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Se ti chiedessi quando inizia un romanzo?
Immagino tu abbia alzato gli occhi al cielo e detto: “dall’inizio, ovviamente!” Ok, ti perdono.
La maggior parte degli scrittori non inizia il romanzo con la prima riga. Molti direbbero che non iniziano nemmeno con la scrittura.
La maggior parte dei romanzieri prende appunti, annotazioni, scarabocchia frammenti di dialoghi, colleziona fotografie, ritagli i giornali, fa ricerche in musei e biblioteche, abbozza idee per scene, esplora vari temi e persino fa visite in loco prima di scrivere.
Mesi o addirittura anni di riflessione, rimuginazione, meditazione e gestazione mentale possono aver luogo prima che le idee, i personaggi, i temi e le ambientazioni abbiano abbastanza forza, forma e coerenza concettuale per essere portati sul foglio (di carta o digitale).
Ma anche se la prima frase di un romanzo è raramente la prima frase che un romanziere scrive, è sempre il punto di partenza per il lettore. E la prima frase deve trascinare il lettore verso la seconda, e poi la terza, e la quarta, e così via finché non dimenticano che stanno leggendo le frasi e si perdono nel mondo dello scrittore.
Quindi, l’inizio del romanzo ha il compito fondamentale di gettare un incantesimo irresistibile sull’immaginazione del lettore.
Questa discussione sull’inizio del romanzo pone la domanda su dove finisce l’inizio.
Quando diciamo “l’inizio”, intendiamo i primi capitoli? Le prime pagine? Un paragrafo o solo la prima frase?
È una buona domanda a cui è difficile rispondere, se insistiamo nel definire l’inizio in termini di lunghezza.
Se lo definiamo come il numero minimo di parole necessarie per fare tutto il lavoro che un inizio deve fare, allora potrebbe essere più facile da riconoscere.
Che ne pensi?
Un buon inizio di romanzo deve riuscire a fare tutto questo:
Ora capisci perché la maggior parte degli scrittori non inizia con l’inizio del romanzo?!
È molto più facile tornare a scrivere l’inizio dopo aver scritto buona parte del libro, perché a quel punto molte più informazioni ti saranno chiare e le avrai metabolizzate meglio prima di trasferirle sul foglio.
Un altro compito che l’inizio ha, è sempre quello di presentare al lettore lo stile dello scrittore, la sua voce e il tono del romanzo stesso.
Di nuovo, questi aspetti si sviluppano spesso nel corso del racconto della storia e vengono risolti solo nelle modifiche finali.
Quindi, per rendere espliciti il tuo stile, voce e tono nella prima frase e nei paragrafi di apertura, potrebbe anche essere necessario attendere fino a quando non avrai completato il corpo del tuo manoscritto.
Chiaramente dopo aver tenuto in debita considerazione tutte queste informazioni, ad un certo punto devi iniziare a scrivere e così avrai un inizio provvisorio per farti andare avanti. Ma dovresti mettere in conto di cambiarlo o aggiornarlo.
I romanzieri spesso si sforzano di più per ottenere l’inizio giusto rispetto a qualsiasi altra parte del testo. Ma è l’ultima cosa che fanno, non la prima.
Non esistono regole o formule per come iniziare a fare tutto il lavoro e farlo bene. Ecco perché si chiama scrittura creativa. L’importante è che l’inizio del tuo romanzo faccia il suo lavoro. Il come dipende da te.
Il mio miglior consiglio per imparare a scrivere l’inizio del tuo romanzo è leggere tanto e prestare particolare attenzione a quello che hanno fatto i romanzieri che più ami e ammiri.
Non imitarli, ma lascia che la tua mente assorba le loro tecniche. Scoprirai che non ce ne sono due che l’hanno fatto allo stesso modo.
Pensa a Moby Dick di Herman Melville oppure ai romanzi di JD Salinger, iniziano con nette voci narrative in prima persona.
Il romanzo di Italo Calvino, Se in una notte d’inverno un viaggiatore, prende il via rivolgendosi al lettore in seconda persona, e Finnegan’s Wake di James Joyce inizia nel bel mezzo di una frase di cui scopriamo l’inizio solo alla fine! Quindi, davvero, non ci sono regole.
Un’ultima importante considerazione da questa breve discussione su come iniziare un romanzo è che non devi lasciare che l’inizio ti impedisca di iniziare.
Capirai ora che, poiché l’inizio è spesso l’ultima cosa che scrivi, non hai bisogno di sapere come inizierà il tuo romanzo.
Scrivi un inizio schifoso, o inizia nel mezzo, o scrivi prima la fine. Non importa. Basta iniziare.
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Giusto. E può valere anche per il tiolo.
Certo!
Buon giorno, Donato.
L’inizio di un romanzo non è mai la partenza della stesura e il titolo è solo una scusa. Per me, la storia nasce da sola e prende la penna in mano per fermare, su un foglio qualunque, alcune parti importanti del racconto che intendo costruire. La seconda parte riguarda la forma che voglio dare. Inizio a creare lo scheletro, lo disegno sul foglio partendo dai piedi e vado su, fino alle ginocchia, busto (sentimenti), braccia e testa.
Le parole scorrono e segnano il punto essenziale della comunicazione che desidero fare arrivare al lettore, perciò mi deve convincere alla prima lettura. Poi, non meno importante, arriva la fase di rilettura e correzione. Naturalmente non è semplice, però mi aiuta a fare muovere i miei personaggi e sentirli attivi nelle azioni. Ti faccio un esempio pratico. Ieri mi trovavo con mio marito al ristorante e nell’attesa delle porzioni mi sono accorta che nel tavolo di fronte a noi erano sedute persone che conosco da una vita, però ho subito notato l’assenza di due persone. Siamo alla fine delle prime portate e quindi abbastanza silenziosi, osserviamo che la sala aveva tutti i tavoli pieni. Prima osservazione: ma, allora non è vero quello che raccontano in tv, non vediamo nessuna crisi che possa mettere a rischio l’attività’ del gestore, ma è solo una impressione affrettata. Dal tavolo vicino si alza una donna e viene al nostro tavolo, mi abbraccia e inaspettatamente, mi bacia. Io ricambio e le lancio uno sguardo interrogativo. “Come stai”, mi fa, rispondo con una faccia seria: ero a letto da un mese, sono uscita oggi con le stampelle.. mi guarda anche lei seria in volto: “è morto mio marito”. “ morto?” dico io e le do tempo aspettando una spiegazione. Stiamo abbracciate, io balbetto: “ma come, cosa gli è capitato” e lei prosegue a dire: “ ma non è tutto. Anche mio cognato è morto.” Io sobbalzo ed è una reazione emotiva seguita da altre parole ma lei mi blocca . “ Sono stati colpiti dal Covid nello stesso periodo, mi è rimasto solo Paolo, il marito di Maria e ha 86 anni, festeggiamo oggi il suo compleanno.” Le stringo le mani, lei sorride e mi dice “sai, mi hanno fatto avere una foto di noi, in gruppo, quando andavamo al mare, alla fine di quella estate e, c’è anche Lello, era morto un mese dopo, di incidente, ti ricordi? qualche tempo dopo avevi avuto il tuo incidente in moto con Felice ed è un bel ricordo, se vuoi te la mando”…..
Credo che questo incontro non darà seguito ad alcun romanzo. Io rimasi in silenzio, e ormai i ricordi si affollano nella mente. Per mesi non ne ho più parlato ma all’improvviso mi sono sentita molto stanca, ho perso tre persone nella cerchia della parentela in quindici giorni a causa del Covid. L’argomento non è gestibile, poiché i sentimenti bloccano qualsiasi azione o reazione, non mi sento di doverne parlare in un racconto, mi sembrerebbe di approfittare del dolore di altri. Qui mi rendo conto che una reazione mi spinge a raccontare l’arroganza, ignoranza e abuso di pazienza di alcuni no vax e movimenti strumentalizzati dalla cattiva politica che urla in piazza parole irricevibili, siamo tutti coinvolti e adesso nulla sarà come prima. Buona domenica a tutti. Bianca
Perchè non dalla prima riga? Se io penso alla trama e costruisco mentalmente il mio romanzo, so come devo iniziare e siccome è l’incipit devo fare incuriosire il lettore. Prima iniziavo con il panorama, la descrizione di qualcosa o di qualcuno, ora passo direttamente all’incipit che è una frase o un momento in cui il o i personaggi fanno qualcosa che ti lascia domandare ” e poi?”. Io non mi considero una scrittrice nel vero significato della parola, più che altro una scribacchina ma inizio con l’incipit poi amplifico il discorso e vado avanti. A volte mi sono trovata ad avere difficoltà perchè dopo l’inizio avevo due strade importanti da percorrere, magari due personaggi che determinavano il contesto del romanzo. Ho dovuto ricorrere ad uno stratagemma per non sminuire l’uno rispetto all’altro. Il mio problema è che sono diretta e quasi mai mi avvalgo delle descrizioni di panorami, quindi sviscero tutto ciò che mi sembra interessante per il romanzo poi però non arrivo mai a 300 pagine. Tu dirai che le pagine non sono importanti, ma in un certo senso lo sono perchè vuol dire che hai preso in considerazione tutti gli aspetti sia dei personaggi che delle motivazioni del romanzo. Il mio difetto è che non vedo altri sbocchi cioè altri aspetti del romanzo, vado diritta e dico ciò che ho da dire,un altro troverebbe il modo di ampliare altri aspetti. Questa è una mia limitazione. Beh! Non sono e non sarò mai una scrittrice di grido. Ma che importa? Altre sono le cose importanti nella vita, lasciamo ai giovani il terreno fertile su cui lavorare.
Ciao Donato. Quanto da te espresso ha una logica che razionalmente mi trova concorde. Io però sono un selvaggio, non seguo nessun schema. Pensa che in primavera ho iniziato il mio quarto romanzo che è la continuazione del secondo. Dato che ero obbligato a partire da una base ben definita, ho pensato bene di creare una scaletta con una ossatura chiara da seguire. Poi sono partito e ho finito ieri la prima stesura. Ebbene, ho completamente ignorato la traccia da me preparata. Purtroppo, o per fortuna, i personaggi mi prendono per mano e mi tirano dove vogliono loro. Non ho scampo, sono loro ostaggio. Poi è ovvio che vado a riscrivere ma la trama non la scelgo io. Pazzesco ma divertente. Lo so, così resterò sempre limitato ma ormai è il mio stile. La mia passione.
Limitato? Assolutamente no Gianmarco. Ognuno di noi scrive a modo suo, c’è chi segue delle regole, chi l’istinto, la storia, i personaggi come hai scritto tu.
Sono pienamente d’accordo : l’importante è iniziare! Rientro esattamente nella tipologia di chi, con tante “briciole” : appunti, riflessioni, ricerche, etc, cerca poi di tramutare il tutto in una storia o racconto. Resta comunque il fatto che la frase d’inizio è sempre, la prima che scrivo, senza sapere come andrà avanti e dove mi porterà, e soprattutto, senza sapere che sarà la frase d’inizio e quanta importanza avrà. Paola
Grazie della tua testimonianza Paola!