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Edgar Allan Poe è uno scrittore statunitense, che ha caratterizzato il mondo della letteratura e dell’editoria nella prima metà dell’Ottocento. La sua vita è stata turbolenta sin dalla nascita, e ha soli due anni rimase solo, perdendo prima il padre, che abbandonò la famiglia, poi la madre, che morì per una tubercolosi.
Adottato dalla famiglia Allan, anche se mai in modo formale, Edgar Allan Poe comincia gli studi, sotto il costante appoggio dei suoi nuovi genitori. Si trasferisce in Gran Bretagna, continuando gli studi prima in Scozia e poi a Londra, fino ad iscriversi all’università, alla quale fu costretto a rinunciare per mancanza di fondi.
Il padre adottivo, infatti, vista la sua tendenza all’alcolismo e al gioco d’azzardo, decise di estrometterlo dal suo testamento, lasciando Edgar Allan Poe in grossi guai finanziari.
Forse furono proprio queste circostanze, insieme alla consapevolezza che la sua vita non era di certo fortunata, a indirizzarlo verso il mondo della scrittura. Ed in particolare verso il genere horror.
E la sua scomparsa, avvolta nel mistero, pare essere proprio l’epilogo di una delle sue misteriose opere.
L’opera più importante e più letta dello scrittore statunitense Edgar Allan Poe è sicuramente la raccolta “Racconti del terrore”. Questa opera è composta da una serie di saggi brevi che furono scritti da Poe nelle fasi più turbolente e caratteristiche della sua vita. All’interno di questa raccolta si segnala innanzitutto il saggio “Il pozzo e il pendolo”, con il quale lo scrittore stravolge la letteratura horror trattata fino a quell’epoca, incentrando il racconto non tanto sul paranormale, ma piuttosto sulle sensazioni umane estremizzate.
In tale saggio viene raccontata la sofferenza di un condannato a morte all’epoca dell’Inquisizione spagnola, raccontando in prima persona tutte le sue percezioni, le sue sofferenze e le sue paure, che vengono patite all’interno di una tetra e oscura prigione di Toledo.
L’uomo, all’interno della cella, è costretto a subire torture al limite della razionalità, con l’impossibilità di affidarsi alla ragione, oltreché alla vista, e con l’idea che la morte possa sorprenderlo da un momento all’altro. Alla fine, quando il prigioniero pare costretto a buttarsi nel pozzo presente al centro della cella nella quale è rinchiuso, un soldato francese riesce a salvarlo, afferrandolo al volo: ciò sta inoltre a significare che Toledo non è più in mano all’Inquisizione.
Un altro saggio molto apprezzato dei “Racconti del terrore” è “Il gatto nero”. In questo racconto Poe narra, sempre in prima persona, di un uomo che insieme a sua moglie condivide l’amore per gli animali. Andando avanti con l’età però l’uomo inizia ad abusare sempre più di alcol, sfogando la sua rabbia verso gli animali che lui e la moglie ospitavano nella loro casa, tra cui un gatto nero di nome Plutone.
Le torture non cessarono e anzi il suo odio incrementò fino a che Plutone non venne ucciso, venendo impiccato ad un albero. Da quel momento l’uomo cominciò a vivere una serie di disavventure che furono associate inevitabilmente all’uccisione del gatto, a cominciare dall’incendio che avvolse la sua casa quella stessa notte. Ciò non fermò la tendenza all’alcolismo dell’uomo, che un giorno, ubriaco, notò un gatto identico a Plutone sopra ad una botte. Il gatto seguì l’uomo fino a casa e la moglie decise di accoglierlo nella loro dimora.
Ma la storia si ripeté una seconda volta e quello che sembrava inizialmente amore si trasformò ben presto in odio: l’uomo, arrivato al limite, tentò di ammazzare anche il secondo gatto colpendolo con l’accetta, ma finì per colpire la moglie, che era intervenuta per evitare il peggio, uccidendola. Per non essere arrestato l’uomo murò la cantina, il luogo in cui era avvenuto il delitto, nel tentativo di celare il corpo della moglie.
Ma quando arrivò la polizia, l’uomo troppo fiero per il lavoro svolto, colpì il muro per mostrarne la resistenza, e questo gesto provocò una sorta di strano miagolio. La polizia, abbattuto il muro, trovò oltre la parete non solo il corpo della moglie, ma anche quello del gatto nero.
Un ultimo saggio molto interessante che Poe ha inserito nella raccolta è “Il cuore rilevatore”. In questo testo un assassino tenta di dimostrare la sua lucidità e le sue ragioni nell’aver commesso l’omicidio ai danni di un uomo, chiamato “il vecchio”. Principalmente l’assassino era tormentato dall’occhio color azzurro chiaro del vecchio, e più notti era entrato nella sua camera per tentare di ucciderlo, ma non vedendo l’occhio osservarlo aveva rinunciato alla sua idea.
L’ottava notte però il vecchio si svegliò e una luce illuminò quell’occhio, costringendo l’assassino a compiere il folle gesto. Quest’ultimo occultò il corpo del vecchio, dopo averlo sezionato, sotto le tavole del pavimento. Terminata l’operazione giunsero dei poliziotti, chiamati da alcuni vicini allertati dalle grida che avevano sentito durante la notte, ma l’ispezione si concluse senza individuare alcun reato.
L’assassino e i poliziotti si misero a chiacchierare proprio nella camera in cui avvenne l’omicidio e fu in quel momento che l’assassino cominciò a sentire, sempre più insistente, il battito del cuore del vecchio. Pur sapendo che i poliziotti non sentivano ciò che percepiva lui, l’assassino tormentato da quel ritmo incessante non resiste più al senso di colpa e si ritrova a confessare il suo delitto ai poliziotti.
“Metzengerstein” è un’opera fondamentale nel percorso letterario di Edgar Allan Poe, in quanto rappresenta il primo racconto che lo scrittore decise di affidare alle stampe. Con un taglio che ricorda i racconti gotici del passato, il racconto tratta del barone Frederick, il più giovane e l’ultimo sopravvissuto della famiglia Metzengerstein.
Questo ragazzo continua la sua faida contro la famiglia rivale dei Berlifitzing, e la leggenda narra che solamente un cavallo potrà porre fine a tale faida. Il barone, dopo aver perso i genitori, si rivela crudele e risoluto: osservando un arazzo di famiglia scopre la rivalità delle due casate, ma ciò che lo colpisce maggiormente è la figura di un cavallo, talmente bella e realistica che pare fuoriuscire dalla trama.
Nel frattempo però la stalla dei Berlifitzing prende fuoco: il barone, attratto dalle urla, esce fuori e vede un bellissimo cavallo del tutto simile a quello ritratto nell’arazzo. Da quel momento Frederick pare diventare ossessionato dal cavallo, trascorrendo gran parte della sua vita sul dorso dello stesso. Una notte, non riuscendo a dormire, decise di uscire a cavalcare.
Il suo palazzo, però, prende fuoco, e dal ritorno dalla cavalcata, il cavallo pare non rispondere più ai suoi ordini. Il cavallo galoppa verso il Palazzo avvolto dalle fiamme, ponendo fine definitivamente alla faida tra le due famiglie.
Il racconto si chiude con la visione delle fiamme che si innalzano dal Palazzo della famiglia dei Metzengerstein, le quali assumono la forma di un cavallo, ricordando come la leggenda alla fine si sia realmente avverata.
“Gordon Pym” è un romanzo che narra delle vicende del giovane Arthur Gordon Pym, un giovane che decide di salire clandestinamente a bordo di una baleniera insieme al suo amico Augustus, il figlio del comandante della nave.
Arthur, per evitare di farsi scoprire, si nasconde nella stiva, insieme al suo cane Tiger, nutrendosi delle pietanze che di volta in volta gli porta l’amico. Augustus, però, per un periodo piuttosto lungo, non si fa vedere, scatenando la fame di Arthur e, soprattutto, quella di Tiger, che in un eccesso di rabbia si scaglia contro il suo padrone.
Augustus riesce ad avvisare Arthur che è in corso un ammutinamento, così i due tentano e alla fine riescono a fermare l’ammutinamento, con l’aiuto di un altro marinaio di nome Dirk. Ma senza cibo i tre prendono la decisione di estrarre a sorte la persona che dovrà sacrificarsi per essere mangiato dagli altri sopravvissuti: il terribile destino spetta proprio a Dirk.
Dopo essere riusciti a sopravvivere per diverse settimane, in balia di una tempesta, Augustus perde la vita, a causa di una ferita non curata. La baleniera è ormai alla deriva e Arthur viene tratto in salvo da una goletta, che ben presto approda su un isola abitata da indigeni poco ospitali, dai quali Arthur e i suoi nuovi compagni riescono a nascondersi celandosi tra le montagne dell’isola. Successivamente, stanchi di cibarsi soltando di noccioline, i sopravvissuti sfidano la sorte e attraversano la terra della tribù famelica in cerca di una via per scappare dall’isola.
Fortunatamente trovano delle imbarcazioni e con alcune di esse si allontanano al largo. Il loro lungo viaggio termina nell’Antartico, dove la loro imbarcazione precipita in una cataratta, decretando la fine definitiva della vita di Arthur e di Gordon Pym.
Auguste Dupin è un investigatore ideato da Edgar Allan Poe, protagonista di una serie di romanzi polizieschi, tra i quali spicca “I delitti della Rue Morgue”. In questo romanzo, descritto dal punto di vista dell’aiutante di Auguste Dupin, l’investigatore tenta in ogni modo di sbrogliare un delitto apparentemente impossibile da risolvere. Con grande audacia, Dupin riesce a dimostrare che non vi sono passaggi segreti che avrebbero potuto portare nella stanza in cui era stato commesso il reato, e che l’unico accesso risulta essere una finestra chiusa dall’interno.
Dupin non si arrende all’evidenza e trova degli indizi che avvalorano la sua teoria, anche se effettivamente la via di fuga è rappresentata da un baratro di alcuni metri, che nessun essere umano sarebbe riuscito ad affrontare senza ferirsi. Ma Auguste Dupin trova la soluzione anche a questo problema, individuando il colpevole in un animale, un orango del Borneo scappato da una nave maltese.
Gli omicidi dell’anziana Madame L’Espanaye e di sua figlia Camille vengono dunque svelati in ogni minimo dettaglio dall’investigatore, che lascia così stupefatti tutti i partecipanti all’indagine, al di fuori del prefetto, il quale chiude il romanzo con un certo disappunto.
Augustine Dupin è il protagonista anche di altri romanzi che hanno riscosso un grande successo, ed in particolare de “Il mistero di Marie Roget” e de “La lettera rubata”, che rappresenta l’ultimo testo in cui Edgar Allan Poe ha narrato le avventure di questo intuitivo e assurdo investigatore.
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