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La tecnica della Semina e della Raccolta nella scrittura di un romanzo, ha riscosso molto gradimento, per questo motivo abbiamo deciso di continuarne la trattazione in un approfondimento specifico.
Qualora ci fosse bisogno di una breve rispolverata si può trovare l’articolo qui di seguito (ne consiglio la lettura prima di continuare con questo’altro)
In questo approfondimento, invece, cerco di scendere più in profondità per capire ancora meglio tutto il potenziale (secondo me enorme) di questa tecnica, poi vi riporto altri due esempi che ho trovato nel libro di Connelly.
Prima di arrivare agli esempi dobbiamo dire alcune cose molto importanti, e che ho tralasciato di specificare nel contenuto base per evitare di risultare troppo pesante.
Vediamole adesso insieme.
Prima di tutto dobbiamo specificare che la semina deve essere adatta al target del pubblico di lettori.
Dopo che la semina ha richiuso il divario, (ti invito a leggere questi contenuti sul “divario in una storia”) il raccolto diventrà a sua volta, con ogni probabilità, una semina per ulteriori raccolti di là da vanire.
Il lavoro di distrezza di seminare, raccogliere, riseminare e raccogliere nuovamente, è spesso la scintilla che accende i nostri momenti più creativi.
Immaginate di stare sviluppando una Storia che parla di due fratelli orfani:
José e Vincent.
Fratelli integerrimi, inseparabili, che negli anni si proteggono e si difendono a vicenda, si vogliono bene e anche noi finiamo per affezionarcene, ma per quanto?
Quanto è destinata a durare una storia del genere? Poco.
Ora rivediamo la storia di José e Vincent con l’aggiunta di questo “dettaglio”: in ogni azione di Josè c’è sempre una punta di amaro e di invidia nei confronti di Vincent, ed in ogni azione di Vincent sempre un piglio di superiorità e arroganza, immagina un motivo che soggiace lungo tutta la storia, come una brace ardente e silenziosa in agguato dietro quella tenera lealtà reciproca.
Facendo un buon lavoro, quando Josè tradirà Vincent, nell’atto di tradimento il lettore vedrà in un attimo tutta la gelosia repressa di Josè e l’azione assumerà un nuovo significato.
A questo punto i personaggi non più ripetitivi ma crescono.
E (dio non voglia) forse ti rendi conto che stai finalmente rivedendoti in ciò che provi davvero nei confronti di tuo fratello e che non hai mai potuto ammettere.
E non è ancora finita.
All’improvviso, inaspettatamente, ti viene una seconda idea: “se Josè tradisce Vincent quello potrebbe essere non l’ultimo ma il penultimo climax e questo climax potrebbe seminare l’ultimo climax della storia nell’ultimo atto in cui Vincent si vendicherà di Josè …”
Hai trovato la tua Storia.
E sai perché? Perché ti sei appena permesso di pensare l’inimmaginabile.
Nella narrazione la logica è retroattiva, e nelle storie, a differenza che nella vita, è sempre possibile andare a ritroso e sistemare le cose.
Puoi seminare ciò che ti pare e renderlo razionale.
Il ragionamento viene DOPO la creatività.
L’immaginazione è primaria e pregiudiziale rispetto a ogni altra cosa: la disponibilità ad avere qualsiasi folle idea, a lasciarvi raggiungere da immagini che possono anche non avere senso.
Nove volte su dieci risulteranno inutili e tuttavia un’idea illogica può farvi venire i brividi sulla pelle, il che ti dice che c’è qualcosa di meraviglioso nascosto in questa follia.
Con un lampo intuitivo scorgi il nesso e ti rendi conto di poter andare a ritroso e far sì che acquisti un senso.
E’ l’immaginazione ti porterà lontano.
Ma è la tecnica a rendere la tua scrittura efficace.
Ed a proposito di tecnica eccoci giunti al momento degli esempi concreti sulla “semina e la raccolta”.
Il primo esempio è più semplice, è una semina a breve termine per così dire, la raccolta avviene dopo appena 2 pagine.
Pagina 348. Semina.
L’udienza a carico del protagonista e detective Bosch è appena finita (non scrivo come è andata per non spoilerare).
Nel capoverso evidenziato, Bosch guarda Haller (suo fratellastro e avvocato), nota alcuni particolari dettagli quando scrive “potrebbe trattarsi di un giornalista di carta stampata…”
Poi la semina finisce.
Due pagine dopo ecco la Raccolta.
Ecco che a pagina 350-351 Bosch da buon detective qual è rivela al fratello Haller che ha capito il “giochino”, è stato Haller stesso a passare l’articolo al Times! (Un articolo che per buona parte della storia è pesato come una spada di Damocle sulla reputazione di Bosch).
Il secondo esempio è più articolato, abbiamo due semine ed una raccolta, la particolarità non è soltanto nell’intensità del “tema” della semina, ma anche la posizione della raccolta, non ti svelo tutto, vediamolo insieme.
Prima Semina, pagina 289.
Un tatuaggio indica un nome: Daisy, un anno di nascita ed uno di morte.
Una ragazza di quindici anni che si chiamava Daisy. La figlia di Elizabeth.
Seconda Semina, pagina 316.
Circa 25 pagine dopo, siamo nel bel mezzo dell’udienza che dovrà sancire il carcere o meno per Bosch, ma lui trova il momento adatto per chiedere al suo collega se “ha scoperto qualcosa su Daisy…“
Il resto puoi leggerlo da te.
La verità che sta emergendo è agghiacciante… ma non dobbiamo distrarci, quello che dobbiamo rilevare ai fini della nostra attività di valutazione è che la storia di Elizabeth e sua figlia Daisy è assolutamente marginale rispetto alle indagini principali in cui Bosch è coinvolto, è, se vogliamo, un effetto collaterale che non inficia lo svolgimento della storia, ma, attenzione, non è fine a se stesso, ma ha degli scopi ben precisi: a) fa emergere ancora meglio il carattere di Bosch, la sua caparbia e ostinazione; b) lo vedrai nella “raccolta” qui di seguito.
Raccolta, pagina 377-378 (l’ultima!)
Dopo quasi 60 pagine, quando sembra ormai tutto chiarito, ed ogni dubbio sciolto, ecco che proprio negli ultimi capoversi si raccoglie l’ultimo “frutto” della semina-Daisy, puoi leggere direttamente nelle immagini, non voglio sostituirmi alla perfetta narrazione e dialogo di Connelly.
Cosa dobbiamo rilevare? Che forse la morte di Daisy non resterà impunita, e soprattutto che “finisce” il libro ma Bosch è già salito in sella del prossimo caso!
La fine è un guizzo, il romanzo tiene altissima l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina, anzi fino all’ultima parola.
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