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Decidere quale sia o quale possa essere la modalità più efficace e quindi anche la migliore per raccontare una storia, richiede un po’ di riflessione. Non si tratta solo di una decisione tecnica, che una volta presa rende scorrevole la stesura e non crea ripensamenti, ma piuttosto il riconoscimento delle abilità del narratore rispetto alle possibilità che ha a disposizione.
Agli scrittori «in erba» quando mi viene chiesto, propongo di partire da una descrizione in prima persona. Il motivo è che, dovendo far avanzare la trama, avere come unica «incombenza» stare sulla modalità di pensiero del personaggio personale, riduce di molto la necessità di creare e mostrare più punti di pensiero.
È inoltre una modalità che facilita la «proiezione» del lettore accompagnandolo nella vita di un personaggio di fantasia, facendolo ragionare come lui, vedere le cose che vede lui, le emozioni che prova lui. Occorre fare ovviamente molta attenzione a non cadere, strada facendo, nell’errore di esplicitare pensieri di altri.
La descrizione in prima persona impedisce di «mostrare» riflessioni e considerazioni di personaggi che non sia il principale e costringe l’autore a viaggiare nella storia, con una telecamera in mano, mostrando tutto ciò che vede intorno a sé e come gli altri personaggi si relazionano con lui e lui con loro. Scrivere invece in terza persona aumenta la possibilità di mostrare quanto succede «nella mente» di tutti i protagonisti.
Il narratore onnisciente conosce tutto di tutti, snoda la sua creatività vagando tra il passato e il presente di chi si muove nella trama. E’ ovviamente un processo più elaborato.
Esiste anche la possibilità di una descrizione in terza persona con focus centrato solamente su un personaggio.
Questa modalità si pone nel mezzo delle due descritte: il narratore osserva dal di fuori quello che il personaggio prescelto (che diventa automaticamente il principale) fa, sente, prova. Rispetto agli altri può concedersi una descrizione oggettiva, non conoscendo il loro flusso di pensieri, e non dovendo quindi mostrare cosa lo porti a considerare, in un determinato modo, gli eventi che racconta.
Concludo dicendo che, di solito, dopo qualche tentativo ogni autore decide quale punto di vista gli sia più congeniale.
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