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In genere la differenza fra lo scrittore che ha più successo e quello che ne ha meno o proprio per nulla, sta anche nella strategia di lavoro che utilizza: scrivere dall’esterno verso l’interno piuttosto che dall’interno verso l’esterno, per esempio.
La differenza fra scrivere e sapere “come” scrivere, è fondamentale.
Abbiamo già trattato questo argomento ad un livello un pochino più teorico qui. Oggi, come promesso in quell’incontro, riprendiamo l’argomento da un punto di vista più pratico.
Vediamo un esempio esplicito di cosa intendiamo per scrivere dall’esterno verso l’interno.
Ci sono scrittori che spesso tendono ad avere una procedura più o meno simile a questa: gli viene in mente un’idea, ci pensano su per un po’, prendono degli appunti, poi vanno dritti alla tastiera e iniziano scrivere.
esempio: SCUOLA – PARCO – MATTINA –
Descrizione – descrizione – descrizione, entrata in scena personaggio A e B
Personaggio A: dialogo – dialogo – dialogo
descrizione – descrizione – descrizione…
Personaggio B: dialogo – dialogo – dialogo
Con questa procedura continuano a scrivere e scrivere e così via fino ad arrivare a pagina 120 (per esempio).
La storia a questo punto, si potrebbe pensare abbia raggiunto la giusta lunghezza.
Ed ecco che entrano in gioco gli amici-parenti-conoscenti.
Alcuni la leggono veramente e dicono che “sì, la storia è carina! Mi piace la scena di quando il cane Bobby scappa di casa! Anche quella sulla spiaggia al tramonto è bellissima, ma che sorpresa quando trovano quella bottiglia con il messaggio! Nell’incidente d’auto mi è venuto un colpo! Fortuna che non è successo niente a Matteo...” è tutto molto bello ma c’è nel complesso qualcosa che non convince, forse il finale, o la parte centrale…
Così, lo scrittore un po’ incerto mette insieme tutte queste impressioni e da inizio alla seconda stesura pensando: “ok come faccio a tenere insieme queste scene che adoro e che piacciono tanto ai miei amici e nello stesso tempo modificare i punti deboli…?”
Ritorna alla tastiera e ricomincia a scrivere…
CASA – GIORNO – GIARDINO –
Descrizione – descrizione – descrizione, entrata in scena personaggio A e B
Personaggio A: dialogo – dialogo – dialogo
Personaggio B: dialogo – dialogo – dialogo
descrizione – descrizione – descrizione…
ma nel frattempo rimane aggrappato alle sue scene preferite, e giunge così ad una nuova stesura.
Stessa procedura di sopra, fotocopie-amici-pareri-riscrittura, rimanendo sempre aggrappato alle sue (e quelle degli amici) scene preferite .
E così via, per quante volte? Tre, quattro, cinque? Fino a raggiungere lo sfinimento e decidere che sì, adesso il libro è perfetto.
Ora è il momento di trovare un editore o un servizio di selfpublishing, per arrivare, sfiniti, alla pubblicazione.
Libro pubblicato.
Pausa di riflessione.
Vediamo adesso, invece, come agisce lo scrittore più incline ad avere successo, o perlomeno, che meglio si predispone a ricevere buone vendite e gradimento.
Se ipotizziamo che la prima stesura di un libro in media richiede circa 4-5 mesi, lo scrittore impiega almeno i primi 3 a scrivere su dei fogli la scaletta della storia.
Come indica il termine stesso, si tratta di costruire la storia per gradini successivi.
Utilizzando frasi semplici e coincise lo scrittore descrive gradino per gradino ciò che accade in ogni scena, e come queste scene fanno evolvere nel complesso la storia.
Si inizia a definire così il disegno della storia.
Esempio di gradino, pezzo (o scena): “Si alzo che erano le 4 del mattino per bere un sorso d’acque e in cucina ci trovo un intruso”.
Va scritto e messo lì come un pezzo del grande puzzle che comporrà la storia.
Solo in seguito lo scrittore deciderà che posizione assegnare a questo pezzo all’interno del grande puzzle della storia, o di eliminarlo del tutto.
Qual è la scena (gradino) che determina l’incidente scatenante?
E sul climax – quale scena sarà il climax del primo capitolo? Quale il climax della prima parte? E quale della seconda parte? E così via per tutta la trama.
Per almeno 3 dei 4-5 mesi totali, il lavoro sarà questo e deve essere questo per uno solo motivo: distruggere il lavoro fatto.
Si, perchè il 90%, o quasi, di quello che scriverà andrà distrutto per il semplice motivo che la prima stesura è sempre mediocre rispetto alla seconda e alla terza…la paziente ricerca della qualità porterà a creare molto, ma molto più materiale di quello che serve, ed a nessuno di questo materiale (gradini, scene ecc…) lo scrittore sarà particolarmente affezionato, anzi, non vede l’ora di sbarazzarsene.
La vera storia è ancora lontana.
Lo scrittore sicuro di sé, può distruggere tutte le scene che vuole, perché sa di poterle riscrivere meglio, non esistono limiti alla creatività.
Lo scrittore sicuro di sé potrà delineare la stessa scena in dieci modi diversi per poi decidere anche di eliminarla completamente. Alé.
Questo processo a cosa porta?
Porta alla scrittura di decine e decine di pagine, che giorno dopo giorno crescono sulla sua scrivania, pile di fogli con le biografie dei suoi personaggi, racconti del mondo immaginario, racconti delle vicende storiche di quel mondo, di annotazioni, di immagini, di ricerche e di fantasie di ogni genere, mentre la storia pian piano viene organizzata all’interno della scaletta.
Alla fine, dopo settimane, dopo mesi, lo scrittore scopre il climax della sua storia e allora magari da questo punto procede a ritroso e rielabora tutto partendo da questo climax.
Alla fine ha in mano una storia.
Ma non si rivolge agli amici per chiedere loro di leggerla.
No.
Chiede di raccontargliela per vedere che effetto gli fa, per verificare direttamente che emozioni suscita.
Vuole guardare negli occhi l’amico e vedere la propria storia svolgersi lì.
E mentre lo fa, lo studia: l’amico viene agganciato dall’incidente scatenante? Il climax lo convince? L’evolversi e la conclusione quali sensazioni gli suscitano?
Qualsiasi storia, presentata sulla base della scaletta definitiva, deve essere in grado di afferrare l’attenzione, e tenere vivo l’interesse per almeno 10 minuti (che non sono pochi).
Finché buona parte degli ascoltatori, amici o meno, non sono entusiasti dell’ascolto non c’è motivo di andare avanti.
Al contrario se la risposta al racconto è uno sguardo ammirato, o rapito e attento, accompagnato da silenzio e voglia di ascolto allora il dado è tratto.
La storia è quella giusta.
Se vuoi approfondire ti consiglio la lettura di quest’altro contenuto: Scrivere dall’interno verso l’esterno.
Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
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Ciao Donato, di sicuro quello che hai scritto ha un basamento valido e importante. Infatti mi sono iscritto a un corso di scrittura di un corto e sono sicuro che molte cose da te suggerite, le ritroverò nel “programma”. Però finora ho seguito sempre il mio filone costruttivo e le mie 150 pagine in molti le hanno divorate in due giorni (parole loro). Pertanto mi voglio mettere in gioco e cercare di migliorare ma non voglio nemmeno “rompere il mio giocattolo” che funziona bene.
Che ne pensi?
Grazie!
ciao Gianmarco, vorrei dare uno sguardo al tuo manoscritto, sono curioso, sempre che a te faccia piacere un parere in più.
Fai benissimo a fare il corso di scrittura, non smontare il giocattolo se prima non acquisisci le nozioni giuste a capire se davvero va smontato o solo perfezionato 🙂
un caro saluto e a presto
Ciao Donato, intendi che ti devo mandare il file? Di sicuro il giocattolo va migliorato, penso in primis nei dialoghi. Poi a corso ultimato (sono 5 lezioni) ti manderò le mie impressioni, se ti fa piacere.
si Gianmarco mandamelo, non ti assicuro una rapida risposta, ma farò del mio meglio, ok fammi sapere anche sul corso!
Va bene Donato. A quale indirizzo? Grazie e buon lavoro!
ciao Gianmarco, invia a: [email protected] grazie
Argomento pregnante…..Bello!!!! Io scrivo da anni, potrei dire da sempre, perché è una spinta irrefrenabile cui non riesco a sottrarmi. Ho però avuto il pudore di non rendere pubblica questa mia passione per…rispetto del lettore? Per la consapevolezza delle mie poche abilità letterarie? Perché ho più l’aspirazione a condividere che a vendere? Potrei continuare, ma credo che sia una summa di questi ed altri freni. Ultimamente, però, visto l’incalzare dell’età, ho deciso di osare, di mettermi in gioco..ma che fatica!!!! Impiego tempo a finire un mio lavoro, sia di poesia , che di narrativa o saggistica. Vi metto mano più volte e mi sembra non sia mai da considerarsi finito. A volte decido di chiudere..per stanchezza…:-)) Ho chiesto la prova di stampa, alla vostra piattaforma, di un romanzo di cui mi piacerebbe avere il tuo parere, ma forse chiedo veramente troppo. Non credo meriti di essere pubblicato….ma vorrei un parere autorevole e le dovute “critiche” che mi aiuterebbero ad aggiustare il tiro della mia modalità di scrittura. Grazie della tua cortese attenzione.
Giovanna
ciao Giovanna grazie ma non darmi più credito di quanto ne meriti però, posso darti certamente un consiglio e ne sarei contento, fammi avere una copia 🙂 a presto!
Ma che bello!!!! No, non esagero, hai le competenze per poter darmi i consigli di cui ho bisogno. Davvero lo leggerai?? Come ti faccio avere il file? Via WeTransfer? A quale recapito?
ciao Giovanna, grazie certo mandalo a [email protected]
Grazie!!!! Lo farò subito!!!! Buon fine settimana!!!
Posso inviare il file allo stesso recapito che hai lasciato a Gianmarco?
Grazie
Giovanna
Si 🙂
Cosa devo dire? Per me è tutto da rifare. Dopo questa spiegazione non scriverò più. Io non vado per gradini ma per spicchi di trama ma se mi dilungassi troppo dimenticherei il filo di unione spontaneo e incandecsente che mi ha dato la spinta a scrivere. Diverso è quando si scrive di un fatto avvenuto dove gli elementi sono già decisi, ma quando si scrive di fantasia per raggiungere un ideale tanti scalini mi distrarrebbero. Certo non sono una scrittrice di successo e non lo sarò mai, ma vado come un treno se non mi devo fermare a tante stazioni. Forse è per questo motivo che scrivo romanzi che arrivano a max 200 pagine.
Questi commenti e risposte sono già un vero passo di iniziazione …….
ciao Graziella, certo grazie a tutti per i commenti sempre pertinenti e costruttivi!