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Come scrivere una tesi di laurea?
Regola fondamentale della buona scrittura è adattare il linguaggio al contesto della comunicazione. Per tanto, ogni testo, che sia giornalistico, narrativa o saggistica, avrà un suo proprio stile e tono, a seconda del messaggio che intende comunicare e del mezzo attraverso cui viene veicolato. Non sfuggono a questa regola le tesi di laurea, soprattutto considerando che possono riguardare le più svariate discipline.
In linea di massima, essendo dei lavori attraverso cui si intende dimostrare una teoria, esigono uno stile espositivo asciutto e più chiaro possibile. Quindi, vanno evitati i nemici giurati della scorrevolezza, avverbi, aggettivi, inutili ripetizioni o iperboli. Tieni sempre presente il quesito principale cui intendi rispondere con il tuo elaborato, poiché ogni affermazione deve essere mirata al raggiungimento di questo scopo, sulla base di precisi riferimenti bibliografici, e distinguendo bene i fatti dalle opinioni.
L’obiettivo della tesi di laurea va spiegato nell’introduzione, insieme al metodo di ricerca che è stato seguito, e a una breve anticipazione circa il contenuto dei capitoli successivi. Logica vuole che l’introduzione vada scritta a lavoro già concluso, perciò è facile cadere in contraddizione nell’uso dei tempi verbali. Come spiega il prof. Stefano Mizzaro, docente all’Università di Udine (ci avvarremo dei suoi preziosi consigli in questo post) la soluzione migliore è di usare quasi sempre il presente.
Dovete scrivere un documento tecnico/scientifico, non “raccontare una storia”, quindi evitate espressioni del tipo “in questo capitolo vedremo”, “l’obiettivo di questa tesi sarà”, ecc. ecc. Se decidete comunque di usare futuri e passati, siate consapevoli che è una scelta delicata ed è fonte di errori, e quindi fatelo in modo coerente, facendo molta attenzione. Soprattutto, evitate i tempi passati nell’Introduzione (il cap. 1): tipicamente voi la scrivete dopo aver fatto tutto il resto del lavoro, quindi viene spontaneo dire “In questa tesi si è affrontato il problema di…” o “In questa tesi si è implementato un sistema che…”. Però il lettore legge l’Introduzione come prima cosa, e si aspetta di trovarci gli obiettivi, non i risultati: quindi “In questa tesi si affronta il problema di…” o “In questa tesi si descrive l’implementazione di un sistema che…” (o, se vi piace di più: “In questa tesi si affronterà il problema di…” o “In questa tesi si descriverà l’implementazione di un sistema che…”).
Nel corpo centrale della tesi vanno spiegate nel dettaglio tutte le fasi di sviluppo della ricerca, in funzione di quanto già è stato pubblicato in merito al tema in oggetto. Anche qui:
Evitate, quando possibile, affermazioni vaghe. Siate precisi. Se possibile, quantificate numericamente.
Ogni termine usato va definito. Ogni acronimo/sigla va definito alla prima occorrenza. Non “buttate lì” i termini senza averli definiti prima; non supponete che il lettore sappia che cosa avete in mente solo voi.
Prima di usare termini delicati come “utilizzare”, “iniziare”, “terminare”, ecc. considerate le alternative più semplici quali “usare”, “incominciare”, “finire”, ecc. E comunque controllate su un manuale di stile e sul vocabolario: non sono esattamente sinonimi…
Infine, eccoci giunti alle conclusioni, l’ultimo capitolo della tesi deve contenere i risultati ottenuti e i possibili sviluppi della tesi. Il fatto che in questa sezione ci sia spazio per i commenti personali, non deve portare a contraddire le regole fin qui seguite, e quindi evita affermazioni ambigue o imprecise (“mi pare che”, ma anche “a questo autore pare che”), roboanti o presuntuose (“non ho dubbi che”, ma anche “non v’è dubbio che”).
Scelta opzionale è quella di inserire i ringraziamenti. Se lo fai, ricordati di non perdere il tono professionale che ti sei imposto. Non dilungarti troppo, se proprio devi, inserisci i ringraziamenti nell’ultima pagina della tesi. Oltre ad amici e parenti, ricorda di citare i relatori, i docenti e il personale dell’Università che ti ha supportato durante le ricerche. Qui trovi ancora un altro esempio che può tornati utile.
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