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Analessi e prolessi: cosa sono, a che servono, esempi

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cosa sono analisi e prolessi

Analessi e prolessi: di cosa stiamo parlando esattamente?

Fornire al lettore qualche anticipazione sulla storia narrata: è questo lo scopo della prolessi, in inglese chiamata “flashforward“. Il termine viene infatti usato per indicare quella tecnica narrativa che consiste nello svelare agli spettatori gli eventi che si verificheranno in futuro.

Questo importante elemento descrittivo viene usato, oltre che nel campo della retorica, della filosofia e del cinema, perfino nelle narrazioni letterarie, spesso affiancato alla cosiddetta “analessi“, un’ulteriore tecnica descrittiva che, viceversa, fornisce al lettore il racconto di un fatto avvenuto in precedenza, allo scopo di fornirgli maggiori dettagli e catapultarlo nella storia che sta leggendo.

Il significato che questo termine spiega è quello di “ripresa”: il narratore recupera al presente (ed espone al lettore) dettagli e avvenimenti avvenuti nel passato. Ma non solo: il concetto di analessi compare anche quando, all’interno di una determinata frase, la stessa parola o espressione viene ripetuta dal narratore diverse volte, in modo da rafforzarla.

Per comprendere il concetto basta fare un esempio, immaginiamo questa frase: “ci fu una ovazione nei confronti del narratore, una lunga ovazione”. Come si nota in questo esempio, l’analessi viene usata allo scopo di rafforzare una determinata frase descrittiva, ripetendo diverse volte la stessa espressione si fonisce al lettore un’idea più forte del concetto che si sta esprimendo.

Soffermiamoci nei dettagli sul concetto di prolessi e analessi, anche con utili esempi, per cercare di capire perché queste due tecniche vengono utilizzate in una narrazione.

LEGGI ANCHE >> Il ritmo narrativo: tempo e velocità della storia

Cos’è l’analessi?

Due termini che, in apparenza, potrebbero confondere e sembrare difficili da applicare in un testo narrativo: l’analessi e la prolessi. Con alcuni esempi pratica capire queste due tecniche descrittive è in realtà molto semplice.

L’analessi è un procedimento narrativo con la quale si interrompe momentaneamente il racconto per introdurre un breve avvenimento del passato.

Lo scopo è quello di permettere una piena comprensione del testo da parte del lettore e, per raggiungere questo obiettivo, il narratore sospende la narrazione al tempo presente e la trasferisce temporaneamente al passato, in modo da colmare alcune lacune informative del lettore su fatti importanti della narrazione.

Lo scopo è dunque quello di fornire un quadro più chiaro e completo al lettore, in modo da rendere la narrazione più esaustiva e attrattiva. Si può affermare dunque, che la funzione dell’analessi è sostanzialmente esplicativa.

Le analessi, nel corso di una narrazione, vengono spesso utilizzati per raccontare fatti avvenuti non solo in un arco temporale precedente rispetto al tempo presente della narrazione, ma ancora prima di ciò che i lettori della storia percepiscono come il principio del racconto.

Nel primo caso viene usato il concetto di “analessi interna”, mentre nel secondo caso si parla più propriamente di “analessi esterna”.

Per comprendere la differenza fra i due concetti possiamo fare alcuni esempi: immaginiamo che il racconto narrato si svolga dal 1990 al 2020, e la narrazione fino a quel momento è arrivata al 2015, la narrazione momentanea di eventi e circostanze verificatisi nel 2010 rappresenta un’analessi interna, mentre la narrazione di eventi verificatisi nel 1980 si sostanzia in un’analessi esterna.

Cos’è la prolessi?

La prolessi invece, che consiste viceversa in un’anticipazione, si sostanzia in una pausa momentanea dalla narrazione sul tempo presente, con lo scopo di narrare al lettore degli avvenimenti futuri e fornirgli così una sorta di “assaggio” su ciò che si verificherà in futuro.

Se l’analessi ha lo scopo di fornire esaustivi elementi per la comprensione del lettore, la prolessi ha invece l’obiettivo di creare un po’ di attesa nel lettore, fornendogli, appunto, degli elementi di anticipazione su ciò che avverrà nel proseguo della trattazione.

Gli esempi di analessi e prolessi

Utilizzare degli esempi pratica su come l’analessi e la prolessi può essere usata in un racconto narrativo, ci permette di capire le differenze tra le due tecniche e comprendere il perché, i vari autori, ne fanno un vasto uso nei testi narrativi. La frase che segue è un primo ed esplicativo esempio di analessi:

Si sedette su una panchina e restò con lo sguardo fisso verso il mare. Ormai i segni del tempo rigavano il suo viso, aveva sessant’anni e non si fermava più a pensare a se stesso. Si ricordò di quando era ancora un bambino, e con i suoi fratelli si divertiva castelli di sabbia che in un attimo il mare sgretolava. Ora di castelli di sabbia lui non riusciva più a costruirne.

Questa frase, come si nota subito, è perfettamente rappresentativa dell’uso di una tecnica di analessi: qui l’autore fa riferimento a un evento misterioso del passato, che indubbiamente riesce subito a catturare l’interesse e la curiosità del lettore spingendolo a continuare la lettura.

Va da se che, quest’ultimo, sarà portato e stimolato a proseguire nella trattazione. Riconoscere un’analessi come si nota è facile: ogni volta il lettore è immerso nel racconto, e la trattazione si interrompe momentaneamente con ricordi o narrazioni di eventi avvenuti nel passato, si può affermare di trovarsi di fonte a un’analessi.

Quando invece ci troviamo di fronte a un racconto anticipatorio, ovvero una sospensione temporanea della storia con una frase che “anticipa”, nel verso senso del termine, gli eventi futuri, è corretto parlare di prolessi.

Come individuare facilmente analessi e prolessi?

Individuare analessi e prolessi è semplice: quando nel racconto viene fatto un passo indietro, improvviso e breve, di fatti avvenuti indietro nel tempo, siamo di fronte all’analessi, non importa di quanto recente sia il fatto passato narrato, l’analessi narrativa (chiamata non a caso anche “flashback“) è un vero proprio salto nel passato, serve per esplicare il racconto al lettore e renderlo più chiaro, permettendogli di immergersi correttamente nella storia e comprenderne a fondo il significato.

Dal punto di vista tecnico la prolessi è una figura retorica di tipo sintattico, che fornisce al lettore un evento anticipatorio che, in una normale ricostruzione narrativa, andrebbe svelata soltanto in un momento successivo, allo scopo di mettere in risalto una certa parola o concetto.

Ma la prolessi, in base al testo in cui viene usata, non produce soltanto un effetto espressivo anticipatorio: una prolessi può anche configurarsi come un semplice “commento” narrativo utilizzato dall’autore come affermazione di quanto appena dichiarato. Immaginiamo di leggere la seguente frase: proseguendo il mio cammino ho avuto modo di cambiare idea su questa mia opinione.

Come si nota da questa frase, il narratore “anticipa”, cercando di stimolare la curiosità del lettore, qualche evento futuro che, nel proseguo della trattazione, verrà poi ripreso ed esposto dall’autore in modo più approfondito.

La stessa cosa si può vedere in ordine all’analessi: quando l’autore, fa un breve commento personale su ciò che avvenne nel passato, ci troviamo ancora una volta davanti a una tecnica narrativa che ha lo scopo di esplicare in modo migliore la storia raccontata.

Immaginiamo di leggere questo commento di analessi: “ciò che accadde in quel lontano 1995 mi avvertì del pericolo imminente che correvo, e fu da lì che iniziai a cambiare la mia vita”.

Come si nota in questa frase, il narratore cerca di “catturare” l’attenzione del lettore e la sua curiosità, svelandogli che nel passato è avvenuto un evento chiave che ha cambiato il corso della storia, elemento che, l’autore, specificherà in modo più approfondito nel corso della trattazione.

Perché si usa la prolessi?

Si è visto che la prolessi all’interno di un contenuto testuale viene usato per “anticipare” qualcosa, attraverso l’uso di un certo fatto che avrebbe dovuto comparire soltanto in seguito. Ma nell’ambito narrativo la prolessi assume lo stesso “significato”: narra un certo fatto narrativo in modo anticipato, e dunque rivolto al passato, in modo poi da continuare la narrazione al tempo presente.

La “prolessi narrativa” in particolare, viene generalmente aperta dall’autore tramite un’introduzione che, in realtà, costituisce la parte finale del contenuto raccontato.

Per comprendere basta pensare all’accenno che un autore può fare su uno dei protagonisti principali: magari fa subito cenno della morte del protagonista, ma soltanto rapidamente e senza soffermarsi su altri dettagli, in modo poi da ritornare a ritroso nel tempo e riprendere la storia dal principio dandole un senso logico.

In questo caso la prolessi diventa quasi un elemento descrittivo finalizzato ad attrarre il lettore, proiettandolo direttamente nella fine della storia preannunciandogli e lasciandogli immaginare i possibili risvolti del racconto.

Il lettore, conoscendo in anticipo la storia (ma solo parzialmente), se ne sente attratto e continua la lettura spinto dalla curiosità.

Non a caso, la prolessi narrativa, viene spesso utilizzata anche nei film, allo scopo di incuriosire il telespettatore e indurlo ad aspettare il finale.

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