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La scena non si costruisce (solo) con la descrizione dei luoghi, ma anche con i dialoghi.
Scrivere un dialogo richiede studio e applicazione ed è, a quanto pare, uno tra gli strumenti più efficaci ma peggio interpretati.
Ma qual è davvero la funzione del dialogo?
Un dialogo deve riprodurre una conversazione reale?
Premessa d’obbligo: sul web ci sono tante informazioni riguardo la costruzione di dialoghi ma, il nostro contenuto non vuole avere la pretesa di essere esaustivo, ma di offrire certamente una nuova finestra, un nuovo punto di vista da cui scrutare questo enorme ed affascinante mondo si, questo si.
Un buon dialogo è come una sinfonia perché si sviluppa su più tracce contemporaneamente, il dialogo crea tre tipi di frase: la frase bilanciata, la frase di accumulazione e la frase di suspense.
Adesso le vediamo una per volta, e poi dopo non leggerai mai più un libro senza pensarci, questa è una promessa.
Iniziamo dalla fine.
La frase suspense o frase incisiva (così le definisce McKee nel suo libro “Dialoghi, l’arte di far parlare i personaggi”) è quel genere di frase in cui le frasi subordinate sono sistemate all’inizio e si conclude con l’espressione che contiene la parola chiave, da qui il nome suspense perché tutta la frase si sviluppa in funzione delle parole chiave finali.
Per rendere affascinante la trama, il disegno della frase incisiva ci fa attendere la rivelazione del significato e questo spinge il lettore/spettatore ad ascoltare stupito dalla prima parola all’ultima.
Per esempio: “Se tu non vuoi che io lo faccia, perché mi hai dato questo__________________? (Bacio, Denaro, Fucile, Sguardo?).
Come vedi quasi ogni sostantivo immaginabile potrebbe inchiodare il significato, quindi ecco perché per rendere affascinante la trama si rimanda all’ultima parola.
Ancora un esempio:
Personaggio A: Ti ricordi di Jack?
Personaggio B: Aveva un mozzicone di sigaretta attaccato alle labbra mentre cercava di cambiare l’ennesima gomma bucata, è stata l’ultima volta che l’ho visto…
La tecnica di disegnare frasi accumulando concetti ha 2300 anni, nel senso che Aristotele fu il primo a consigliarla nel suo terzo libro della Retorica.
La frase ad accumulazione è lo specchio inverso della frase suspense perché mentre la frase suspense sistema le frasi subordinate all’inizio e conclude con l’espressione che contiene la parola chiave, la frase ad accumulazione comincia con la frase che contiene la parola chiave, poi continua con le frasi subordinate che sviluppano o modificano il punto.
Esempio (frase suspense vs frase ad accumulazione)
Suspense
Personaggio A: Ti ricordi di Jack?
Personaggio B: Aveva un mozzicone di sigaretta attaccato alle labbra mentre cercava di cambiare l’ennesima gomma bucata, è stata l’ultima volta che l’ho visto…
Accumulazione
Personaggio A: Ti ricordi di Jack?
Personaggio B: L’ultima volta che l’ho visto aveva un mozzicone di sigaretta attaccato alla labbra mentre cercava di cambiare l’ennesima gomma bucata.
Sebbene il periodo libero ad accumulazione possa essere meno forte dal punto di vista della narrazione, rispetto alla frase suspense, non è da sottovalutare.
La frase di accumulazione dona ai dialoghi una spontaneità tipica della conversazione mentre le frasi si sviluppano con un ritmo piacevole.
Il dialogo suspense offre più vantaggi ma ha anche i suoi lati negativi. In primo luogo, visto che il significato è costantemente rinviato può sembrare artificioso.
Se una frase suspense dura troppo produce la stessa noiosa inconsistenza di una frase ad accumulazione costruita male.
La frase suspense e la frase ad accumulazione devono essere dosate in maniera sapiente senza essere abusate.
Nella frase bilanciata la parola chiave è sistemata in un punto centrale con frasi subordinate prima e dopo.
Esempio: L’ossessione di Jack per il sesso e il gioco d’azzardo è molto rischiosa, ma penso che la sua droga sia l’adrenalina visto che gli piacciono anche il free climbing ed il paracadutismo.
La frase suspense, forma un disegno più stringente e drammatico di un dialogo, se vuoi ottenere, enfasi e tensione, belle battute e risate, ritarda la parola chiave. D’altra parte la frase ad accumulazione e quella bilanciata sono preposizioni più colloquiali e più libere.
Ma l’uso costante di una sola tecnica rende tutto il disegno narrativo e artificioso, evitalo.
L’ideale è di usare un’insieme delle tre tipologie di frase.
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Fonti: Dialoghi. Robert Mckee
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Considerazioni tecniche veramente interessanti esplicitate in modo chiaro e sintetico. Grazie Donato
ciao Gaetano! grazie e continua a seguirci!
Interessante come tutto quello che scrivi e che sia utile imparare ma alla fine si deduce che per scrivere servano più mani: lo scrittore che forgia l’idea e gli sui toni redazionali che la rendano fluida e accattivante e quindi servibile al lettore. Vuoi, forse dirmi, caro Corvaglia che potresti o potreste scrivere un romanzo insieme a me? Grazie di tutto questo sapere che a me frettolosa annebbia le idee ma fa riflettere e credere che sia meglio che cucini e dipinga!
anche per cucinare e dipingere bisogna conoscere le tecniche! Scherzo qui ci occupiamo di scrittura, e si scriviamo insieme ogni settimana, questo per noi vuol dire aiutarti e sostenerti!
Grazie Donato molto utile . Interessantissimo. ne farò tesoro !
ciao Stefano, è il motivo per cui l’ho scritto spero ti possano davvero essere utili queste nozioni, grazie e continua a seguirci!
Ciao Donato. Quest’articolo, per chi come il sottoscritto fa largo uso dei dialoghi, per far conoscere i propri personaggi direttamente per loro ‘bocca’, è a dir poco fondamentale. Complimenti per la chiarezza delle spiegazioni e grazie per il prezioso aiuto.
ciao Antonio sono davvero contento del tuo commento, fai benissimo a far conoscere i tuoi personaggi tramite dialoghi e non con descrizioni didascaliche o da “compitino in classe” grazie e se hai bisogno di qualcosa scrivici pure, continua a seguirci!
Hello Donato,
La frase supense, lo adoro, la mia lingua madre mi ha insegnato l’ironia e il sarcasmo, entrambe sì usano bene nei dialoghi suspence, abbinato al umorismo freddo Inglese, ricco di sottointesi.+—òl
Donato, mi stai facendo venir voglia di scrivere.
ciao Rita e che scrittura sia allora no? Non è il tuo primo commento che leggo (e neanche l’ultimo spero!) ed in ognuno traspare sempre un che di spumeggiante e vivace, mi piace il tuo stile…e anche tanto!
La letteratura odierna prevalente è costruita quasi esclusivamente nei dialoghi, una specie di registrazione di una comunicazione immediata, lo scambio di parole che hanno più il sapore di chiacchiere piuttosto che di argomenti.
La narrativa, secondo il mio parere, dovrebbe essere una riflessione distaccata, un racconto, dove il dialogo è soltanto una parte integrativa di contorno.
Ho qualche romanzo in cantiere, dove, purtroppo per me, non riesco ad uniformarmi alle mode. Cercherò, attraverso questi consigli ad uniformare il mio modo di narrare.
Grazie per i suggerimenti
ciao Marcello, sono molto lieto del tuo commento, non devi uniformarti alle mode, attenzione, scrivi solo in ciò in cui credi e poi non esistono mode, ma sono tecniche e strumenti narrativi che sono unici e inalterati da secoli, le mode servono solo a farti usare questi strumenti in un modo piuttosto che in un altro, ma sono sempre gli stessi, pensa ad un architetto i calcoli per un pilastro sono sempre gli stessi cambiano le mode e gli stili, ma la struttura e i suoi calcoli per realizzarla sono sempre gli stessi, per la scrittura è la stessa cosa… continua a seguirci se hai bisogno di consigli siamo qui, scrivimi
Ciao, ho letto pochissimi libri nella mia vita e non ti nascondo che ho provato a scriverne un paio, dopo alcune settimane, o meglio giorni che mi scervellavo per trovare il tema giusto decidevo di abbandonare. Arrivato a 55 guardando un film che non vedevo da tempo è scattato in me qualcosa che mi ha fatto decidere, mi ha fatto dire si! Ora è il tempo, ho l’idea! Mi sono iscritto al tuo blog e lo seguo con molta attenzione. Grazie a tuo preziosi suggerimenti e consigli credo che stavolta ce la farò!
Un cordiale saluto
Daniele
ciao Daniele è fantastico allora segui i suggerimenti che trovi nel blog, spaziano davvero su ogni argomenti inerente la scrittura di un romanzo, e altri (tanti) ne stiamo preparando, ma il consiglio principale e più importante è quello di leggere, leggi più libri che puoi del tuo genere letterario preferito o del genere a cui apparterrà il libro che vuoi scrivere, è molto importante perchè ti aiuterà a capire i meccanismi con cui sono stati scritti, capirli ti sarà di fondamentale aiuto!
Interessante l’uso delle frasi richiamate. Naturalmente senza esagerare, perché appesantirebbero il testo. Trovo utile il suggerimento.
grazie Gaetano si esatto ognuna deve essere usata con parsimonia altrimenti si perde l’effetto!
Un dialogo che rende un tempo, un’epoca, una società, il dialogo fra Bertram Wooster (signore inglese) e Jeeves (si dice suo maggiordomo, in realtà suo servitore di concetto, valet in inglese).
Jeeves: Un telegramma per lei, Sir!
Bertram: Un telegramma per me, Jeeves?
Jeeves: Un telegramma per lei, Sir.
Bertram: Da parte di chi, Jeeves?
Jeeves: Da parte della signorina Bassett, Sir.
Bertram: Da parte della signorina Bassett, Jeeves?
Jeeves: Da parte della signorina Bassett, Sir.
Ciao Roberto, grazie per questo esempio direi illuminante! Hai ragione questo dialogo è un’istantanea perfetta su un’epoca una società ed un tempo, non conoscevo Wodehouse se hai qualcosa da consigliarmi ne sarò contento!
hello donato, vai su wikipedia, cerca P.G. WODEHOUSE , Autore del famossissimo JEEVES. GENTLEMAN’S GENTLEMAN!
purissimmo stileBRITISH , se ha tempo di leggere, fatti un promemoria.
Non avevo mai pensato a tutto ciò, devo dire la verità. In genere chiudo gli occhi e immagino la scena e da lì parte il dialogo. Un po’ come se lo vivessi insieme ai personaggi. Non so se riuscirei ad essere così “tecnica”. Forse nella rilettura sì, quando cerco di migliorare lo stile, di rendere il tutto armonioso, con un certo ritmo. Per me la scrittura è musica senza note, solo ritmo e armonia. Cercherò comunque di riflettere su questi aspetti del dialogo.
Non ci avevo mai pensato che il tipo di costruzione di un dialogo potesse essere così schematizzato. Mi piace di più la prima versione. E’ più coinvolgente e gli si può infilare qualcosa di imprevisto alla fine che lascia il lettore di stucco. Le altre due le vedo come narrazione pura e semplice.
Paolo grazie per il tuo contributo, hai ragione ma anche attenzione a non abusare della prima versione anche se più efficace alla lunga può sembrare artificioso se la usa in maniera esclusiva
Ti leggo quasi sempre. Interessante e utile ciò che proponi. Continua così. Mario Garretto
ciao Mario, grazie per il tuo incoraggiamento!
Ciao Donato, interessante questa tua lettura. I dialoghi sono importanti e il scrittore amatoriale fatica a capire quali sono le forme più efficaci e realistiche. A livello personale conosco la forma attiva e passiva, ora con questa nuova finestra da te suggerita, spero di migliorare l’interazione tra i miei personaggi.
Grazie!
ciao Gianmarco, si di solito i dialoghi sono trascurati perché siamo portati a pensare che “basta” replicare un dialogo come di quelli della reale ma come non mi stanco mai di dire anche per questo esistono delle tecniche (di vari livelli e complessità) ma già applicare queste di base è un ottimo passo avanti!
Ciao Donato! Come sempre riesci ad inserirti nelle problematiche in cui chi scrive incorre. Ho da anni un romanzetto? racconto lungo? un qualcosa insomma che prova ad allungare il collo fuori dal cassetto in cui lo tengo riposto sempre ricacciato proprio per una serie di dubbi che mi attanagliano, essendo lettrice da bambina e quindi consapevole della improponibilità alla pubblicazione di quanto produco. Mi sono lanciata con la poesia ( – Bel coraggio! – dirai tu – Pensi sia più facile? – No- replico io -Conosco bene la poesia… Mi dà coraggio il fatto che quasi nessuno compra e legge poesie, oggi… Incosciente e codarda! Vero?) , ma pubblicare prosa mi atterrisce. Pensare che ho presentato delle tesi mica da ridere, ma era in un luogo protetto, chiuso, sapevo di godere della stima di chi mi ascoltava, ma fuori…la giungla!!! Sto scherzando..:-))) In realtà ho diverse lacune tccniche, quella dei dialoghi è una (un altro mega GRAZIE a te, Donato) soprattutto la punteggiatura e la struttura da adottare con essi : trattino ad inizio battuta e accapo con trattino per la risposta. E qui ci siamo, ma quando ci sono interiezioni, riflessioni personali, come intervengo ? Uso il corsivo? Vado a capo? (mi pare bruttino e poi spezza..no?) e poi ancora, quando si inserisce un racconto da parte dell’interlocutore basta il trattino? Devo evidenziarlo ed aprire con << ?
Insomma, al di là di tutte queste parole un po' caotiche, sono certa che tu mi abbia capito e possa generosamente venirmi incontro. Buon proseguimento!
Ciao Giovanna, il primo consiglio che mi sento di darti è quello di prendere esempio da libri di grandi scrittori (Murakami) per esempio fa largo uso di interiezioni e momenti di riflessione con i personaggi, lui non usa corsivi usa le << per i pensieri introspettivi. Ti faccio un esempio tratto da: 1Q84 di Murakami, pag 326:
<>
Qui c’è sia pensiero introspettivo del protagonista che dialogo con se stesso.
Spero di averti aiutata, resto a tua disposizione
Donato
Grazie Donato! Nei tuoi scritti scopro sempre consigli utili che mi aiutano a correggere certi miei errori ai quali, altrimenti, non ci avrei fatto caso. A presto!
Ciao Ioana, grazie e continua a seguirci allora!
Ciao Donato,
Grazie per questi preziosi consigli. Al momento sto terminando l’arco narrativo del mio romanzo fantascientifico ma non mi convince il primo capitolo: è una scena dove non ci sono personaggi e nessun dialogo, per questo mi sono ritrovato davanti un capitolo quasi interamente descrittivo che è servito poi a dare l’ingresso al personaggio principale.
C’è qualcosa di sbagliato nell’essere descrittivo in momenti in cui non si possono introdurre delle scene dialogiche?
Ciao Roberto, no assolutamente, non c’è nulla di sbagliato.