Crisi.
Climax.
Connelly è davvero un grande scrittore.
Abbiamo usato Doppia Verità anche in questo articolo, dove abbiamo analizzato la tecnica della semina e della raccolta. Connelly la usa molto efficacemente, se sei alla prese con la scrittura di un romanzo, o hai in progetto di farlo ti consiglio di leggerlo.
Bene, grazie per aver letto tutto il contenuto.
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Se vuoi acquistare il libro puoi cliccare qui: Doppia Verità – Michael Connelly, è un link affiliato.
Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
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