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La scrittura di un libro necessita di un linguaggio appropriato: come si inseriscono in questo contesto i neologismi? In questa breve guida parleremo delle nuove parole che continuamente vengono coniate. Alcune sono solo delle parole di tendenza, che possono essere considerate più un gergo giovanile, legate a determinati periodi storici o ambienti, che non vere e proprie parole nuove; altre, invece, vengono inserite all’interno dei più importanti dizionari della lingua italiana, proprio a sottolinearne il riconoscimento ufficiale.
Per comprendere al meglio come usare i neologismi all’interno di un romanzo, un racconto, un saggio o altro tipo di testo è necessario per prima cosa comprendere cosa sono i neologismi.
Il termine neologismo significa parola nuova e deriva dal greco neos-logos, ossia nuova parola. Ogni volta che viene inventato un nuovo strumento, un apparecchio, una tecnologia o qualsiasi altra cosa che in precedenza non esisteva, viene coniato un neologismo per dare nome a tale innovazione. Tuttavia le nuove parole non sono legate solo a oggetti fisici, ma anche a comportamenti, stati d’animo, concetti o qualsiasi altra cosa che richiede un termine in grado di definire o esprimere al meglio quello di cui si sta parlando.
Bisogna tuttavia distinguere i neologismi dai gerghi giovanili, che spesso fanno uso di parole non esistenti ma non di rilevanza tale da divenire neologismi. Infatti, affinchè un termine possa divenire un vero e proprio neologismo è necessario che tale parola venga utilizzata regolarmente non solo da un ristretto numero di persone, in modo da diffondersi diventando parte della lingua italiana. I termini che vengono considerati di rilevanza tale da poter essere considerati come parole nuove della lingua vengono inseriti all’interno dei dizionari.
Va però sottolineato che per molte parole l’introduzione nei vocabolari non avviene simultaneamente: alcune case editrici, infatti, possono reputare un termine di rilevanza tale da inserirlo all’interno del proprio vocabolario mentre altri editori possono optare per l’inserimento di altre parole.
L’inserimento in dizionario, inoltre, non sancisce l’ufficializzazione del neologismo: questo avviene infatti solo dopo che l’Accademia della Crusca, ossia il massimo riferimento per quanto concerne lo studio della lingua italiana, riconosce il neologismo dopo averne studiato e regolamentato l’effettivo significato e le modalità di utilizzo.
La lingua italiana è in continua evoluzione; inoltre le numerose contaminazioni con altre lingue portano a una normale introduzione di termini di derivazione straniera. In molti casi, le nuove parole nascono da scoperte scientifiche, dall’introduzione di particolari abitudini o ancora dal mondo della moda.
Negli ultimi anni, la particolare situazione sanitaria ha portato alla diffusione di termini specifici, acluni di derivazione scientifica, come appunto il coronavirus, altri legati alle sue conseguenze, quali il green-pass, il distanziamento sociale o il lockdown. Durante il periodo della pandemia sono inoltre nate la DAD (ossia la Didattica a Distanza), incrementati i webinar e i meeting online.
Tuttavia non tutti i neologismi degli ultimi anni sono legati alla pandemia: ci sono ad esempio parole legate all’inquinamento, come le micro-plastiche, nonché termini che, come climicida, indicano gli effetti che proprio l’inquinamento ha sui cambiamenti climatici. Se questi termini sono strettamente connessi all’inquinamento, dall’altro lato ci sono anche vocaboli che puntano verso il miglioramento dell’impatto ambientale, come la carbon neutrality o l’economia circolare.
Di rapido attecchimento sono i termini legati alle tecnologie e alla comunicazione: chattare, linkare, craccare, zippare o ancora cliccare o fare pop-up oggi vengono utilizzati quasi quotidianamente da quanti usano uno smartphone o un computer per giocare, lavorare, studiare o solo comunicare. E d’altro canto, anche i vocaboli smartphone e computer, inizialmente sono stati considerati dei neologismi.
Una particolarità degli ultimi anni è che, a differenza del passato, le nuove parole vengono accettate con maggiore facilità proprio perché le tecnologie di comunicazione ne permettono una più rapida divulgazione. Tuttavia, è soprattutto il successo del termine, ossia la sua diffusione, a decretarne il successo e, quindi, l’ingresso all’interno di un vocabolario italiano e il riconoscimento dell’Accademia della Crusca.
Vediamo ora quando utilizzare i neologismi all’interno di una nostra opera. Devi considerare che in realtà non esiste una regola unica in quanto molto dipende dal tipo di libro che stai scrivendo. Ti spiego: se il tuo racconto, romanzo o saggio ha una connotazione scientifica, molti termini tecnici e neologismi saranno automaticamente presenti all’interno del testo perché necessari alla descrizione di macchinari, di tecnologie e di modalità di lavoro dei protagonisti. Facciamo un esempio.
Se stai scrivendo un racconto ambientato in un mondo in piena crisi ecologica, potrai utilizzare regolarmente termini quali climicida, micro-plastiche oppure carbon neutrality perché presumibilmente si tratterà di parole che verranno regolarmente utilizzate anche dai protagonisti del tuo lavoro.
Tutti i neologismi legati alla comunicazione dovrebbero essere utilizzati con maggiore attenzione: nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di parole strettamente connesse alla lingua parlata e un po’ meno a quella scritta. Se i protagonisti del tuo racconto parlano tra di loro potranno tranquillamente usare un linguaggio slang e ricco di neologismi ma se stai descrivendo delle situazioni o raccontando avvenimenti specifici è meglio evitare di eccedere con i neologismi. Pertanto, all’interno di un discorso diretto si potrà tranquillamente scrivere “stiamo chattando” mentre in caso di discorsi indiretti sarebbe più idoneo dire che i personaggi si stavano scambiando messaggi.
Attenzione all’uso delle parole che vengono selezionate per un romanzo storico: in questo caso, infatti, si dovrebbero fare una scrupolosa ricerca non solo sull’ambientazione ma anche sulle parole. Oltre a non poter utilizzare per ovvie ragioni i termini moderni, è necessario fare un’accurata scelta anche di parole che oggi sembrano di uso comune ma che, invece, potrebbero non essere adatte all’ambientazione storica del romanzo.
Errori di questo tipo, infatti, creerebbero imprecisioni storiche tali da ridurre la qualità del testo. Un esempio tipico può essere quello di parlare di patate in un romanzo ambientato nel basso Medioevo: la patata, infatti, è stata introdotta in Europa solo nel 1537. In questa data, pertanto, la patata era un neologismo ma nel Medioevo non esisteva assolutamente in Europa la conoscenza di questo tubero per cui parlarne sarebbe impropriato e un grave errore storico.
Se viceversa il tuo libro è ambientato nel futuro o in un mondo magico, l’uso di neologismi è ampiamente accettato e, in alcuni casi, fortemente consigliato. Romanzi di fantasia e fantascienza fanno uso di armi stellari e parole magiche che possono entrare facilmente nel dizionario comune se il libro diventa di successo; altre volte, pur non venendo riconosciuti come neologismi, questi termini diventano comunque ben noti e usati in determinati contesti. Si pensi ad esempio al termine “Babbani” di Harry Potter che, per quanto non utilizzato nel linguaggio comune, è oggi una parola nota da quasi tutto il mondo occidentale.
Se ti stai chiedendo i neologismi quali sono e quando si possano utilizzare nel tuo libro la risposta è molto semplice: dipende. Come abbiamo visto, infatti, l’uso dei neologismi è indicato o meno a seconda del tipo di libro che stai scrivendo. In determinati casi, oltre ad essere ampiamente consigliati, sono necessari per rendere credibile una storia; in altri, viceversa vanno evitati perché il loro utilizzo renderebbe la storia poco credibile.
Se il tuo romanzo, il racconto o il saggio è settoriale, devi fare sicuramente uso di un linguaggio specifico, in alcuni casi tecnico: l’utilizzo delle parole nuove potrà essere indicato o meno in base all’argomento o alla trama. Ricorda comunque di non eccedere nell’uso di neologismi a meno di non inserire un personaggio specifico che, magari, si caratterizza proprio per un utilizzo particolare del linguaggio, ricco di parole ricercate, nuove o desuete.
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