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Quando parli di dover popolare il tuo mondo narrativo, prendi in considerazione che, se non sai da dove iniziare, hai solo una cosa da fare: pensare al cattivo.
Perché sarà lui a definire il tuo eroe. Nessuno è eroico finché non deve incontrare un ostacolo. Sono le difficoltà, gli ostacoli e le sfide che ci rendono eroici, no?
Un professore universitario non è necessariamente eroico. Fino a quando non dovrà salvare il Vaticano da una bomba ad antimateria: è una sfida che lo rende sovrumano ed eroico.
Quindi gran parte del modo in cui definisci un eroe è attraverso il suo antagonista.
È la pressione che viene applicata all’eroe che crea il suo personaggio, e questo dovrebbe esserti molto, molto utile da sapere.
Bene, ora ti chiederai, come faccio a rendere eroico qualcuno?
Beh, indovina?
Crea un degno avversario. Il cattivo è colui che sarà il catalizzatore di tutto, e quindi potrebbe essere molto, molto utile pensare i termini di creazione del tuo cattivo.
Fatti queste domande: chi è? Cosa vuole? Perché farà di tutto per opporsi al nostro protagonista?
Consiglio:
i cattivi sono sempre più interessanti quando si muovono all’interno di in un’area grigia. Per esempio in Inferno, Dan Brown crea questo personaggio Zobrist (Celebre ingegnere genetico e miliardario svizzero,) che, sì, ha creato un virus che infetterà miliardi di persone, ma lo ha fatto per salvare il mondo a fin di bene, secondo il suo punto di vista.
Quindi è molto di più. Personaggio interessante, sfumature molto più dinamiche.
Quando crei il tuo cattivo, pensa in termini di un cattivo che forse sta facendo le cose sbagliate per la giusta ragione.
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Ciò renderà il tuo lavoro più interessante, e soprattutto più credibile perché…sai cosa? Tutti facciamo del male cercando di fare la cosa giusta.
Zobrist vuole fermare il problema della sovrappopolazione mondiale con tutti gli annessi che ne derivano. Lo fa nel modo sbagliato o giusto? Non sta a noi deciderlo. Noi gli diamo una ragione morale.
È motivato da qualcosa di personale. Ti consiglierei di cercare di non motivare i tuoi personaggi con il denaro. È noioso.
Diciamo per esempio che stai scrivendo un romanzo su una rapina in banca. Il tuo cattivo potrebbe dire che lo fa per soldi, ok. Oppure il tuo cattivo potrebbe dire che ha tre figli. La banca gli ha pignorato la casa. Sua madre ha bisogno di un nuovo rene. Deve salvare queste persone.
Durante le mie consulenze spesso mi viene posta questa domanda: come si presenta un cattivo?
C’è solo un modo: con il botto. La gente ha bisogno di sapere immediatamente che questo è qualcuno che non piace che è qualcuno di cui c’è da stare lontani.
Se pensiamo all’inizio di Origin abbiamo un professore di Harvard che arriva in un museo. Ma nello stesso momento vediamo Louise Avila, a un isolato di distanza, che ha appena ucciso due giocatori di football e sta andando allo stesso museo per fare qualcosa di malvagio.
Quindi in questo inizio abbiamo il protagonista, Langdon, e un assassino a un isolato di distanza.
Ci sono diversi tipi di eroi nei romanzi. Puoi avere un eroe che è come James Bond, quasi un personaggio da cartone animato: è appeso ad un balcone per il mignolo e nello stesso tempo spara al cattivo e dice qualcosa di carino alla ragazza, e noi ci stiamo, diciamo ok, mi piace, lo accettiamo, perché la qualità del personaggio è in grado di sospendere l’incredulità del lettore.
Ci sono anche eroi molto più reali, molto più umani, molto più imperfetti. Devi decidere di che tipo di eroe vuoi scrivere.
A me piace un eroe che è una via di mezzo. Voglio che il mio lettore si colleghi al mio eroe ad un livello più umano.
Voglio questo. Voglio che la gente sappia che il mio eroe è per esempio scapolo. Gli piace essere scapolo, ma è anche un po’ solo e forse vorrebbe essere innamorato.
Un eroe dalla vastissima conoscenza di arte, ma con diversi talloni d’Achille. È terribilmente claustrofobico.
Riesce a malapena a prendere un ascensore. A volte è un po’ insicuro, il che rende divertente. Mi piace usare l’umorismo per smorzare un po’ la tensione. Preferisco leggere un eroe che ha il senso dell’umorismo.
Prendiamo Robert Langdon di Dan Brown che indossa un orologio di Topolino per dire in qualche modo: ehi, non prendermi così sul serio. In un certo senso questo è un piccolo suggerimento per il lettore che dice, sì, è un docente di Harvard, ma è anche un essere umano come me.
Cosa c’è di più divertente di Indiana Jones, grande avventuriero, ma che ha paura dei serpenti?
Da questi semplici esempi possiamo imparare molto.
Possiamo imparare che un eroe ha sì bisogno di alcune abilità superiori della media che lo aiutino a uscire da situazioni pericolose, ma che ha anche delle paure che non ti aspetti che lo tormentano e lo rendano più umano.
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