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Entri in una libreria, oppure apri la home di uno store di libri online. Una miriade di parole e colori colpisce i tuoi occhi. Copertine che urlano “comprami”. Stai lì a fissarle magari per un’ora. E poi compri.
Alt! Questo è il momento giusto per porsi una domanda cruciale. Una domanda che, però, pochi si pongono. Specialmente in quegli istanti. Eppure, porsela subito dopo che la nostra mente ha scelto ci permette di capire molto su come è stata operata la nostra selezione.
E la domanda da porsi è: perché diavolo ho comprato proprio questo libro?
Io me la sono posta quando ancora ero in libreria. Prima di pagare. E voglio condividere in questo post ciò che ho dedotto da questa esperienza.
Come spiego anche nella seconda videoguida riservata agli iscritti alla mia newsletter gratuita su www.viverediscrittura.it, sono 4 gli elementi che ci portano a comprare un libro, al di là di idee formulate in precedenza sulla base di consigli, passaparola, recensione e altro. 4 elementi che io chiamo “il poker d’assi”: titolo, copertina, incipit e sinossi.
In questo post voglio parlarti del titolo.
Molti pensano, erroneamente, che scegliere il titolo sia un lavoro da poco. “Poi vediamo, alla fine, ora non ho tempo per pensarci”. Sbagliato!
Scegliere il titolo è un lavoro raffinato, di precisione. Pensa che nelle redazioni giornalistiche esiste una figura dedicata proprio a questo, chiamata appunto “titolista”. Ci sarà un motivo, o no?
Che tu decida di scrivere un titolo e da lì far partire il libro (anche se poi ti ritroverai a modificarlo, in gran parte dei casi), o che tu scriva tutto il libro e solo alla fine scelga il titolo giusto, poco importa. Ciò che fa la differenza è come verrà scritto questo benedetto titolo.
Ecco, allora, 3 suggerimenti che possono aiutarti in tal senso:
Il titolo deve riassumere in poche parole ciò che il lettore troverà nel libro. Tra gli esempi che riporto nella videoguida di cui ti parlavo c’è un film che io adoro: “Profondo rosso”. Ecco, il titolo è geniale. In due parole (ti consiglio sempre di scrivere titoli corti) riesce a riassumere tutte le emozioni del film. “Profondo” dà un senso di pericolosità, di impenetrabilità, di trappola. “Rosso”, invece, è la rabbia, il sangue, la paura. Perfetto!
Per la narrativa si può scegliere, indistintamente, di creare titoli specifici o generici. No problem. Per i manuali tecnici, invece, titoli troppo generici possono portare fuori strada. La regola funziona anche con questo post. Se l’avessi intitolato “Profondo rosso è quello che preferisco” sarebbe stato troppo, troppo generico. Di cosa parla? Film? Dario Argento? Titoli? Di cosa? “3 consigli per creare titoli d’impatto”, invece, ti annuncia subito il tema del post. Chi è in cerca di manuali tecnici vuole questo: una soluzione ai suoi problemi. Chi cerca narrativa, invece, vuole sognare.
Questione di pubblico. E qui si arriva al punto 2.
Prima di creare un titolo (in realtà anche prima di scrivere il libro) dovresti sapere a chi rivolgerti. Dovresti avere in mente l’identikit dei ciò che Umberto Eco chiama “il lettore modello”. Colui che leggerà il tuo testo e lo giudicherà.
Pensa come lui, come “il lettore modello”. Entra nella sua mente e immagina cosa vorrebbe trovare in copertina, una volta entrato in libreria (fisica o online). Che parole vorrebbe leggere? Che valori vorrebbe condividere? Che storia vorrebbe vivere? Che problemi vorrebbe risolvere?
Una volta risposto a queste domande, sarai a buon punto. Non ti resterà che individuare le parole giuste per attirare la sua attenzione.
E si arriva al punto 3.
Come per l’esempio di “Profondo rosso” (ho volutamente citato un film e non un libro per evitare preconcetti tra noi lettori), devi scegliere parole che veicolino i valori, le emozioni o le speranze di cui il lettore è in cerca (basta che poi il libro mantenga le promesse).
Ogni parola porta con sé un bagaglio di simbologie e concetti impliciti che possono essere utilizzati per i nostri scopi. Ma qui il discorso sarebbe lungo e si sconfinerebbe in campi più complessi come la semiotica, la linguistica o la psicologia della comunicazione.
Per finire, eccoti un esercizio che può aiutarti a trovare il titolo giusto per il tuo libro.
Parti da un’immagine. Pensa a una scena in grado di identificare univocamente il tuo libro. Ecco, ora descrivi quella scena scrivendo su un pezzo di carta ciò che ti viene in mente. Rievoca in te le emozioni che ti hanno spinto a scrivere il libro.
Una volta terminato questo processo, screma il testo che hai appena buttato giù, come se dovessi inviarlo per SMS o scriverlo su Twitter. E poi scremalo ancora, fino ad arrivare all’essenziale. A quelle due o tre parole che lasciano intendere tutto.
“Profondo rosso”, appunto.
Nella speranza di averti aiutato, ti do appuntamento alla prossima e…occhio alla penna ;)!
Roberto Tartaglia Giornalista e scrittore indipendente. Fondatore di www.viverediscrittura.it, il primo sito per imparare a diventare scrittori indipendenti. Il suo sito personale è www.robertotartaglia.com.
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Wow! Informazioni utilissime.
Grazie mille, Francesca :)!
RT
Ottima guida. Vorrei anche aggiungere una nota. Un tutolo composto da poche parole è più facile da memorizzare.Spesso si ricordano più i titoli dei libri che l’autore.
Grazie del commento Pina.