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Come scrivere un finale indimenticabile per la tua storia

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scrivere la conclusione di una storia

Alza la mano se sei fra quelli che conosceva il finale di Titanic prima di vederlo.

Il Titanic affonda, lo sanno anche i bambini.

Eppure?

Eppure il film ha ricevuto milioni e milioni di incassi e…tieni pure la mano alzata, tanto lo so che l’hai visto più di una volta…

Stesso discorso dicasi per i nostri romanzi rosa preferiti. Non giriamoci intorno, sappiamo che sono tutti a lieto fine, che la ragazza bella, intelligente ma povera sposa il giovane rampollo, dalla testa calda e la vita sregolata.

Eppure? Eppure ci piace leggerli.

Allora ho imparato una cosa e voglio condividerla qui.

Come lettori non vogliamo solo sapere cosa accadrà, ma vogliamo sapere come accadrà. 

Il viaggio è più interessante della destinazione finale (questa l’avrai già sentita), ma forse che andasse bene per la scrittura del tuo libro non ci avevi pensato.

Se è forse no, prego. Non c’è di che.

Se è forse si, beh repetita iuvant.

Non possiamo negarlo. Vogliamo essere sorpresi mentre la storia si sviluppa e raggiunge territori inaspettati; ma poi, alla fine, vogliamo che tutto si ripieghi ordinatamente e si adatti a una semplice conclusione.

Possiamo ridurre il concetto ad un assunto del genere.

La prevedibilità del finale non è necessariamente una cosa negativa.

É la prevedibilità del 2° atto* ad essere mortale.

*2° atto inteso come svolgimento della parte centrale del libro  

Domande da porsi prima di scrivere il terzo atto (il finale)

Controlla se queste domande si applicano bene alla tua storia:

  1. Puoi davvero dire che tutto è perduto? C’è una crisi da risolvere?
  2. Il protagonista si è finalmente guardato dentro, ha imparato e cresciuto da questa avventura?
  3. É al completamento del suo arco narrativo?

Come strutturare il terzo atto

Non vuoi che il tuo terzo atto risolva semplicemente il problema e se ne vada. Immagina il pubblico che attraversa tutte le avventure e alla fine il personaggio ha un’ultima battaglia con il cattivo e vince. Sembrerebbe troppo veloce e non soddisferebbe. 

Alla fine della storia, vogliamo spremere l’ultimo pezzo di sorpresa, divertimento e saggezza.

Jill Chamberlain, l’autrice della Tecnica del Nutshell, sostiene che il personaggio principale dovrebbe vincere o perdere in base alla sua capacità di superare il proprio difetto. Durante la crisi, il personaggio arriva a un punto in cui deve fare una scelta, una scelta cruciale. 

Continueranno i loro modi imperfetti? Vedranno finalmente cosa non ha funzionato e cambieranno il loro comportamento? Qui è dove capiamo cosa rappresenta la storia. Forse il personaggio insiste sui suoi modi e continua a vincere. Allora ci chiediamo, come hanno vinto questa volta? 

Individuiamo ciò che hanno fatto in modo diverso e ci rendiamo conto che il vero difetto del personaggio non era quello pensato all’inizio.

Il finale in cinque punti

1. Raduna la squadra

Poco prima di entrare in azione, il personaggio principale fa qualcosa che ci mostra le sue intenzioni e la sua preparazione. Ad esempio in Matrix, Neo e Trinity scelgono le armi prima di entrare nella matrice per salvare Morpheus.

2. Esegui il piano (Storm the Castle – assalta il castello)

Snyder* lo chiama “Storm the Castle”. È qui che l’azione si svolge secondo i piani. Ci aspettiamo che il piano funzioni, ma il pubblico intuisce che qualcosa potrà andare storto.

*L’ideatore è il maestro di sceneggiatura Blake Snyder. Ne ha parlato nel suo libro Save the Cat! 

3. Sorpresa dell’alta torre

E, naturalmente, c’è una grande battuta d’arresto. È qui che abbiamo l’ultima possibilità di sorprendere il nostro pubblico. “La principessa non c’è!” o “il migliore amico è sempre stato un traditore!”. Adesso il nostro eroe ha davvero perso tutto.

4. Scava in profondità

Si scopre che questo è il vero test! L’eroe che è in evoluzione, prende la decisione di risolvere il suo difetto, di affrontare il suo punto debole, i suoi mostri. 

Un’ultima spinta, una nuova idea o un sacrificio necessario per sistemare le cose, se è una tragedia, il personaggio vede la cosa giusta da fare, ma se ne allontana comunque. Il lettore pensa: “Oh no! Ma non impari mai?!”

5. Esecuzione del nuovo piano

Con le nuove informazioni o intuizioni, il personaggio riconosce rapidamente cosa fare e lo fa! E funziona! Oppure, se non vuoi il lieto fine allora è ovvio, il personaggio sa cosa fare, ma non lo fa.

Immagine finale

Le storie parlano di cambiamento. Quindi l’immagine di apertura e l’immagine finale sono il “prima” e il “dopo” della storia. Il cambiamento avviene come nella dialettica hegeliana: il risultato è la sintesi del mondo iniziale e cioè la tesi (il mondo ordinario del primo atto) e il mondo dell’antitesi (il mondo speciale, “capovolto” del secondo atto). L’immagine finale è spesso una situazione sull’equilibrio ritrovato, in cui nulla è, e potrà mai essere come prima.

Come strutturiamo, allora, i primi due atti? Sono contento che tu te lo stia chiedendo, in questo contenuto trovi tutte le risposte alle tue domande, buona lettura!

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