
10 metodi per promuovere un libro e vendere di più
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Sapere come fare personal branding per gli autori che pubblicano in self-publishing è fondamentale.
Per trasmettere ancora meglio questo concetto vogliamo condividere una interessantissima intervista fatta da Joanna Penn, imprenditrice, speaker, podcaster, Youtuber e scrittrice di oltre 30 libri che hanno venduto oltre mezzo milione di copie in 84 nazioni diverse.
L’intervistata è Dana Kaye è l’autrice di Your Book, Your Brand e The Personal Brand Workbook. È anche una podcaster per Branding Outside the Box e fondatrice di Kaye Publicity, un’agenzia di pubbliche relazioni specializzata in editoria e intrattenimento.
Trascrizione dell’intervista fatta da Joanna Penn a Dana Kaye
Dana Kaye: Hai perfettamente ragione, c’è molta confusione e molte persone credono che il brand sia semplicemente il tuo nome autore, il tuo pseudonimo, un tuo logo personale. Ma queste sono solo piccole parti.
Le fondamenta del tuo brand sono chi sei tu e cosa fai. È l’essenza del brand personale di un autore. È chi sei e cosa scrivi. Se questo è chiaro a te e ai tuoi lettori, eliminerai il fattore di rischio sia in chi ti ha già letto che nei tuoi potenziali lettori che non hanno mai letto un tuo libro ma sanno già da subito chi sei e cosa scrivi.
La ragione per cui James Patterson, Nora Roberts, Lee Child e tanti altri, vendono così bene, non è necessariamente per il loro nome, ma per quello che scrivono in ogni libro. È sicuro che Jack Reacher arriverà in città, risolverà qualche problema, magari conquisterà una bella ragazza e poi andrà via. Con Nora Roberts e i suoi romanzi rosa, sai già che ci saranno degli ostacoli per i protagonisti, ma che alla fine ci sarà il classico happy ending. Il lettore non corre “rischi”.
Un lettore sarà ben disposto ad investire nella lettura 4 o 5 ore del suo tempo o spendere 15-20 euro, o più se è un cartonato, per un libro, se sa già che quel libro gli piacerà. E lo sa perché l’autore ha un marchio forte che rende chiaro chi egli sia e cosa scriva e così facendo dà sicurezza al lettore che vuole comprare e leggere il suo libro.
Si tratta di avere due audience completamente differenti per cui è richiesto un brand differente. Tu (Joanna Penn) hai un pubblico di autori o aspiranti tali e un pubblico composto da soli lettori di narrativa.
Questo è molto evidente dai tuoi libri. Si capisce quali siano indirizzati ad un’audience o ad un’altra dalla copertina, dalla sinossi, dal titolo, e tutto il resto. Il tuo messaggio è chiaro sin da subito.
Ma non solo i libri. Anche il dialogo che hai con le diverse audiences è differente.
Quindi va benissimo avere anche più brand se si hanno prodotti destinati a differenti fette di pubblico. Questo vale per chi scrive libri di diversa natura, per esempio il giallista che scrive sia romanzi che saggi sulla criminologia.
Occorre essere consapevoli di ciò che si scrive e del pubblico a cui è destinato. Pensare a chi siano i propri lettori mentre si scrive e anche quando ci si rivolge a loro.
Si tratta del rapporto che si ha con il proprio pubblico e come questo possa assumere forme diverse. Per me (Dana Kaye) i pilastri principali sono la pubblicità, il marketing e la promozione “dal vivo”.
Sono le altre persone che parlano del tuo libro, quindi una recensione. Può essere un blogger che posta su Instagram un foto del tuo libro e ne parla. È guadagnata perché non stai pagando quella copertura. Qualcuno sta parlando del tuo libro senza aver ricevuto soldi da te e quindi una recensione sulla quale non hai controllo.
Agenzie pubblicitarie come la mia inviano i libri a recensori, a studi televisivi o radiofonici senza però garanzie di copertura pubblicitaria.
Il lato positivo è che questo tipo di pubblicità ha chiaramente un peso maggiore perché si tratta di qualcun altro che parla del tuo libro, non sei tu che lo fai da solo.
Il marketing sei tu che controlli il messaggio, il suo tempismo e il suo linguaggio.
Ci sono decine di forme di marketing diverse, coperte in gran parte da altri articoli su questo blog, ma tutte ricadono sotto lo stesso concetto dell’autore del libro che promuove il suo lavoro direttamente, rivolgendosi in prima persona alla propria audience.
Si tratta di eventi in libreria, presentazioni, festival letterari e concorsi, firmacopie.
Siamo nell’era in cui tutto è digitale, si può fare tutto da casa, compreso parlare ai miei lettori tramite un blog o una pagina social.
La verità è che incontrare di persona i propri lettori crea un legame ed una fidelizzazione difficile da replicare online.
Molto è cambiato negli ultimi dieci anni ma credo che i principi siano rimasti gli stessi: da dove i lettori raccolgono le loro informazioni, dove scoprono nuovi libri e come possiamo raggiungerli.
Quello che è cambiato è, per l’appunto, il luogo fisico o virtuale in cui i lettori si informano.
Dieci anni fa Facebook stava muovendo ancora i primi passi, Twitter non era ancora di moda e i book bloggers erano rarissimi.
Ora invece i book bloggers sono saturi e ci si sta spostando verso i podcast, Youtube e Instagram.
Non significa, però, che tutti gli autori devono concentrarsi sui booktubers o i bookstagrammers. Si tratta sempre di capire dove i tuoi lettori specifici si radunano ed incontrarli lì, focalizzare le tue energie in quel particolare canale.
Cosa verrà nei prossimi anni è difficile da pronosticare. La sensazione è che i social siano saturi, le persone inizino ad affaticarsi davanti agli schermi. Lo si vede dagli ebook. Ci si aspettava la scomparsa del cartaceo che, invece non è avvenuta anzi. Dopo l’esplosione il mercato degli ebook è rimasto stabile ma comunque indietro. Al contrario stanno fiorendo audiolibri e podcast, forme di intrattenimento che non richiedono di avere gli occhi su uno schermo.
I loro libri, podcast e blog sono interamente in inglese ma meritevoli di molta attenzione per una serie di motivi.
Aumentare la portata delle proprie ambizioni non è una cosa assurda. Ambire al mercato estero con il proprio libro non è più un’impresa da pochi come abbiamo visto dai dati dell’AIE (più di 7000 vendite di diritti all’estero).
Conoscere, quindi il mercato americano, può essere di grandissimo aiuto.
E poi siamo nel 2020, una buona conoscenza dell’inglese dovrebbero averla tutti. Una lettura in lingua può essere soltanto costruttiva.
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