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L’essere umano è per natura conservatore.
Non facciamo mai più di quello che dobbiamo e non spendiamo mai più energie di quelle che dobbiamo, non affrontiamo mai rischi o cambiamenti, se non dobbiamo.
Trovata la zona di comfort, difficilmente ne usciamo. O, se ne usciamo, facciamo di tutto per ripristinarla, per ritornarci.
Catapulta tutto questo sul personaggio della tua storia.
Cosa farà sì che un personaggio diventi profondamente empatico? Come rendere attraente la tua storia?
La risposta a queste domande va ritrovata nel lato negativo della storia.
Più sono potenti e complesse le forze antagoniste che si oppongono al protagonista, ai personaggi, più essi vengono fuori definiti e caratterizzati.
Per lato negativo della storia intendiamo la somma totale di tutte le forze che si oppongono alla volontà, all’obiettivo, al desiderio dei nostri cari personaggi.
Se analizziamo un protagonista nel momento dell’incidente scatenante e se consideriamo la somma della sua forza di volontà e delle sue capacità intellettuali, emozionali, sociali e fisiche, e le confrontiamo con il complesso delle forze antagoniste che emergono dalla sua umanità, capiremo se questo protagonista è o no un perdente, o se ha almeno una possibilità di raggiungere ciò che vuole.
Anche se un conflitto può apparire risolvibile, la sua complessità dovrebbe inizialmente sembrare schiacciante.
Riprendiamo un concetto di cui abbiamo già parlato qui: il concetto di Conflitto.
Lo scrittore ha il compito di potenziare il lato negativo, di generare conflitto nella storia, perché è solo così che può dare una forma compiuta al protagonista e agli altri personaggi.
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Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
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Ciao Donato, inutile dirti che, leggo sempre molto volentieri i tuoi articoli; e che questo è in piena sintonia col mio pensiero. L’antagonista, a mio parere, deve essere, sempre, più caratterizzato ed avere più spessore. Dopo tutto, è sempre il fattore contrastante a creare un filo conduttore all’interno di una storia; e a suscitare più interesse. A tal proposito, sto creando un personaggio maschile, dai tratti accattivanti e dal forte senso pragmatico; spero di riuscirci.
ciao Claudia, grazie per il tuo contributo! Grazie per leggermi con costanza, io credo molto in questo contenuto in particolare perchè a mio avviso porta concetti molto importanti…
Continua a seguirci!
Donato
Ciao Donato, inutile dirti che, leggo sempre volentieri i tuoi articoli; e questo trova totale sintonia col mio pensiero. L’antagonista deve, sempre, essere più contraddistinto ed acquisire maggior spessore.
Il filo conduttore, della storia che si va a scrivere, corre lungo la sua persona e le sue azioni. In questi giorni, sto creando un personaggio maschile dai tratti accattivanti e licenziosi; spero di riuscirci.
Grazie per i tuoi, utili, suggerimenti.
ciao Claudia, grazie per il tuo contributo! Grazie per leggermi con costanza, io credo molto in questo contenuto in particolare perchè a mio avviso porta concetti molto importanti…
Continua a seguirci!
Donato
Buongiorno, ho letto con molto interesse il tuo articolo (in realtà li leggo tutti) perché è un argomento che mi riguarda particolarmente, dato che io scrivo libri di azione, azione cruda, violenta che prevede missioni estreme dei due protagonisti. Logicamente concordo perfettamente con te: il “nemico” da combattere deve per forza essere crudele, feroce, insomma, l’incarnazione del male.
Ti ringrazio perché hai confortato con le tue parole il mio modo di pensare e di scrivere.
Alle prossima.
Simonetta
P.S. tu mi chiami sempre Rodolfo, che è il nome di mio marito; tutto è nato dal fatto che pago con la sua carta di credito e che la fatturazione è a suo nome.
Ciao Simonetta, scusami allora, ma l’equivoco è nato appunto solo per il motivo da te specificato, d’ora in poi farò attenzione!
Si è molto importante questo contenuto per me, perché fa da l’opportunità ad una narrazione di essere efficace, qui si gioca tutto. La differenza fra una narrazione efficace ed una poco efficace sta tutta qui.
L’antagonista, attenzione però, non deve essere “semplicemente” o “eccessivamente” feroce, non vorrei che passasse il messaggio sbagliato e cioè che quanto più cattivo il nemico è, e meglio è.
L’antagonista deve essere prima di tutto autentico, cioè la narrazione deve fare in modo che attui comportamenti che si oppongono alle azioni del protagonista, ma con autenticità, senza esagerazioni…
Vorrei che questo aspetto fosse chiaro al 100%, ti ringrazio tantissimo per l’opportunità che il tuo commento mi ha dato.
Donato
Ciao Donato, condivido tutto, solo che nel mio primo libro manca totalmente l’antagonista. O meglio, esiste ma non è un personaggio e nemmeno un singolo ambiente: è tutto ciò che impedisce l’evoluzione personale. Nel secondo, è un uomo senza scrupoli assetato di vendetta di cui però rivelo tutto e niente, cioè resta misterioso. Forse perché detesto le situazioni e i personaggi troppo marcati, evidenti, di cui il lettore capisce tutto e subito. Che ne pensi?
Ciao Gianmarco, grazie per il tuo commento. Allora nel primo caso quindi non si tratta di un romanzo? Cosa impedisce l’evoluzione personale se non un antagonista o un ambiente?
Nel secondo caso, non ho abbastanza elementi per giudicare, ma di primo acchito mi sorgono delle perplessità una fra tutte è: il lettore ha bisogno di identificarsi, nei personaggi, questo non vuol dire che si deve identificare nel personaggio positivo principale, può farlo anche con l’antagonista, ma se non si danno abbastanza elementi, il desiderio di conoscere del lettore rimane monco…
resto a tua disposizione.
Donato
IL PROBLEMA TRA ME E VOI… (È UNO SOLO)
NONOSTANTE ABBIA CON VOI UN CONTRATTO… (DEVO OCCUPARMI DELLA VOSTRA PUBBLICITÀ!)
E GRATIS….
CON QUESTO SISTEMA… (L’EDITORE LO FAREI ANCH’IO)
CORDIALITÀ MICHELE BORTONE
ciao Michele, grazie anche te per il tuo commento. Non posso pretendere che siano tutti positivi, ma anche quelli come il tuo mi danno tanti stimoli. In questo caso, quello della pubblicità, è un tasto delicato. Il selfpublishing, l’autopubblicazione implica che l’autore abbia delle conoscenze di base sul marketing che possano aiutarlo nella promozione del libro.
Resto a tua disposizione Michele.
a presto
Ciao Donato, inutile dirti che, ti leggo sempre volentieri. Sono in piena sintonia con quest’ultimo articolo. Penso che il ruolo dell’antagonista debba acquisire, sempre, maggior spessore; facendo da filo conduttore all’interno di una narrazione.
Sto cercando di creare un personaggio maschile dai tratti pragmatici e licenziosi, spero di riuscirci.
Ciao, e grazie per i tuoi utili consigli.
Ciao Donato
Metto le mani avanti: scrivo libri per bambini e quindi non ho esperienza concreta dello scrivere racconti o romanzi; per ora mi limito a leggere…
Trovo utile comunque il consiglio che dai agli scrittori di fermarsi ogni tanto e, strada facendo, aggiustare il tiro per verificare se le forze antagoniste stanno perdendo forza o se i personaggi sono sufficientemente caratterizzati. Secondo me, però, c’è un rischio: quello di lasciarsi prendere troppo dalla tecnica e di perdere la libertà e la spontaneità dello scrivere, il gusto di scrivere di getto…
Ripenso ai tempi della scuola, alle analisi dei testi, utili sì, è vero, ma smontare e rimontare un testo,
che noia…e il gusto di leggere se ne andava.
Conoscere le tecniche è importante ma può comportare dei rischi. Mi domando: può capitare di eccedere, per esempio, nel rinforzare una forza negativa e così allontanarsi dall’idea di partenza finendo con lo scrivere un’altra storia?
Comunque scrivere è bello, è bella la sensazione che si prova quando, finito un libro, senti di aver “partorito” qualcosa e senti che forse sei riuscita a raggiungere il valore primario insito nella storia, di cui parlavi. Succede che dopo 1000 aggiustamenti vai a rileggere quello che hai scritto e le parole, (dolci, amare, violente, disperate… non importa), scorrono armoniche, “musicali” e niente disturba la lettura. A dire la verità, mi sarà successo un paio di volte nella vita: difficilmente sono soddisfatta. Meglio poche volte che mai…
Grazie per i consigli e per la pazienza di leggerci.
Ciao Nadia, piacere di leggerti! Io guardo le cose in questa prospettiva che sono contento di condividere con voi, e ti ringrazio per avermene dato l’opportunità.
Penso sempre ad un grande architetto, che prima di diventare tale studia anni e anni matematica, la fisica dei materiali e complesse formule a cui tutti i suoi progetti devono per forza aderire (e sottostare). Ma dalle rigide formule e regole, che creano la base e la struttura poi lui riesce ad essere anche un’artista creativo, capace di dare vita a forme e strutture nuove e mai viste prima.
Io credo che lo scrittore debba comportarsi come l’architetto: conoscere le regole e le formule per creare una solida struttura per poi lasciarsi andare e liberare la sua fantasia e “partorire” la storia più bella…
Ciao Donato, ti ringrazio per come hai spiegato le tecniche per scrivere un romanzo, le ho scaricate tutte e ne tengo conto qualora desiderassi scrivere un romanzo o la mia biografia.
però il libro che ho scritto, è un cammino spirituale di approfondimento della Fede Cristiana, in cui mi sono posto in prima persona. un mio cammino che potrà aiutare anche altri, partendo dalle mie considerazioni e meditazioni.
Ciao Giuseppe, grazie e continua seguirci!
Grazie Donato. Nel primo libro l’antagonista è la società stessa che propone sempre modelli che portano alla involuzione e mai alla evoluzione personale. Per quanto riguarda il secondo libro, non credo sia sempre necessario l’identificazione con il personaggio. Anzi, mi darebbe quasi fastidio sapere di avere lettori che si identificano con dei sanguinari assassini. L’empatia equivale sempre all’identificazione? E poi, un personaggio malvagio è tale in quanto oltre alle sue opere ha sopratutto una psiche misteriosa, capace di sfornare colpi di scena sorprendenti; pertanto a mio modo di vedere resta insondabile. In fondo la follia non è quantificabile e nemmeno definibile.. Spero di essere riuscito a comunicare efficacemente il mio pensiero.
Grazie Donato per tutte le “perle” che a prescindere aiutano a crescere..
ciao Gianmarco, grazie a te per i complimenti. Rispondo alle tue domande.
L’empatia equivale sempre all’identificazione?
No.
Empatia equivale più a sintonia (intima) fra lettore e personaggio, un personaggio non deve risultare simpatico e/o benevolo per essere empatico, anche l’assassino sanguinario può avere un lato “nascosto” che genera empatia con il lettore…
Il mio consiglio è quello di non perdere mai il terreno dell’autenticità da sotto i propri piedi, cerchiamo sempre di restare nella sfera dell’autentico, anche la narrazione di personaggi “folli” e della loro follia deve risultare autentica, quindi “realizzabile” e “reale”.
Resto a tua disposizione…
Ciao Donato,
Le storie più belle sono quelle in cui il conflitto si nutre di mistero e il buono e il cattivo risultano indefiniti, pronti a capovolgere all’improvviso quell’equilibrio tra le forze che ci era parso di individuare.
I fattori contrastanti che generano il conflitto talvolta sono appena accennati nella narrazione e sarà il lettore a riprendere il filo quando nuovi elementi verranno alla luce.
Penso che gli ingredienti di un buon libro siano tanti: personaggi indimenticabili, verità sconvolgenti, conflitti e misteri. A questi aggiungerei anche un elemento utilizzato da tanti scrittori, in particolare da L. Riley: l’alternarsi della narrazione con diversi protagonisti su un asse temporale e spaziale ben definito e indicato in apertura dei capitoli.
Il lieto fine appaga la nostra ricerca di equilibrio e pacifica l’animo, ma sono interessanti anche le storie che lasciano spazio al lettore per fantasticare ulteriori sviluppi.
Buon lavoro
Ciao donato puoi darmi delle dritte sul lato negativo del personaggio per capire meglio se so in linea o devo ottimizzare almeno scrivo un buon libro, grazie.
Ciao Dario, si sono disposto ad aiutarti, scrivimi in privato su: [email protected] grazie.
Ciao Donato, inutile dirti che, ti leggo sempre volentieri e questo nuovo articolo mi trova in totale sintonia. L’antagonista deve, sempre, aver maggior spessore all’interno di una narrazione; rivestendo un ruolo chiave nell’articolarsi della storia.
Sto creando un personaggio maschile dai tratti pragmatici e licenziosi, spero di riuscirci…ma ancora non so quanto spingermi oltre.
Ciao e grazie per i tuoi suggerimenti.
Ciao Claudia grazie, tienimi aggiornato sugli sviluppi del tuo personaggio maschile!
Si,ho letto con interesse il tuo pensiero sull’antagonismo.In effetti è un concetto che spesso mi chiedo in che misura vada sviluppato per non diventare controproducente.Mi chiedo anche se il criterio di valutazione tra empatia e antagonismo sia lo stesso., Così come rispondi a Simonetta,penso che le dosi giuste le posso trovare nella narrazione cioè se l’autore è convinto che proprio quel personaggio deve rappresentare il male assoluto è poi giusto caricarlo di nefandezze estreme ? Del resto nella vita l’antagonismo è presente nel quotidiano forse in molti casi è persino il sale della vita! O no!
Buon giorno Donato, leggo con molto interesse i tuoi consigli editoriali. Complimenti!
Ho pubblicatro con Youcanprint il libro ?Amori degli Oceani’ che ha vinto diversi premi letterari, alcuni
anche importanti.
Vorrei ordinare il tuo libro come usare faceboo0k per la promozione del tuo libro.
Io vivo alle Isole Ca narie, territorio spagnolo. Vorrei sapere se me lo potete spedire e quanto costa
la spedizione oltre ai 17.00€ del libro.
Attendo tue notizie.
Remigio Starz
Ciao Remigio, molto lieto di leggerti, ti ringrazio per il tuo messaggio, spero continuerai a leggere i nostri contenuti. Facebook per scrittori è per ora solo in formato EBOOK, la versione cartacea non è ancora stata realizzata, per questo motivo se vuoi possiamo inviarti il file EBOOK del Libro: “Come usare Facebook per promuovere il tuo libro” Direttamente cliccando su ACQUISTA EBOOK qui: https://bit.ly/2lXbglB