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Partire dalla fine è questo il segreto.
Individuata la tua premessa drammaturgica, e come si fa l’abbiamo detto qui, devi procedere subito con un’altro fondamentale step: immaginati la fine dell’arco di trasformazione del tuo personaggio, cosa diventa?
Uno spietato killer?
Un padre amorevole?
L’uomo più potente del mondo?
Uno straccione?
Muore?
Diventa immortale?
Un filantropo?
Un malvagio?
ecc…
ecc….
L’arco di trasformazione del tuo personaggio sarà letteralmente la colonna portante che sosterrà la struttura della tua storia.
Parti dalla fine, quindi.
Poniamo per un attimo che tu abbia deciso chi (o cosa) diventerà il tuo personaggio.
Bene.
Ora girati e guarda indietro (o in basso se immagini una scalata) e cerca di individuare il punto di partenza, da dove parte il tuo personaggio? Chi è all’inizio della storia?
Il motivo per cui è bene cominciare dalla fine è che ogni storia rappresenta un “percorso di apprendimento” per il nostro protagonista (che non prevede per forza uno spostamento fisico): come in ogni percorso che si rispetti bisogna conoscere dove si è diretti prima di iniziare, per non rischiare di girare in tondo senza una meta.
Partendo dalla fine (dalla rivelazione del personaggio), saprai dall’inizio dove ogni singola azione intrapresa condurrà il protagonista, evitando così elementi superflui.
Obiezioni possibili: questa tecnica potrebbe risultare costrittiva o che porti a scrivere in modo schematico, in realtà al contrario questa garantisce la massima libertà perché avrai sempre un’ancora di salvezza a disposizione.
Ovunque ti troverai lungo il percorso creativo, avrai sempre ben chiara la tua destinazione e potrai quindi prendere tutti i rischi che vorrai, provando magari linee narrative che all’apparenza potranno sembrarti secondarie ma che in realtà ti condurranno a destinazione sfruttando meglio la tua creatività.
Una volta chiarito questo, una volta che hai deciso la “rivelazione” del tuo personaggio allora il suo obiettivo, (il need) ti sarà rivelato automaticamente, e ne potrà essere naturale conseguenza.
Infatti se la rivelazione è ciò che il protagonista deve apprendere su di sé, il need è ciò che l’eroe ancora non sa ma che deve imparare se vuole raggiungere il suo obiettivo/desiderio.
Vediamo un esempio sicuramente noto ai più: il Padrino.
Premessa drammaturgica: cosa accadrebbe se il figlio minore di una famiglia mafiosa si vendicasse di coloro che hanno sparato al padre?
Debolezze iniziali: è un tipo indifferente, timoroso, non integrato nella sua famiglia mafiosa
Azione principale: si vendica
Cambiamento: diventa un capofamiglia tirannico e autoritario.
Ecco che fissando il finale come principio e caposaldo: “diventa un capofamiglia tirannico e autoritario” subito tutto l’arco di trasformazione diventa più chiaro.
Vediamo ancora un altro esempio anche questo molto noto e più recente: Breaking bad.
Premessa drammaturgica: che cosa accadrebbe se Mr. Chips diventasse Scarface?
La prima volta che Vince Gilligan, scrittore e produttore esecutivo, spiegò di cosa parlava Breaking Bad, la serie televisiva che voleva realizzare, la descrisse così: “è la storia di un uomo che si trasforma da mr. Chips in Scarface”. Gilligan fece riferimento a due film che presentano le storie di due uomini diametralmente opposti: Charles Chipping (Addio, mr. Chips!) è un vecchio e timido professore universitario che nella tranquillità della sua residenza inglese, davanti a un caminetto, ripercorre con nostalgia i momenti più importanti della sua vita, arrivando a concludere, prima di spirare, di essere stato felice nonostante tutto. Antonio Montana (Scarface) è invece un detenuto cubano arrivato in America perché cacciato dal suo paese di origine. Negli Stati Uniti entra subito a far parte di un giro criminale, di cui riesce a diventare il capo in breve tempo grazie alla sua crudeltà e spregiudicatezza. Alla fine, in una celeberrima scena, ormai braccato dai suoi nemici, imbraccia un fucile mitragliatore e combatte fino alla morte.**
Azione principale: vuole ad ogni costo pagarsi da se le cure mediche e lasciare un’eredità alla famiglia
Cambiamento: Walter White (Protagonista) il mite prof. di Chimica crea un impero della droga e diventa un criminale a sangue freddo.
Lui sostiene di essersi semplicemente “svegliato”, ma noi sappiamo che è stata una magistrale trasformazione del personaggio.
*Fonti: R.McKee pg 141 sui Dialoghi; John Truby pg.56 Anatomia di una storia.
**Analisi tratta da labottegadihamlin.it https://www.labottegadihamlin.it/2014/01/08/da-mr-chips-a-scarface-breaking-bad
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Beh di certo il finale è fondamentale. Se lo conosci dall’inizio, ovvero parti da quello è anche più facile costruire la storia. Io l’ho scoperto a mie spese con il mio primo romanzo che appunto cominciai a scrivere senza sapere dove andasse a parare. Ci ho messo anni, tra tira e molla. Una fatica enorme. E ancora oggi non sono convinta della sua validità. Di certo è servito come esperienza.
Ciao Emilia, non mi sono dimenticato ti rispondo anche alla mail! A quale romanzo ti riferisci a Gallery?
Interessantissime considerazioni come in tutti gli appuntamenti del sabato.
Ho scritto con youcanprint un libro sul grande e non ancora giustamente apprezzato Gilles Deleuze. Saggio monografico, un po’ anche biografico, seguendo infatti lo sviluppo del pensiero di questo filosofo anche in senso cronologico.
Dovessi iniziare dalla fine, partirei con un capitolo dal titolo “Suicidio come amore per la vita”.
Ciao Roberto, ammetto di non conoscere Deleuze se non di nome, motivo in più per approfondire! Grazie e continua a leggerci!
partire dalla fine è uno stato di grazia. talvolta, o molto spesso, si parte senza aver ben chiara la meta. Stendhal, come saprai, la vedeva così. Scriveva senza aver chiaro dove arrivare. lo dice lui, non me lo invento io. di solito, secondo me, lo sviluppo avviene durante il percorso di scrittura. ti viene l’idea e non dormi più. ti vengono le parole, le frasi, devi scriverle subito a qualsiasi ora del giorno e della notte. ma è sempre uno stato di grazia.
Ciao Giorgio! Grazie per il tuo contributo, noi cerchiamo di dare delle dritte e dei macro suggerimenti…ma considerando che la scrittura oltre che un mestiere è un rappresentazione intima di se stessi, il confine fra tecnica e approccio personale è molto, molto labile…
Salve, Donato! Grazie delle tue stimolanti consulenze. Riguardo questa ultima sento di dire che finora a me è sempre venuto spontaneo partire dalla “fine” della storia e ripercorrere a ritroso le vicende dei vari personaggi. Se penso alla stesura di una storia mi viene in mente l’immagine della montagna che dà vita al fiume e come questi, durante il suo corso, si ingrossi sempre di più, prenda direzioni sempre diverse, si dirami in rivi sempre nuovi , per ritrovarsi poi nel grande flusso…
ottimo Giovanna! Grazie per il tuo prezioso contributo!
Molto interessante.
grazie Antonio e continua a seguirci!
Grazie, grazie infinite, mi state regalando in modo sintetico e fruibile i consigli che avevo sempre cercato per ritentare a dare realtà alle mie aspirazioni tenute sempre timidamente nascoste. Un pessimo maestro elementare, già allora che ero ragazzo mi irrise davanti ai compagni per la lungaggine delle mie ingenue idee scritte in un “temino” di classe… Nel mio pensiero di adulto non l’ho mai odiato, ma ogni volta che mi accingo a scrivere mi ritrovo in quel mattino di fronte a lui, con l’animo ai piedi della sua cattedra 🙁
grazie a te Rodolfo per volerci seguire! Spero tu potrai apprezzare presto anche tutti gli altri contenuti!