
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
Se sei su questo blog, vuol dire che in qualche modo hai interesse per la scrittura, la pubblicazione e quello che può ruotare intorno a questo incredibile e variegato mondo, ma, dire “io voglio diventare uno scrittore o più in generale il “io voglio diventare…X, Y, Z…” è un po’ come voler dire di voler insegnare ad un maiale cantare.
In che senso?
Te lo dico subito.
Non si può insegnare niente ad una persona finché questa non è disposta a cambiare il suo contesto.
Se io ti parlo di scrittura, di libri, di pubblicazioni, di editoria, di selfpublishing ma tu non sei disposto o disposta ad ascoltarmi stiamo perdendo tempo.
Questo è scontato. Ma meno scontato è sapere che è il contesto che determina il contenuto, cioè non si può insegnare ai maiali a cantare a meno che non vogliano diventare maiali che sanno cantare.
Chiaro no?
Spesso si cade nell’errore di pensare che il contesto sia solo una sorta di forma mentis, ma il contesto è molto di più, il contesto è il nostro nucleo, il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito. Può essere semplice cambiare forma mentis, ma un cambiamento completo va più in profondità.
Usando la scrittura come esempio, il motivo per cui molti si lamentano di non raggiungere mai l’obiettivo di vivere di scrittura è che non hanno il contesto adatto, la predisposizione giusta, si possono frequentare tutti i corsi di scrittura del mondo, in presenza o in remoto, ma nessuno di questi ti cambierà il contesto, se non inizi a metterti in gioco, a comportarti da scrittore, a fare lo scrittore.
E questo vale in ogni ambito.
Prendiamo per esempio quelle persone che lasciano il proprio lavoro dipendente per mettersi in proprio.
Questo è un chiaro cambiamento di contesto, cambiarlo richiede tempo non succede dall’oggi al domani, per questo ho scritto sopra che è più di un cambiamento di forma mentis, richiede più di un modo di pensare in positivo, è in verità un processo di evoluzione mentale, se vogliamo anche fisica e quasi spirituale. Richiede in sostanza un enorme coraggio, autostima e desiderio di imparare e di sbagliare.
Si sbagliare.
Perché sebbene a scuola ci insegnano che l’errore, lo sbaglio, sono cose negative e da evitare, la vita poi ci dimostra tutto il contrario: i migliori insegnamenti, anzi tutti gli insegnamenti non li abbiamo forse tratti dai nostri errori?
Quindi?
Quindi inizia a scrivere. Cambia contesto, commetti errori con costanza giorno dopo giorno, e anche tu imparerai a cantare.
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Personalmente sono d’accordo che non si possa insegnare a volare ai maiali se non cambiano mentalità. Nonostante la mia età sono disponibile al cambiamento, intendendo per cambiamento quello di affrontare l’aspetto di VENDITA del mio libro. Ciò che mi trattiene è l’incertezza della validità del mio romanzo in rapporto al contesto del mercato. Sostenere spese per il lancio di un un’opera che potrebbe non avere mercato è una cosa inutile. Ho apprezzato i vostri sforzi e le vostre iniziative al riguardo ma, pur capendo le vostre motivazioni ritengo che per la moltitudine di coloro che hanno pubblicato vostro tramite il probema sia da affrontare in modo diverso. Sarebbe cioè più opportuno che fosse Youcan print, dopo avere valutato la contruità delle opere per il mercato, effettuasse tramite il proprio sito il lancio dei romanzi. Forse chiedo la luna ma ciò sarebbe auspicabile in base ad unn concetto del tipo “più Youcanprint propone al mercato opere valide, più Youcanprint, non solo gli autori, aumenta i propri utili.
Ciao Gaetano, è una riflessione interessante la tua, però Youcanprint, non essendo una casa editrice, ma una piattaforma di self publishing, non valuta l’opera. Se dovessimo fare come dici tu, non si tratterebbe più di autopubblicazione ma di un processo editoriale classico. Nel self publishing l’autore è responsabile di tutto, di ogni fase, soprattutto della promozione, che noi, con degli strumenti, dei servizi ad hoc sosteniamo.
L’incipit del mio primo libro è fatto da una sola frase che, caso mai non fosse chiaro, ho intitolato “incipit”
“Abbiamo tutti un numero di telefono che non faremo mai più, ma che non cancelliamo”
Funzionerà? Chi può dirlo…
Lo trovo geniale, oltre che una grande verità. Mi hai fatto pensare ai tanti numeri che ho in rubrica sul cellulare che non cancello, chissà perché poi…!
A volte la brevità è più incisiva di un lungo discorso. Di Salvatore Quasimodo: Ed è subito sera. Vale più quest’ultima frase di quasi tutta la poesia. Quindi bene per il tuo Incipit! Auguri!