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L’italiano è una lingua caratterizzata spesso da parole lunghe con molte sillabe e che in molti casi devono essere abbreviate nei documenti, in particolare quando Il loro impiego può risultare pleonastico, pesante o semplicemente molto ripetitivo.
In alcuni casi per le abbreviazioni non ci sono ambiguità di scrittura, in altri invece si preferisce aggiungere elementi che possano qualificare in base al genere, specie nel caso di titoli onorifici o professionali, oppure aggiungere specifiche di settore.
È il caso, per esempio di dottore e dottoressa, che in italiano vengono comunemente abbreviati come Dott. e Dott.ssa, anche se attualmente si tende meno a utilizzare la seconda, esplicitata per questioni di parità di genere e per evitare discriminazioni nel settore lavorativo e ridurre così progressivamente il gap occupazionale.
Accanto a queste forme, però, troviamo spesso l’abbreviazione compatta Dr., in particolare per quel che riguarda i medici, ma non solo. Quindi può essere lecito avere perplessità su quale sia la versione corretta, se risultino equivalenti ai fini ad esempio di un documento ufficiale o fiscale, ma anche se ce n’è una più elegante dell’altra e quali sono le origini.
Le abbreviazioni Dott., Dr. e Dott.ssa si impiegano comunemente a fianco del nome, scritte sempre prima e mai dopo, altrimenti indicano la professione e non il titolo accademico, per indicare il fatto che la professione prevede una laurea di primo o secondo livello, specializzazioni post universitarie e altro.
C’è differenza fra Paolo Rossi, Dott. in Filosofia e Dott. Paolo Rossi, filosofo, perché la prima indica che è presente una laurea nella materia specifica, la seconda che il suo mestiere è quello del pensatore, ma potrebbe essere anche proveniente dal settore dell’ingegneria civile e poi essersi dato alle speculazioni.
Per l’impiego del titolo di dottore non è necessario essere praticante o iscritto a una categoria libero professionale. Infatti i titoli si possono impiegare sia per indicare chi è iscritto agli albi sia per chi ha semplicemente concluso il percorso di studi. A volte l’impiego è solo a scopo “intimidatorio” per rafforzare l’autorità della persona, ma molto più spesso è semplicemente un titolo che si associa al nome come vezzo.
Le abbreviazioni Dott. e Dr. sono tecnicamente parlando, equivalenti in tutto e per tutto e di solito si evita di utilizzare Dott.ssa per mantenere indipendente da altro l’elemento più rilevante del titolo, cioè la laurea e non il genere della persona che l’ha conseguita e limitare così possibili discriminazioni o inutili formule di rito.
La versione più corretta in italiano è comunque Dott. che è l’abbreviazione di dottore e dottoressa, mentre l’altra, Dr., utilizzata comunemente nelle comunicazioni ufficiali e non, è invece un anglicismo, perché abbrevia l’inglese doctor.
Per etimologia, doctor è anche però la parola latina che indica la categoria dei sapienti e quindi il problema della liceità dell’abbreviazione è inesistente. Si può utilizzare senza nessuna differenza sia l’una che l’altra forma, perché non esistono motivazioni concrete per preferirne una se non abitudine, campanilismo e, come vedremo, senso pratico.
L’importante è che la persona che si fa riferimento sia effettivamente laureata o dotata di un diploma equivalente, come quello dell’Accademia di Belle Arti che però fino a qualche anno fa non conferiva il titolo di Dottore.
In alcuni contesti bisogna sottolineare come nel caso di religiosi provenienti da una formazione non accademica, sebbene spesso negli Stati Uniti si trovi utilizzato Doctor, da noi non è però considerato valido.
Per poter usare il titolo è indispensabile che ci sia da qualche parte un attestato ufficiale, riconosciuto o parificato, in cui si riporta che la persona è dottore nella sua materia, cioè ha concluso il percorso di studi universitario. Per questo un libero professionista come un ragioniere o un geometra non può utilizzare questo titolo ma ha i suoi.
In Italia il percorso successivo alla laurea, cioè quello del dottorato di ricerca, fornisce lo stesso titolo di Dottore, sebbene seguito dalle specifiche ricerca e la materia, ad esempio Dottorato in Ricerca nel Settore dei Materiali Vetrosi nel caso di un Fisico.
Per questioni pratiche di solito non si utilizza tutto il titolo completo, perché a parte in documenti brevi in cui viene citato una volta sola e in altri pochi contesti risulterebbe pleonastico e stancante. Si preferisce quindi sempre utilizzare dottore e di conseguenza Dott. e Dr., specie in contesti informali.
Può essere utile, poi, considerare il fatto che in italiano, per tradizione il medico viene chiamato dottore. Nella fattispecie si tratta di un dottore in medicina con le relative specializzazioni aggiuntive, ma anche in questo caso si abbrevia sempre con le stesse modalità. Il problema principale è che tutti i laureati possono utilizzare il titolo di dottore e non solo tenuti a specificare in che materia.
Ci sono stati anche fatti di cronaca in cui personaggi di fama, per quanto arrivati alla fine della carriera accademica, sono poi risultati appartenere a settori considerati generalmente secondari e che hanno utilizzato il titolo esclusivamente per darsi un contegno e poter mettere parola anche su argomenti su cui non avevano direttamente competenza.
Per motivi di prestigio personale e di professionalità, di solito, i dottori nelle varie discipline riportano a fianco del titolo il loro campo specifico, ad esempio dottore in legge, dottore in ingegneria o dottore in lingue.
Questo anche se comunemente si parla sempre di avvocati, giuristi, ingegneri, fisici, matematici, linguisti o altro. In molti casi, però, queste lauree non prevedono un’abbreviazione che le specifichi.
Quando si tratta di un professionista con un’iscrizione a un albo si troverà sempre esplicitato il campo come nel caso di Dott. Avv. e Dott. Ing., seguiti da altri titoli che servono per specificare anche i settori di specializzazione come penalista, elettronico o gestionale, con abbreviazioni non ufficiali.
In questo caso l’abbreviazione Dr. non si usa praticamente mai, a meno che non bisogni convertire il titolo per un mercato estero, trasformando la laurea in Ph.d., oppure invertendo il processo, se per esempio si parla di un ingegnere laureato in America al Massachusetts Institute of Technology che vuol lavorare in Italia.
L’art. 19, primo comma della Legge n. 240/2010, ha fissato in maniera univoca Dott. Ric. o Ph.D. come abbreviazioni per indicare dottori di ricerca, per cercare di ridurre al minimo le ambiguità e offrire il giusto posizionamento a chi ha fatto percorsi più articolati rispetto a quelli delle semplici lauree del loro campo.
La regola vuole quindi Dott. Ric. o Ph.D. come abbreviazioni per indicare chi ha un titolo accademico che corrisponde al terzo ciclo dell’istruzione universitaria ed è quindi abilitato alla ricerca di alto livello.
Si utilizza invece Dr. come convenzione non ufficiale per indicare tutti i medici e i chirurghi aggiungendo la loro specifica professionale ad esempio Dr. Marco Bianchi, chirurgo specialista della mano o Dr. Annalisa Rossi, urologa.
Infine per le lauree, sia magistrali che triennali, si utilizza per convenzione generale Dott., eventualmente aggiungendo la materia ad esempio Dott. in Ingegneria, Dott. in Giornalismo, sempre maiuscoli.
Attualmente non esiste una regola che obblighi a scegliere l’abbreviazione con il genere esplicitato oppure quella generalista. Per convenzione si aggiunge sempre suffisso -ssa per indicare che si tratta di una donna, ma in molte la trovano discriminatorio ed è sostanzialmente inutile ai fini della specifica delle competenze.
Comunque, in particolare negli ultimi anni, si trova questo suffisso utilizzato anche nella versione Dr.ssa.
Per una questione di compatibilità con il mercato del lavoro all’estero è stato necessario fissare per le lauree in ingegneria la forma Dott. Ing./Dott.ssa Ing. seguito dal nome.
Infatti, nel mondo anglosassone il termine ingegnere (o meglio engineer) non indica necessariamente il progettista laureato, bensì se utilizzato da solo, nella maggior parte dei casi sottintende intende che si sta parlando di un motorista navale o aereo, di un macchinista per i treni, di un tecnico del suono per i fonici o di un riparatore nel caso di computer ed elettronica in generale.
Per questo, per evitare problemi di ambiguità, si è preferito allinearsi in qualche modo alle specifiche utilizzate negli Stati Uniti e segnalare il titolo accademico.
Bisogna, infine, aggiungere come molti professionisti soprattutto di vecchia generazione non apprezzano l’utilizzo dell’abbreviazione Dr, preferendo a priori Dott..
Quindi nel caso in cui si stia scrivendo per conto terzi è sempre buona creanza chiedere quale forma sia considerata quella preferita e utilizzarla, vista la generale equivalenza nell’uso comune.
In italiano le due abbreviazioni Dott. e Dr. sono teoricamente equivalenti e a livello ufficiale possono essere utilizzate liberamente, evitando se possibile di scambiarle all’interno dello stesso contesto per non creare confusione e ambiguità.
Se si tratta di Medici e Dottori in Medicina, invece, è meglio scegliere direttamente Dr. solo perché è tendenzialmente più diffusa l’idea che si stia parlando di uno specialista della salute che però non appartiene ai rami infermieristici, ostetrici o simili.
In caso di dubbio, se si desidera eliminare l’ambiguità, la soluzione migliore è sempre quella, una tantum, di citare il professionista con il titolo di Dott. associato alla disciplina e poi, nel resto del testo limitarsi a usare l’abbreviazione.
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