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Scegliere il font per il tuo libro può essere una scelta davvero difficile. In questa guida parlavamo delle 5 regole da rispettare per la scelta del font per la tua pubblicazione. In un commento, un nostro Lettore ha sollevato una questione importante: “qualche suggerimento in questo post sarebbe quasi dovuto, io vi consiglierei di editarlo e di aggiungere qualche buon font.”
Eccoci qua! Lo faremo con questo articolo, iniziamo però a guardarci intorno.
Risposta facile e scontata: il Garamond! Anzi vediamo di essere più precisi, il “Simoncini Garamond”
Un misto di Francia e Italia: Claude Garamond tipografo francese che ha disegnato il famigerato “Garamond” nel Cinquecento circa, e Francesco Simoncini, Bolognese doc che ha un po’ giocato con il carattere del collega francese e ha perfezionato quello che, possiamo definire, il carattere dell’editoria italiana.
Ora che abbiamo presente questa panoramica sull’editoria italiana, che non fa mai male, analizziamo i tipi di carattere per ogni tipo di pubblicazione. Diamo solo qualche suggerimento.
Innanzitutto, vi anticipiamo che parleremo dell’interno, del vostro impaginato. La copertina ha tutt’altra storia. Dovremmo usare dei font che abbiano un connubio perfetto tra eleganza e leggibilità. Dovrebbero aiutare il lettore a non perdersi nel carattere ma aiutarlo nella lettura. Esistono migliaia di font gratuiti ma cerchiamo di fare una selezione e ne sceglieremo 3 per voi:
Disegnato da David Perry, questo font passa inosservato e lo abbiamo scelto perché si avvicina al classico Garamond e Simoncini. Non rompe gli schemi ma aiuta il lettore con la sua leggibilità quasi immediata. Adatto per i romanzi e libri di Poesie.
Uno dei font che rompe! Si rompe un po gli schemi non è uno dei classici ma merita una menzione particolare per la sua grazia nello stile.
Pagella si fa apprezzare per essere un mix di modernità e classicismo e rende comunque la lettura agevole, molto tondo e graziato nelle sue forme rendono questo font adatto anche a testi scientifici e saggistica.
Questi sono i font gratuiti che potete utilizzare senza spendere un centesimo. Ma di gratuiti ce ne sono a migliaia, la selezione è stata fatta per seguire quel mix di leggibilità di un testo e del carattere stesso, eleganza, adeguatezza del progetto.
Dopo averne consigliati tre adatti al nostro scopo, ve ne sconsigliamo tre… rullo di tamburi…. ecco la classifica dei peggior font per una pubblicazione!
Facci sapere la vostra scelta, come sempre… Buon Self-Publishing!
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Questo articolo è molto interessante, è un bene che sia stato dato spazio anche ai font gratuiti, che il costo è spesso un problema per chi si autopubblica.
Dei tre a pagamento citati il Garamond è forse il più elegante ma anche il meno leggibile, soprattutto a schermo (se pensiamo ad un ebook). Poi mi sembra che sia anche un po’ soft rispetto agli altri, e questo diminuisce ulteriormente la sua leggibilità. In fase di editing dev’essere una tortura.
Ma anche sulla carta stampata non l’apprezzo particolarmente. Certo è forse il più preciso. Lo vedo bene solo nella saggistica, cataloghi e similari.
Il Palatino è un altro font elegante, che però si estende troppo in larghezza, per questo lo vedo poco in un libro di poesie, per usarlo nei miei libri per esempio dovrei ridurre il carattere, il che comprometterebbe gravemente la leggibilità.
Può essere utile in un romanzo o in un racconto lungo quando si vuole guadagnare qualche pagina.
A me personalmente stufa.
Il Baskerville mi sembra che vada ultimamente di moda, è sia elegante che leggibile. Quello e l’Harriet forse saranno i caratteri che andranno per la maggiore in futuro per i romanzi. Quest’ultimo in particolare mi sembra molto leggibile, eppure elegante.
Dei tre font da te suggeriti mi sembra molto buono il Sorts Mill Goudy, che non rinuncia a nulla. Non è soft, è leggibile, è abbastanza elegante.
Per i miei libri resto al Cambria, meno elegante ma molto leggibile, ha una bella impronta su carta ed è il più completo tra tutti. Ecco, questo è un aspetto da non sottovalutare, la completezza dei caratteri e la qualità dei caratteri speciali.
Si sposa perfettamente con un libro di poesie essendo molto compatto, senza mai rinunciare alla leggibilità.
Un’altra cosa che ho notato è che i caratteri a pagamento sono di qualità superiore rispetto alle alternative gratuite, vedi Baskerville e Libre Baskerville. Quindi se si può è meglio pagare.
Il Times New Roman resta sempre una garanzia per ogni tipo di pubblicazione. Non conta essere diversi, conta essere buoni. Elegante, leggibile, buona impronta sulla carta. Gli standard sono standard non per caso.
Articolo interessante, vi ringrazio per l’aggiornamento allo stesso. Sarebbe utile e più immediato per il lettore che l’articolo fosse anche pratico. Perché non fate come il menù font Apple dove il nome del font appare scritto con in font stesso? Così a colpo d’occhio si educa e introduce alla differenza ed invoglia, altrimenti l’articolo è piuttosto astratto. Sia nella lista degli editori che nei tre font che suggerite. Fate vedere subito che differenza c’è tra Garamond, Garamond Simoncini, Palatino, etc. Anche una sola parola secondo me é meglio, o potrebbe essere complementare, delle foto delle due pagine.
Tenete a mente che molte persone come me leggono la posta dal cellulare, on the go, con poco tempo per “copia incolla” di ogni singolo nome di font degli editori italiani e per la ricerca. Il colpo d’occhio è fondamentale per una comunicazione effettiva, sopratutto qui che si parla di font, ossia caratteri che impattano l’occhio. Spero il mio contributo sia gradito e vi torni utile.
Io uso sempre Calibri che è il carattere che mi iace di più. Garamond sarà anche il più usato dall’editoria italiana, ma a me non piace e non mi piace nemmeno Times New Roman, che trovo “aguzzo”. Magari permette di ridurre le giustezze a parità di testo, ma nn mi piace proprio