La qualità nel self-publishing: i 10 “orrori” grammaticali da evitare
Come ho più volte detto, in altri post e nella seconda videoguida riservata agli iscritti alla mia newsletter gratuita, il punto fondamentale per chi si appresta a intraprendere la via dell’autopubblicazione è la qualità dell’opera. La scelta migliore, ovviamente, è sempre quella di affidarsi a mani esperte (editor professionisti), ma già da soli si può fare buona parte del lavoro.
Premesso che in giro sul Web ho trovato decine e decine di persone (anche blogger, giornalisti ed “esperti di scrittura”) che commettono errori da brivido come “ha” senza ‘”h”, oppure “ke” al posto di “che” e cose del genere, mi sono convinto, col tempo, che ciò che farà la differenza nel prossimo futuro è proprio la qualità della scrittura.
Il self publishing, nonostante sia un fenomeno relativamente giovane, ha visto avvicendarsi già due generazioni. La prima è stata quella della diffidenza, della novità, del “cosa diavolo è il self publishing?”. La seconda (tutt’ora in corso) quella della sperimentazione tecnologica, con la nascita di nuove app, di siti finalizzati alla creazione di nuove forme di narrazione e così via.
Ed è in arrivo anche una terza generazione: quella della qualità.
Per come la vedo io, il prossimo passo sarà quello di prestare maggiore attenzione alla qualità di un’opera e premiarla. Inevitabilmente si creerà un sovraccarico di autori e autrici indipendenti di romanzi, raccolte, manuali. E, inevitabilmente, ci sarà bisogno di scremare questo flusso di creatività tramite una selezione basata sulla qualità. È possibile addirittura che nascano delle nuove figure professionali dedite a questo processo.
Quindi, tanto vale farsi trovare preparati. E, comunque, puntare sulla qualità, oltreché una forma di rispetto verso i nostri lettori è segno inequivocabile di professionalità. Per questo, di seguito ti riporto 4 macrocategorie di errori/orrori grammaticali che ogni buon professionista della scrittura deve evitare come la peste.
L’accento
Una delle questioni più difficili da risolvere sembra quella del “dove mettere l’accento e dove no?”.
- dà e da: vuole l’accento solo quando è terza persona singolare, presente indicativo del verbo dare. Es. Gino mi dà una mano. Quando è preposizione semplice no. Es. Riesci a saltare da qui a lì.
- né e ne: vuole l’accento (sempre acuto) quando è congiunzione negativa. Es. Non voglio né questo, né quello. Non vuole l’accento quando è avverbio o pronome. Es. Me ne prendo un sorso.
- sì e si: richiede l’accento quando è affermazione. Es. Sì, lo voglio! Non lo richiede quando è pronome. Es. Si riferisce a lui.
- lì/là e li/la: vogliono l’accento quando sono avverbi di luogo. Es. Vattene di là. Non lo vogliono quando sono pronomi. Es. Li vedi o no?
- sé e se: richiede l’accento quando è pronome (si può omettere davanti a stesso). Es. L’ho visto parlare tra sé e sé. Non va molto d’accordo con se stesso. Non lo richiede quando è congiunzione. Es. Vattene se non vuoi.
- perché, poiché, allorché, finché: vogliono sempre l’accento acuto.
- do: non vuole mai l’accento, neppure quando è prima persona singolare, presente indicativo del verbo dare. Es. Io do sempre la mano quando mi presento.
- qui e qua: sono avverbi e non vogliono mai l’accento. Es. Vieni qui!
- Sa, va, fa, sta, so, sto: non vogliono mai l’accento. Es. Gino sa fare bene il suo lavoro, sta al suo posto, fa silenzio e va avanti da sé. Io so solo che non mi fido di lui e me ne sto per conto mio.
- Po’: non vuole mai l’accento, ma l’apostrofo poiché è l’abbreviazione di “poco” e l’apostrofo indica proprio la caduta della sillaba “co”. Es. Fatti un po’ più in là, per favore.
L’apostrofo
A proposito di apostrofo, questa indica sempre l’elisione di una sillaba o di una lettera. Oltre il già citato “po’”, ci sono altre parole che vogliono necessariamente l’apostrofo.
- un e un’: l’apostrofo in questo caso si mette solamente se l’articolo regge un sostantivo femminile. Es. Sono un uomo tutto d’un pezzo e non mi interessa un’opportunità del genere.
- Da’, fa’, sta’, va’: sono abbreviazioni di verbi all’imperativo (dai, fai, stai, vai). Es. Da’ un calcio al pallone e fa’ che voli in alto. Va’ a prenderlo solo se nessun compagno di squadra ti assiste. Tu, invece, sta’ fermo lì in porta.
- Mo’: in questo caso l’accento indica la caduta della sillaba “do”. Infatti è l’abbreviazione di “modo”. Es. Quell’auto è fatta a mo’ di cubo.
- Qual è: a differenza di quanto molti scrivono, “qual è” non vuole l’apostrofo. Es. Qual è che preferisci?
Quando si mette la “i”?
Ecco una lista di parole che vogliono o non vogliono la lettera “i”. Occorre impararle a memoria.
- scienza
- coscienza
- usciere
- province
- conoscenza
- superficie
- sufficiente
- efficienza
Con una o con due “z”?
Qui c’è una regola da imparare: tutte le parole che terminano con le seguenti sillabe vogliono una sola “z”.
- –àzia
- -azìa
- -èzia
- -ezìa
- -ìzia
- -ziòne
- -àzio
- -ìzie
- -izìa
- -ìzio
- -òzio
- -èzio
- -ozìa
- -uzìa
- -ùzio.
Alla prossima e…occhio alla penna ;)!
Roberto Tartaglia
Giornalista e scrittore indipendente. Fondatore di www.viverediscrittura.it, il primo sito per imparare a diventare scrittori indipendenti. Il suo sito personale è www.robertotartaglia.com.
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Diverso è il discorso dell’editing, ovvero della cura dal punto di vista editoriale di un’opera. Il servizio prevede l’elaborazione di una scheda di valutazione dettagliata del lavoro e di una scheda contenente le proposte e i suggerimenti di editing che l’autore può seguire per migliorare la propria opera. L’analisi, effettuata da lettori professionisti, permetterà di evidenziare punti di forza e di debolezza del testo a livello di contenuto, struttura, stile e linguaggio.



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utilissimo e interessante articolo!
Grazie Sabina, siamo molto contenti che ti sia piaciuto, continua a seguirci!
Veramente utile e rileggendo ci rendiamo conto che spesso gli errori possono sfuggire anche all’occhio e alla penna più attenti. Grazie
Una bella ripassata, non fa mai male rivedere certe regole GRAZIE davvero
Grazie mille, Rosa :)!
…post strepitoso e super utile… da stampare e imparare… perchè a tutti (purtroppo) può scappare la svista… Grazie