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Una storia ben raccontata permette la fusione perfetta di struttura, ambientazione, personaggio, genere e idea.
Per armonizzarli lo scrittore dovrebbe studiare gli elementi della storia come se fossero strumenti di un’orchestra: dapprima separatamente, poi insieme.
Quando nella tua fantasia fa il suo ingresso un personaggio porta con sé una seria di potenzialità narrative.
Se vuoi, puoi iniziare la storia prima della nascita del personaggio, poi seguirlo giorno per giorno, decennio dopo decennio, finché muore e scompare.
L’esistenza di un personaggio può attraversare centinaia di migliaia di ore di vita complesse e stratificate.
Questa complessa portata di storia vissuta deve però diventare storia raccontata.
Per progettare un libro incentrato su un personaggio specifico devi ridurre la massa ribollente della sua storia esistenziale in sole poche ore e queste devono riuscire ad esprimere anche tutto ciò che dovrai lasciare fuori.
Vediamo da vicino le parti di una storia ed analizziamole insieme.
Attingendo dall’ampio flusso della storia vissuta, lo scrittore deve effettuare delle scelte. I mondi immaginari non sono sogni a occhi aperti, ma officine dove possiamo lavorare faticosamente in cerca di materiale per confezionare il libro.
Eppure alla domanda tu cosa scegli?
Non esistono due risposte uguali, ci sono scrittori che prediligono la ricerca del personaggio e altri invece l’azione il conflitto, gli stati d’animo ecc…ma nessun elemento di questi di per se costruisce la storia.
Un libro non è semplicemente un susseguirsi di momenti di conflitto o di attività, o di personalità o di emozioni, ciò che lo scrittore deve cercare sono gli eventi.
Un evento contiene tutto quanto detto sopra e anche di più.
La struttura di un romanzo quindi può essere pensata come una serie di eventi tratti dalle storie dei personaggi, eventi organizzati per generare precise emozioni.
Gli eventi scelti non possono essere mostrati a caso, ma devono essere mostrati secondo una precisa logica, cosa si esclude?
Cosa va messo prima e cosa dopo?
Per rispondere a queste domande devi poter conoscere ed avere ben chiaro il tuo obiettivo, a che scopo comporre gli eventi? La composizione degli eventi deve avere sempre un duplice obiettivo.
Evento prima di tutto significa cambiamento.
Se metti una bottiglia d’acqua nel congelatore, e torni a prenderla dopo qualche ora troverai l’acqua congelata, cosa è successo?
C’è stato un evento che ha procurato un cambiamento dello stato dell’acqua, in questo caso da liquida a solida…Ma non puoi scrivere un libro sul congelamento dell’acqua, in una storia gli eventi devono essere significativi, non banali e per essere significativo un cambiamento deve, tanto per cominciare, accadere ad un personaggio.
Vedere una persona congelata dal freddo è ben differente che vedere congelata una bottiglia d’acqua.
L’evento della storia crea nell’esistenza della storia del personaggio un cambiamento significativo che dovrebbe essere espresso e vissuto nei termini di un valore.
In altre parole per rendere significativo un cambiamento è necessario che tu lo esprimi nei termini di un valore, ovvero attraverso le qualità universali dell’esperienza umana: vivo/morto, amore/odio, libertà/schiavitù, forza/debolezza … tutte queste polarità dell’esperienza sono i valori della storia.
Possono essere di ordine morale: bene/male, di tipo etico: giusto/sbagliato, immagina di vedere la scena di un barcone di immigrati che cercano nuova vita fuggendo dalla loro terra; ecco subito un gioco di valore: la sopravvivenza, vita/morte.
Partiamo dal negativo, si fugge da una terra povera e ostile, se questo barcone riuscisse ad attraccare e trovare un porto ed una nazione accoglienti allora questo evento risulterebbe profondamente significativo e sposterebbe il valore dal negativo al positivo: dalla morte alla vita.
Per un libro di lunghezza media (200 pagine circa) uno scrittore avrebbe bisogno di circa sessanta eventi.
Idealmente ogni scena è un evento della storia.
Esamina attentamente ogni scena che hai scritto e chiediti: quale valore è in gioco nella vita del mio personaggio in questo momento? L’amore? La verità?
Che carica ha quel valore all’inizio della scena? Positivo o negativo?
Passa alla fine della scena e chiediti: dove sta ora questo valore si è invertito? Era sul negativo ed ora è sul positivo o viceversa?
Non c’è stata nessuna variazione di valore?
Allora se non c’è stata nessuna variazione di valore la prossima domanda da porti è: cosa ho scritto a fare questa scena?
Se la condizione esistenziale del personaggio con la sua carica di valore rimane immutata dall’inizio alla fine di una scena vuol dire che non succede nulla di significativo, la scena contiene delle attività ma nessuna in grado di cambiare valore, questa scena è un non-evento e può essere depennata.
L’ideale è questo: nessuna scena senza una vera svolta
L’importante è lavorare affinchè ogni scena completata modifichi il valore in gioco nella vita del personaggio e lo sposti da un polo all’altro (positivo/negativo o viceversa).
Per esempio: Antonio e Anna sono innamorati e vivono insieme. Antonio passa a prendere Anna da lavoro per tornare a casa, durante il tragitto iniziano a raccontarsi la giornata lavorativa appena trascorsa. Ad un tratto iniziano a litigare. Il litigio si intensifica una volta arrivati a casa, iniziano a volare parole pesanti, Antonio perde la pazienza e sbattendo la porta di casa esce senza più dire una parola urlando che fra loro è finita.
I cambiamenti di ambiente, quattro per la precisione (lavoro, automobile, casa, fuori di casa), hanno il potere di intensificare il comportamento e rendono più credibili i momenti critici, ma non modificano ancora i valori in gioco, mentre la lite sale di tono la coppia è ancora insieme.
Ma quando l’azione raggiunge il momento di svolta (Antonio esce di casa sbattendo la porta dichiarando che la storia è finita!) la vita dei due amanti viene stravolta, i gesti, le parole si sono trasformate in azione, lo stesso evento si sarebbe potuto raccontare senza cambiare luoghi, per esempio tutto in una camera da letto, le combinazioni sono infinite, ma in in tutti i casi si tratta di un unico vento della storia: la scena della rottura fra due amanti.
All’interno della scena esiste un contenuto che è l’elemento più piccolo della struttura che è il beat.
Capiamo il beat rivedendo la scena sopra descritta, che passa attraverso netti comportamenti (beat) ben distinti: 1. Antonio passa a prendere Anna, tutto normale, tutto liscio. 2. Anna inizia a parlare della sua giornata a lavoro quando riceve un messaggio (scatta la curiosità di Antonio, e l’imbarazzo di Anna). 3. Inizio del litigio (sfida reciproca) 4. Apice del litigio (azioni e parole violente) 5. beat della svolta: Antonio va via di casa.
I beat formano le scene, le scene formano un movimento più ampio della storia la sequenza.
Vuoi continuare questo bellissimo percorso insieme affrontando la SEQUENZA? Bene, lo continuiamo insieme la prossima settimana!
Cosa ne pensi? Hai già usato queste tecniche?
Per qualsiasi dubbio scrivici!
Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
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Zig. Donato. Ho quasi pronto il mio primo libro daltitolo Esodo di un popolo pacifico. Si svolge nel 415 a. C. Alla vigilia dell’attacco ateniese a Siracusa. Accade che un popolo Lascia Potamia di Taso in Grecia e approda in Calabria dove fonderà una nuova colonia col nome Potamia. Il motivo della fuga è il deciso dissenso alla guerra civile che sta riprendendo tra Sparta e Atene. I personaggi sono inventati magli eventi da loro narrati sono storia vera. Ecc. Ecc. Ora lechiedo: avrebbe voglia di leggerlo anche se manca il capitolo di dichiusura?
Gentile Rocco, grazie per il tuo commento, i romanzi storici, ispirati a fatti realmente accaduti che sono attenti e fedeli alla storia mi piacciono molto. Voglio accettare la tua richiesta, ma ovviamente mi prendo tutto il tempo necessario (non sarà poco) per leggere con calma il tuo romanzo, e intanto ti ringrazio per avermelo proposto, puoi mandarlo a [email protected].
Donato
Ciao Donato, trovo carino da parte tua ascoltare i commenti di chi ama scrivere. Trovo interessanti i suggerimenti di come rendere un’opera leggibile e piacevole. Per me non è così importante che il mio libro ( Simpson Desert la collina del potere) venga necessariamente letto. Per me scrivere è soprattutto liberare la mente dalle mie fantasie, creare situazioni dove l’essere umano interagisce nel bene e nel male con il prossimo, soprattutto quando è messo sottopressione; per esempio quando nuocere al prossimo dà molta probabilità di farla franca ottenendo pure dei vantaggi. In tempo di pace gli istinti sono tenuti in occultati senza dare prova di essere approfittatori o vigliacchi. Tutto cambia invece in tempo di guerra che non è necessariamente una guerra di forze armate. Sono un neofita e ho scritto a parte questo libro anche qualche racconto breve. Ora sto scrivendo un libro orientato alla fantascienza che riporta tratti reali della vita moderna. Il momento in cui l’uomo scopre nuove tecnologie e trova il modo di spiccare il grande salto verso l’ignoto.
Ti ringrazio dell’opportunità che ci dai nel raccontarci. Buone feste anche se Pasqua è già alle spalle.
La mucca viola in un mondo marrone, forse per qualcuno sarà mitica ma per tutti gli altri? Volevo fare un corso di scrittura creativa, poi informandomi mi sono accorto che tutte le persone che seguono le regole e le tecniche insegnate, rischiano di perdere la loro originalità. Mi sono chiesto: sono disposto a perdere il mio “carattere” per sposare una filosofia lontana da me? Ho già scritto due “libri” e sto lavorando al terzo, vedo tutto come un film che mi scorre davanti senza vuoti o buchi neri: perché cambiare? Ovvio che conoscere aiuta, certo che tante cose sono da correggere non una ma cento volte, però io mi diverto a tradurre una storia in un libro, se perdo questa “tecnica” forse perdo la passione.
Donato mi puoi dare un consiglio? Grazie!
W la mucca viola.
Ciao Gianmarco grazie per il tuo commento. Che tu abbia già un preciso carattere di scrittura, o come si dice nel gergo una voce (sul tema della voce abbiamo scritto un paio di articoli), è molto importante, anzi direi fondamentale, quindi guai a perderla, ci sono proprio dei metodi che aiutano a trovare la propria voce, quindi considerando che tu ce l’hai già sarebbe un peccato perderla: il mio consiglio quindi è di mantenere la tua tecnica ma nello stesso tempo è bene che tu ti formi, che tu faccia degli approfondimenti specifici, perché avendo acquisito una tecnica è bene che questa sia supportata anche da specifiche regole. Attenzione, l’applicazione delle regole non deve comportare la perdita di passione!
Formazione senza perdere la propria voce. Concetto chiaro in teoria, ma in pratica in cosa consiste? Ho letto molti articoli delle “regole da seguire”, ho letto e continuo a leggere libri, eppure mi trovo al solito bivio: vedo tutto come una pellicola di un film è trascrivo come un volenteroso cronista, come andare ad applicare delle regole? Ok a livello grammaticale e poi? Quando non scrivo vedo i miei personaggi in attesa, come le statue di un presepe in attesa di animazione. Penalizzante o svantaggioso? Grazie per il tempo e i consigli.
La formazione senza perdere la propria voce. Concetto chiaro in teoria, ma in pratica in cosa consiste? Ho letto molti articoli delle “regole da seguire”, ho letto e continuo a leggere libri, eppure mi trovo al solito bivio: vedo tutto come una pellicola di un film è trascrivo come un volenteroso cronista, come andare ad applicare delle regole? Ok a livello grammaticale e poi? Quando non scrivo vedo i miei personaggi in attesa, come le statue di un presepe in attesa di animazione. Penalizzante o svantaggioso? Grazie per il tempo e per i consigli.
Gentile Donato,
i tuoi articoli sono interessanti, chiari ed esaustivi.
Sono diventati un appuntamento importante e piacevole dei miei fine settimana. Mi sono di valido aiuto. Grazie!
Ciao Sabina, grazie infinite per il tuo commento! Siamo davvero contenti che i nostri contenuti ti piacciono, è proprio questo il nostro obiettivo, diventare un punto di riferimento per chi usa la nostra piattaforma di selfpublishing e ancora più in generale per chi segue il nostro blog!
Continua a seguirci Sabina!
Solo chi conosce le regole può cambiarle o ignorarle senza danno.
Come darti torto Maria?
Ho scritto e fatto stampare la mia biografia il cui titolo è: La forza di un vecchio soldato, una storia vera di miseria, amore, felicità e dolore in poche copie date ad amici. Un lavoro di scarso valore letterario, tuttavia mi piacerebbe conoscere il tuo parere.
Ciao Giuseppe, grazie per il tuo commento, sono lusingato che ti interessi il mio parere, proprio oggi abbiamo pubblicato un nuovo articolo: Come scrivere un autobiografia, la guida, potrebbe essere carino se tu la leggessi anche per capire se hai in qualche modo ricalcato questi suggerimenti o meno. Intanto vuoi mandarmi la tua biografia sull’email? se si ecco dove mandarla: [email protected]
Salve, Donato. Sono una vecchia ragazza che non si arrende, pur avendo pubblicato tanto e venduto quasi niente. Seguo con piacere i suoi suggerimenti, ma non li metto in pratica. Ho impiegato anni a forgiare un mio stile, e scrivere in un altro modo non mi appagherebbe. Diciamo che le regole non fanno per me ma mi piace conoscerle. Sarebbe disposto a leggere qualcosa di mio?
Ciao Teresa, grazie per il tuo commento, noto con piacere che a molti di voi interessa il mio parere, sono davvero lusingato per questo non credo affatto di meritare questa attenzione, ma nello stesso tempo sono curioso di leggerti. Puoi mandare il tuo manoscritto al mio indirizzo email? [email protected] oppure in cartaceo?
“Voce” e specifiche regole, come fanno ad armonizzarsi? Sembra quasi che una “creazione” debba sempre diventare un “prodotto”, questo è il passaggio ostico che fatico a capire, anzi ad accettare. Certo, tu mi dirai: se vuoi rendere il tuo scritto piacevole, devi seguire alcune regole, altrimenti rischi che il tuo racconto non venga apprezzato. Di sicuro hai ragione, però ho letto molti libri di scrittori famosi con degli errori pacchiano o con un ritmo da ninna nanna. Quanto davvero queste regole valgono? Mi sembra quasi che conta di più il marketing..
Grazie Donato per la tua pazienza e disponibilità.
Ciao Gianmarco, grazie a te per i tuoi commenti. Cerco di rispondere al tuo dubbio, che è poi anche un pò il mio quando mi trovo ad approfondire e studiare a parte questi argomenti, scrivere un libro, mi sono convinto essere un po’ come progettare un grattacielo se vuoi che dallo skyline il tuo si distingua dagli altri ci vuole estro, ci vuole arte e originalità, ma anche l’applicazione di precise formule, regole e procedure, quanti bellissimi palazzi esistono? Credo che in ognuno di questi esiste il giusto mix di applicazione rigida e ferrea di regole e formule (altrimenti non starebbero su, così come una storia non reggerebbe fino alla fine) e di “creazione” come giustamente la definisci tu… che ne pensi?
Voce” e specifiche regole, come fanno ad armonizzarsi? Sembra quasi che una “creazione” debba sempre diventare un “prodotto”, questo è il passaggio ostico che fatico a capire, anzi ad accettare. Certo, tu mi dirai: se vuoi rendere il tuo scritto piacevole, devi seguire alcune regole, altrimenti rischi che il tuo racconto non venga apprezzato. Di sicuro hai ragione, però ho letto molti libri di scrittori famosi con degli errori pacchiano o con un ritmo da ninna nanna. Quanto davvero queste regole valgono? Mi sembra quasi che conta di più il marketing..
Grazie Donato per la tua pazienza e disponibilità
Ciao Gianmarco, grazie a te per i tuoi commenti. Cerco di rispondere al tuo dubbio, che è poi anche un pò il mio quando mi trovo ad approfondire e studiare a parte questi argomenti, scrivere un libro, mi sono convinto essere un po’ come progettare un grattacielo se vuoi che dallo skyline il tuo si distingua dagli altri ci vuole estro, ci vuole arte e originalità, ma anche l’applicazione di precise formule, regole e procedure, quanti bellissimi palazzi esistono? Credo che in ognuno di questi esiste il giusto mix di applicazione rigida e ferrea di regole e formule (altrimenti non starebbero su, così come una storia non reggerebbe fino alla fine) e di “creazione” come giustamente la definisci tu… che ne pensi?
Caro Donato il tuo esempio è perfetto però io aborro le costruzioni moderne, sono tutte così anonime, fredde. Per cui visto che io scrivo tutto quello che “vedo”, potrei prima stendere l’intera storia grezza e poi applicare le regole di cui parli. E fattibile? Mi viene però da pensare alla tradizione orale o alle barzellette. Non è la storia in sé che fa la differenza ma chi è come la racconta. Dai spero di riuscire a cogliere e a utilizzare al meglio i tuoi preziosi consigli.
Ciao Donato, onestamente a me piace essere una mucca viola in un mondo fatto di sole marroni. Certo non è facile perché nella vita si viene il più delle volte criticati per un pensiero o un modo di porsi che non sono lo standard previsto, però non bisogna mai mollare perché magari un giorno il mondo sarà fatto di mucche viola 😉 Per il momento scrivo le mie storie di donne che vivono una rivoluzione amorosa nella loro vita, anche se ora sto provando a scrivere la storia di un uomo che vive la sua rivoluzione ed è una sfida interessante…Comunque tuo figlio di 2 anni per il momento lascialo colorare fuori dai margini perché purtroppo verrà corretto lo stesso a scuola. Grazie per i consigli che ogni volta ci invii 🙂
Ciao Laura, piacere di leggerti! Beh non so fino a che punto è un male un mondo la cui maggioranza è fatta di mucche marroni, come faresti a distinguerti? Andrea colora ovunque anche sui muri e per terra, eccetto che nei margini, nei piccoli vedi l’istinto nei grandi vedi l’effetto della cultura e della “civilizzazione”, è bene imparare le regole altrimenti come fai a trasgredirle? Ma sarebbe anche carino se qualcuno ci insegnasse che a volte colorare fuori dai margini non è un male…no?
Scrivi di donne? Parlerò di donne in una delle prossime newsletter, forse proprio nella prossima!
Grazie a te per leggerli, i nostri consigli!
Grazie, è sempre piacevole leggere testi così esplicativi. In mente (ed anche sopratutto in scritti da molti anni) ho parecchio di mio da dire. E in questi ultimi anni di vita desidero pubblicare qualche cosa. Sto attendendo l’angolo di tempo da concedermi, direi che lo rincorro …..Arrivederci a presto …
Ciao Graziella, grazie per il tuo commento! Trovare il tempo e l’angolo giusto per scrivere è la prima delle regole fondamentali, Jerry Jenkins nel suo elenco di consigli preziosi su come scrivere un libro lo dice e lo mette ai primi posti. Sembra una cosa banale, scontata o semplice, ma non lo è affatto!
Se non hai letto questo contenuto ti consiglio di leggerlo lo trovi qui: https://blogs.youcanprint.it/come-scrivere-un-libro-i-consigli-di-jerry-b-jenkins , a presto!