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Come si scrive “se stessi”?

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se stessi come si scrive

Avere padronanza della grammatica è uno dei requisiti fondamentali di uno scrittore professionista o in erba. L’italiano è una lingua che oltre a includere termini inglesi, francesi o provenienti da altri idiomi, è in costante evoluzione, motivo per cui, alcune regole considerate sacre fino agli anni Ottanta-Novanta oggi sono state rivisitate e considerate per certi versi obsolete.

È il caso di “se stessi” che, dagli anni 2000, ha sollevato non poche perplessità sulla modalità di scrittura. In tanti si sono occupati della questione, dividendosi in sostenitori delle tradizioni e della modernità. Se fai parte della generazione dei Millennials (o antecedente), ricorderai sicuramente che scrivere sé stessi veniva considerato dagli insegnanti del tempo un errore molto grave. Il pronome riflessivo (con l’accento dunque) non poteva essere accostato a stesso e a medesimo. Come mai, adesso, è più facile trovare testi letterari che includono questa forma? Quale delle due è più corretta: sè stessi oppure se stessi? Proviamo a fare chiarezza in merito.

Appunti di grammatica: l’uso del sé

Prima di affrontare l’argomento, concentriamoci sull’uso corretto del se. Il pronome, utilizzato alla terza persona singolare e plurale, serve a costruire la forma riflessiva dei verbi. L’accento grafico, posto dal basso verso l’alto, da sinistra a destra, altrimenti noto come acuto (ad esempio Pietro parla troppo di sé), serve da regola a distinguere il pronome dalla congiunzione (Puoi portarla con te, se preferisci) o da quello atono (Se ne andò).

La regola grammaticale vigente fino agli anni Ottanta e Novanta richiedeva l’assenza dell’accento in abbinamento a stesso e a medesimo. Scrivere sé stesso o sé medesimo era considerato un errore molto grave. Ma perché adesso questa forma figura in più testi di autori di un certo rilievo?

Alcuni studiosi sostengono che il sé (accentato) trova riscontro solo nel caso in cui sia necessario distinguerlo da stessi inteso come congiuntivo imperfetto del verbo stare, alla prima o seconda persona singolare. Il concetto diventa più chiaro mettendo a paragone le frasi Mi chiedevi se stessi bene e Pensano solo a sé stessi.

Tuttavia, esistono altre interpretazioni controverse che rendono una regola grammaticale semplice più difficile e articolata di quello che sia in realtà. Chi meglio dell’Accademia della Crusca avrebbe potuto chiarire il dilemma? Sai bene che si tratta di una fonte molto autorevole, per cui possiamo fidarci di ciò che asserisce.

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Sé stessi o se stessi? Cosa ne pensa l’Accademia della Crusca

Visitando il sito dell’Accademia della Crusca e leggendo l’argomentazione sul dilemma posto da più di un utente, ho notato anche in questo caso diverse interpretazioni.

Gli esperti riportano più citazioni prima fra tutte quella estrapolata dal GRADIT, ovvero il Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da Tullio De Mauro, in cui in più passaggi si preferisce la versione non accentata. Invece, il Dizionario della Lingua Italiana di Sabatini Coletti considera la variante passabile “si può non accentare prima di stesso, medesimo” e, di conseguenza, inserisce una serie di frasi e citazioni d’autore che fungono da esempio. Quella di Dante ha catturato la mia attenzione e te la copio di seguito virgolettata “in se medesimo si volgea co’ denti”.

Lo stesso pensiero viene riportato nel Dizionario della lingua italiana di N.Tommaseo e B. Bellini con diversi esempi.

Rimanendo nella pagina del sito, vengono presi in esame anche i casi in cui si preferisce accentare il pronome tonico riflessivo, come riportato nella Grammatica italiana – Italiano comune e lingua letteraria di Luca Serianni. In sostanza, per definizione, quando il sé viene usato come pronome e non come congiunzione vuole l’accento. L’omissione di quest’ultimo è accettata solo nei casi in cui è impossibile fare confusione: Pensa solo a se stesso oppure Pensano solo a se stessi.

Il DOP – Dizionario d’ortografia e di pronunzia, curato e redatto da Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli, sulla questione scrive: “frequenti ma non giustificate le varianti grafiche se stesso, se medesimo, invece di sé stesso, sé medesimo”, lasciando quasi intuire che la mancanza dell’accento sia da considerarsi un errore.

Il Manzoni, invece, preferisce utilizzare entrambe le forme, come riporta la LIZ (Letteratura Italiana Zanichelli) del 2001. Lo scrittore e poeta milanese usa la forma se stesso in 18 contesti, come nel Fermo e Lucia “lecito anzi bello il condannare, cioè quando uno giudica se stesso. Vedete quello che hanno pensato dei loro scritti amorosi – Tomo 2, cap. 1.12”. Questa variante, tuttavia, è del tutto assente nelle edizioni successive dei Promessi Sposi. La forma sè stesso, con accento (il Manzoni usa perlopiù quello grave, anziché quello acuto come facciamo noi), è presente invece in 33 contesti, come per l’appunto i Promessi Sposi del 1840 “tremava anche per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora sè stesso, somigliante alla paura del fanciullo – Cap. 8.67”. A conti fatti, sembra che l’autore preferisca più questa variante che quella non accentata.

Se stessi o sé stessi: qual è la formula corretta?

I grossi dubbi sollevati nel corso degli anni circa la corretta grafia dell’espressione, non troverebbero fondamenta perché la questione è molto semplice e chiara. Diciamo quindi che nei decenni abbiamo solo voluto complicarci l’esistenza. Secondo l’Accademia della Crusca la forma più corretta è sé stessi, anche se l’assenza dell’accento non è da considerarsi un errore grave.

Per stabilire se si scrive correttamente se stessi oppure sé stessi sono state create due diverse scuole di pensiero. Pare che la questione sia nata a causa dei libri di testo. La regola riportata tra le pagine dei libri accademici in realtà non è assoluta. Nonostante la forma sia la più diffusa allo stato attuale come testimoniano le ricerche su Google (fino al 2014 se stesso restituisce quasi dieci milioni di risultati contro il quasi un milione e trecentomila di sé stesso) non vuol dire che l’accento renda la formula errata.

Se dobbiamo essere puntigliosi, l’accento va posto solo in sé, sé stessi e sé medesimi in modo da evitare qualsiasi possibile confusione con il congiuntivo imperfetto, ma non in se stesso. Ovviamente, viene logico chiedersi perché tanto clamore mentre per casi come laddove e là dove, o da e dà (verbo) non sono mai state fatte obiezioni.

Aldilà delle riflessioni fin qui fatte, non mi sento di esprimere un giudizio dicendo cosa sia giusto oppure sbagliato. Più che altro vorrei spingerti alla ragionevolezza: la scelta di una formula piuttosto che un’altra non può essere condannata. Allo stato attuale, troviamo una schiera nutrita di grammatici fortemente rispettosa delle tradizioni ed altri moderni, invece, sostengono la versione con l’accento. A te la scelta.

Conclusioni

Riassumendo, se stessi e sè stessi sono entrambe forme accettate dalla grammatica italiana. La prima perché è stata ampiamente trattata e argomentata nei testi di scuola (a torto o a ragione), la seconda per studi condotti sulla forma da illustri storici della lingua come Dardano, Serianni e altri.

Aldo Gabrielli nella sua opera, Si dice o non si dice? Guida all’italiano parlato e scritto, definisce questa differenza una “regoletta” dura a morire. Per i linguisti moderni non solo porre l’accento davanti a stesso e medesimo è corretto, ma anche da preferire rispetto alla formula decantata dai libri scolastici e affini.

Spero di esserti stato utile con questo articolo e di aver chiarito tutti i tuoi dubbi. Ricorda che scrivere è una cosa seria e il tuo talento potrebbe farti diventare un professionista. Coltiva con assiduità lo stile, la forma, trova di volta in volta una storia interessante con un intreccio capace di appassionare il pubblico e personaggi che conquistano i lettori. Soprattutto, però, studia tanto e in maniera approfondita la grammatica italiana, le sue regole e le eccezioni.

Saper scrivere significa anche distinguerti per un linguaggio comprensibile, fluido, scorrevole che nella sua semplicità si caratterizza per una buona varietà lessicale. Se sei ancora alle prime armi (ma anche un professionista potrebbe averne bisogno) potresti trovare giovamento dai servizi di correzione bozze di Youcanprint.it.

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