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Come creare un protagonista efficace per il tuo Romanzo

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protagonista del romanzo

Il canto di Natale di Charles Dickens ed il suo personaggio Scrooge ci offrono del materiale di altissimo livello per affrontare l’affascinante argomento del Protagonista in un Romanzo.

Di solito il protagonista è un solo personaggio, una storia però, potrebbe essere mossa da un duo o da un trio di personaggi, la condizione necessaria e sufficiente affinché nella Storia ci siano dei personaggi plurimi che funzionano è che tutti i protagonisti devono condividere lo stesso desiderio (conscio oppure inconscio).

In generale dobbiamo tenere a mente un assunto importante e cioè che il Protagonista deve essere un personaggio volitivo (di volontà forte e risoluta).

Altri personaggi possono essere tenaci, persino inflessibili, ma il protagonista lo deve essere ancora di più.

La differenza non sta nella quantità della volontà ma nella sua qualità.

L’importante che sia sempre abbastanza potente da sostenere il desiderio attraverso il conflitto e, alla fine, fargli compiere azioni che determinano un cambiamento significativo ed alla fine della storia, irreversibile.

La vera forza di volontà del protagonista può nascondersi dietro una caratterizzazione passiva, all’apparenza priva di volontà di cambiare e desiderosa solo di mantenere il suo status quo e vivere nella realtà.

Tuttavia, dietro questa caratterizzazione all’apparenza debole il personaggio può possedere una volontà potente che guida il suo desiderio inconscio.

Scrooge rappresenta pienamente queste dinamiche: vediamo come.

EBENEZER SCROOGE

Vecchio egoista ed avaro oltre che uomo burbero.

Vediamo un pezzo della memorabile descrizione di Scrooge nell’opera di Dickens.

Aspro e tagliente come una pietra focaia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solitario come un’ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli gelava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto, gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, gli facea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, si mostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sul capo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli biancheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suo studio né giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.

Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens

Il vecchio Scrooge sembra non abbia nessuna voglia di cambiare il suo modo di essere e di fare…

Non siate così di malumore, zio – disse il nipote.

– Sfido io a non esserlo – ribatté lo zio – quando s’ha da vivere in un mondaccio di matti com’è questo. Un Natale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l’allegria! O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari; un giorno in cui ci si trova più vecchi di un anno e nemmeno di un’ora più ricchi; un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!

Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens

I protagonisti più efficaci oltre ad un desiderio conscio ne hanno anche uno inconscio, ed il caso di Scrooge è proprio questo: il desiderio inconscio contraddice quello conscio.

Sebbene questo genere di protagonisti complessi siano inconsapevoli del proprio bisogno inconscio, il pubblico lo avverte in quanto percepisce in loro una contraddizione interna.

I desideri consci e inconsci di un protagonista a più dimensioni si contraddicono fra loro; ciò che crede di volere è l’antitesi di ciò che realmente vuole.

E come viene fuori in Scrooge questo desiderio inconscio di cambiare? Di diventare persona buona di cuore ed amata?

Proprio alla vigilia di Natale si presentano inaspettatamente a Scrooge i tre fantasmi del Natale (passato, presente e futuro).

Questi gli fanno ripercorrere la sua esistenza fino al suo presente e gli mostrano anche ciò che accadrà in futuro. L’essere spettatore della sua vita gli fa capire che il suo egoismo e la sua indifferenza hanno causato solo tristezza e odio e l’unico modo di liberarsi del peso è prendere coscienza di tutto questo, pentirsi e cercare di rimediare.

Scrooge nel corso del racconto e guidato dagli spiriti del Natale, vive forti mutamenti interiori, è chiamato a compiere scelte che piano piano gli fanno buttare via la maschera della caratterizzazione iniziale (burbero e avaro) facendogli vivere quell’evoluzione, quella trasformazione profonda che alla fine della storia diventa irreversibile e che il lettore vede ormai come unica soluzione possibile.

Leggiamo direttamente dalla penna di Dickens il risultato finale dell’evoluzione di Scrooge a fine racconto:

Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente. Poiché ciechi aveano da essere, meglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilarità, anzi che essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch’egli, in fondo al cuore, rideva: e gli bastava questo, e non chiedeva altro.

Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens

Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se ne rifece con gli uomini. E di lui fu sempre detto che non c’era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale.

Tratto da Canto di Natale di Charles Dickens

Caratterizzazione vs Rivelazione del Protagonista

La rivelazione del protagonista, quella di Scrooge nel nostro esempio, ha contraddetto la caratterizzazione iniziale: la contraddizione fra caratterizzazione e rivelazione è uno degli elementi fondamentali della buona narrazione.

Prendiamo questo principio dalla vita stessa: ciò che sembra non è mai ciò che è.

Le storie migliori non soltanto rivelano il vero personaggio, ma ne ribaltano o modificano la natura interiore in meglio o in peggio nel corso della storia ed in modo irreversibile.

Trovi il Racconto completo e gratis qui.

Abbiamo già parlato di Protagonisti e personaggi qui.

https://blogs.youcanprint.it/la-sostanza-della-storia-e-il-suo-protagonista/
https://blogs.youcanprint.it/la-sostanza-della-storia-e-il-personaggio-parte-2/

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Fonti: Aristotele (la Poetica) J.H.Lawson – R.McKee

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