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A meno che tu non sia un esperto di mitologia greca, se dico Ercole a cosa pensi?
Ad un eroe.
Probabilmente uno dei più grandi simboli d’eroe nella nostra cultura.
Ricordo un film, ma sono state raccontate storie e perfino realizzati cartoni animati su di lui.
Ercole il paladino della giustizia.
Ercole il difensore dei deboli, il campione degli oppressi, che piega l’acciaio, che fa svenire le donne e tremare i gli uomini.
Però l’aspetto che è venuto meno nella nostra rappresentazione moderna della storia di questo eroe è che nel mito reale (secondo gli antichi greci), Ercole era un individuo cupo e intollerante.
Sebbene fosse senza dubbio il più forte e il più coraggioso, era anche un grande spaccone facilmente incline a scoppi d’ira, durante uno dei quali uccise i suoi figli.
Un’assassino, quindi.
Le storie contemporanee hanno perso completamente la traccia del lato “oscuro”, del lato pericoloso e psicopatico che gli costò la penitenza delle dodici fatiche di Ercole.
Questa “rivisitazione” del “personaggio” ha generato nell’immaginario comune diversi problemi.
Viste così le 12 fatiche di Ercole sembrano solo figlie della sua natura eccezionale, ma in realtà altro non sono che il costo dell’espiazione dei suoi grandissimi peccati.
Come più “banale” conseguenza le storie moderne tendono ad accordare il titolo di “eroe” solo ai personaggi che compiono grandi e insolite imprese, come scalare montagne senza ossigeno, saltare da una macchina in corsa all’altra, schivare proiettili, diventare invisibili ecc…ecc…
Ma se davvero dovessimo definire l’eroe, attraverso personaggi che si sono guadagnati tale titolo riscattando il proprio valore, allora non riceverebbero tale riconoscimento soltanto il genere di eroi prima citati, ma anche (per esempio) tante signore di mezz’età che lottano per sollevarsi dalle ceneri di un matrimonio fallito, potrebbero essere considerate delle eroine.
Ogni essere umano, potrebbe ambire a questo status, poiché il potenziale di eroismo esiste in ciascuno di noi.
E quindi in ciascuno degli “umanissimi” personaggi delle nostre storie.
Di contro, anche il potenziale di fallimento si trova in ciascuno di noi, ed è proprio qui il dramma, o meglio la drammaturgia.
Il riscatto.
L’autoaccettazione.
L’amore.
L’onore.
Queste sono tutte degne aspirazioni da voler raggiungere ma, come Ercole insegna, è necessario un duro lavoro, sono necessarie le fatiche di Ercole per ottenere tali obiettivi.
Perciò è di fondamentale importanza per chi si accinge a scrivere una storia, sapere che ciò che rende tragico un personaggio non è solo quello che subisce, ma anche quello che non fa per sé stesso.
L’obiettivo per lo sviluppo di un personaggio, il cosiddetto arco di trasformazione, è sempre quello di diventare un eroe.
Ciò significa che il protagonista sarà continuamente chiamato a superare prove, limiti personali e conflitti, per diventare un eroe (dove per eroe intendiamo anche aspirare a diventare il più grande serial killer del mondo).
Se le nostre storie sono scritte partendo dal presupposto che il protagonista è un eroe, allora dove sta il dramma?
Senza la possibilità di fallimento in agguato dietro ogni angolo, sarebbe una storia ad unico risvolto, una storia molto piatta.
Come nella versione moderna delle storie di Ercole.
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Credo che per dover o meglio poter descrivere al meglio un personaggio il cui punto di forza nel racconto è l eroismo, oltre al talento creativo sia necessaria anche una dinamica personale avvenuta nell arco della propria vita. Credo che solo così si possa accedere ad infinite sfaccettature e altrettante sfumature che comprendono luce e oscurità del personaggio. Tutto in noi e fuori da noi è luce ed oscurità e sta proprio a noi ricercare quel che si definisce “il precario equilibrio tra di essi”. Il mio pensiero è che se si ha il coraggio di oltrepassare e trascendere la linea della propria creatività, si possa rendere il personaggio totalmente credibile. Quella credibilità che trasmette emozioni (anche contrastanti) nel lettore. Ma questo è solo il mio personale pensiero. Grazie.
Nella vita di ogni giorno secondo me ciascun individuo è un eroe e gli atti di eroismo che si fanno in silenzio sono tantissimi. Citare degli esempi non serve perchè non finiremmo mai. Uno solo: una madre e una moglie, alla base c’è un ripetuto atto di eroismo quotidiano, perchè l’abnegazione di se stessa per il vivere civile non è altro che eroismo puro. Chi uccide una donna in questo caso? Mai più i figli, raramente il marito, ma se stessa.
Grazie Donato, apprezzo molto questi spunti di riflessione e di analisi, nella speranza di diventare un narratore migliore è più efficace. Purtroppo il tempo da poter dedicare alla scrittura si è ridotto notevolmente e ho dovuto dirottarlo, come tanti di noi, a correggere i compiti dei bambini e ad aiutarli a studiare molto più di prima.
Ma leggo la tua rubrica con interesse, quindi… Continua a scrivermi! Grazie, un saluto a tutti!
Ciao Donato. Tra i molti aggettivi da attribuire ad Hercules, penserei a: violento e distruttivo ma non psicopatico. Eroe dei suoi tempi, e quindi con un ottica diversa da quella odierna. Sono portata a pensare a lui come un eroe, in un certo qual modo, infelice: figlio illegittimo di Giove, e per questo motivo, perseguitato dalla gelosia di Hera. E sarà proprio quest’ultima ad innescare in lui quell’atto folle, portandolo ad uccidere i propri figli e la moglie. E quindi un delitto non premeditato. Ma allora perchè eroe? perchè resosi conto dell’accaduto, cercherà la via dell’espiazione. Le dodici fatiche: che non sono altro che la cura dell’anima, per un uomo, che lo porterà infine ad essere assurto accanto al padre nell’Olimpo.
Ti dirò che il mito dell’eroe, in questi “tempi moderni” non mi sfiora e lo relego alla mitologia, appunto.
A me sembra che nella migliore delle ipotesi, facciamo tutti il nostro dovere, quando lo facciamo.
Si, il potenziale di eroismo esiste in ciascuno di noi, sono d’accordo,ma penso che solo mali estremi possano farlo emergere, come si dice, “a mali estremi estremi rimedi”
Certo che per un personaggio efficace potrebbe essere una bella sfida. Alla prossima.
Ciao Luana, grazie per il tuo contributo!
Mi piaci perché sei graffiante,le tue zampate di solito lasciano il segno. Oggi almeno per me, non hai graffiato, ma invece sono un po deluso della tua recensione. E logico che l’Ercole che presenti, non sia l’eroe che credevamo, come un falso eroe,ci ha stancato, ci ha deluso e lo abbandoniamo. Questo Ercole che perde colpi, sono i tanti nostri protagonisti dei libri che scriviamo , che pagina dopo pagina stancano il pubblico, che compra e legge i libri. Si stancano, si annoiano, sono delusi, del protagonista che non è più il loro eroe, e lo abbandonano da qualche parte, senza finire di leggerlo. E vero che il nostro eroe per rialzarsi deve sudare tanto, per tornare credibile, deve lavorare tanto. Pero ce anche il rischio, che pompandolo tanto, troppo e male si rischia tanto, non solo di annoiarlo ancora di più, ma di fargli avere una crisi di rigetto, annullando anni di lavoro. Non sono d’accordo con te , nemmeno quando dici, che tutti possono diventare eroi. Un tizio qualsiasi che non ha niente che attira l’attenzione, che non fa niente di eclatante, perché il lettore, faccia con un viso ammirato, “whuau questo si che è Forte”. Ciao Donato alla prossima
ciao Giuseppe, grazie per il tuo contributo, cosa ne pensi invece del nuovo contenuto quello sui “guardiani della soglia”?