9 cose che devi sapere prima di Pubblicare un Libro con Amazon KDP
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Usare uno pseudonimo, in campo letterario, vuol dire pubblicare un libro senza rivelare la propria identità. Da George Orwell a Pablo Neruda, passando per J.K. Rowling e Yasmine Khadra, sono numerosi gli scrittori di ieri e di oggi che hanno preferito utilizzare un nome falso.
Le ragioni di questa scelta sono disparate: a volte è per evitare discriminazioni, altre ancora per sentirsi liberi di scrivere senza dover pensare a eventuali conseguenze. In qualche caso invece è semplicemente la presenza di un’omonimia con qualche altro artista. Se vivi negli Stati Uniti e ti chiami Stephen King, pubblicare un libro senza generare confusione nel pubblico, potrebbe rivelarsi un’impresa titanica!
Da un punto di vista strettamente letterale, la parola pseudonimo deriva dal greco e consiste in un appellativo che sostituisce il nome e il cognome anagrafici di un autore.
Si tratta quindi di un nome fittizio da non confondere con il nome d’arte o locuzioni come alias o il modernissimo a.k.a (acronimo di also known as). Qualunque sia la sua forma, lo pseudonimo non sostituisce il nome reale quindi qualsiasi documento ufficiale dovrà essere firmato con le generalità dell’autore. Tuttavia, è possibile richiederne alla SIAE il riconoscimento, a patto che sia originale e non utilizzato da altri.
Quante volte ti è capitato di utilizzare il termine nome d’arte come sinonimo di pseudonimo? In realtà sono due concetti completamente diversi. Il nome d’arte consiste in un nome e cognome differenti da quelli reali. Un esempio? Mark Twain in realtà si chiamava Samuel Langhorne Clemens.
Lo pseudonimo è invece un appellativo di fantasia che sostituisce il nome e il cognome: Stendhal sta per Marie-Henri Beyle, Pelè per Edson Arantes do Nascimento o Fedez per Federico Leonardo Lucia.
La letteratura è ricca di storie interessanti circa l’utilizzo di pseudonimi famosi. Prendiamo ad esempio Stephen King. Sapevi che gli editori, una volta giunto all’apice del successo, gli vietarono di pubblicare più di un libro l’anno? Per aggirare l’ostacolo, il celebre scrittore statunitense iniziò a scrivere sotto il falso nome di Richard Bachman. L’avventura però durò poco, appena quattro romanzi.
George Eliot, considerato da tutti un uomo, in realtà era Mary Ann Evans. Temendo che i suoi libri fossero bollati come “romanzetti femminili da quattro soldi” decise di celare la sua vera identità.
Il mestiere di scrivere non sempre è ben visto in famiglia. Il giovane Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, per togliersi di dosso la figura di un padre padrone e poco incline all’arte, decise di nascondersi dietro l’identità di Pablo Neruda.
Anonimato, privacy, libertà di espressione, a volte marketing: i motivi per cui un autore decide di utilizzare uno pseudonimo sono numerosi. Prima di elencarti le 8 ragioni per cui potresti adottare un nome diverso dal tuo, è necessario spendere qualche parola sull’argomento marketing.
Gli esperti di settore sono concordi nell’affermare che la scelta di uno pseudonimo per un libro può influenzarne le vendite e ti dimostriamo subito il perché.
Mettiamo il caso che ti chiami Mario Rossi: hai una delle generalità più diffuse in Italia, un elemento che può creare confusione se esiste già un altro Mario Rossi scrittore e non solo. La tua identità è comune e rischia di non attirare l’attenzione del lettore. Uno pseudonimo originale invece ti offre la possibilità di distinguerti e di incuriosire.
Stessa cosa vale per un nome e cognome impossibili da pronunciare. Wilhelm Albert Vladimir Popowski de La Selvade Apollinaris de Wąż-Kostrowitcky non avrebbe mai potuto pubblicare un libro: le sue generalità, difficili da leggere, avrebbero occupato gran parte della copertina. Per riuscire a farsi conoscere (e per vendere), decise di chiamarsi semplicemente Guillaume Apollinaire.
Quali sono le altre ragioni per cui potresti usare uno pseudonimo? Te le raccontiamo di seguito.
Un vecchio adagio francese recita “pour vivre heureux, vivons cachés” ovvero per vivere felici è meglio vivere nascosti. L’anonimato in letteratura è un cappotto di quelli caldi e avvolgenti che ti permettono di nascondere la tua attività, di proteggere la tua famiglia o addirittura di staccarti da essa. In alcuni casi invece è un elemento necessario per evitare noiosi quanto difficili parallelismi con la tua storia personale. Eric Arthur Blair, per evitare di coinvolgere la famiglia nell’attività di scrittore, decise di celarsi sotto il nome di George Orwell.
Nascondersi sotto una diversa identità rende liberi. Vuoi pubblicare un romanzo dove si parla di erotismo? Lo pseudonimo ti evita inutili imbarazzi in ambito professionale, con il partner, con i tuoi genitori e non solo. Rende libera la tua penna, niente male vero?
Judith Rumelt aveva una storia in testa: parlava di una ragazza, di cacciatori di demoni e di rune. La mise nero su bianco, dando vita a una delle saghe più apprezzate nel mondo dell’urban fantasy, gli Shadowhunters. Prima di pubblicarle però decise di cambiare nome: Judith Rumelt divenne Cassandra Clare, uno pseudonimo più elegante e un chiaro omaggio a un romanzo della Austen.
Hai scritto un romanzo seguendo questo decalogo? Adesso prova a immaginare il tuo nome e cognome stampati sulla copertina. Ti piace o provi un senso di fastidio, come se quelle lettere non rispecchiassero la tua vera identità? Se è vera la seconda ipotesi, usa uno pseudonimo e risolvi il problema!
Ci sono alcuni ambiti lavorativi come, ad esempio, l’insegnamento che spesso mal si conciliano con la tua attività di scrittore.
A un genitore magari può destare qualche perplessità il fatto che l’insegnante dei suoi figli scriva storie hard oppure thriller in pieno stile splatter. Usare uno pseudonimo è la scelta più semplice e conveniente per evitare inutili imbarazzi e continuare a esprimerti in piena libertà.
Lo abbiamo detto all’inizio. Se ti chiami Mario Rossi, Ana Gonzalez o John Smith e vuoi fare lo scrittore, può capitarti che ci siano degli omonimi e che quindi il tuo romanzo venga confuso con quello di un altro. James Patterson, lo scrittore americano più venduto al mondo, conta numerosi omonimi che, come lui, hanno deciso di intraprendere la carriera di scrittori. Confondersi è un attimo!
In alcuni casi l’omonimia si traveste da omaggio e riconoscimento. Se hai amato alla follia un personaggio, puoi decidere semplicemente di chiamarti come lui.
La privacy è un elemento ben diverso dall’anonimato. Spesso gli scrittori, pensiamo al caso di Elena Ferrante, non vogliono che si sappia nulla della loro vita privata e decidono quindi di celarsi dietro un’altra identità. Usare lo pseudonimo inoltre è necessario per tutelare l’identità di un autore ancora minorenne.
Hai iniziato la tua attività da blogger utilizzando un nome di fantasia e vuoi che il pubblico ti riconosca all’istante. È il caso di Zerocalcare, al secolo Michele Reich, che ha deciso di firmarsi con il nickname inventato per caso una decina di anni prima.
Il bello della vita è che non sai mai dove ti porta e questo è vero soprattutto in campo artistico. Magari la tua prima fatica letteraria non è andata a buon fine oppure ti sei fatto conoscere come autore di gialli ma la tua crescita personale sta spostando il tuo interesse verso la narrativa rosa. Per evitare di generare confusione nel lettore, puoi semplicemente scegliere un appellativo fittizio e ricominciare da zero.
Tra i vari motivi per cui dovresti usare uno pseudonimo rientra anche quello relativo al genere. Per quanto sia spinoso e anacronistico ammetterlo, a volte il pubblico ha ancora delle opinioni sessiste su una varietà di argomenti.
In campo letterario spesso si è portati a credere che un uomo difficilmente possa scrivere romanzi rosa, oppure che una donna possa occuparsi di intelligence militare. Puoi lavorare per sradicare questa concezione oppure, se sei uno scrittore esordiente e non hai intenzione per adesso di impegnarti una battaglia tutta in salita, usa uno pseudonimo.
Fino a questo punto ci siamo interrogati sullo pseudonimo, sul significato e perché scegliere di utilizzarlo. Ma come si fa a trovare quello giusto? Segui queste regole.
La prima domanda che devi porti è semplice. Il nome che sto per scegliere mi sembra carino e divertente: penserò la stessa cosa tra dieci anni? Usare uno pseudonimo è come farsi un tatuaggio: è una scelta permanente e non solo. Il nome d’arte influisce direttamente sulla tua attività e sull’immagine che trasmetti ai tuoi lettori. Non dimentichiamo l’aspetto giuridico: se decidi di registrare il nome d’arte alla SIAE, per quattro anni non potrai più cambiarlo.
Il rischio è quello di farsi prendere la mano dalla fantasia. Lo pseudonimo deve essere semplice, quasi eufonico. Prova a pronunciarlo per qualche giorno a voce alta e scrivilo varie volte su un foglio, a mo’ di firma. Ti fa sentire bene, rispecchia la tua essenza? Perfetto, è quello giusto!
Non fermarti mai alla prima idea. Sperimenta, attingi dai nomi della tua famiglia, prova a giocare con le lettere del tuo nome o cognome oppure divertiti a utilizzare come nome quello di uno dei tuoi personaggi preferiti e come cognome una città famosa. Ami la mitica Jo di Piccole Donne:perché non provare Jo London oppure Jo Leeds o ancora Jo Nantes, se preferisci le atmosfere francesi?
Ci sono momenti in cui la fantasia viene meno oppure sei indeciso tra mille spunti. Usa un generatore di “pen name”! In rete ne trovi diversi, ti basta cercare su Google, scegliere la lingua desiderata e prepararti ad accogliere la tua nuova identità letteraria!
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Ciao Alessandro, grazie per il tuo interessante post.
Nell’era dei social networks, in cui tutti cercano di mettersi in risalto, utilizzare uno pseudonimo (magari un nome straniero) può sembrare una scelta inappropriata, raramente condivisa. Personalmente, ho deciso di usare uno pseudonimo anglosassone per pubblicare le mie tre antologie di racconti di fantascienza, non solo per una questione di riservatezza personale, ma anche perchè mi sembrava in linea con il genere di narrativa (il mio pseudonimo ha una certa assonanza con i nomi di scrittori famosi quali Philip K. Dick e Howard Phillips Lovecraft). Insomma, mi sembrava la soluzione più adatta per ricreare l’atmosfera della fantascienza anni ’50 e ’60 alla quale mi ispiro.
Grazie di nuovo a voi di YouCanPrint per l’ottimo lavoro e il vostro encomiabile servizio.