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I Diritti d’Autore, questi sconosciuti. Quante volte ci siamo chiesti come vanno gestiti? Quante volte ci siamo posti il problema di come tutelarli?
Io ho voluto approfondire la questione intervistando un esperto del settore, il Dottore Commercialista Luca Taglialatela, e trasformare questa intervista in una guida che invio gratuitamente agli iscritti alla mia newsletter.
Ecco alcuni dei punti salienti.
Prima di tutto va chiarito che la SIAE, a differenza dei miti metropolitani, non è affatto l’unica soluzione per tutelare i tuoi diritti. Anzi, non serve a nulla, a ben vedere.
La stessa SIAE, infatti, sul proprio sito, scrive: “Non è obbligatorio aderire alla SIAE. L’adesione alla SIAE è libera e volontaria. L’autore può teoricamente decidere di curare direttamente i rapporti con gli utilizzatori per tutelare i propri diritti, ma di fatto l’intermediazione di una organizzazione specializzata e capillare è indispensabile. In Italia, l’attività di intermediazione è riservata dalla legge alla SIAE in via esclusiva. L’ autore può comunque scegliere di aderire ad altre Società di autori di Paesi stranieri”.
E come difendersi, allora?
Puoi inviare il tuo manoscritto (in un cd, o cartaceo), via raccomandata A/R, al tuo indirizzo di casa e usare il timbro delle Poste come sigillo. Questo è una buona alternativa al costoso deposito notarile, non pensi?
Puoi anche inviare il tuo file tramite Pec (Posta Elettronica Certificata), aprendo un account a pochi euro e inviando al tuo stesso indirizzo Pec il file del libro. Anche la posta elettronica semplice può essere una valida prova di paternità.
Ma la migliore di tutte, a mio avviso, è quella della pubblicità. Fatti conoscere, pubblica stralci del libro (anche in anteprima) sul tuo sito, o sui social network, lascia prove della tua paternità in ogni dove, sul Web, anche prima dell’uscita dell’opera. Niente più di questo può dire che sei tu l’unico padre (o l’unica madre) di quel testo.
E per gli introiti? Come vanno gestiti quelli da diritti?
Sembra più semplice di quanto si pensi, se si lascia fare al commercialista il proprio lavoro, quello duro.
A te basta sapere che ci sono due modi per dichiarare i tuoi Diritti d’Autore:
Ci sono diversi prodotti per i quali puoi ricavare e dichiarare i tuoi Diritti al Fisco. Ce li elenca magistralmente proprio Luca Taglialatela, in questo dettagliato articolo: https://www.commercialista.com/extra/normativa/quali-sono-gli-info-prodotti-multimediali-tutelati-dal-diritto-dautore-sul-web/.
E con cosa li dichiari questi diritti?
Se ti autopubblichi con Youcanprint è semplicissimo:
C’è un’ultima cosa da portare alla tua attenzione: in Italia, gli scrittori hanno una ritenuta d’acconto del 20% sul 75% del guadagno, non sul 100%. Ma, se si ha meno di 35 anni, il 20% viene calcolato sul 60%, non sul 75%, secondo la Legge Melandri. Un piccolo vantaggio in più, che non fa mai male.
Niente di così complicato come vorrebbero far credere i detrattori del self publishing, dunque, dico bene?
Allora, buona autopubblicazione e…occhio alla penna!
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In realtà, per assicurarsi i diritti d’autore basta fare il deposito legale, che del resto va fatto per forza nel mometo in cui si mette in vendta un libro.
Visto che mi sono autopubblicato con Youcanprint, io ho dato per scontato di non doverlo fare.
Le pratiche indicate nel post sono in aggiunta al deposito legale. Il deposito legale come ampiamente descritto sul nostro sito è un servizio incluso nella pratica di attribuzione del codice isbn ed è Youcanprint a farlo entro 60 gg dalla data di pubblicazione.
Quindi, il solo fatto del previsto deposito del codice ISBN, attribuisce di per sé e di fatto la paternità dell’opera all’autore. Va da sé che tutto il resto sia superfluo, almeno per quanto riguarda la tutela della paternità dell’opera. Per eventuali plagi o sfruttamenti della stessa senza autorizzazione, è tutta un’altra storia; poiché nessun autore da solo è in grado di sapere/scoprire se qualcuno ha sfruttato ciò che ha scritto in qualche modo: battute in una rappresentazione teatrale, su un altro libro, in una scena di un film ecc.. Da questo come ci si tutela? Non che la SIAE ci riuscisse molto bene in questo ( a meno che l’autore non fosse dei più affermati e conosciuti). Da questo non c’è difesa, se non lo si scopre per caso e poi ci si rivale per via legale. Vorrei sentire cosa ne pensano i Vs. esperti, poiché ritengo sia di vitale importanza per tutti noi autori.
Ciao Guido,
ti rispondo a domanda con domanda: e chi ti dice che essere menzionato a teatro, in un film, o altrove sia un danno per te, e non un’ottima pubblicità? In fondo, se ti citano, è perché lo meriti, giusto? Altro discorso è il citarti in contesti negativi. Ma parliamo di tutt’altro.
RT
Salve, scusate la domanda ,ma allora non vi è la necessità di aprire partita iva ? Basta fare il 730 ?
Per quel che riguarda il deposito, nel contratto non c’è scritto che ci deve pensare l’autore?
Grazie Consuelo
Per pubblicare è sufficiente il codice fiscale. Il deposito è a carico dell’autore.
Domanda. Ma se il libro lo vendo io direttamente (non ho partita IVA) come funziona col fisco?
Dovresti rilasciare una ricevuta fiscale e dichiarare i redditi incassati dalla vendita dei tuoi libri.