Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Tanto per cominciare ricorda sempre che devi usare il se seguito dal congiuntivo quando dopo trovi una condizione Esempio: Sarei molto felice se tu...
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Chiunque abbia scritto un libro, o pensi di farlo, sogna di poter vivere della propria passione e diventare scrittore di professione.
Prendere un libro dalla propria testa, trasformarlo in pagine scritte, e vederlo nei cataloghi di tutti gli store è una cosa facile a dirsi, meno a farlo. Per questo anche chi pensa di non volerlo, alla fine desidera quella gratificazione unica che deriva dall’essere uno scrittore affermato.
Ma come si pone nel mercato editoriale moderno il sogno di vivere di scrittura?
Il self-publishing ha, di fatto, cambiato le carte in tavola nel mercato editoriale. Questa estrema democratizzazione dell’editoria ha dato a tutti la possibilità di pubblicare un proprio romanzo, racconto, saggio, poesia, manuale.
Nei primi tempi si poteva scrivere un libro qualunque e lanciarlo nel mucchio riuscendo a trovare qualche lettore, senza eccessiva cura editoriale, senza molta promozione.
All’inizio, quel mucchio era molto ristretto e da lì sono nati molti casi editoriali come “50 sfumature di grigio” o “The Martian”.
Oggi nel mondo vengono pubblicati milioni di libri ogni anno, circa 80.000 in Italia e fare la stessa cosa non può portare agli stessi risultati.
Il mercato è saturo, serve qualcosa in più per emergere, per esempio una buona promozione e la capacità di crearsi un pubblico.
Anche riuscendo ad emergere dall’impressionante marea di libri che vengono pubblicati ogni anno, fare numeri da capogiro ed avere abbastanza guadagni per poter lasciare il lavoro e dedicarsi alla scrittura a tempo pieno del prossimo romanzo resta una chimera.
Eppure c’è chi riesce a scrivere molti libri e a vendere migliaia di copie.
Ma come fa?
L’idea che la scrittura sia mossa da una formula, un genere, un mercato specifico, insomma qualcosa di diverso dal puro impulso artistico è visto da molti come un’eresia.
Eppure gli scrittori indipendenti che riescono a fare carriera sono concordi nel percorso giusto da compiere: scrivere per il mercato.
D’altronde è nel concetto stesso di pubblicazione che risiedono le figure dello scrittore e del lettore. Se uno scrittore pubblica un libro, è implicito il suo desiderio di avere dei lettori che leggano il suo lavoro.
Uno scrittore che scrive unicamente per sé stesso, potrebbe non aver alcun interesse a pubblicare un libro, soprattutto in self-publishing, un ambito che elimina completamente la scelta da parte di un editore e quindi la relativa gratificazione intellettuale.
Ma cosa si intende per “scrivere per il mercato”?
Detto in termini semplici, si tratta di cercare delle nicchie di mercato in crescita o settori già di moda e scrivere appositamente un libro di quel genere specifico in modo da poterlo vendere più facilmente.
Un libro viene scritto, quindi, rispettando rigorosamente i cliché di quella categoria specifica, cercando di soddisfare a pieno le aspettative del lettore.
Per esempio se scrivi un libro di vampiri perché va di moda questo genere, dovrai creare dei protagonisti che rispecchiano fedelmente i canoni del genere, quasi stereotipandoli. Se i lettori si aspettano un protagonista maschio, giovane, bello e tenebroso, tu devi dargli esattamente questo, senza deviare troppo da questo standard.
Abbiamo parlato di questo argomento nell’articolo dedicato al “piacere ricorrente”.
Arte o business?
La principale critica di questo modo di scrivere e pubblicare è che la parte artistica dello scrivere un libro viene completamente a mancare in favore del mero business.
Non sei un artista, ma un “venduto”.
Scrivere non è più arte, ma diventa attività meccanica, industriale. Devi scrivere rispettando delle regole imposte dal genere per cui scrivi senza avere troppa libertà nel deviare dai suoi canoni.
In effetti esprimere la propria creatività in queste “gabbie” è più difficile e sbagliare, non soddisfare le aspettative del lettore, può diventare disastroso.
Tuttavia avere una formula, una struttura, dei confini può essere restrittivo per molti, ma rendere la vita più facile ad altri.
Molti scrittori affrontano il rischio di fermarsi ancora prima di iniziare a scrivere o di incontrare molto presto il famoso blocco dello scrittore, la sindrome della pagina bianca (chiamatela come volete), poche idee, troppe idee, la paura del fallimento.
Usare delle linee guida prestabilite può dare una grossa mano a superare queste difficoltà per gli scrittori alle prime armi e non c’è nulla di male nel ricorrere a questi sistemi.
É un tipo di scrittura che parla direttamente ai lettori, mettendo da parte il proprio ego di scrittore e mettendosi completamente al servizio di chi presta attenzione alle tue storie
L’abilità nel riuscire a fare tutto ciò è comunque arte.
Semplicemente la parte artistica si è in parte trasferita dalla scrittura all’intuito imprenditoriale dello scrittore.
Dico in parte perché resta sempre possibile raccontare la tua storia pur restando fedele ai canoni del genere per cui scrivi. Non è vero che la creatività muore anzi può avere addirittura vita più facile ed esprimersi sia nella scrittura che nel riuscire a soddisfare le aspettative dei lettori.
L’editoria è impresa, pubblicare un libro significa pubblicare un prodotto che deve essere venduto, a prescindere da quanto l’autore abbia esercitato la propria vena artistica.
Inoltre non è semplice capire dove si possa collocare un libro, scoprire le aspettative dei lettori e riuscire nell’impresa di scrivere un libro perfetto, cucito attorno a queste aspettative.
D’altronde è stato proprio il self publishing a far cadere la separazione tra scrittore ed editore/imprenditore, quindi non c’è nulla di strano nel fare ricerche di mercato e piazzare un prodotto (libro) nell’area di mercato più favorevole.
Qual’è il punto di pubblicare un libro se non avere qualcuno che ti legga?
Scrivere un libro del genere che va più di moda ti darà esattamente i lettori di cui hai bisogno e non è detto che poi dovrai continuare sempre così.
Il punto è proprio questo, usare una “scorciatoia” per vendere libri e farti un nome come scrittore, per poi evolvere con i tuoi successivi libri, prendendoti maggiori libertà e liberando la tua creatività.
Ma questo, appunto con i prossimi libri, libri che potrai scrivere tranquillamente in quanto avrai i fondi necessari per farlo.
Per chiarirti meglio questo punto voglio citarti una risposta data a Giovanni Minoli da Paolo Sorrentino in un’intervista per il programma “Il mix delle cinque” su radio 1 lo scorso 08/06/2020.
Minoli ha chiesto a Sorrentino: “Cambia molto la vita vincere un Oscar?”
La risposa di Sorrentino è stata: “Mette in condizione di fare abbastanza facilmente i film successivi che è quello che ho sempre desiderato sin da quando ho cominciato […] garantirmi il film successivo”.
Ecco, scrivere per il mercato ti da maggiori possibilità di successo e questo successo costituirà le fondamenta della tua carriera di scrittore.
Molti self publisher di successo hanno iniziato così e hanno costruito una carriera di grandissimo successo, pensiamo a Bella Falls, Amanda Hocking e, per restare in Italia, la nostra L.F. Koraline.
C’è chi scrive per sé stesso, solo per il gusto personale, scrive per necessità, scrive perché è l’unico linguaggio che conosce per dare voce alle proprie emozioni.
Una forma d’arte pura, una scrittura priva di vincoli, libera di veicolare il proprio messaggio.
Ci sono persone che, invece, vogliono raccontare storie ma non sanno come farlo, hanno bisogno di linee guida ben precise, di una mappa che li aiuti a portare a termine il percorso, di una ricetta con ingredienti e dosi precise.
Non c’è una scrittura migliore ed una peggiore, è la tua storia e tu decidi come scriverla, ma se strizzi un occhio (o meglio entrambi) ai tuoi lettori avrai sempre maggiori chance di farcela.
Detto questo, non piegarti a queste conclusioni.
Se il tuo scopo è quello di fare lo scrittore a tempo pieno, scrivere per il mercato ti darà sicuramente maggiore spinta, ma se non ami quello che scrivi, se non mostri amore nella tua scrittura, i lettori se ne accorgeranno e scrivere per il mercato non sarà sostenibile.
Devi anche avere una certa abilità nell’adattare la tua scrittura. Potrei dirti che il genere “thriller medico” andrà di moda nel 2022. Ma se non sai scrivere un thriller medico, non hai nozioni di medicina o semplicemente non ami il genere, scriverci un libro non avrà risultati.
Ma se ami un certo genere, questo genere va anche di moda e conosci ogni aspetto del marketing letterario grazie alla lettura del nostro blog allora non c’è nulla che potrà fermarti.
Cerca di “leggere” il mercato, studia i bestseller sui vari store e scrivi, scrivi, scrivi.
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Ciao Marco, quello che scrivi è, purtroppo, vero. Dico purtroppo, perché la scrittura dovrebbe essere, principalmente, un piacere personale. Ma se il piacere implica anche il desiderio di voler vendere, ecco che allora abbiamo trovato la chiave per un connubio perfetto.
Sono d’accordo. La scrittura è sicuramente un’arte e quindi come tale è espressione della creatività di uno scrittore. Se questa viene ingabbiata in logiche di mercato o comunque estranee a quella che è la sensibilità dello scrittore rischia di non essere più arte. D’altro canto l’arte ha bisogno di gente che la viva, quindi bisogna guardare un po’ anche l’aspetto del vendere. Vediamola così, vendere qualche copia in più può rendere uno scrittore più libero di continuare a scrivere secondo il proprio piacere
Analisi lucidissima, forse un po’ spietata ma la vita è così! Se si vuole vendere o emergere è necessario offrire ciò che il mercato richiede e nel modo migliore. Mi permetterei di aggiungere, come emerge anche da ciò che hai scritto, “possibilmente con un occhio rivolto al futuro”. Buona giornata
Esatto Gaetano. Un sacrificio artistico all’inizio per poter essere più liberi dopo
Ciao Marco,
mi piace molto questo articolo e in particolare una frase che hai scritto quando parli di: Arte o business?… dice:”mettendo da parte il proprio ego di scrittore e mettendosi completamente al servizio di chi presta attenzione alle tue storie”. La trovo un’idea fondamentale per chi vuole fare lo scrittore, infatti se si hanno delle storie da raccontare o meglio se si ama guardare il mondo e raccontare le storie che ci sono dentro, è un dono che si fa a chi poi leggerà queste storie quindi è giusto farlo prestando attenzione a ciò che quelle persone hanno voglia o bisogno di leggere. Secondo me la cosa più bella è muovere le emozioni di chi legge e riuscire a farlo è indubbiamente arte, se poi ti fa acquistare più lettori, ottimo! L’unico requisito penso sia amare ciò che si sta scrivendo, se si ama raccontare una storia, lo si può fare dentro a qualunque cliché o seguendo qualunque tendenza, sarà sempre una storia emozionante e come dici tu…”Vendere qualche copia in più può rendere uno scrittore più libero di continuare a scrivere secondo il proprio piacere”
Si, a volte è necessario fare un passo indietro e considerare cosa si sta facendo. Alla fine un libro è creato da persone ed è destinato a persone. Uno scrittore si può calare nei panni dei propri personaggi e anche in quelli dei propri lettori