Il se vuole sempre il congiuntivo? Teoria, esempi, trucchi per ricordare
Il se vuole sempre il congiuntivo Bella domanda, anche perché già quando si parla di congiuntivo le cose si fanno difficili Tuttavia chi scrive, che sia un...
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On Writing di Stephen King è uno dei miei libri preferiti quando si parla di tecniche di scrittura.
Fra tutte, questa regola mi è rimasta particolarmente impressa, e la applico praticamente ogni giorno che mi trovo a scrivere un post per il blog o una pagina del mio nuovo romanzo.
Formula: 2° bozza = 1° bozza — 10%.
Scrivo la prima bozza, quasi di getto senza rileggere, a flusso continuo. Poi una volta finito, faccio decantare (se ho tempo), altrimenti ritorno subito a leggere e taglio.
Taglio almeno il 10%. Rileggo con l’obiettivo di tagliare oltre che sistemare.
Ecco un esempio molto pratico dall’attività di Stephen King:
Mike sat down in one of the chairs in front of the desk. He expected Ostermeyer to sit behind the desk, where he could draw authority from it, but Ostermeyer surprised him. He sat in the other chair on what he probably thought of as the employees’ side of the desk.
Dopo l’applicazione della regola ecco il risultato
Mike sat down in front of the desk. He expected Olin to sit behind the desk, but Olin surprised him. He took the chair beside Mike.
Questo esercizio mi aiuta a dare maggiore valore alle parole che uso. Meno è meglio.
Mark Twain a supporto di questa tesi ha detto: “Scrivere è facile. Tutto quello che devi fare è togliere le parole sbagliate”.
Ho già parlato di questo incredibile scrittore e riportato in questo contenuto: Come scrivere un libro, i 12 consigli di Jerry B. Jenkins, i suoi migliori consigli per realizzare un ottimo romanzo.
Probabilmente il blocco dello scrittore è uno degli ostacoli più comuni. Lui dice una cosa molto semplice e nello stesso tempo efficace:
Tratto il blocco dello scrittore come il mito che è.
Capisci? In effetti se ci pensiamo, il più delle volte ci blocchiamo per delle motivazioni futili come la paura del fallimento o per semplice ignoranza. Non cadere nella trappola dell’ispirazione, abbiamo pubblicato un contenuto molto commentato e condiviso sul nostro blog riguardo questo argomento lo trovi qui.
In questa frase c’è racchiusa una grande verità, spesso molto trascurata, i libri ma anche le storie più in generale, non vengono scritte per raccontare fatti, ma per dare un messaggio.
La citazione di Nail Gaiman è questa:
La storia non riguarda i fatti, riguarda il messaggio.
Quando l’ho letta ha continuato a frullarmi in testa per giorni.
Che valore possiamo dare al mondo con la nostra storia. Cosa vogliamo dimostrare? Qual è il messaggio? Come possiamo rendere la vita/scrittura/lavoro più facile agli altri con la nostra scrittura?
Ho parlato di messaggio nella scrittura in questo contenuto, il titolo è Premessa Narrativa. Fa schifo. Lo so. Ma si chiama così e non ci posso fare niente, nel senso che i grandi maestri della scrittura hanno scelto di dare questa definizione (si vede che non esistevano ancora i motori di ricerca), ho scelto di tenere fede ai miei maestri e dargli questo titolo, anche al costo di renderlo quasi introvabile sul web. Ma tant’è.
Il caro Gaiman non fa altro che stringere in maniera maledettamente efficace tutto il concetto in una frase.
La premessa drammaturgica è quello che vuoi dimostrare con la tua storia, e lo devi sapere (prima) di iniziare a scrivere, da qui premessa.
Se hai le idee chiare su questo, su quale sarà il messaggio, su cosa vuoi dimostrare con la tua storia, allora saprai in che direzione andare, avrai ben chiara la meta e non ti smarrirai. Mai. (Altro che blocco dello scrittore).
Ti consiglio la lettura di questo post, direttamente dal blog della Rowling. Ti estraggo la frase del suggerimento che secondo da un po’ il senso a tutto.
Non puoi essere un bravo scrittore se non sei un lettore accanito
(You can’t be a good writer without being a devoted reader.)
Se non leggi abbastanza, non puoi aspettarti di saper scrivere per grazia divina ricevuta. Ma aspetta! Il compito non finisce qui.
Rowling aggiunge: La lettura è il modo migliore per analizzare ciò che rende un libro un buon libro. Nota cosa funziona e cosa no, cosa ti è piaciuto e perché. Non limitarti a leggere un libro; tenta di studiarlo. Cosa lo rende buono o cattivo?
Scrivere non è un gioco da ragazzi in cui puoi eccellere in una volta sola. Analizza ciò che ti piace di più e prova ad applicarlo nei tuoi lavori per migliorare. Leggi come uno scrittore.
Questo è un suggerimento un po’ particolare perché fa riferimento alla scrittura sul web. Ma chi oggi non ha un blog o non usa LinkedIn o altre piattaforme di condivisione di contenuti?
Scrivere sul web in maniera efficace è fondamentale, allora ho trovato questo suggerimento perfettamente calzante allo scopo.
In pratica gli autori sostengono questo:
Se la tua scrittura non è “facile da leggere alla prima occhiata*”, allora non è leggibile.
Loro usano questo termine *skimmable che letteralmente si traduce in scremabile, ma non renderebbe il senso del discorso.
Per usare questa strategia uno dei framework è questo: 1/3/1
Eccolo applicato con un esempio.
Questa prima frase è la tua apertura.
Questa prima nuova frase chiarisce la tua apertura. Questa seconda frase rafforza il punto e dà ulteriori spiegazioni. E questa terza frase completa la tua argomentazione, guidando il lettore verso la tua conclusione.
Questa prima nuova frase è la tua conclusione.
1 frase – 3 frasi – 1 frase
Questo è un esempio applicato in concreto.
Quando ho osservato newsletter e articoli di altri autori famosi, ho scoperto che anche loro spesso la usano!
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Io ho la mania della buona punteggiatura: ne ho anche scritto. Ho notato che quando si riesce a semplificarla, togliendo un po’ di incisi fra virgole, il testo + più chiaro e scorrevole.
Ottimo consiglio Laila, grazie!
Semplificare la punteggiatura non esiste, se non è il testo, a essere semplificato, nella sua forma. O meglio, reso più scorrevole.
Quando si scrive bisogna essere veri per essere credibili
Giusto Cosimo!
Grazie per i preziosissimi consigli tuoi ed anche per quelli dei tuoi collaboratori. Qualcosa di questo articolo avevo già letto. Sai, ti seguo da quando ho pubblicato, nel lontano 2017, il mio primo libro con voi. Ho imparato a scrivere meglio, presto più attenzione…
Grazie infinite Barbara!
Bellissima e davvero utile la guida per pubblicare il libro con voi.
Mi piace molto. 👍👍👍
Ciao utilissimi tutti, ma io mi sforzo di usare il terzo di Neil Gaiman. Non sempre riesco perchè le parole e i concetti mi trascinano via come una forte corrente nel mare. Da un po’ di tempo mi sto ammonendo per scrivere meno e più indicativo per il lettore. Anche tu hai un monte di idee!
Grazie Daida!
Grazie! Leggere i 4 suggerimenti al mattino appena sveglia, mi fa cominciare bene la giornata. Forse pratichi già in qualche modo quello che dicono, ma ti senti meno solo.
Grazie Isabella!
Bellissimi Piacevole lettura
Valente Donato Corvaglia; si sono d’accordo che uno scrittore deve saper scrivere bene nella lingua che conosce, tuttavia mi è capitato spesso che nel momento di scrittura di perdere il filo del discorso nel cercare il show don’tell migliore, in oltre non sono più riuscito a porre in linea l’episodio che stavo scrivendo. Vi auguro una buona giornata e tanta fortuna. Cosimino
ciao Cosimino! Grazie per il tuo commento e continua a seguirci!
io sono un autodidatta non ho chiesto consigli a nessuno. in pratica volevo “SCRIVERE COME PARLO” e se mi capiscono quando parlo, perché non dovrebbero capirmi quando scrivo? scrivo peer il piacere di scrivere. e dare sfogo a tutto ciò che mi ispira. biografia, autobiografia, romanzo, commedia dialettale, politica, giornalismo, giustizia. non ho titoli da mostrare. esordio , grazie a Youcomprint alla veneranda età di 83 anni. a me BASTA QUESTO. NON MI INTERESSA LO SCRITTORE COSTRUITO A TAVOLINO O IN LABORATORIO . perché significherebbe LIMITARE LA MIA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE. lascio ad altri il mestiere di scrittore. io sono al tramonto della vita (86 anni compiuti). e che vuoi di più dalla vita. un L*****? GRAZIE E UN SALUTO A TUTTI giovanni iacono
Il consiglio più simpatico è quello di Mark Twain , in linea con la sua vena ironica : rileggendo ciò che si è scritto, bisogna scegliere tra le parole quelle che meglio esprimono il nostro pensiero, il messaggio che vogliamo trasmettere; tutte le altre sono, se non proprio sbagliate, certamente superflue! Spero di seguirlo d’ora in poi con “religiosa” fiducia. Quello della Rowling suona ovvio, bisogna leggere moltissimo, per apprendere i criteri di una scrittura che possa avere un valore. Aggiungerei da Borges per es. il segreto del “climax” – Jolanda Elettra
ciao Iolanda, anche quelli ovvi servono a capire che scrittori da centinaia di milioni di copie in tutto il mondo “suggeriscono” cose banali… quindi non sono alieni, quindi è una buona notizia :).. grazie per il tuo commento. 🙂
Tutti i consigli sono utili. Grazie. Ognuno di noi fa un percorso di crescita che passa attraverso a molti errori: essi rimangono tali se non li si identifica come errori. In ogni caso, serve sempre un lavoro di ri-scrittura in cui togliamo o riformuliamo fino a una forma immediata ed efficace. Se il messaggio, o la scena, non arrivano al lettore è inutile proseguire, scriviamo solo per noi stessi.
Concordo in pieno con il suggerimento 3: la storia riguarda sempre il messaggio che vogliamo dare. Chi scrive ha dentro un mondo con una sua morale e la sua filosofia di vita. I personaggi sono funzionali a cosa lo scrittore vuole comunicare e usa a pretesto un racconto. Il principio ricorda quello delle favole con qualche distinguo.
E’ importante confrontarsi con altri scrittori e le loro opere. Ognuno ha il proprio stile, una specie di marchio di fabbrica, che intercetta i gusti di una parte dei lettori. Rendersi conto delle differenze apre la mente, ti permette di salire di livello e capisci a che punto sei arrivato.
Si è proprio cosi: la storia riguarda sempre il messaggio che vogliamo dare. Chi scrive ha dentro un mondo con una sua morale e la sua filosofia di vita. I personaggi sono funzionali a cosa lo scrittore vuole comunicare e usa a pretesto un racconto. Il principio ricorda quello delle favole con qualche distinguo.
Tutto chiaro e condivisibile. Un solo appunto: perché solo autori stranieri? Se vogliamo essere considerati veri scrittori, dovremmo perlomeno amare la nostra bella lingua. Già le vetrine delle librerie traboccano di nomi esotici e anglofoni – per non parlare delle Case editrici dell’elite letteraria – se anche YCP predilige, o comunque promuove, gli autori best-seller mi assale la certezza che continuare a scrivere sia ormai del tutto inutile.
Sbaglio?
Lo spero vivamente. Ciao e grazie dell’attenzione
Ps: a breve invierò il mio manoscritto per la pubblicazione.
Grazie a te Silvano per questo commento. Uso autori conosciuti perché facilita la comprensione del contenuto, solo per questo. Speriamo di vedere presto pubblicato il tuo manoscritto! Continua a seguirci!
Il suggerimento che trovo più consono per me è quello di leggere molto … Mi ritengo una lettrice seriale (da metà gennaio 2022 ho letto 18 libri!). Grazie perché a questo che già faccio ho aggiunto l’obiettivo di notare le scelte dell’autore, di analizzarle e appuntare tutto ciò che voglio fare mio. Grazie!
si Federica anche per me, a volte ho dei periodi però in cui perdo il ritmo, tu riesci sempre ad avere vivo l’interesse trovare nuovi libri da leggere?