
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
All’esordio nel mondo della narrazione la scelta tra le due opzioni è piuttosto scontata. Difficilmente che si accinge a dare vita a un primo testo, sceglierà di farlo partendo da un romanzo che, per sua struttura, richiede una serie di competenze, oltre che di abilità tecniche, non fruibili alla prima esperienza.
È dopo aver scritto qualche racconto che scatta l’ambiziosa idea. Quando qualcosa, dentro lo scrittore, gli suggerisce che forse, è il momento di osare e, allora, porsi davanti al foglio e decidere l’estensione del testo che si sta per portare alla luce, può costituire un dilemma. Come uscirne? Riflettendo, anche, su cosa significhi nel suo insieme optare per uno o per l’altro.
Un racconto è come la chiacchierata con amico o parente. Si parla del presente o del passato. Si ricordano eventi o si raccontano fatti, sapendo che il tempo a disposizione è contenuto, al massimo in ore.
Un romanzo, metaforicamente, è come «un matrimonio». Se va bene (l’idea piace, la trama viene sviluppata in equilibrio, ci sono tutti gli elementi utili a conquistare il lettore) la sua stesura può durare a lungo, richiede pazienza, mediazione, voglia di resistere alle difficoltà e si trasforma in una compagnia quotidiana che, essendo tale, risente, stilisticamente, dei sentimenti, delle preoccupazioni, degli umori dell’autore. I personaggi hanno tempo e modo per compiere regressioni o evoluzioni e gli eventi possono essere spalmati su ore, giorni, mesi, persino secoli.
Ma c’è un altro elemento da considerare quando si è sul punto di decidere: la spendibilità del testo. Proporre a un editore, e vederselo accettare, un racconto è quasi impossibile. Le chance aumentano nel caso di una raccolta di racconti, ma neppure di tanto. Così se l’autore, esordiente o meno, vuole mettersi in gioco al punto da incontrare la valutazione e la critica, non ha molta scelta.
La situazione cambia leggermente nel caso di concorsi letterari, dove c’è ancora «spazio» per la proposta di brevi racconti con poche garanzie però di pubblicazione. Ogni volta che uno scrittore siede al posto di lavoro e osserva lo spazio narrativo che ha a disposizione, dovrebbe comunque chiedersi: «quanto del mio tempo sono disposto a dedicare a questo progetto?
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