
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
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Il conflitto sta alla narrazione come il suono sta alla musica.
Sia la narrativa che la musica sono arti che si sviluppano nel tempo, il compito più difficile di uno scrittore è quello di agganciare l’interesse del lettore e fargli passare i minuti e le ore senza che se ne renda conto.
Nella musica questo effetto viene ottenuto tramite il suono.
Il suono di una storia è il conflitto.
Fino a che il conflitto impegna i nostri pensieri le ore scorrono senza farsi notare, appena il conflitto si allontana dalla narrazione anche l’interesse viene meno.
Come scrittori dobbiamo renderci conto che se è vero che la qualità di conflitto cambia mentre passa di livello in livello, la quantità di conflitto nella vita è costante. Manca sempre qualcosa.
E’ un po’ come schiacciare un palloncino: il volume non cambia mai, fa semplicemente massa da un’altra parte.
Se, per esempio, riesci a soddisfare il desiderio dei tuoi protagonisti, ad un certo punto la ritrovata armonia si trasformerà in noia.
La noia è una sorta di conflitto interno di cui si soffre quando si perde il desiderio, e se dovessi descrivere una scena o tante scene prive di desiderio, prive di conflitto, come sarebbero se non noiose?
Uno scrittore accorto arriva ben presto a capire che la scrittura non è a tutti i costi fatta di sottili compromessi con lo stress, né di mega conflitti fra grandi criminali che hanno rubato strumenti nucleari con i quali tengono in scacco la città.
La scrittura è fatta anche di cose basilari come trovare l’amore ed il proprio valore; portare serenità al caos interiore; oppure come le enormi ingiustizie sociali che ci circondano, il tempo che si assottiglia…
La vita è conflitto, questa è la sua natura.
Lo scrittore deve decidere dove e come orchestrare questa lotta.
Lo scrittore orchestrando questa lotta crea una lunga, lunghissima serie di punti di non ritorno, per tutta la durata della storia, spinge il protagonista alla ricerca di un oggetto di desiderio conscio o inconscio.
Questa ricerca implica inizialmente un’azione minima, l’effetto di quest’azione è, invece, quello di svegliare, a livello di conflitto, altre forze antagoniste che si frappongono alla realizzazione del desiderio, aprendo così il famoso divario fra aspettativa e risultato.
Una volta apertosi questo divario, il lettore capisce che questo è un punto di non ritorno, il protagonista non può più ristabilire l’equilibrio precedente.
La storia va avanti e per raggiungere il risultato il protagonista è chiamato ad impegnarsi ancora di più, nuova azione, nuovo conflitto, nuovo risultato lontano dalle aspettative, nuovo punto di non ritorno.
A questo punto abbiamo la storia in mano.
Il conflitto c’è, i punti di non ritorno anche.
Il segreto è tenere sempre vivo il conflitto e generare azioni di portata sempre più impegnative, muovendosi progressivamente in avanti fino a un’azione finale oltre la quale il pubblico non riesce ad immaginarne un’altra.
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Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee
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Ciao Donato, sottoscrivo tutto. La vita è conflitto per questo il lettore necessita di una storia basata sull’attacco e sulla difesa, conflitto interno ed esterno, forza centrifuga e centripeta. Tutto a mio parere però deve essere armonico, circolare, chi legge anche se in quel momento non capisce, si deve sentire “sul ciglio di un sentiero pericoloso ma provvisto di staccionata. Perché alla fine non si inventa nulla, la vita reale è la fonte creatrice delle storie scritte da tutti noi..
Ciao Gianmarco, grazie per il tuo contributo, sottoscrivo in pieno ogni tua parola…molto bella la metafora del sentiero e la staccionata…”.
Continua a seguirci, grazie.
Bellissime parole, Donato, complimenti. Mi è piaciuto molto leggerti.
Remigio
ciao Remigio, grazie per le tue parole di apprezzamento! Continua a seguirci, ci farebbe molto piacere!
Ciao Donato,
purtroppo continuo a non trovare le mie risposte ai tuoi articoli
e neanche quelle degli altri lettori
La settimana scorsa ti ho risposto sul libro di Gay Honeyman però non vedo ne’ il mio commento ne’ le risposte che ti hanno dato le altre persone.
Mi interesserebbe molto sapere cosa dice del libro chi lo ha già letto tutto.
Riprovo a inviare anche questa volta e spero di ritrovarvi. Mi mancate!
Un saluto
Sabina
Ciao Sabina, il tuo commento sul libro di Gay Honeyman è presente nell’articolo “L’importanza di essere autentici nella scrittura” è il secondo commento…prova a controllare!
Fammi sapere e a presto!
Donato
Ciao Donato,
grazie per le indicazioni
ho trovato il commento su ” l’importanza di essere autentici”
credo sia quello dove mi suggerivi di proporre un libro di Conrad per le vacanze. Spero vi siano piaciuti i titoli che ho scelto
Non ne vedo altri oltre naturalmente la tua gentile risposta di oggi.
Io continuo a registrarmi ma non mi arrivano più le mail con le risposte dei lettori come prima, mi arrivano solo i tuoi articoli. Le mie risposte, a furia di provare e riprovare le ho viste oggi
vattelapesca che cosa sto sbagliando…
comunque a proposito di “conflitto” il primo libro che mi è venuto in mente è stato “Comma 22”
La prima volta che l’ho letto soffrivo per Yossarian che non riusciva mai a venirne fuori quando si fingeva mentalmente disturbato per non andare in missione e gli rispondevano che chi chiede di non andare in missione è assolutamente sano di mente. incredibile!
Felice di avervi ritrovati!
Un saluto anche a Fiammetta. Mi piace molto la sua risposta, sono d’accordo con lei
Però nel caso che lei descrive forse si può pensare ad un libro che abbia un sequel
Grazie ancora
a rileggerti presto
…per sicurezza ho ricontrollato
il mio commento sul libro di Honeyman non c’è da nessuna parte.
nell'”importartanza di essere autentici” mi hai indicato il secondo commento che è proprio quello su Tifone e La linea d’ombra.
Pazienza!
Il problema non è aver perso un commento, non credo fosse così illuminante,
era solo un punto di vista
il problema adesso è tra me e l’algoritmo delle registrazioni
Non avrò pace fino a che riuscirò a capire come funziona
Grazie, a presto
Ciao, mi piace leggere i tuoi contributi nonché consigli e lo faccio spesso, ma stavolta ho qualcosa da dire. Tu scrivi di un’azione finale oltre la quale il pubblico non riesce a immaginarne un’altra. Io dico che l’azione finale può invece lasciare posto alla fantasia di chi legge, che così può immaginare a suo piacimento (o necessità) cosa succederà DOPO. Cioè, a volte mi piace la chiusa che apre una serie di possibilità future che chi legge potrà interpretare a suo modo.
Che ne pensi?
Ciao Fiammetta, non posso che ringraziarti per il tuo apprezzamento e sono molto contento tu abbia qualcosa da scrivermi: lo spirito con il quale ho scritto quella frase è questo: il crescendo di azioni a partire dalla prima che generano le famose rotture degli equilibri dovrebbero arrivare ad un punto tale che appunto oltre non si può andare lì il libro si conclude, la tua soluzione che condivido e amo, prefigura il fermarsi uno oppure due gradini prima per lasciare un ventaglio più ampio all’immaginazione del lettore.
Ciao Donato
Se dici ‘conflitti’ il primo libro che mi viene in mente è Arte di Yasmina Reza.
È incredibile che da un pretesto da nulla, una banale discussione fra amici sull’acquisto di un quadro bianco, con rigature bianche, l’autrice riesca a dare la stura ad una serie di conflitti che covavano nel profondo, stavano lì, in standby, in attesa di esplodere. Vengono fuori tutte le cose non dette, l’ipocrisia e la doppiezza che spesso si nascondono dietro tante facciate di perbenismo. E tutto questo si concretizza grazie all’uso delle parole che Yasmina mette in bocca ai suoi protagonisti: parole taglienti, velenose, impietose. Ma non sapremo mai se vere fino in fondo… Boh! L’effetto che fa è sconvolgente, come quando una diga si sgretola e poi crolla miseramente. Mi piace anche perché sa passare dal grottesco al tragico, al comico con una disinvoltura veramente unica. Che invidia mi fa! Dopo aver divorato questo minuscolo testo in un pomeriggio sono corsa a comprare Il dio del massacro. Effetto: idem come sopra!
Nadia
ciao Nadia, veramente lieto di leggerti! Grazie per il tuo contributo, sono certo che gli altri lettori del blog troveranno le tue indicazioni su Arte e Il dio del massacro di Yasmina Reza, molto stimolanti, hai incuriosito anche me e scopro che Roman Polanski lo ha portato anche sullo schermo…
grazie Nadia e continua a leggerci!
Il Conflitto visto come stimolo a favorire la narrazione alla ricerca di un fine ha un significato Che non puó essere ignorato. Uno dei libri Che mi ha coinvolto su questo tema é Madame Bovary di Flaubert. il Conflitto esistenziale proprio della donna
ciao Maddalena grazie per il tuo commento e per la tua segnalazione! Ho deciso di raccogliere tutte quelle ricevute e proporvele! Continua a seguirci!
Ciao Donato,
È vero, la vita è conflitto e ogni risoluzione, anche la più piccola, fa saltare l’equilibrio precedente.
Impossibile tornare indietro.
Non so perché ma il primo libro che mi viene in mente sul conflitto è il Vangelo.
Non ho ancora letto il libro da te indicato, lo leggerò.
Ho apprezzato la nuova veste grafica perché facilità una lettura più attenta.
Grazie per i tuoi scritti e a presto
P.S. Potresti dirmi cortesemente, se un mio commento precedente è arrivato?
Anche a me non risulta. Grazie
ciao Maria! Grazie per il tuo commento, sono contento ti piaccia la nuova veste grafica del blog, mi dispiace ma il tuo precedente commento non è arrivato, lo hai salvato? Potresti rimandarlo? Grazie ancora e continua seguirci!
Donato
Leggo con interesse tutto ciò che dici perchè le tue riflessioni puntualmente accompagnano la stesura della storia che sto elaborando .Trovare l’equilibrio nelle varie descrizioni che via via si creano ,ebbene quello ,secondo me, è un nodo che chi scrive deve risolvere,per accompagnare il personaggio ed il lettore ad un giusto grado di tensione emotiva.Però può essere che sia un mio limite.Grazie,alla prossima.
Ciao Laura, grazie a te, continua a leggerci allora e speriamo davvero che il tuo libro trarrà beneficio da questi scambi!
Leggendo gli appunti di Donato e i relativi commenti, quasi tutti i approvazione e condivisione, mi è sembrato di leggere un libro dove il conflitto, protagonista assoluto, sia assente. E’ significativo non trovate? Oppure semplicemente naturale? Quello che ho capito è che, non vorrei sembrare ipocrita, la pace sia semplicemente un breve intervallo tra un conflitto e un’altro, siccome nella mia vita è stato il contrario, domando: ” potrei scrivere un libro senza conflitto?” Come sarebbe? Banale? Privo di interesse?
Vi saluto, siete tutti fantastici!
ciao Andrea, credo che sia significativo rilevare che un blog, o questo blog, non è un libro, non dobbiamo coprire nessun arco narrativo o creare divari fra attese e realtà, io scrivo delle cose e ognuno è libero di esprimere la sua opinione, ci sono più di 600 commenti e diversi sono anche in “conflitto”, dubito tu sia riuscito a leggerli tutti, comunque grazie per il tuo contributo.
Rispondere alla tua domanda è molto semplice e credo che in fondo la risposta la conosci pure tu: no, non è possibile scrivere un libro senza conflitti, o meglio non sarebbe un libro, ma a scrivere si può scrivere qualsiasi cosa…
ricambio il saluto
Oggi non rispondo a questa tua proposta perchè del conflitto ne hai parlato in un altro momento ed io sono sempre d’accordo su quanto dici. Oggi mi riferisco al protagonista. Io sono stata quasi sempre allettata da un solo protagonista ma mi hai fratto venire voglia di sfidare me stessa. Sono “partita in quarta” con un romanzo dove i protagonisti sono quattro. Troppi? Bastavano due? Sto mettendo in pratica ciò che hai suggerito:” Non pensate al romanzo, create il protagonista nel conflitto ed il romanzo è fatto” Scusa se ho usato altre parole e non le tue. Vedremo cosa esce fuori, magari ad un certo punto mi areno e finisce lì. Però sto facendo tesoro dei consigli su:”Come scrivere un best seller” Quindi incipit- ponte, protagonista, conflitto, tenere legato il lettore(Spero) e conclusione: Best Seller!!!(Non ridere) Ciao ti farò sapere.
Fantastico Daida, non io ma i consigli sono di Jeller che è un grande editor e di libri ne ha valutati a migliaia, quindi se lo dice lui certamente in qualche fondamento basato sui dati ci deve per forza essere. Io mi sono divertito a portare alla vostra ed alla tua attenzione quanto da lui sostenuto (e che approvo al 100%), sono veramente contento e mi raccomando tienimi aggiornato 🙂