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In un’epoca in cui le parole dei giovani si uniscono al lessico tradizionale, è bello riuscire a implementare il proprio vocabolario di parole nuove con cui arricchire una conversazione o da inserire all’interno di uno scritto non convenzionale. Uno dei limiti più sentiti dagli scrittori è proprio la mancanza di parole, quella che spinge a cercare termini già conosciuti e banali che impoveriscono il risultato e lo rendono simile a tanti altri.
Se anche tu senti questa limitazione, ecco le 15 parole nuove che ogni scrittore dovrebbe conoscere, con tanto di spiegazione, sinonimi e qualche curiosità storica. Noi di Youcanprint abbiamo selezionato quelle più interessanti, perfette per essere inserite nel tuo nuovo libro.
Forse non l’ha mai sentita, sembra quasi il nome di un personaggio di un romanzo storico eppure granciporro era molto comune nell’Italia di un secolo fa. Il significato è divertente perché vuole indicare un grosso errore. Attualmente l’espressione “prendere un granchio” è molto conosciuta e utilizzata, fa parte del linguaggio comune, eppure lo stesso granchio può essere sostituito con la parola granciporro.
Quest’ultimo altro non è che il più grande esemplare di granchio attualmente conosciuto per cui se stai “prendendo un granciporro”, allora stai commettendo un errore di dimensioni davvero abnormi. Utilizzare questa parola piuttosto che granchio, arricchirà il tuo vocabolario in un modo tale da poter potenziare un famosissimo modo di dire e, perché no, sfoggiare un termine affascinante e arcaico.
Se il protagonista del tuo romanzo sta meditando, come lo descrivi sotto forma di aggettivo? Ovviamente con la parola meditabondo. Questo termine sta diventando sempre meno comune eppure dovrebbe essere il primo a essere inserito tra le parole dei giovani in quanto è estremamente esplicativo.
Meditabondo infatti è legato al concetto di assorto ma con un significato ancora più forte: è una persona che si assenta completamente dal mondo circostante perché troppo preso dai propri pensieri ed è praticamente impossibilitato a interagire con il mondo circostante.
Dopo meditabondo non può mancare sagittabondo. Questa ha un’assonanza con la parola precedente ma il significato è completamente diverso. Il riferimento è al segno zodiacale ma il concetto è legato a una persona con uno sguardo irresistibile.
Utilizzare questo termine, all’interno di un discorso o di un libro, farà sgranare gli occhi all’ascoltatore o al lettore, suscitando in lui la curiosità verso questo lemma. Ma poi, perché tra i tanti segni zodiacali è stato scelto proprio il Sagittario? Perché questo ha arco e frecce per cui la metafora è che riesce a scoccare sguardi penetranti. Un termine particolare e, senza dubbio alcuno, non facilmente utilizzabile ma se usato nel contesto giusto può davvero dare sfoggio di un lessico molto ben fornito.
Se esiste una parola elegante in italiano, questa è proprio imperituro. Il suo utilizzo non dovrebbe cessare di esistere ma piuttosto fare parte delle nuove parole lessicali utilizzate a tutto tondo. Imperituro sta a significare che non cessa, non smette di esistere e non muore. Non sorprende che viene spesso utilizzato nella frase “a imperitura memoria” scritta sulla lapide, tuttavia potrebbe essere giunto il momento di sradicare questo concetto legato a qualcosa di unicamente lugubre e versatilizzarlo anche per dinamiche più allegre. Questa parola è anche usata per indicare una persona estremamente resistente o che raggiunge età importanti; ovviamente il contesto dove viene usata è importante e farlo nel modo giusto potrebbe non essere sempre facile e scontato ma basta solo capire il significato preciso per poter farne sfoggio in una conversazione.
La lingua italiana ha tantissimi termini per indicare una persona che soffre: addolorato, tormentato, afflitto, triste, ma nessuno è bello tanto quanto “compunto”. Difficilmente viene usata nel nuovo lessico eppure riesce a rappresentare una grande sfumatura di concetti.
Non significa solo triste, ma tocca una sfera molto più privata e personale. Compunto infatti significa punzecchiato, per cui l’intensità del dolore è più sottile, non tormentata in maniera greve, ma leggera come un pensiero improvviso o un rimorso. Un termine particolarmente ostico, sia dal punto di vista del significato che dal contesto dove potrebbe essere utilizzato, ma quando lo si inizia a comprendere appieno può davvero fare la differenza e arricchire uno scritto in un modo eccezionale.
Tra le parole preferite dagli intellettuali c’è sicuramente lapalissiano. Questo proviene non dal latino, come molti altri termini arcaici italiani, ma dal francese La Palice, un capitano i cui soldati cantavano dei versi canzonatori per prenderlo in giro: “un quarto d’ora di prima di morire era ancora in vita”.
Con il tempo questo termine è diventato sinonimo di ovvio, inequivocabile, evidente, però mantiene ancora il suo fascino per cui è giusto annoverarlo tra le tue nuove parole da non sottovalutare. Non è raro trovarlo in testi di un certo rilievo o usati da persone di un alto livello culturale.
Quando una persona non vuole utilizzare nuove parole è misoneista. Questo sostantivo è tipico di chi, non vuole aggiornarsi, non vuole cambiare né tanto meno adottare una novità in quanto è abitudinario. Considerato che gran parte della fetta degli italiani è misoneista, è bello poter aggiungere questo nuovo termine da utilizzare all’occorrenza. Non è un’offesa o un termine da usare con disprezzo nonostante abbia un significato decisamente negativo.
Utilizzare la parola grasso non è mai elegante quando riferita a una persona però potrebbe essere necessaria per descrivere un personaggio. La lingua italiana regala placidamente il lemma “opimo” che non solo sta a significare grasso ma anche qualcosa di molto ricco e fertile per cui potrai utilizzarlo per una vasta categoria di frasi senza recare offesa.
La lingua italiana è abbondante in tal senso e ti permette di usarne in sostituzione di altre, mantenendo inalterato il significato ma eliminando le accezioni negative che potrebbe avere la parola originale.
Esistono dei termini capaci di instillare una determinata idea nel lettore. Una di queste è gaglioffo che sta a indicare una persona buona a nulla e ignorante, capace di combinare solo guai. In un piccolo termine si nasconde quindi un’ampia descrizione per cui è davvero molto interessante da aggiungere nella lista delle tue nuove parole.
L’utilizzo di pleonastico è molto risicato in quanto significa semplicemente inutile e superfluo. Trattasi però di un termine molto bello da utilizzare in quanto non solo è poco conosciuto ma fa anche parte di quelle forme linguistiche legate al mondo intellettuale. Nessuno dirà “inutile” nella sua ricerca di parole inusuali ma opterà per pleonastico, dando all’intero testo o alla conversazione un significato simile ma allo stesso tempo diverso e ricercato.
Nei momenti in cui dovrai introdurre una certa enfasi all’interno di un discorso, trasecolare è proprio la parola giusta. Il significato è quello di aver perso il cervello e sta a indicare una persona fuori di sé per l’emozione o per la meraviglia. Anche l’aggettivo trasecolato è legato al verbo per cui è adattissimo in un romanzo.
Tra le parole dei giovani sicuramente non figura abbacinare, che sta ad indicare un abbaglio o comunque l’entrata in gioco di un fattore che toglie momentaneamente la vista. Puoi usarlo anche in senso figurativo per indicare qualcosa che illude una persona e la acceca facendole perdere la visione delle cose. Un duplice significato con utilizzi variegati, molto interessante da inserire in una conversazione e vedere le reazioni degli interlocutori.
Un termine desueto e bellissimo è sgarzagliona, detto di una ragazza molto procace. Quando sono stati usati troppe volte gli aggettivi “avvenente”, “prosperosa” e “giunonica”, ragazza sgarzigliona è perfetto. Potrai essere sicuro che difficilmente verrà utilizzato da qualcun altro.
Può capitare di dover descrivere un personaggio che non va da nessuna parte in particolare, che gira a zonzo per la città ma senza avere una meta. In tutti questi casi il verbo da usare è sempre girandolare, un lemma arcaico, sinonimo di bighellonare o vagabondare ma dal fascino molto meno convenzionale.
Questo aggettivo deriva da una dottrina filosofica in cui il soggetto pensa a se stesso come unica realtà. Parliamo quindi di una definizione individualista per antonomasia per cui è ottimale per descrivere te stesso o un personaggio di un tuo romanzo che pensa a tutto il mondo che gira intorno a sé.
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