
Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
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Almeno una volta nella vita ognuno di noi ha tentato di scrivere un racconto, vuoi come compito per la scuola, vuoi per partecipare ad un concorso di scrittura.
Però, come ben sai, dire “racconto” è un po’ come fare di tutta l’erba un fascio: ci sono racconti di diverso genere e quello che forse appare più difficile è sicuramente il racconto autobiografico.
Senz’altro ti sarai messo alla prova nei temi ai tempi del liceo, ma di tempo ne è passato e ora è giunto il momento di confrontarti con un vero pubblico. Il tuo obiettivo sarà non scrivere una cronistoria della tua vita, ma una testimonianza che sappia lasciare il segno nel cuore (e nella mente) di chi ti leggerà.
Nel mondo della scrittura ogni termine ha un suo preciso significato. È quello che accade proprio con le parole racconto e romanzo che, per i più esperti, rappresentano due generi letterari simili fra loro ma diversi per la lunghezza e il metodo di scrittura con cui entrambi vengono redatti.
Pur non esistendo delle regole editoriali precise da rispettare sicuramente il racconto si concentra in una storia narrata in non più di 20 mila battute, oltre le quali si dovrebbe versare invece nel romanzo.
A livello tecnico il racconto ha la caratteristica di essere conciso, di trattare un’unica storia o, tutt’al più di condensarsi in un solo aspetto di una vicenda che, nel caso del romanzo, verrebbe trattata quasi certamente in maniera più ampia. Il racconto quindi è una storia:
– breve (attenzione, non sintetica);
– unica;
– concentrata in un solo aspetto
a differenza del romanzo che, pur trattando della stessa vicenda, risulterebbe:
– più ampio;
– ricco di intrecci;
– abbastanza minuzioso.
Nel caso dell’autobiografia il racconto potrebbe prendere come riferimento una singola esperienza (un viaggio, un ricordo, un momento di sconforto) che sarà trattato nei suoi aspetti più salienti senza soffermarsi sul come, sul dove e sul quando.
Prendiamo come esempio un momento drammatico della tua vita: potresti trattarlo in maniera essenziale soffermandoti sulle ripercussioni che tale evento ha avuto nel corso della tua esistenza.
Non parlerai di tutto quello che è superfluo, non intreccerai nel tuo racconto altre storie ma indugerai su quell’aspetto che ti ha suscitato maggiori emozioni. Ciò che scriverai sarà quindi una riflessione, una sorta di meditazione che indurrà il lettore a meditare sull’essenza del tuo racconto.
Il romanzo, al contrario, è più ampio e spesso si presenta come una concatenazione di eventi, l’uno la conseguenza dell’altro, senza la quale la tua storia non avrebbe senso.
Sempre prendendo come riferimento l’esempio drammatico della tua vita, nel romanzo parlerai del come quell’evento è accaduto, del perché ti sei trovato in quella particolare situazione, del sostegno che hai ricevuto (o non hai ottenuto) dalle persone e di come l’esperienza ha avuto esito nel corso della vita.
Sarai minuzioso, ti soffermerai sui dettagli, potrai arricchire il romanzo con aneddoti e spunti di riflessione che, a differenza del racconto, questa volta saranno più di uno. Più di una storia si intreccerà nella vicenda narrata, tratterai più di un personaggio, arriverai alla conclusione della storia con maggior enfasi rispetto alla concisione del racconto.
Esistono altri elementi che differenziano il racconto dal romanzo, ma per il momento quelli appena elencati possono esserti utili per scrivere la tua storia autobiografica.
Abbiamo detto che il racconto dovrebbe essere breve e conciso, ma è facile sconfinare nell’ambito del riassunto. Pur essendo la sintesi una delle caratteristiche principali esistono racconti che non si esauriscono solo in 20 mila battute ma sono considerati tali perché prendono a riferimento un unico particolare della vicenda narrata.
Qualora invece il racconto fosse brevissimo (un esempio sono i racconti contenuti in riviste, nei periodici o nei quotidiani e che occupano quindi non più di una pagina) bisognerebbe evitare di essere sintetici e di trasformare una narrazione in un semplice riassunto.
Ciò che differenzia il racconto dal riassunto è proprio l’aspetto personale, l’elemento dell’emozione che nel primo (cioè nel racconto) caratterizza l’intera vicenda narrata. Il riassunto, di fatto, è la semplice esposizione di un brano che, per essere ben capito, ne sunteggia gli aspetti principali.
E lo fa senza personalità, senza coinvolgimenti emotivi, adottando uno stile a tratti freddo che serve più che altro a comprendere in maniera riepilogativa un saggio, ma anche un racconto. Il riassunto non appassiona il lettore, non regala emozioni durante la lettura: esso ha più che altro una funzione didattica o mnemonica, non di certo quella riflessiva.
Il racconto, invece, pur presentandosi come una sintesi rispetto al romanzo, ha la peculiarità di intrattenere il lettore e di condurlo verso un mondo (il tuo) attraverso emozioni che possono essere le più disparate. Il coinvolgimento del racconto farà sì che fra te e il lettore si instauri una sorta di intimità, un legame d’affetto e di comprensione che nasce dalla riflessione introspettiva contenuta nella tua storia.
Nel racconto manca la funzione mnemonica, non stai cercando di riassumere una parte della tua vita. Con il tuo racconto autobiografico l’intenzione sarà quella di indurre alla riflessione, di offrire un consiglio, di sviscerare un qualcosa che ti ha profondamente toccato e che intendi condividere con un certo pubblico.
Può esistere il riassunto di un racconto, ma non un racconto in riassunto, così come sia il riassunto che il racconto possono essere scritti in sintesi. A te la capacità di dare carattere e passione alla storia della tua vita.
Chiunque ha alle spalle una particolare esperienza che ha segnato la sua vita. Che sia nel bene o nel male, gran parte delle nostre esperienze ci hanno fatto crescere e hanno modificato il nostro modo di vivere e di pensare, di agire e di riflettere.
Certo, esistono esperienze traumatiche, momenti del passato felici e spensierati, ma ciascuno di questi attimi della nostra esistenza ci hanno fatto diventare le persone che oggi siamo.
Molte di queste esperienze hanno bisogno di essere esorcizzate per far sì che possiamo superarle e ricominciare un nuovo capitolo del nostro futuro. Altre, viceversa, possono essere d’insegnamento a chi, come noi, si è ritrovato (o si sta ritrovando) nella medesima situazione.
Un racconto autobiografico è denotato da una spiccata personalità e ha la caratteristica di essere a volte intimo, a volte passionale. È come se ci stessimo confidando con una persona di fiducia che in quel momento ci sta ascoltando pronto per darci un suggerimento.
Appartenendo quindi al nostro privato un racconto autobiografico non può fare altro che aiutarci a superare le difficoltà della vita attraverso un espediente letterario che non richiede troppe minuziosità o troppi intrecci.
Un romanzo potrebbe farci perdere di vista il nostro obiettivo, mentre il racconto avrà la capacità di farci fare un lavoro di introspezione più preciso e, quasi certamente, concreto.
Il racconto autobiografico ha quindi il vantaggio di farci essere incisivi, reali, insomma attinenti all’argomento che vogliamo trattare e ci permetterà di concentrare tutte le nostre risorse verso un unico fine, senza distrazioni.
E in più avremo maggiore consapevolezza di quello che staremo scrivendo senza perderci nei meandri della nostra fantasia, ma riuscendo ad essere più realistici e in grado di descrivere le nostre emozioni.
Chi sceglie di scrivere un racconto al posto di un romanzo non si pone l’intento di raggiungere un certo tipo di mercato, ma concentra tutta la sua attenzione verso il fulcro della storia.
Si, è vero che il racconto dovrà comunque arrivare a un pubblico, ma questo sarà un obiettivo secondario preso in considerazione principalmente da chi scrive un romanzo. Quest’ultimo richiede infatti maggior lavoro, un tempo di stesura e di preparazione molto più ampio e per tale ragione chi scrive un romanzo presta maggior impegno nella scelta del mercato.
Il mercato del racconto è, invece, di nicchia e attira quel numero di lettori interessati alla tua storia, non tanto al tuo modo di scrivere. Hanno bisogno di qualcosa che li possa far riflettere, hanno la necessità di scoprire che al di fuori della loro vita ci sono tantissime persone che hanno vissuto la stessa esperienza.
I lettori dei racconti hanno bisogno di spunti, devono immedesimarsi nella vicenda per capire il perché, il come ci si sente, le emozioni che si provano in un particolare momento della vita. Ed è per tale ragione che scegliere di scrivere un racconto autobiografico significa instaurare un rapporto simbiotico fra scrittore e lettore.
Hai deciso di redigere un racconto prendendo spunto da uno o più fatti legati alla tua vita.
Però, com’è giusto che sia, hai bisogno di qualche consiglio utile su come scrivere un racconto autobiografico.
Partiamo innanzitutto dalla storia che vuoi raccontare per decidere quale stile scegliere nella scrittura.
Puoi scrivere in prima o in terza persona, ma anche sotto forma di diario personale concentrandoti, in tal caso, esclusivamente su una particolare esperienza.
Qualora optassi per la tecnica del diario potresti porre l’attenzione su un periodo della tua vita caratterizzato da un evento che si districa nel corso dei più giorni focalizzandoti su una sola vicenda.
Se sceglierai invece di scrivere in terza persona potresti inventare un personaggio di fantasia in cui immedesimarti e a cui far rivivere la storia del tuo racconto.
La scrittura in prima persona ti pone come protagonista dell’intera vicenda e ti darà la possibilità di descrivere in modo dettagliato le emozioni che hai vissuto durante quell’esperienza.
Puoi usare i tempi del presente, quasi come se stessi rivivendo il tutto nell’istante in cui scrivi, ma anche i tempi del passato prestando però attenzione alla consecutio temporum.
Con essa si è soliti indicare la capacità di saper concordare i tempi all’interno di un periodo facendo in modo che ogni singola frase sia linguisticamente (e stilisticamente) corretta.
Può succedere, infatti, che la voglia e la fretta di scrivere il tuo racconto autobiografico ti faccia perdere di vista quelle che sono le regole basilari della grammatica italiana.
Ciò non vuol dire tornare ai tempi della scuola e ricordare come coniugare i singoli verbi, ma semplicemente evitare che nel complesso si punti troppa attenzione sulla storia tralasciando invece i pilastri della nostra (seppur difficile) lingua italiana.
Abbiamo detto che chi scrive un romanzo non può non considerare il mercato di riferimento, ossia il pubblico di lettori a cui lo scrittore si rivolgerà.
Seppur il racconto consente maggiore libertà nella scrittura (puoi concentrarti su minori elementi rispetto alla minuziosità del tradizionale romanzo) devi comunque pensare al potenziale lettore e al messaggio che intendi trasmettere al tuo eventuale pubblico.
A seconda della vicenda che andrai a raccontare dovresti adattare lo stile sulla base delle persone a cui ti rivolgerai: non puoi, ad esempio, utilizzare enfasi o pathos in un racconto divertente. Il rischio che si corre è di risultare superficiali, oppure pedanti e di distrarre il lettore dal fulcro della tua storia.
Ecco, appunto. Il fulcro. Con il racconto non devi arzigogolare, non sei obbligato a scrivere decine di capitoli per narrare una vicenda. Hai la possibilità di concentrarti su pochi elementi e solo su questi dovrai lavorarci sopra.
Puoi scegliere di scrivere un racconto breve, conciso ma ricco di passione, oppure un racconto lungo ma che abbia una sola trama e non preveda intrecci con altre storie e, soprattutto, che non sia noioso. Puoi anche optare per la via di mezzo, cioè un racconto autobiografico non troppo sintetico ma neanche pesante: in questo caso il miglior consiglio sarà quello di arricchire la tua narrazione con particolari accattivanti.
Solo così il tuo racconto sarà letto in un solo fiato!
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L’articolo mi è piaciuto tantissimo. Esaustivo, interessante, ricco di suggerimenti e consigli.
L’idea di scrivere, anche solo, un capitolo della propria vita mi ha sempre lusingata; ma mi porterebbe a rivivere delle emozioni legate al passato. Un passato non più percorribile.
ciao Claudia, grazie per il tuo commento sei stata veramente gentile, scrivere un racconto autobiografico è doppiamente complicato perchè non si tratta di entrare nel personaggio e farlo vivere, ma di parlare esclusivamente di se stessi e si sa, fare un auto analisi porta sempre molte difficoltà.
Continua a seguirci!
Donato
Grazie, sono tutti articoli molto interessanti, per il momento li posso solo mettere da parte, ma presto mi ci dedicherò.
Buon lavoro
Marcella
Buon lavoro a te Marcella, ti aspettiamo con il tuo libro!
Grazie di questi spunti molto interessanti e completi. Scrivere un racconto autobiografico è davvero molto difficile. Ricercare le proprie emozioni e sensazioni è un’impresa ardua.
Non c’è nulla di inventare, bisogna scavare dentro di sé, e può risultare anche a volte doloroso.
Grazie ancora dei consigli.
Grazie a te Vivina, siamo felici che i nostri consigli possano esserti utili.