Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
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Alza la mano se sei fra quelli che conosceva il finale di Titanic prima di vederlo.
Il Titanic affonda, lo sanno anche i bambini.
Eppure?
Eppure il film ha ricevuto milioni e milioni di incassi e…tieni pure la mano alzata, tanto lo so che l’hai visto più di una volta…
Stesso discorso dicasi per i nostri romanzi rosa preferiti. Non giriamoci intorno, sappiamo che sono tutti a lieto fine, che la ragazza bella, intelligente ma povera sposa il giovane rampollo, dalla testa calda e la vita sregolata.
Eppure? Eppure ci piace leggerli.
Allora ho imparato una cosa e voglio condividerla qui.
Come lettori non vogliamo solo sapere cosa accadrà, ma vogliamo sapere come accadrà.
Il viaggio è più interessante della destinazione finale (questa l’avrai già sentita), ma forse che andasse bene per la scrittura del tuo libro non ci avevi pensato.
Se è forse no, prego. Non c’è di che.
Se è forse si, beh repetita iuvant.
Non possiamo negarlo. Vogliamo essere sorpresi mentre la storia si sviluppa e raggiunge territori inaspettati; ma poi, alla fine, vogliamo che tutto si ripieghi ordinatamente e si adatti a una semplice conclusione.
Possiamo ridurre il concetto ad un assunto del genere.
La prevedibilità del finale non è necessariamente una cosa negativa.
É la prevedibilità del 2° atto* ad essere mortale.
*2° atto inteso come svolgimento della parte centrale del libro
Controlla se queste domande si applicano bene alla tua storia:
Non vuoi che il tuo terzo atto risolva semplicemente il problema e se ne vada. Immagina il pubblico che attraversa tutte le avventure e alla fine il personaggio ha un’ultima battaglia con il cattivo e vince. Sembrerebbe troppo veloce e non soddisferebbe.
Alla fine della storia, vogliamo spremere l’ultimo pezzo di sorpresa, divertimento e saggezza.
Jill Chamberlain, l’autrice della Tecnica del Nutshell, sostiene che il personaggio principale dovrebbe vincere o perdere in base alla sua capacità di superare il proprio difetto. Durante la crisi, il personaggio arriva a un punto in cui deve fare una scelta, una scelta cruciale.
Continueranno i loro modi imperfetti? Vedranno finalmente cosa non ha funzionato e cambieranno il loro comportamento? Qui è dove capiamo cosa rappresenta la storia. Forse il personaggio insiste sui suoi modi e continua a vincere. Allora ci chiediamo, come hanno vinto questa volta?
Individuiamo ciò che hanno fatto in modo diverso e ci rendiamo conto che il vero difetto del personaggio non era quello pensato all’inizio.
Poco prima di entrare in azione, il personaggio principale fa qualcosa che ci mostra le sue intenzioni e la sua preparazione. Ad esempio in Matrix, Neo e Trinity scelgono le armi prima di entrare nella matrice per salvare Morpheus.
Snyder* lo chiama “Storm the Castle”. È qui che l’azione si svolge secondo i piani. Ci aspettiamo che il piano funzioni, ma il pubblico intuisce che qualcosa potrà andare storto.
*L’ideatore è il maestro di sceneggiatura Blake Snyder. Ne ha parlato nel suo libro Save the Cat!
E, naturalmente, c’è una grande battuta d’arresto. È qui che abbiamo l’ultima possibilità di sorprendere il nostro pubblico. “La principessa non c’è!” o “il migliore amico è sempre stato un traditore!”. Adesso il nostro eroe ha davvero perso tutto.
Si scopre che questo è il vero test! L’eroe che è in evoluzione, prende la decisione di risolvere il suo difetto, di affrontare il suo punto debole, i suoi mostri.
Un’ultima spinta, una nuova idea o un sacrificio necessario per sistemare le cose, se è una tragedia, il personaggio vede la cosa giusta da fare, ma se ne allontana comunque. Il lettore pensa: “Oh no! Ma non impari mai?!”
Con le nuove informazioni o intuizioni, il personaggio riconosce rapidamente cosa fare e lo fa! E funziona! Oppure, se non vuoi il lieto fine allora è ovvio, il personaggio sa cosa fare, ma non lo fa.
Le storie parlano di cambiamento. Quindi l’immagine di apertura e l’immagine finale sono il “prima” e il “dopo” della storia. Il cambiamento avviene come nella dialettica hegeliana: il risultato è la sintesi del mondo iniziale e cioè la tesi (il mondo ordinario del primo atto) e il mondo dell’antitesi (il mondo speciale, “capovolto” del secondo atto). L’immagine finale è spesso una situazione sull’equilibrio ritrovato, in cui nulla è, e potrà mai essere come prima.
Come strutturiamo, allora, i primi due atti? Sono contento che tu te lo stia chiedendo, in questo contenuto trovi tutte le risposte alle tue domande, buona lettura!
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