
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
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Prima di acquistare un libro io ne leggo sempre la prima pagina. Per me quello è l’incipit, l’inizio che dà il via alla storia, la parte del romanzo che deve convincermi a leggere il resto e, quindi, a comprare quel libro.
Anche se ognuno di noi ha i propri gusti letterari, tuttavia la funzione dell’incipit si può riassumere in alcuni punti fondamentali:
Mi è capitato di leggere alcuni incipit farciti di riflessioni del protagonista, che a me personalmente hanno annoiato a morte, non facendomi entrare nel mondo creato dall’autore. O, meglio, non ero entrato in sintonia con il romanzo, con il protagonista, con lo scrittore stesso.
In qualsiasi pagina di vendita o di servizi esiste una frase che nel marketing è chiamata call to action, ossia lo stimolo all’azione. E in quel caso l’azione è l’acquisto di un prodotto o di un servizio.
Quando mettete in vendita il vostro libro in self-publishing, date al lettore la possibilità di leggerne un’anteprima. Quindi l’incipit, l’inizio del libro. Molto probabilmente è grazie a quell’anteprima che riuscirete a venderlo, a meno che non siate scrittori famosi, che vengono comprati a occhi chiusi.
Come scrivere un incipit che funzioni? Vediamo alcune tipologie di incipit e i pro e i contro che presentano.
Leggendo parecchi romanzi fantasy ho notato che c’è la tendenza a descrivere l’ambiente e le condizioni meteorologiche. Da un lato sembra una scelta sensata, dal momento che il lettore non conosce il mondo immaginario creato dallo scrittore, dall’altra però sa di già letto e rischia di annoiare il lettore.
Anche in altri generi letterari è bene ridurre al minimo le descrizioni ambientali e meteorologiche, a meno che non siano davvero necessarie alla storia.
Un inseguimento, un omicidio, una battaglia medievale: è un incipit in media res, ossia catapulta il lettore direttamente nella scena o, meglio, nella storia già avviata. Non dà modo al lettore di ambientarsi, ma lo scaraventa in mezzo ai personaggi e agli eventi.
Anche in una storia drammatica possiamo scegliere un incipit di questo tipo, forse un inizio ideale, perché porta il lettore subito nel dramma dei personaggi, come nel romanzo La strada di Cormac McCarthy:
Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato.
C’è una descrizione scarna, ma resa alla perfezione con poche pennellate. Ci sono i due protagonisti della storia, c’è il mondo post-apocalittico in cui si muovono.
Non è scontato che un romanzo debba iniziare mettendo in campo subito il protagonista della storia. In letteratura esistono tanti esempi di romanzi in cui abbiamo conosciuto il protagonista dopo qualche pagina.
Ne Il signore degli anelli di Tolkien il protagonista è Frodo Baggins, ma la storia inizia parlando della festa di compleanno di Bilbo Baggins, suo zio. Anche nel romanzo fantasy La spada di Shannara di Terry Brooks, fortemente ispirato all’opera tolkieniana, il protagonista è Shea Ohmsford, ma l’incipit vede in scena suo fratello Flick.
Scelte del genere creano attesa e suspense nel lettore, anche se ignora chi sia il protagonista.
Se siamo indecisi su quale sia l’incipit migliore per la nostra storia, perché non scriverne due o tre e confrontarli? Quale riesce meglio nella sua funzione di attrarre il lettore? Quale fra quelli scritti ha più forza? Quale si adatta meglio alla nostra storia?
E adesso la parola a voi scrittori: come scrivete i vostri incipit? Quale scelta vi risulta più immediata?
Avete letto anche i nostri 8 consigli per scrivere un incipit perfetto per il tuo libro?
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L’arte è la più alta espressione della likbertà ed ogni interferenza, anche la più autorevole, rischia di compromettere l’originalità di un’opera,con la quale ogni autore ha un rapporto intimo ed esclusivo. Uno scrittore che si rispetti, comunque, sa rendere interessanti anche le banalità. E’ la mia personale opinione, NON IL VERBO, naturalmente!
Mi trovo d’accordo con Cornetta Maria; mi capita spesso di leggere in giro nel web “regole per un libro di successo” e cose del genere. Personalmente non scrivo mai più di un incipit, inizio la storia immedesimandomi però nel lettore che non sa nulla del mondo che io sto creando, e dipingo una sola scena che solitamente titolo “Prologo”, anche se è antico e le famose regolette del web dicono che bisognerebbe abolirlo. Per me no, perchè io scrivo nel prologo la scena che introduce alla storia, che spesso è una scena d’azione, nel senso che succede qualcosa di significativo, oppure caratterizza un personaggio principale per come è all’inizio della storia (specie se avrà un forte sviluppo o cambiamento durante il romanzo). Scrivo quest’unica scena, a cui non manca la parte descrittiva, che trovo fondamentale, e dal capitolo 1 inizio la storia vera e propria, solitamente spostando l’azione su altri personaggi. Io faccio così, ma non l’ho imparato da nessuna regola, perchè quando si scrive, per come la vedo io, si deve liberare la creatività, e perciò non esistono regole.
Assolutamente d’accordo con entrambe. Penso che se cercassi di attenermi a delle regole, il romanzo o il racconto risulterebbe artificiale e allora si che perderei l’attenzione del lettore.