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La brevitas: soluzione furba o stile troppo complesso? Ecco come capire se è adatto a te!

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brevitas per scrivere libri

Se hai alle spalle studi classici, sicuramente il termine brevitas ti farà tornare alla mente tanti ricordi, in particolare i poetae novi e Catullo.

Questo stile di scrittura, infatti, nasce nella cultura prima greca e poi latina ma arriva fino ai giorni nostri, scatenando più di una polemica per il suo uso spesso improprio. Si tratta di una modalità di scrittura che si rifà al noto stile retorico oppure è un espediente che viene adottato da alcuni scrittori in crisi da contenuti? 

Eccoti qualche spunto sul quale riflettere per capire se questo stile può essere adatto alle tue esigenze. 

Come nasce la brevitas

Il concetto di brevitas nasce in collegamento al sorgere della corrente dei poetae novi, cioè nella prima parte del I secolo a.C., per opera di un gruppo di autori romani, tutti provenienti dall’area della Gallia Cisalpina.

Furono proprio questi a dare vita a un nuovo modo di fare poesia, definito neoterismo. Ma da che cosa derivava la loro suggestione?

L’invenzione del termine si deve a Cicerone, che della brevità certo non aveva fatto il tratto distintivo della sua scrittura: nel suo Orator definiva proprio neòteroi, traducendo un termine corrispettivo di origine greca, quegli autori che avevano deciso di comporre sulla scia dell’influenza della cultura ellenica e del gusto per l’innovazione. 

La definizione di Cicerone era di certo polemica, visto che fra i principi che guidavano questo stile poetico c’erano sia la brevità che il disimpegno politico, due concetti molto lontani dallo stile scrittorio e oratorio del maestro.

Sicuramente Cicerone in quel momento non poteva saperlo, ma aveva appena battezzato uno stile di poesia che avrebbe rivoluzionato il mondo della letteratura dell’epoca e quello avvenire

Le caratteristiche della brevitas

Ma quali sono le caratteristiche della brevitas, tratto distintivo dei neòteroi, che facevano così infuriare Cicerone?

Sono diverse e così distintive da tratteggiare in poche e semplici parole (come lo stile stesso esige) tutte le peculiarità di questa corrente letteraria nonché filosofia di pensiero. Innanzitutto la loro poesia era fatta di composizioni brevi, quasi ridotte all’essenziale.

Scritte con un linguaggio molto elegante, pieno di sottintesi, perché non tutto deve essere detto ma molto deve essere intuito. I temi sono più intimi e personali, meno politici e storici: si punta all’emozione e all’identificazione del lettore che deve provare pathos

L’esponente più caratteristico del neòterismo è sicuramente Catullo, ideatore anche delle nugae, la forma letteraria poetica preferita da questi autori che fanno soprattutto della brevitas il loro tratto distintivo.

Ovviamente nel corso del tempo molte cose sono cambiate perché la brevitas ha attraversato diverse fasi storiche e influenze di altre correnti letterarie ma l’amore per le forme concise e per uno stile essenziale è arrivato fino a oggi e raccoglie sempre più estimatori. 

La brevitas nella storia

La brevitas resiste come tratto distintivo sia della prosa che della poesia per molti secoli, almeno fino al 1200, affiancandosi ovviamente a stili più descrittivi e complessi.

Dal 1200 in poi e fino ai primi anni del 1800 è un fiorire soprattutto di uno stile molto prolisso, che si compiace delle descrizioni lunghe, talvolta anche ripetitive, che predilige dei testi che lascino davvero poco spazio all’interpretazione, forse anche per l’urgenza di riuscire a diffondere certi messaggi e anche sulla scia della corrente culturale dell’Illuminismo che ovviamente non poteva non influenzare anche prosa e poesia. 

Qualcosa, però, inizia a cambiare con il Novecento, quando si fa nuovamente avanti l’urgenza di ricorrere a uno stile essenziale: grazie a quella che si può definire la brevitas novecentesca pone le sue radici grazie ad autori come Slatape e Jahier che parlano delle proprie opere come frammenti o addirittura rottami.

In Italia degni esponenti di questa cultura sono autori come Montale e Ungaretti che hanno fatto della brevità non solo un tratto distintivo ma una vera e propria corrente letteraria.

La brevitas novecentesca

Ma come era questa brevitas novecentesca e quali tratti aveva in comune o in dissonanza con quella classica?

Sicuramente l’essere concisi è l’elemento che accomuna questi due modi di scrivere ma ci sono anche molte differenze che li rendono davvero distanti.

La brevitas del Novecento, infatti, è molto criptica, più che limare (come consigliavano i neòteroi) elimina del tutto una serie di informazioni essenziali, partendo dal presupposto che il lettore debba conoscere già molto o comunque entri subito in empatia con quanto l’autore pensa di comunicare. 

Spesso, però, tanta brevità va a scapito della comprensione generale del testo e nasconde più di qualche difetto. Non tutti gli autori che nel secolo Novecento hanno aderito alla corrente dell’Ermetismo (per farti capire meglio, quello stile di poesia di cui un esempio perfetto è l’ungarettiana “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie“) o alle altre che inneggiavano alla concisione avevano capacità espressive di tale qualità e spesso la brevitas era utilizzata solo come esercizio stilistico o, peggio ancora, come espediente per nascondere il fatto di avere poco da dire!

La brevitas: espediente o stile?

E ritorniamo ora alla domanda principale: oggi la brevitas rappresenta davvero uno stile amato da molti autori oppure è solo una soluzione furba per pubblicare un libro online anche se si hanno pochi contenuti da comunicare?

Il dubbio è lecito ma, come sempre in queste situazioni, occorre fare una certa distinzione fra caso e caso.

Spesso la brevità è vista come un limite da quegli autori, le cui opere hanno prettamente uno scopo informativo, che temono di non riuscire a dimostrare tutto il loro sapere con uno stile più conciso e limato. 

Al contrario, invece, in un ambito prettamente lavorativo e professionale la brevitas è vista come quid in più, quasi una conditio sine qua non per mantenere alto l’interesse del lettore e di conseguenza la produttività.

La brevitas, però, resta uno stile molto amato soprattutto per quanto riguarda la poesia contemporanea, dove i lettori vogliono andare all’essenza delle cose. 

Adottare o meno, quindi, la brevitas?

Il consiglio è quello di valutare di volta in volta, rispetto al proprio pubblico di riferimento, se lo stile si adatta alla situazione e non sceglierlo come caratteristica a priori delle proprie composizioni. 

Qualche esempio di stile brevitas moderno

Va sottolineato che oggi la brevitas caratterizza gli autori moderni che sono votati alla poesia e più difficilmente si trovano esempi nella narrativa.

Per trovare degli scritti di prosa che fanno della brevitas, o di alcuni concetti ad essa legati, degli elementi cardine del proprio stile si deve fare un piccolo salto indietro e arrivare a Montale oppure, per aspetti diversi, a Primo Levi.

Lo scrittore torinese era solito ricordare come scrivere voglia dire “sposare precisione con concisione” e ne dà ampia dimostrazione in tutti i suoi romanzi, quasi tutti autobiografici. 

In ogni caso, però, per trovare esempi di brevitas applicata con saggezza si può fare riferimento a tutti i testi online: i blog, soprattutto quelli ben scritti, sono un esempio chiaro di come la poca attenzione del lettore online (e in generale, meglio dirlo subito, del lettore moderno) richieda testi concisi, privi di fronzoli e scritti in un linguaggio essenziale e immediato. 

Come applicare la brevitas ai propri testi 

Esistono delle regole che puoi seguire se desideri improntare le tue opere ai principi della brevitas? Certamente e sono anche le stesse linee guida che vengono raccomandate per uno stile asciutto e privo di errori.

In particolare puoi fare attenzione che il tuo scritto rispecchi queste caratteristiche:

  • evita le frasi superiori alle 25 parole;
  • dimentica i giri di parole e i cosiddetti barocchismi;
  • limita allo stretto indispensabile l’uso degli avverbi;
  • fai lo stesso con gli aggettivi, soprattutto se non sono indispensabili a dare più senso al concetto. 

In generale un buon esercizio in questo senso è quello di scrivere una prima versione e poi procedere con un certosino lavoro di cesello per eliminare tutto quello che è superfluo nel testo ai fini della comprensione, rendendolo così più snello e scorrevole. 

Promuovere un libro in stile brevitas

Una volta che hai realizzato una prosa o una poesia secondi i principi della brevitas, come procedere per la promozione online del libro? In realtà le tecniche sono le stesse che utilizzeresti per lanciare qualsiasi altro libro, da un saggio a un romanzo storico. Anzi, proprio la fase di promozione di un libro può essere un esercizio di brevitas molto importante. 

Dopo aver individuato i concetti chiave sui quali vuoi incardinare l’intera promozione del libro, potrai concentrarti sulla realizzazione di contenuti interessanti che dovranno coinvolgere e incuriosire i potenziali lettori, tanto da spingerli a volerne sapere di più.

Strumenti come blog, social e forum di settore sono indispensabili, tenendo presente che potrai giocare su alcune parole chiave che avrai scelto in relazione all’argomento trattato dal tuo libro, in modo da ottenere il doppio effetto di raggiungere un pubblico ampio ma distratto, poco incline a testi troppo lunghi, e allo stesso tempo posizionarti nei motori di ricerca, elemento indispensabile per avere tutta la visibilità necessaria.

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