
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
Tutte le mattine ti svegli e controlli quante copie hai venduto. La sera prima di andare a dormire verifichi qual è la tua posizione in classifica.
Passi le giornate fra Twitter, Facebook e Pinterest e ti domandi se è il caso di acquistare qualche spazio per pubblicizzare il tuo romanzo, oppure di iniziare un altro blog tour, o al limite di sacrificare un animale al Dio Amazon per entrare nelle grazie del suo algoritmo e avere così un po’ di visibilità.
Ce n’è abbastanza per far uscire di senno qualunque autore autopubblicato.
Nella folle corsa alla pubblicazione fai da te – in modo particolare se si tratta del primo libro – è facile perdersi dietro alle mille strategie del self-publishing.
In fin dei conti sei riuscito a fare tutto da solo: ti sei trasformato in editor, correttore di bozze, illustratore, grafico, impaginatore, stampatore, promotore, venditore. E sei pure lo scrittore.
Qualcuno afferma di preferire l’editoria tradizionale, perché gli permette di concentrarsi unicamente sull’attività della scrittura. Ma la verità è che anche un self-publisher dovrebbe fare esattamente quello: focalizzarsi sulla scrittura dei propri libri. In fondo è la cosa più bella del mondo.
Personalmente mi impegno molto nel campo del marketing e dei social media, soprattutto perché mi piace farlo, ma a essere sinceri ultimamente sto facendo marcia indietro.
È inutile negarlo, la tentazione di passare il tempo in maniera “social” è molto forte: si possono avere riscontri immediati e vedere magari un’impennata nelle vendite (a volte, eh, non sempre). Insomma, è difficile resistere alle sirene dell’autopromozione, anche se la tua vera passione è la scrittura, anche se in fondo è quello l’unico, vero motivo per cui ti sei buttato in questa avventura. Scrivere. Ma soprattutto essere letto.
Da parte mia, consiglio sempre agli autori indipendenti di adottare una visione a lungo termine, cercando di andare oltre le gratificazioni immediate, cioè qualche copia venduta in più. La forza del self-publishing sta nel fatto che tutto è nelle nostre mani.
Certo, il riscontro da parte dei lettori no, ma come utilizzare proficuamente le proprie energie, quello sì. Ecco quindi quattro consigli per sviluppare una visione a lungo termine.
1) Fai un progetto su cinque anni
Prima di pubblicare il mio primo romanzo, ho messo giù una specie di piano di marketing, principalmente perché volevo vedere se il self-publishing era la strada giusta per me. Così mi sono posta degli obiettivi a sei mesi, a un anno, a cinque.
Alcuni riguardavano le vendite, altri la scrittura. Potevo scrivere due romanzi all’anno? Potevo arrivare al punto di guadagnare mensilmente una certa somma? Il fatto di avere un piano a lungo termine mi ha permesso di focalizzarmi sui libri che dovevo scrivere, non solo su quelli che erano già disponibili.
2) Concentrati sulla qualità e sulla quantità
Un recente sondaggio ha rivelato che gli autori di successo non solo spendono più tempo degli altri su ogni singola frase, ma alla fine della giornata hanno anche prodotto di più.
Cosa vuol dire?
È molto semplice: che bisogna dedicare più tempo alla scrittura (e meno all’autopromozione).
Sapete qual è il miglior modo per raddoppiare le vendite? Scrivere un altro libro. Senza dimenticare che, soprattutto con il digitale, quello che scrivete sarà sempre disponibile. Da qui all’eternità (più o meno).
Quindi, come autori, dovremmo sempre spostare l’asticella più in alto, avere l’obiettivo di migliorarci, di scrivere sempre meglio. La qualità conta. E l’unico modo per avere riscontri migliori è scrivere libri migliori.
Allo stesso tempo, però, arriva sempre un momento in cui un libro va lasciato andare, perché non si può star lì a migliorarlo per sempre. Bisogna passare a un altro progetto, a un altro libro. Alla fine, pubblicare un libro, significa comunque lasciare un’impronta, digitale, nel mondo del self-publishing.
3) Nutri la tua creatività
Se decidi di fare autopromozione (ricorda che è una scelta, non è obbligatorio), fallo con un po’ di creatività.
Fa’ un lancio del libro che celebri il genere letterario di riferimento, crea un account Twitter o una board su Pinterest relativi a personaggi del libro e interagisci così coi lettori.
La cosa importante è che tu ti diverta. Se non è così, è meglio lasciar perdere. Non c’è niente di peggio che avere a che fare con qualcuno che fa qualcosa perché “deve farlo”. Non è divertente. Per nessuno.
4) Abbi pazienza
Vedi il punto 1. Stai avanzando su un cammino lungo cinque anni. Sì, certo, potresti anche avere una botta di fortuna e incappare in un successo immediato.
Ma non è qualcosa che puoi programmare (o su cui puoi onestamente contare).
Quello che puoi pianificare è quanti libri intendi scrivere, in quale genere letterario ti vuoi cimentare, cosa intendi fare per crearti una certa riconoscibilità e credibilità. Vuoi scrivere racconti? Vuoi scrivere romanzi? Per adulti? Per adolescenti? Vuoi provare a mischiare i genere letterari?
La cosa bella del self-publishing è che puoi pubblicare quello che vuoi. Ma non puoi sapere come andrà finché non lo farai. Prova e riprova. Abbi pazienza. Se ami la scrittura, persegui degli obiettivi di crescita, diventa lo scrittore che vorresti essere. All fine, sarà questa la migliore ricompensa possibile. Sarà questo che ti darà soddisfazione.
Insomma, una visione a lungo termine ti permetterà di passare indenne attraverso le tempeste quotidiane delle promozioni e dell’andamento delle vendite. Ti darà la possibilità di apprezzare maggiormente il fatto di scrivere e ti farà avere risultati migliori. Ti permetterà di diventare uno scrittore più solido e di essere soddisfatto di quello che fai. Dopo tutto, credo che sia questo il motivo per cui lo fai: la passione. Non è così?
Susan Kaye Quinn
Four Ways to Think Long Term in Indie Publishing, originariamente pubblicato su Indie Author News.
Traduzione a cura di Alberto Forni
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