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Hai mai provato rabbia leggendo della fine indegna del tuo protagonista preferito?
Quante volte hai sperato fino alla fine in una redenzione? Che capisse gli errori che ha compiuto lungo tutto il percorso?
Non c’è niente di più efficace che tenere il proprio lettore sulle corde in questo modo!
In questo contenuto ti mostrerò esattamente quale tecnica narrativa è stata utilizzata e come fare per replicarla nei tuoi libri.
Buona lettura!
Pronto Luca mi senti?
Si amore, dimmi.
Luca cosa cazzo succede?
Succede cosa, amore?
Ho dovuto lasciare la spesa imbustata in cassa, dopo di me c’era la nostra vicina di casa e dietro ancora la maestra di Vittorio.
Avrai sbagliato pin, amore.
Col cazzo Luca, li conosco bene i pin! Ho farfugliato qualcosa sul tenere la spesa da parte e che sarei andata a prelevare, sono qui allo sportello del bancomat, ho fatto estratto conto. Siamo a zero Luca. Siamo a zero.
Luca mi senti, stronzo che non sei altro, mi senti?
Sei un povero coglione. Se torni a casa ti caccio a calci hai capito?
Mi senti? Sto parlando con te. Stronzo mi senti? Ti sei giocato tutti i nostri risparmi. Sei un malato, non tornare più a casa, non permetterti di tornare a casa! Hai capito?
Leda riattaccò senza aspettarsi risposta, diede dei pugni alla colonna di cemento armato, ma l’effetto fu ridicolo, nei film lo scatto d’ira produce sempre un botto, una rottura, un fracasso scenico.
Nella vita reale è diverso. Salì in macchina e scoppiò a piangere, mentre fra le dita si accartocciava l’estratto conto.
Pensò a sua madre, a quando le diceva che Luca non era il tipo di uomo adatto a lei. Pensò a quando lo difendeva ad ogni costo e litigava con lei. Avviò l’auto per provare a scappare da quel senso di colpa che le stava montando.
…
Questa è la storia di Luca. Che ha un vizio. Un maledetto vizio. Quello del gioco. E questo vizio lo ha portato inesorabilmente alla rovina: Hamartia.
Hamartia è un dispositivo letterario che si riferisce al tragico difetto di un personaggio principale in una storia che, alla fine, porta alla caduta del personaggio.
Errori di giudizio o tratti caratteriali specifici come orgoglio eccessivo, avidità o gelosia possono essere un difetto fatale di un personaggio o portare a un rovescio della fortuna.
Molte delle opere di William Shakespeare ruotano attorno a un eroe tragico con un difetto di carattere, le tragedie Otello (1603), Macbeth (1606) e Amleto (1609).
L’etimologia del termine “hamartia” risale alle antiche tragedie greche. La parola “hamartia” deriva dalla parola greca “hamartanein”, che significa “errare”. La parola è apparsa per la prima volta ne La Poetica di Aristotele (circa 330 aC).
Aristotele ha esaminato hamartia in Edipo Re, una commedia tragica di Sofocle. Nella commedia, una sequenza di giudizi errati porta il personaggio alla sua tragica fine.
Un altro esempio che mi viene in mente è Il grande Gatsby (1925) di F. Scott Fitzgerald: la riluttanza e l’incapacità di Jay Gatsby di accettare la realtà avrà risvolti tragici.
Un altro esempio ancora di hamartia deriva dalla teologia cristiana: il peccato originale. Adamo ed Eva vivono beati nell’idilliaco Eden in armonia con con Dio, ma questo cambia quando il diavolo nelle vesti di serpente inganna Eva convincendola a mangiare il Frutto Proibito.
Quale altro personaggio ti viene in mente?
Aristotele ci ha mostrato come l’hamartia possa essere una potente tecnica di scrittura, con un evento che innesca la caduta di un personaggio benestante, né necessariamente buono né necessariamente cattivo.
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che mostra che l’hamartia può colpire chiunque, non solo eroi e cattivi. Dimostra che “errare è umano” e che questi racconti potrebbero un giorno essere narrazioni su di noi: noi lettori
Tuttavia, è stato anche sostenuto che l’hamartia potrebbe essere il risultato della “volontà degli dei”, un gioco crudele giocato da déi malvagi o dispettosi, noto come “intervento divino”. In molti romanzi questo può essere visto come deus ex machina, ma è allora il destino che decide di salvare i personaggi.
Hamartia è una tecnica narrativa molto versatile, adatta a quasi tutti i generi e non solo alle tragedie. Può essere ciò che innesca la catena di eventi in un fantasy epico o in un thriller.
Il modo in cui viene utilizzato dipende in gran parte da cosa ha innescato la caduta del protagonista: un difetto o un errore.
Entrambi potrebbero passare inosservati al personaggio principale, apparentemente inconsapevoli di aver rovesciato l’urna posseduta da un parente morto, o non consapevoli che il loro costante pettegolezzo irrita davvero il loro partner.
Oppure potrebbe essere qualcosa che li perseguita per tutto il romanzo e può essere usato come strumento per lo sviluppo del personaggio.
Il concetto di Hamartia nasce sì, dalle tragedie greche e per le storie tragiche, ma ciò non significa che non possa essere adattato per soddisfare le esigenze di qualsiasi racconto moderno.
Gli eroi tragici possono essere trovati in tutta la letteratura e in molti modi diversi, da Anakin Skywalker di “Star Wars” a Stannis Baratheon de “Il Trono di Spade”, pensaci quando sarai alla prese con il tuo prossimo nuovo personaggio!
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Non posso che ringraziarti, Donato, per tutti i consigli utili che dai. E sottolineo il gratuiti che espliciti. Al contrario di chi chiede fior di centinaia di euro per ottenerli, pur se ammantati di elevata professionalità. Grazie ancora e buona domenica.
ciao Pier Giulio, hai colto a pieno lo spirito con cui lo faccio, continua a seguirmi e buon inizio di settimana!
Salve Donato, è più facile di quanto immagini abbandonarsi all’HAMARTIA, quel gioco vizioso che avvolgendo tutto te stesso, ti porta alla fine. Non hai più volontà ed è come un mulinello che gira prima piano poi sempre più forte fino a farti andare a fondo. Lo conosco personalmente, non io ma chi mi è stato vicino, fino all’ultimo atto di annullamento. Vero, si può applicare ad ogni forma di scrittura dal dramma al thriller, anche al romanzo rosa perchè poi arriva la bella principessa che lo salva dal baratro. (Per una volta utilizziamo una donna come figura del Bene, non sempre il principe!) Ho una vita lunga(spero di andare oltre) e di esperienze ne ho tantissime. Dai racconti antichi della nonna a quello più bello e più strano degli anni 60, ad oggi dove sta avvenendo la Hamantia! Sì credo che tutti noi lo abbiamo usato senza accorgercene quando un personaggio cattivo alla fine per le sue colpe o per i suoi difetti si annientava.
ciao Lauretta, grazie per il tuo commento e contributo, continua a seguirmi 🙂
Harmatia? confesso che non conoscevo questa tecnica di scrittura ,ma sul deux ex machina spenderei qualche parola, ho spesso pensato d’esserlo nei miei racconti perchè dare ai personaggi un imput anzichè un’altro anche al costo di stravolgere l’idea primaria sempre col fine di creare pathos e non cadere nel banale ebbene è una tentazione irresistibile, direi perfino uno stimolo a fare di più.Grazie per le dotte argomentazioni.
ciao Luana, grazie per il tuo commento, sono contento soprattutto perché ho contribuito a farti scoprire una cosa nuova 🙂 Buona scrittura e continua a seguirmi 🙂
Ciao Donato io ho commentato ma non vedo i commenti.
ciao Lauretta, il tuo commento di prima è stato approvato lo trovi più sopra anche 🙂
Grazie a te. Buon lavoro.
Semplicemente grazie per tutti i vostri suggerimenti, di cui faccio tesoro… vi leggo sempre … grazie
ciao Maria e semplicemente grazie a te per volermi seguire! 🙂