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La cadenza d’inganno come tecnica narrativa nel romanzo

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cadenza d'inganno nel romanzo

Se io avessi visto questo video qualche anno fa, l’avrei fatto come guardo sempre gli interventi di Alessandro Baricco: con estrema ammirazione.

Avrei pensato che nel 1998, quando ha registrato questa puntata di Totem, era poco più grande di me adesso, e poi: “Caspita, anche a me piacerebbe saper mettere le mani su un pianoforte” (suonarlo sarebbe già troppo).

E poi per finire mi sarei detto: “Ah però questa cadenza d’inganno, ma guarda tu!”.

Stop.

Invece, oggi, dopo non pochi corsi di scrittura e libri sullo stesso argomento letti e riletti, ho qualcosa in più da notare e da condividere con chi, come te, non pensa che la scrittura sia l’unica forma d’Arte che si pratica senza studio.

Che possono cioè praticare tutti e che basta avere un pc ed una tastiera o un foglio e una matita e delle idee.

Et voilà ecco il capolavoro.

Non funziona così.

Concetto duro da far passare ai più, ma su questo ci stiamo lavorando.

Ma adesso vengo al dunque, e perdona la breve digressione.

Come dice Alessandro Baricco nei primi secondi del video, la musica occidentale si muove in un modo ben preciso che fa più o meno così: si sceglie un punto di partenza, se ne va un po’ in giro, poi torna imbocca il sentiero verso casa e va a casa.

La musica.

Ma anche la struttura narrativa della maggior parte dei romanzi ha questo iter che qui volutamente semplifico (tantissimo) e che fa un po’ così:

Mondo ordinario (punto di partenza)

Chiamata all’avventura e rifiuto della chiamata, alleati e nemici, prova centrale, climax (se ne va un po’ in giro)

Ricompensa, via del ritorno e cambiamento (poi torna a casa).

La classica struttura a tre atti di aristotelica memoria (direbbe qualcuno).

Ed è vero.

È proprio cosi.

Ora, sono stati scritti volumi interi su ciascuno di questi punti, ma quello che qui deve interessarci non è tanto la composizione della struttura narrativa, quanto quello che dirà Baricco dopo questa piccola introduzione.

Questo tornare a casa si chiama [nel gergo musicale] cadenza.

Il protagonista del romanzo, dopo essersi messo alla prova, sfidato mostri e nemici, dopo aver superato prove ecc., poi conclude la sua avventura (sopravvive) e torna casa.

C’è un trucco, però, che in musica chiamano con un nome particolare, ed è questo: cadenza d’inganno.

Cito da Treccani.it: la cadenza d’inganno è una variante della cadenza perfetta. La cadenza perfetta chiude, mentre la cadenza d’inganno mantiene aperto il discorso armonico.

E anche quello narrativo (aggiungerei io).

Ascolta qui (36 secondi).

La cadenza d’inganno nella narrazione

Fantastico.

E qui che si apre un mondo: la musica usa questo “trucco” per rinviare il piacere dell’ascoltatore, tu ti aspetti qualcosa che invece poi non accade, sei lì ad ascoltare, ti aspetti che il protagonista trovi la via di casa, invece ecco che prende un bivio e a casa sua non ci arriva più.

Pausa di riflessione.

È esattamente quello che succede nella narrazione, nella scrittura di un romanzo nella sua struttura narrativa: più volte in questo blog abbiamo parlato di questo particolare “espediente” ma non l’abbiamo mai definito cadenza d’inganno bensì divario da cui nasce la storia o sostanza della storia.

Come nella musica, così nella vita e nella narrazione, quando ciò che accade contraddice la previsione di un personaggio, allora si apre quel divario, quella forbice fra ciò che ci sia aspetta e ciò che realmente accade (fra l’aspettarsi di tornare a casa, e tornarci veramente).

Nella differenza che esiste fra la previsione e risultato; fra il mondo così come lo percepisce il personaggio prima di agire e la verità che scopre nel corso dell’azione: è qui che si crea la sostanza della storia.

E questa forma di cadenza d’inganno, questo divario, questa differenza fra aspettativa e risultato si presenta (o si dovrebbe presentare) in ogni pagina di ogni capitolo del nostro romanzo e dovrebbe farlo a più livelli.

Una volta che si è aperto questo divario, il tuo personaggio avverte o comprende di non poter ottenere ciò che vuole, allora innesca azioni e reazioni che a loro volta innescano altre azioni e reazioni e così via in un crescendo fino all’apice, fino al climax (la fase del se ne va un po’ in giro di cui parlavamo prima).

Ecco che mentre discorriamo, in sottofondo sta già avvenendo qualcosa: i nostri lettori, il pubblico che ascolta il brano musicale ha delle reazioni, reagisce al “divario”, reagisce alla “cadenza d’inganno” e in maniera quasi inconscia si attivano dei meccanismi nel cervello che devono essere per forza attivati con efficacia se si vuole creare in loro il piacere.

Piacere di leggerci.

Cosa fa in modo che un lettore tenga in mano il tuo libro?

Quale energia lo tiene li incollato sulle pagine?

Poniamo al centro delle scelte narrative il nostro protagonista, creiamo empatia con il lettore (da non confondere con simpatia).

Solo così potremo giocare a creare piccoli e grandi continui divari e dare sostanza (buona) alla nostra narrazione.

Se hai trovato utile questo contenuto fammelo sapere nei commenti!

La chiusura non potevo non lasciarla che a lui.

Cadenza d’inganno estratto finale

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