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Come presentare il proprio lavoro: dalle case editrici al selfpublisher

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Publisher neon sign on brick wall background.

Abbiamo visto come si progetta e struttura un racconto e come i contenuti debbano avere delle caratteristiche irrinunciabili per essere definite «trame» ma soprattutto interessare i lettori e quindi gli editori.

Ma cosa fare adesso che il lavoro è completato?

Bisogna osare e proporlo al pubblico. Il passaggio non è mai semplice. La paura del giudizio può bloccare, può persino spingere a mettere il testo in un cassetto immaginando un ipotetico momento migliore per sentirsi scrittori.

Quando scriviamo qualcosa e lo facciamo con il desiderio di condividerlo dobbiamo realizzare anche che non tutti potrebbero amare ciò che abbiamo scritto e questo non significa che non siamo dei bravi scrittori perché in fatto di letteratura i gusti sono diversi esattamente come in qualunque altro ambito.

Consapevoli quindi che non stazioneremo sulle vette dei libri più venduti alla prima esperienza (salvo rare eccezioni), ciò di cui necessitiamo è l’abilità di presentare, valorizzare e far piacere ciò che abbiamo creato.

Come fare?

Una prima tappa è rileggere il racconto o romanzo con gli occhi del lettore, chiedendosi se è tutto chiaro, se ci sono passaggi che andrebbero migliorati, limati, eliminati. Insomma armarsi di pazienza e umiltà, oltre che di penna e gomma, e sistemare tutto il sistemabile.

È impossibile che un testo sia «buono» e presentabile dopo la prima scrittura. Nella maggior parte dei casi ha bisogno di essere rivisto e corretto e, proprio come quando ci troviamo di fronte a una espressione di matematica che facciamo e rifacciamo senza ottenere il risultato giusto, leggere e rileggere ciò che noi abbiamo scritto, non significa necessariamente rilevare tutte le imperfezioni e gli errori.

La cosa migliore sarebbe affidarsi a un editor.

I parenti e gli amici, sebbene capaci di valutare quanto creato, potrebbero avere difficoltà a dirvi: non funziona, non capisco, lo riscriverei diversamente, mentre chi fa editing senza vincoli emotivi, lo fa in modo professionale ed efficace.

Una volta che il manoscritto è pronto inizia il lavoro di proposta.

Nei siti delle case editrici si trovano le indicazioni per sottoporre dei testi. Qualche volta viene richiesta una sinossi, altre volte un capitolo a scelta e i tempi di risposta, per eventuali pubblicazioni possono essere molti lunghi.

Esiste però un altro modo per incontrare il pubblico: il selfpublisher.

Il successo, se la promozione del testo è ben fatta, l’autore si è lasciato guidare da chi opera nel settore, può essere notevole. Ci sono testi che vanno bene alla prima lettura e altri che hanno bisogno di molti rimaneggiamenti. I testi perfetti non esistono. Lo diventano dopo i lavori di editing.

Immaginiamo che un racconto di vostra produzione, abbia superato la critica di amici e parenti e voi vi sentiate, molto cautamente, pronti a mettervi in gioco nel mondo dell’editoria.

Cosa fare?

Quelli di voi che hanno molta fiducia nel prossimo potrebbero rispondere che basta inviare una mail e il gioco è fatto. Un paio di giorni al massimo e si potrà sapere se il testo è scelto o meno per la pubblicazione. Quelli più diffidenti, invece, potrebbero dire che è tutta una questione di prezzo e se paghi, tutto può essere pubblicato.

In realtà come spesso accade la verità sta nel mezzo.

Ci sono case editrici che non richiedono alcun contributo all’autore e che pubblicano solo testi che a loro piacciono, altre che fanno selezione e poi chiedono un contributo, altre ancora che non sono affatto interessati a quello che avete scritto e, a vostre spese, pubblicheranno tutto quello che vorrete.

Non so quale potrebbe essere la vostra scelta ed è giusto che ognuno faccia quello che ritiene più giusto fare, tuttavia ecco alcuni suggerimenti per entrare in contatto con il mondo editoriale, senza perdere troppo tempo e senza farsi troppe illusioni.

Prima di prendere qualsiasi contatto con gli editori è necessario controllare che il testo sia idoneo. Occorre verificare che non ci siano errori grammaticali, refusi, incongruenze narrative e che tutto sia inserito in una impaginazione editoriale. Per quanto riguarda la parte grammaticale sarebbe meglio chiedere a qualcuno di leggere il testo e di farlo se non per noi, con noi, ma in momenti diversi.

E’ veramente difficile che l’autore riesca a individuare le imperfezioni, specie se ha letto tante volte il lavoro. Ovviamente non saranno i refusi a far decidere un editore se il racconto/romanzo è meritevole o meno, ma una lettura senza intoppi, aiuta. Se non avete nessuno (o di cui vi fidate o a cui vorreste fare leggere i testi) ci sono editor che lo fanno a pagamento. Ma prima di affidarvi a loro chiedete un preventivo e preparatevi a un lavoro ‘professionale’ che lascia poco spazio alla diplomazia.

Un buon testo oltre ad avere una discreta trama, un buono stile e dei personaggi credibili, dovrebbe avere anche la punteggiatura al posto giusto e i verbi esattamente coniugati.

La maggior parte delle case editrici richiede un documento in Word, Times New Roman, corpo 12 con impaginazione dei margini destro e sinistro di 4 cm e margini superiore ed inferiore di 3 cm.

Clicca qui per una guida dettagliata a come formattare il tuo manoscritto.

Una volta che il testo è pronto, fate un lungo viaggio su Internet all’interno delle case editrici. Guardate il loro catalogo e verificate se c’è spazio per il vostro lavoro. Se ho scritto un racconto breve di genere storico e l’editore che ho visionato pubblica solo romanzi di genere fantasy, sarà inutile contattarlo.

Solitamente ogni sito ha una zona denominata: invio manoscritti dove troverete in dettaglio le modalità di invio. Alcuni chiedono una sinossi (che non è un riassunto) oppure una pagina o un capitolo. E’ una richiesta sacrosanta. Chi deve decidere se il vostro testo sarà o meno interessante è bene che sappia di cosa parla.

Ci sono editori che cercano solo esordienti, altri invece che lavorano sia con scrittori alle prime armi che con quelli già conosciuti. In ogni caso è sempre meglio accompagnare l’invio della pagina o del capitolo con due righe di curriculum. Le modalità di contatto sono reperibili dai siti.

Una volta scelto l’editore e inviato il lavoro occorre aspettare. E aspettare a lungo perché i tempi di attesa (lo potrete verificare da voi) vanno dai due, ai sei mesi.

Un’altra strada da percorrere per farsi leggere è quella dei concorsi. Ci sono siti in cui vengono pubblicati e aggiornati quelli su territorio nazionale.  Anche in questo caso ce ne sono alcuni completamente gratuiti, altri in cui è richiesta una tassa di iscrizione, altri in cui la tassa invece è di lettura. La vittoria di un concorso è indubbiamente un buon punto di partenza perché quasi tutti ormai, hanno come premio la pubblicazione.

Questo non consente all’autore alcun guadagno (se volete scrivere per guadagnare, meglio che vi cerchiate altre occupazioni) ma una buona visibilità sì. La vittoria, oltre ad essere una discreta dose di autostima, diventa anche un modo per andare in giro, con il proprio libro in mano, a presentarlo.

Unica limitazione è che i concorsi hanno tutti o quasi, dei limiti di lunghezza che variano a seconda del racconto, racconto breve, romanzo. Se per i concorsi è spesso scritto nelle norma di partecipazione che lo stesso testo non può partecipare a più iniziative e non deve mai essere stato pubblicato (né su blog, giornali, opuscoli…) nel caso degli editori non c’è nulla di male a proporre lo stesso testo a più case editrici.

Così come sarebbe una cosa corretta, nel caso venisse scelto un lavoro, avvertire gli altri in modo che non perdano tempo nel leggere qualcosa che non è più disponibile. Leggere un manoscritto, breve o lungo, se fatto in modo professionale richiede tempo e concentrazione, scoprire di aver dedicato tempo a qualcosa, inutilmente, non piacerebbe a nessuno. Scorretto invece sarebbe partecipare a un concorso con un testo inviato a un editore. In parte per le ragione dette sopra. In parte perché potrebbero, nel caso conquistaste la vittoria e un contratto di pubblicazione, insorgere diatribe legali riguardo ai diritti d’Autore.

Un discorso a parte credo lo meritino le agenzie letterarie. Ce ne sono molte, alcune molto serie, altre meno.

Se volete affidarvi a una di loro, oppure a un agente, informatevi sempre bene sui costi e sulle loro competenze. Alcune agenzie includono tra i loro servizi anche l’editing, la promozione del testo, la pubblicità… altre si limitano a proporre quello che avete scritto alle case editrici esigendo però un guadagno sui diritti che maturerete.

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